La scomparsa due giorni fa di Nikolaus Harnoncourt
(1929-2016) grande direttore d’orchestra austro-tedesco e raffinato cultore di musica barocca, mi impone di
postare un brano di J. S. Bach.
Harnoncourt ha dedicato gran parte della sua attività
musicale alla valorizzazione del barocco, e soprattutto all’opera di Bach. Sono
rimaste memorabili le sue direzioni dei Concerti Brandeburghesi, della Passione
secondo Giovanni, della Passione secondo Matteo, nonché l’esecuzione di tutto
il corpus delle Cantate (oltre 200!)
In particolare gli dobbiamo l’appassionata ricerca dell’autentico
modo di eseguire la musica del periodo oggetto dei suoi studi. In altri termini,
egli ha sempre cercato un’esecuzione filologicamente corretta, a cominciare
dagli strumenti, che nel corso degli ultimi secoli sono molto cambiati, e con
essi anche i timbri musicali. Per questo nelle sue esecuzioni ritornano – per fare
qualche esempio - il liuto, la viola da gamba, il flauto ligneo, la tromba naturale, le voci bianche, nonché i controtenori.
Il brano musicale che mi piace ascoltare in sua memoria è la
Fuga in Sol Minore, tratta dalla 1 Sonata per Violino Solo, BWV 1001, anno
1720.
Le Sei Sonate per Violino Solo di Bach costituiscono un monumento di
arte e di difficoltà tecnica, “l’Himalaya dei violinisti”, come sono state
definite da George Enescu. Tra di esse, per intenderci, c’è anche la Ciaccona
in Re Minore, nella 2 Sonata.
Bach ha volutamente escluso il Basso Continuo (cioè l’accompagnamento con un clavicembalo o un liuto, o altro
ancora, come era prassi comune) per dimostrare che anche il solo violino
è in grado di costruire un’armonia, un contrappunto e una fuga completi.
Considerando che normalmente il violino permette con il suo
arco il suono contemporaneo di due note, si intuisce che la partitura bachiana
di questi concerti appariva allora praticamente “insuonabile”, dal momento che in
essa appaiono accordi di tre o addirittura di quattro note, senza considerare
altre difficoltà tecniche.
Forse solo il più grande violinista del tempo, J. G.
Pisendel, avrebbe potuto cimentarsi nell’esecuzione. Di fatto si dovette
aspettare il secolo successivo per la pubblicazione di questo capolavoro (1802)
e si dovette attendere ancora decenni prima che Joseph Joachim lo eseguisse.
Dopo di lui, nel secolo XX, i grandi violinisti hanno fatto un punto di orgoglio
confrontarsi con quest’opera mirabile.
Bach, come per altre sue composizioni, ha in seguito trascritto
per organo e per liuto (BWV 539, BWV 1000) questa Fuga per Violino Solo.
Qui la presento ovviamente nella versione “originale” (ne rimane
la partitura manoscritta!). Altrimenti Harnoncourt avrebbe qualcosa da dire...
Splendida e famosissima questa fuga in sol minore! Ma altrettanto splendido il tuo post, caro Antonio, denso di ricchezza culturale e passione bachiana!
RispondiEliminaUn degno omaggio al Maestro Harnoncourt!!!
Sì, splendida e famosissima questa fuga, cara Annamaria, anche nella versione organistica in re minore, con un bellissimo Preludio :-)
EliminaSolo a Bach poteva venire in mente di costruire la complessa architettura di una fuga con il violino... Incredibile! ;-)
Grazie, cara Annamaria, per l'apprezzamento :-) Ma un omaggio bachiano al Maestro Harnoncourt mi pareva doveroso ;-)
Non ho voluto riproporre brani delle due Passioni o di Cantate e dei Concerti Brandeburghesi da lui diretti, perché ormai notissimi.
Un grande abbraccio :-)