Ieri, Solennità di Cristo Re dell'Universo, Papa Francesco ha chiuso la Porta Santa della Basilica di S. Pietro portando così a termine il Giubileo Straordinario della Misericordia, iniziato ufficialmente l'8 dicembre 2015, ma anticipato il 29 novembre con l'apertura della Porta Santa della Cattedrale di Bangui, nella Repubblica Centro-Africana.
Tra l'altro l'arcivescovo di quella poverissima Chiesa è stato fatto cardinale nel concistoro di due giorni fa, con altri 16 confratelli, uno solo italiano. Il Papa è andato a scegliere i nuovi porporati dai luoghi più diversi e taluni impensati: Bangladesh, Isole Mauritius, Papua Nuova Guinea, Venezuela, Messico, Stati Uniti, Brasile, Siria, Albania... Una chiesa sempre più universale, sempre meno eurocentrica, sempre più vicina ai poveri. Come è giusto che sia.
Il messaggio che Papa Francesco ci ha voluto lasciare con questo giubileo è stato ribadito dalla sua mirabile omelia, di fronte a un'immensa folla in Piazza S. Pietro: "Si chiude la porta santa, ma rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia, che è il Cuore di Cristo".
Nonostante tutto, nonostante le nostre miserie, Dio è sempre
pronto ad accoglierci: "Dio non ha memoria del peccato, ha
detto con forte espressione, ma di noi, di ciascuno di noi, suoi
figli amati. E crede che è sempre possibile ricominciare, rialzarsi".
Un messaggio che ci dona serenità interiore, e ci dà forza
per andare incontro ai problemi del mondo attuale con grande apertura di
cuore.
Come degna conclusione musicale di questo Anno Santo della Misericordia, mi pare opportuno ascoltare dal "Magnificat" di J. S.
Bach, l'incantevole versetto "Et misericordia eius", BWV
243, per contralto, tenore e orchestra.
"Et misericordia eius a progenie in progenies timentibus eum" (Lc 1, 50).
Di generazione in
generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
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