Si stanno svolgendo in Polonia e Ucraina i Campionati Europei di Calcio 2012.
Per ora non
voglio entrare in merito alle partite. Aspetto la qualificazione (o il
biscotto...) della nazionale italiana.
Voglio
invece porre l’attenzione su una delle due nazioni ospitanti, l’Ucraina.
Fino al
crollo dell’URSS l’Ucraina era una delle tante repubbliche dello sterminato impero
sovietico, e in pratica il suo granaio.
Con la conquista
dell’indipendenza nel dicembre 1991 ha iniziato, se pur faticosamente, a scrollarsi
di dosso il giogo russo della servitù politica e culturale, oltre che economica,
che durava ormai dal tempo degli zar ed era stato tragico nel periodo staliniano.
Il tributo
che l’Ucraina pagò alle follie del collettivismo forzato fu di oltre dieci
milioni di morti, tra quelli ammazzati perché proprietari di terreni (i kulaki)
e il resto della popolazione decimata da una lunga e spaventosa carestia.
Il desiderio
di scuotere il giogo sovietico si manifestò in modo drammatico con altri
milioni di morti durante la II guerra mondiale, quando gran parte degli ucraini
accolse inizialmente i tedeschi come liberatori e combatté l’Armata Rossa.
Quando poi capirono le mire espansionistiche della Germania hitleriana, gli ucraini si
trovarono a combattere sia contro i tedesci che contro i sovietici.
Ma l’Ucraina
era nata con una sua identità ben precisa, con la discesa dei Vareghi (Svedesi)
nel cuore della pianura sarmatica e con l’insediamento in Kiev del principe Vladimir.
La sua conversione alla fede cristiana nel 988 segnò l’inserimento dell’Ucraina
nella civiltà europea, e divenne un avamposto contro l’espansionismo tartaro e turco.
Nel periodo
degli zar, l’Ucraina fu progressivamente assoggettata al dominio di Mosca.
La lotta per
l’indipendenza ha nella figura di Ivan Mazeppa (1645-1709) il più celebre protagonista.
Capo dei
cosacchi, non esitò a schierarsi con il re svedese Carlo XII contro lo zar
Pietro il Grande.
La famosa battaglia
di Poltava in Ucraina, nel giugno 1709, in cui Carlo XII fu sconfitto, segnò la
fine del sogno del re svedese sul predominio in Europa e
di quello di Mazeppa di una Ucraina indipendente.
Ai nostri
giorni quel sogno di Mazeppa si è avverato, e senza battaglie cruente. Ma già
nel periodo romantico e per tutto l'800 il Cosacco del Don, legato ad un cavallo in una folle
corsa di tre giorni, era stato immortalato da un quadro di Géricault, dai poemi
di Byron, Puskin e Victor Hugo, e dalle composizioni musicali di Liszt e
Tchaikovskij, per ricordare gli artisti più noti.
Franz Liszt
ha dedicato a Mazeppa (1837) uno dei suoi 12 Studi Trascendentali, il IV, in Re minore, tra i più belli e i più
difficili, se si può fare una graduatoria tra i suoi “impossibili” e bellissimi studi.
Il sommo
pianista ungherese segue la traccia del poemetto di V. Hugo (1829), e nell’incalzante e
ossessivo tema descrive il drammatico castigo di Mazeppa, fino alla sua
conclusione, che non è tragica, ma addirittura gloriosa. Mazeppa, trascinato e
straziato dalla corsa del cavallo, ma rimasto vivo, viene alla fine acclamato “atamano”
(capo) dal popolo cosacco.
Un’ultima
osservazione, di carattere musicale. Talvolta si sente dire ancora che Liszt è
essenzialmente un virtuoso del pianoforte, uno che ama “épater le bourgeois”, stupire
il borghese, ingannare gli sciocchi con le sue funamboliche invenzioni pianistiche.
Niente di
più sciocco. Liszt ha una capacità unica di far dire al pianoforte ciò che
neppure un’orchestra riesce ad esprimere.
Lo dimostra,
ad esempio, il confronto tra questo IV Studio e il Concerto
per orchestra con lo stesso titolo, del 1851.
Tra i due,
per tornare ai Campionati Europei, non c‘è partita.
L'esecuzione
del pianista russo Boris Berezovskij, noto per il suo virtuosismo, non
ha bisogno di commenti. Basta guardare il sudore che gronda dalla sua fronte
alla fine dell' "impresa"!
Sei un pozzo di scienza, caro Antonio, e io mi sento piccola, piccola.
RispondiEliminaA proposito dell'Ucraina, mi viene in mente la strage di cani e gatti randagi, perchè non disturbino i turisti in visita agli Europei.
Buona domenica con un grande abbraccio.
Carissima Gianna, l'eredità stalinista è dura a morire da quelle parti :-( Ora ne fanno spese gli animali..
RispondiEliminaUn grande abbraccio, e buona domenica anche a te. Al fresco sotto le Alpi ;-)