martedì 22 novembre 2016

Santa Cecilia, ovvero la musica




Una delle regole fondamentali dei nostri cori polifonici è cantare da fermi, quasi "sull'attenti", per non compromettere l'armonia delle sezioni con stonature, distrazioni e incertezze varie.

Una delle regole dei cori africani e di altri continenti è esattamente il contrario: i cantori devono muoversi con il corpo, quasi danzare, e comunque compiere gesti e movimenti che rinforzino il significato delle parole cantate.

Due modi di intendere la musica, due mondi apparentemente distanti.

Certo, non si può cantare un corale di Bach, un madrigale di Monteverdi o un mottetto di Palestrina muovendosi a destra o a sinistra, gesticolando o battendo le mani. La bellezza del brano e il valore delle parole risaltano dalla perfetta esecuzione delle singole parti che si devono unire e fondere tra di loro senza alcuna smagliatura. Come una cattedrale che ha nella sua formidabile struttura architettonica il pregio più grande.

Ma se la realtà è ridotta all'essenziale, se non sono state elevate cattedrali o complessi monumentali, e se la vita è il manifestarsi dei bisogni più semplici, ecco che la voce si accompagna alla gestualità quotidiana, al movimento, al susseguirsi delle azioni. In questo caso il canto riproduce la vita nella sua struttura fondamentale, che non è mai staticità.

Due mondi inconciliabili? Una musica più elevata e un'altra più elementare? Non direi.

Il fatto che ogni popolo senta il bisogno di cantare ci fa capire che la musica è un linguaggio universale. Un linguaggio che ha ovviamente nei vari luoghi una grammatica e una sintassi propria.

Ma la bellezza della musica consiste proprio in questo: nella varietà dei linguaggi, e nel saper accogliere ciò che ognuno di essi può insegnarci.

Nella festa di S. Cecilia, patrona della musica, ascoltiamo (e ammiriamo) il "Coro Santa Cecilia" di Nairobi (Kenia). 

Di certo ha molto da insegnarci. Se non altro la gioia di cantare.

Il titolo del canto "Amkeni, Amkeni!" significa "Svégliati, Svégliati!"

Un invito opportuno per tanti nostri cori. 






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