Il riavvicinamento politico tra Usa e Cuba, dopo oltre 50 anni di odio ideologico e di embargo totale, è una delle notizie più belle in questo periodo così avaro di
buone nuove.
Barack Obama e Raùl Castro, tre giorni fa, il 17 dicembre 2014, hanno
annunciato la ripresa delle relazioni tra i loro due stati, tanto vicini
geograficamente quanto lontani ideologicamente.
Ambedue hanno poi voluto ringraziare il Vaticano, e Papa
Bergoglio in particolare, per la preziosa opera di mediazione svolta.
“Todos somos Americanos”, ha detto Obama in spagnolo nel suo
storico discorso. Anche questo è un fatto abbastanza inconsueto; Obama che azzecca
una mossa di politica estera (e che mossa!) è un avvenimento davvero sorprendente.
Ma mi immagino anche la sorpresa del mondo laico-comunista
nel sentire tessere gli elogi del Papa e del Vaticano da Raùl Castro
(ovviamente d’intesa con il fratello Fidel). Un colpo da k.o e un altro mito che va in
fumo, come un sigaro cubano.
Eh sì. La Chiesa ha ancora la forza propulsiva di muovere i
popoli, anche quelli che sembrano i più distanti, in nome dei grandi valori umani che
Cristo ha radicato ormai nella storia.
Rimane per i nostalgici di Stalin come ultimo esemplare Kim Jong-un, quello della
Corea del Nord, quello che punisce con il carcere chi osa mettere il suo nome
ai neonati, quello che minaccia di azioni terroristiche del tipo 11 Settembre
se viene proiettato nelle sale il film "The Interview" della Sony Pictures che lo sbeffeggia.
Eh sì. Aveva ragione Marx. La storia si ripete sempre due
volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa (Il 18 Brumaio, incipit).
Non immaginava però di parlare dei regimi marxisti.
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