Nessuna musica da offrire questa volta, per festeggiare S. Giuseppe, il “padre
putativo” di Gesù.
Alla musica ci pensa lui stesso; sì, S. Giuseppe,
presentandoci nel quadro di Caravaggio una partitura del compositore fiammingo Noel Bauldewijn (1480-1529), sulle parole del Cantico dei Cantici "Quam pulchra es”, Quanto sei bella... Un canto di lode alla Vergine Maria, sua sposa, che insieme al Divin Figlio prende
riposo, nella fuga in Egitto, all’ombra di una palma (ma il pittore si prende una licenza artistica).
Il “Riposo durante
la fuga in Egitto”, narrato con dovizie di particolari dai vangeli apocrifi, è
stato un soggetto illustrato da molti grandi pittori, come Tiziano, Correggio, Barocci,
e via dicendo.
Ma l’unico che
rimane impresso nella memoria, indimenticabile, è il dipinto di Caravaggio.
Un’opera ancora giovanile (1596). Si notano le “influenze” dei grandi maestri lombardi, veneti e bolognesi. La figura dell’angelo
musicante che domina centralmente la scena è di una bellezza impareggiabile.
The Great Beauty,
si potrebbe dire...
La Madre e il Bambino, vinti dal sonno, sono rappresentati
con tenera dolcezza; ma il manierismo si fa ancora sentire.
Talvolta (spesso?)
viene un po’ trascurata (artisticamente) la figura di Giuseppe: un vecchio
stanco e in ombra, rispetto alla piena luce in cui sono disegnati Maria e Gesù,
icone di vita immortale.
A mio modesto
avviso, Giuseppe in questo quadro è la figura più “caravaggesca”, quella che maggiormente preannuncia il suo genio artistico.
Giuseppe è avvolto
dall’ombra, umbra mortis, l’ombra di morte di ogni essere umano segnato
dal peccato originale. E Caravaggio lo
fa notare alla sua maniera: ciuffi di capelli bianchi, così come la barba, rughe
sulla fronte spaziosa, viso segnato dal tempo, occhi deteriorati, e pur ancora
vigili.
Su quel volto segnato
dalla morte giunge il misterioso flash di luce, che lo fa emergere dal buio retrostante. È
la luce della grazia, che brilla in pienezza nelle splendide forme dell’angelo
e nelle tenerissime figure di Maria e del Bambino.
Giuseppe tiene con
impegno la partitura suonata dall’angelo (si vedono i gomiti puntati sui
fianchi!). È il canto per la sua amata Sposa e per il Figlio di Dio, di cui è
padre secondo la legge, e custode premuroso.
Non è solo "un
leggio" di un musicista, sia pure celeste, come a prima vista verrebbe da pensare!
Buona festa di S. Giuseppe, buon onomastico e auguri ai papà!
Bellissima la tua lettura della figura di Giuseppe.
RispondiEliminaGrazie davvero!!!
Infinite le cose da dire su questo capolavoro, ma oggi è la festa di S. Giuseppe :-)
EliminaGrazie a te, carissima Annamaria dell'apprezzamento ;-)
Che S. Giuseppe ci protegga :-)
Ciao!
Ho riguardato e osservato il quadro dopo la tua descizione e ora mi piace ancora di più
RispondiEliminaAuguri in ritardo ai Giuseppe e ai papà.
Un abbraccio a te, Antonio.
Grazie per le tue parole di commento, carissima Gianna :-)
EliminaUn grande abbraccio anche a te :-)
Affidiamoci anche noi alla custodia e alla premura di S. Giuseppe :-)