La morte si può guardare in diversi modi.
C’è chi la considera la fine di tutto, e chi l’inizio della
vita eterna.
C’è chi la vorrebbe esorcizzare con gli orripilanti raduni
di Halloween, e chi trova conforto nella
preghiera e nei riti sacri.
C’è infine chi non ne vuol nemmeno sentir parlare e la “rimuove”
dal suo orizzonte esistenziale.
Ma la morte, insieme alle tasse, è l’unica realtà della vita
di cui siamo certi, per dirla con Mark Twain.
Dunque, bisogna prenderne atto seriamente, almeno una volta
all’anno, prima che sia lei a prendere seriamente in considerazione noi.
Non mi piace chi scherza con la morte. È la cosa più stupida
che si possa fare. La morte è qualcosa di irrimediabile e di definitivo. Meglio
cercare di capire che cosa ci sta preparando, piuttosto che riderle in faccia. Sarebbe
come se un condannato a morte, sul palco dell’ esecuzione, si mettesse a prendere in giro il boia che sta insaponando la corda.
Non mi piace nemmeno chi non ne vuol nemmeno sentir parlare,
con la frasettina di Epicuro: “Quando c’è lei non ci siamo noi, quando ci siamo
noi non c’è lei”. Il buon Epicuro dimentica che la morte la incontreremo comunque,
faccia a faccia, e sarà un incontro “mortale”.
Quindi, non basta cancellare quella parola dal nostro
vocabolario, perché scompaia anche la sua ineluttabile realtà.
In questo giorno dedicato alla memoria dei nostri cari defunti,
io guardo alla morte come l’hanno guardata mio padre e mia madre: con gli occhi di fede
in Cristo Risorto.
La morte non è la fine di tutto, ma l’incontro con il
Signore Gesù, che ha dato la sua vita per salvarmi.
Per salvarmi anche dalla paura della morte, e dalla stupidità
della sua banalizzazione.
Dalla "Messa da Requiem" a tre voci virili e accompagnamento d'organo, di Mons. Lorenzo Perosi (1872-1956), il bellissimo responsorio finale: "Libera me Domine".
L'esecuzione lascia un po' a desiderare. Ma nel web non ci sono altri riscontri migliori di questo capolavoro del geniale compositore, "direttore perpetuo" della Cappella Sistina.
Libera me, Domine, de morte æterna,
in die illa tremenda,
quando cæli movendi sunt et terra,
dum veneris iudicare sæculum per ignem.
Tremens factus sum ego, et timeo,
dum discussio venerit, atque ventura ira.
Quando cæli movendi sunt et terra.
Dies illa, dies iræ, calamitatis et miseriæ,
dies magna et amara valde.
Dum veneris iudicare sæculum per ignem.
Requiem æternam dona eis, Domine:
et lux perpetua luceat eis.
Libera me, Domine...
Libera me, Domine...
Kyrie, eléison.
Christe, eléison.
Kyrie, eléison.
Liberami, Signore, dalla morte eterna
in quel giorno tremendo,
quando i cieli e la terra saranno sconvolti,
quando verrai a giudicare il mondo con il fuoco.
Tremo e ho timore,
quando verrà il giudizio e la tua ira.
Quando i cieli e la terra saranno sconvolti.
Quello sarà un giorno d'ira, di dolore, di miseria,
un giorno di grande amarezza,
quando verrai a giudicare il mondo con il fuoco.
L'eterno riposo dona loro, o Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Signore, pietà!
Cristo, pietà!
Signore, pietà!
La morte non è fine a se stessa, non è l'unica verità, e non bisogna neanche nascondersela, ma è un limite che ci porta a guadagnarci un certo stile di vita.
RispondiEliminaÈ vero, la morte non è fine a sé stessa, carissmo Luca :-)) dal modo come la pensiamo ci insegna a vivere, ci fa riflettere, rispetto alla banalità (per non dir peggio) di tanti comportamenti del mondo di oggi.
