Siamo soliti indicare come inizio del Romanticismo la
pubblicazione a Berlino della rivista “Athenaeum” nel 1798 da parte dei
fratelli Schlegel.
Ovviamente non si può indicare una data esatta per un
movimento così vasto e complesso come quello romantico; ma i testi scolastici amano
le semplificazioni; e il 1798, con la rivista Athenaeum, è ormai diventato una
data canonica.
Non voglio criticare più di tanto questa semplificazione,
anche perché dei punti di riferimento cronologici sono sempre necessari.
Mi permetto però di aggiungere che in quella medesima data,
1798, Ludwig Van Beethoven compose la Sonata per pianoforte n. 8, cioè la “Patetica”,
che è senza dubbio il manifesto del Romanticismo musicale.
Quel potente accordo iniziale di Do minore è come un grande sipario
che si apre su di un mondo nuovo, dove vengono ormai esplorati tutti i meandri
dell’animo umano, da quelli più oscuri a quelli più luminosi.
Una composizione che lasciò stupiti e ammirati i
contemporanei e segnò una svolta decisiva non solo nel cammino artistico del
ventisettenne Ludovico Van, ma di tutta la musica successiva. Pochi anni dopo
verrà la Sonata n. 14, “Al chiaro di luna”, e di poi la n. 23, “Appassionata”:
ormai il cammino del Romanticismo era ampiamente aperto.
Nell’epoca attuale, dove domina una musica sempre più ricca di orpelli e sempre più povera di idee, l’ascolto della Patetica ci richiama ad un mondo in
cui i sentimenti erano profondi, e l’arte sublime.
Mi limito a postare il 1 Movimento:“Grave-Allegro di molto e con brio”.
Daniel Barenboim esegue alla grande.
Bellissima analisi, anche con l'esposizione del tema introduttivo!
RispondiEliminaVerissimo quanto dici sull'uso talora un po' semplicistico di certe date: un movimento artistico nasce in modo più lento e complesso e soprattutto più sfaccettato, andando a coinvolgere ambiti diversi.
La "Patetica" è sempre grandiosa!
Grazie, Antonio, e buona giornata!
Di fronte ai giganti dell'Ottocento, la nostra età sembra proprio "l'età della cenere", per usare un verso di Neruda.
EliminaNon dimentico certo che l'Ottocento è figlio ed erede (per continuità e contrasto) del 1700. Senza Vivaldi, senza Bach (il primo a "scoprire" la drammaticità del Do minore), senza Mozart, senza Haydn (il "maestro" di Beethoven), etc., non ci sarebbe stata la rivoluzione romantica. Certamente il genio titanico di Beethoven ci ha messo del suo... ;-)
Mi fa piacere il tuo apprezzamento, Annamaria, sempre molto gradito :-)
Antonio