Non esistono più le stagioni…
Non ci sono più gli uomini di una volta…
Ma neanche le zanzare sono più le stesse!
Quelle belle e vistose zanzare, che con il loro tipico ronzio ti tenevano sveglio tutta la notte, ma ti davano almeno la possibilità di difenderti a mano armata, di guanciale o di altro arnese atto a schiacciare.
Era una lotta cavalleresca, in fondo: la zanzara ti attaccava, ma al tempo stesso ti mandava il fonogramma del suo arrivo.
Per questo si è meritata anche un elogio poetico. Tra le cose più simpatiche del barocco letterario c’è un’ode alla zanzara, scritta da Gianfrancesco Maia Materdona:
Animato rumor, tromba vagante
che solo per ferir talor ti posi;
turbamento de l'ombre e de' riposi,
fremito alato e mormorio volante...
Una poesia dedicata all’animale più fastidioso che Dio o madre natura abbia creato.
Ma caro Gianfrancesco, non esistono più le poetiche zanzare di una volta. Ora c’è la prosaica zanzara tigre.
Piccola, con il motore silenziato, pluripungente. In altre parole: non la vedi, non la senti e ti riempie di buchi. Ha il buon cuore di non svegliarti, mentre ti dissangua. E ti colpisce anche di giorno… Orario continuato.
L’ho scoperto stamani. Quando mi sono alzato, mi sono ritrovato pieno di rosse vesciche dalla cintola in su, come un buttero maremmano colpito da vaiolo.
Ho pensato a qualche allergia, che non ho mai avuto; ho pensato a un attacco di orticaria, ma alle urne per le votazioni non ho incontrato nessun politico...
Mentre mi domandavo perplesso che cosa mi fosse accaduto in quelle poche ore di sonno, mi è sembrato di veder volteggiare sopra la mia testa un insignificante esserino, che a ben guardare era proprio una zanzara, minuscola e ancora insoddisfatta.
Non potevo credere che una simile nullità avesse fatto tanto danno; e soprattutto come sia riuscita a farlo senza che io me ne accorgessi. Forse con l'aiuto di altri vampiri miniaturizzati, al momento in sonno.
Mi sono convinto. Era stata lei, al di là di ogni ragionevole dubbio.
E così ho pensato alla guerra difensiva, ammessa anche da Santa Romana Chiesa. Niente lotta corpo a corpo. Quella andava bene con le eroiche zanzare di una volta.
Sono andato subito a comprare una batteria insetticida: solida, liquida e gassosa.
Tornato a casa ho iniziato la mia battaglia di terra, di mare e di cielo.
Ho collocato l’impasto insetticida sopra il comodino, ho attaccato alla corrente elettrica il vaporizzatore del prodotto liquido e ho spruzzato con abbondanza in aria il contenuto di una bomboletta spray.
Io sono qui stasera a grattarmi ancora la schiena.
La zanzara tigre si gratterà la testa.
Non ci sono più gli uomini di una volta…
Ma neanche le zanzare sono più le stesse!
Quelle belle e vistose zanzare, che con il loro tipico ronzio ti tenevano sveglio tutta la notte, ma ti davano almeno la possibilità di difenderti a mano armata, di guanciale o di altro arnese atto a schiacciare.
Era una lotta cavalleresca, in fondo: la zanzara ti attaccava, ma al tempo stesso ti mandava il fonogramma del suo arrivo.
Per questo si è meritata anche un elogio poetico. Tra le cose più simpatiche del barocco letterario c’è un’ode alla zanzara, scritta da Gianfrancesco Maia Materdona:
Animato rumor, tromba vagante
che solo per ferir talor ti posi;
turbamento de l'ombre e de' riposi,
fremito alato e mormorio volante...
Una poesia dedicata all’animale più fastidioso che Dio o madre natura abbia creato.
Ma caro Gianfrancesco, non esistono più le poetiche zanzare di una volta. Ora c’è la prosaica zanzara tigre.
Piccola, con il motore silenziato, pluripungente. In altre parole: non la vedi, non la senti e ti riempie di buchi. Ha il buon cuore di non svegliarti, mentre ti dissangua. E ti colpisce anche di giorno… Orario continuato.
L’ho scoperto stamani. Quando mi sono alzato, mi sono ritrovato pieno di rosse vesciche dalla cintola in su, come un buttero maremmano colpito da vaiolo.
Ho pensato a qualche allergia, che non ho mai avuto; ho pensato a un attacco di orticaria, ma alle urne per le votazioni non ho incontrato nessun politico...
Mentre mi domandavo perplesso che cosa mi fosse accaduto in quelle poche ore di sonno, mi è sembrato di veder volteggiare sopra la mia testa un insignificante esserino, che a ben guardare era proprio una zanzara, minuscola e ancora insoddisfatta.
Non potevo credere che una simile nullità avesse fatto tanto danno; e soprattutto come sia riuscita a farlo senza che io me ne accorgessi. Forse con l'aiuto di altri vampiri miniaturizzati, al momento in sonno.
Mi sono convinto. Era stata lei, al di là di ogni ragionevole dubbio.
E così ho pensato alla guerra difensiva, ammessa anche da Santa Romana Chiesa. Niente lotta corpo a corpo. Quella andava bene con le eroiche zanzare di una volta.
Sono andato subito a comprare una batteria insetticida: solida, liquida e gassosa.
Tornato a casa ho iniziato la mia battaglia di terra, di mare e di cielo.
Ho collocato l’impasto insetticida sopra il comodino, ho attaccato alla corrente elettrica il vaporizzatore del prodotto liquido e ho spruzzato con abbondanza in aria il contenuto di una bomboletta spray.
Io sono qui stasera a grattarmi ancora la schiena.
La zanzara tigre si gratterà la testa.
Nessun commento:
Posta un commento