EliminaUn caro saluto :-)
Quando ero piccola e accadeva un lutto in famiglia, per una settimana in famiglia eravamo obbligati al silenzio e al lutto. Si spegnavano radio e tv e dovevamo avere un comportamento "sobrio" Non era una forma, ma una educazione al rispetto. Questa esperienza, che vivevo anche con tanta fatica è stata importante per me, perche mi ha educato a capire che la morte è un fatto "" serio"" e che bisogna starci di fronte.Mia madre è morta sorridendo e il suo passaggio è stato felice e come nell'antica tradizione ha chiesto di poter scendere dal letto, appoggiare i piedi sul pavimento per salutare la terra e poi ha sorriso dicendo: " adesso posso andare dal mio Gesù" questa esperienza mi ha insegnato che si puo morire, in pace e senza paura. La cultura moderna, banalizza la morte, lo vediamo in tv, la evoca con l'eutanasia, vediamo tutti i giorni immagini di assassini, gente che muore e noto che è sempre legato alla cattiveria, alla distruzione, il concetto di morte come esperienza "cattiva" è entrata nella nostra cultura, mentre la morte per un cristiano è il ritorno al Padre, una festa piena di speranza, anche se nel dolore del distacco. A parte la chiesa, oggi nessuno propone una riflessione seria sulla morte, nessuno osa entrarci dentro, perche il suo senso è diventato " tabù "
RispondiEliminaGli atei anticlericali, hanno concluso che l'uomo è una macchina che finirà nel nulla e in questo modo hanno chiuso la questione. Non ne vogliono parlare, perche per loro la morte è angoscia.
Mi chiedo come si faccia a vivere la vita con questa angoscia? E come si faccia a non desiderare per se, un senso che rimuova l'angoscia?
Prego e chiedo a Dio, di poter salutare la terra e di volgere il mio sguardo al cielo in quel momento e andare via con un sorriso immenso, come mia madre..e in questo modo di lasciare nel cuore di chi rimane, questa bellezza, come ultimo atto d'amore, perche ho capito non c'è nulla di piu consolante del pensiero e della certezza di sapere che chi ami sia insieme al Padre e che un giorno lo rincontrerai..
Un abbraccione Amicus..Nell..e grazie.
Grazie, carissima Nell, di queste tua bella e commovente testimonianza e di queste tue riflessioni, veramente opportune in questi giorni sacri.
EliminaGrazie a te :-)
Un grande abbraccio
Antonio
Caro Antonio, penso spesso alla morte.
RispondiEliminaEssa non mi fa paura, perchè penso che vivrò poi con Gesù.
Ciò che mi spaventa è il prima di morire...le sofferenze mie e dei miei cari.
Vedo un Dio minaccioso e irato in "Libera me, domine,de morte aeterna"...io Lo penso misericordioso e tu?
Carissima Gianna, ho postato il "Libera me Domine" di Perosi perché musicalmente è uno dei brani più belli della vecchia liturgia dei Defunti.
EliminaOggi la Chiesa, dopo il Concilio, non fa più recitare (o cantare) questo responsorio, proprio per i motivi che tu hai giustamente notato :-)
Tutte le Messe da Requiem di una volta hanno questo taglio drammatico: pensa a Mozart e Verdi, in particolare il Dies irae ("giorno d'ira"...).
Considera poi la drammaticità del "Giudizio Universale" della Cappella Sistina, di Michelangelo ;-)
Tuttavia, anche in questa visione drammatica del giudizio, si dice "liberami, Signore..", quindi è un'invocazione di liberazione, e poi c'è la parte (qui nel video, cantata dal tenore) dove si invoca la misericordia di Dio ("requiem aeternam, dona eis Domine"...).
Sono pienamente d'accordo con te, nell'insistere sulla infinita misericordia di Dio :-) Il Signore è venuto pr salvarci, non per condannarci... :-))
Non si deve tuttavia dimenticare (e sarebbe l'errore contrario) che Dio è anche infinitamente giusto, e davanti a Lui il male non può sussistere. Per questo bisogna invocare il suo perdono: "libera, me Domine".
Coloro che si fanno beffe di Lui, dovrebbero pensarci un po'.
Per questo le "Messe da Requiem" di Mozart, Verdi e Perosi hanno ancora un gran messaggio da trasmettere, oltre che una musica sublime :-)
Un grande abbraccio, e grazie delle tue riflessioni, veramente opportune :-))
Antonio
Sei stato molto esauriente Antonio, grazie infinite!
RispondiEliminaLibera, me domine...
Un caro abbraccio e buona domenica.
:-))
EliminaA volte è così bello, stare in silenzio ed ascoltare e così quel silenzio è pieno di tanta espressività altrui da non aver bisogno di alcuna mia parola.
RispondiEliminaGrazie, per ogni scintilla che si libera alta dal tuo cuore. Quasi un richiamo per le altre scintille che unendosi ad una sola voce dicono:
Libera, me domine...
Un caro abbraccio
Kyrie, eléison.
RispondiEliminaChriste, eléison.
Kyrie, eléison.
Di fronte al mistero della morte solo la fede in Gesù Risorto ci dà conforto, luce e speranza.
EliminaAnche e soprattutto nelle nostre miserie. Per questo non possiamo che invocare la Sua infinita misericordia.
Grazie, carissima Terry, delle tue personali e sempre incisive riflessioni :-))
Un abbraccio affettuoso :-))