lunedì 29 giugno 2009

Tu es Petrus



Oggi è la festa di S. Pietro (e Paolo).

L’apostolo Pietro è stato posto da Gesù Cristo a capo e fondamento della Chiesa con queste esplicite parole:

Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam. Et tibi dabo claves regni caelorum...

“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto anche nei cieli” (Matteo 16, 18-19).

Gesù preannunciò a Pietro anche quale sorte gli sarebbe toccata, per testimoniare la fede; il martirio in croce, come il Maestro:

“Gesù gli disse: ‘Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi’. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio” (Giovanni 21, 17-19).

Il martirio di Pietro avvenne nella persecuzione di Nerone, scatenata dopo l’incendio di Roma voluto dallo stesso imperatore, nell’anno 64, ma della quale furono incolpati ingiustamente i cristiani. (Tacito, Annales, XV, 44).

Il capo degli apostoli venne crocifisso nel colle Vaticano, dove oggi sorge la Basilica di S. Pietro.

Per onorare l’Apostolo su cui Cristo ha fondato la Chiesa mi pare molto appropriato presentare lo stupendo mottetto Tu es Petrus di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1572).

Polifonia pura, a sei voci miste, tre voci bianche (ma nell’esecuzione, voci femminili) e tre voci virili.

Un mottetto che nella sua struttura sembra la costruzione di una cattedrale, della Chiesa, appunto.

Iniziano le voci femminili, alle quali rispondono le voci maschili, per unirsi poi ed intrecciarsi in modo mirabile e solenne fino alle parole “aedificabo Ecclesiam meam”, con cui si conclude la prima parte.

Nella parte successiva le varie voci, quando giungono alle parole “et portae inferi non praevalebunt”, si muovono in maniera omofonica, unitaria.
Nella polifonia classica, qual è quella di Palestrina, non è frequente che una frase sia ripetuta più volte dalla medesima voce. È una eredità del gregoriano che non ripete mai espressioni già pronunciate, come avviene nel linguaggio parlato.

Si noterà invece che Palestrina in questo caso più volte ribadisce “non praevalebunt” con le varie voci unite, affinché la frase sia scandita con tutta la potenza del coro: le forze del male non prevarranno.

Nella parte finale (ma in questo video il mottetto non è completo), alle parole "regni caelorum" (del regno dei cieli) tutte le singole voci salgono per gradi congiunti e con un ricamo polifonico finale, per esprimere l'ascesa verso Dio, bellezza infinita.

La polifonia è una musica sobria, mai "gridata", e va saputa gustare nel suo intimo pathos, espresso con una finezza ineguagliabile. Come uno stupendo ricamo.


Il video è un omaggio all’attuale pontefice, Benedetto XVI, il 264° successore di Pietro.

Coloro che vogliono ascoltare il mottetto Tu es Petrus nella versione completa,

http://www.youtube.com/watch?v=lIhwYVw6P4E

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