domenica 2 settembre 2018

Una giornata di sfide: una persa e una vinta





La bruciante sconfitta della Ferrari a Monza, e soprattutto la vittoria della Mercedes e dell'antipaticissimo (sportivamente parlando) Hamilton, mi hanno guastato il pomeriggio di questa domenica.
La vittoria sembrava a portata di mano, quasi una formalità, per la Ferrari in doppia pole. Purtroppo la fortuna aiuta gli audaci, e Hamilton lo è stato. Vettel è stato un po' ingenuo e peggio ancora lo è stato il "muretto" del Cavallino, che si è lasciato ingannare dalla finta strategia dei pit stop degli avversari. Così Raikkonen si è trovato a macinare giri su giri distruggendo le gomme, mentre Hamilton ha potuto usufruire di un cambio di gomme fresche al momento giusto e ha potuto vincere tra i fischi dei tifosi italiani.
In compenso però un'altra sfida mi ha risollevato il morale. Nel tardo pomeriggio ad Arezzo oggi si correva la Giostra del Saracino, una sfida storica tra i quattro quartieri della città. Ha vinto a mani basse, anzi, a lancia in resta, il quartiere gialloblu di Santo Spirito, il mio quartiere. Grande festa e bandiere al vento.
C'è anche da dire che tra le due sfide di oggi, una persa e una vinta, c'è anche un certo legame: sia la Ferrari che la città di Arezzo hanno come stemma il Cavallino rampante. Il simbolo di gente battagliera.
Tra molta delusione e un po' di consolazione occorre rifugiarsi nella musica, dove anche lì però troviamo sfide celebri, vere o immaginarie.
Tra quelle immaginarie viene subito in mente il duello pianistico nel film La leggenda del pianista sull'oceano, del 1998, tra "Novecento" e Jelly Roll Morton.
Un'altra grande sfida, questa volta reale, avvenne  a Roma nel 1707 tra  Händel e Domenico Scarlatti, conclusasi in parità, a quanto dicono i cronisti del tempo: Händel più bravo all'organo, Scarlatti al clavicembalo. La sfida tra i due è stata riprodotta anch'essa in un film sulla vita di Händel: God Rot Tunbridge Wells, del 1985, di cui ho già postato la scena cult.
Celeberrima nel 1781 quella tra Mozart e Clementi, al pianoforte (anzi, al "fortepiano"), anch'essa finita in parità secondo l'augusto giudizio dell'imperatore Giuseppe II e dell'imperiale consorte.

Meno conosciuta forse, perché del tutto improvvisata e salottiera, ma non meno affascinante, quella tra Chopin e Liszt, i più grandi pianisti dell'800, e non solo. Chopin era amico di Liszt e lo considerava giustamente il più grande pianista esistente.
Nel film Chopin,un amor imposible, del 2002, incentrato sull'amore davvero "impossibile" tra il grande musicista e la celebre scrittrice George Sand, si fa riferimento, in una scena davvero geniale, al confronto sulla tastiera tra il virtuosistico Liszt, "dalle lunghe dita", e il più affascinante e delicato, ma non meno abile pianista, Chopin, nel 1837. Sembra che in quella occasione egli abbia detto a Liszt, che aveva suonato musiche di Chopin con abbellimenti improvvisati, di suonare ciò che lui aveva scritto e non altro.
Il film presenta in maniera quasi caricaturale la figura di Liszt, che è invece un genio musicale e non solo il più grande pianista forse mai esistito.
In realtà al regista del film interessa sottolineare l'esprit de finesse di Chopin, con cui affascinò la romantica e femminista ante litteram George Sand, per un amore rivelatosi poi tumultuoso.
Ma al tempo stesso il film continua lo stereotipo, duro a morire, che Liszt sia soprattutto un virtuoso della tastiera, e non il sommo musicista che realmente è stato e rimane.
Proprio da questo film polacco, Chopin: un amor imposible, riporto la scena madre del confronto tra i due amici e "rivali".
Non sto a ricordare i brani suonati da entrambi; sono troppo noti e offenderei chi legge.
Una sola cosa li accomuna: la bellezza sublime di quelle note, che mi hanno fatto dimenticare sfide vinte o perse.

Buon ascolto!







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