I due tragici attentati di Bruxelles di ieri da parte dei
terroristi islamici hanno fatto 31 morti e oltre 200 feriti.
È stata colpita al cuore la capitale europea, il simbolo di
quell’unione politica e di quella integrazione sociale che appaiono sempre più
utopistiche.
Di fronte a un delitto così orrendo non c’è da fare tanti
discorsi. Solo due riflessioni.
1. Niente può giustificare simili attentati.
Gira e rigira, la causa principale è il fanatismo islamico.
L’islam è una religione (se così si può chiamare) che ha in sé il germe
ineliminabile dell’intolleranza. È scritto nel corano: gli infedeli vanno o
convertiti o eliminati o sottomessi (schiavitù, tassazione, ecc.).
Anche l’islam “moderato”, quello che cerca di smussare i
passi più indigesti del libro, ha una visione intollerante perfino nei
confronti dei propri fedeli. La donna è proprietà dell’uomo, la libertà di
pensiero e di conversione è punita con la morte, così come la blasfemia, e via
dicendo.
2. È possibile un’integrazione di questa visione della
vita con il mondo dei diritti civili?
I fatti indicano una risposta
negativa. E non parlo solo degli orrendi attentati, ma anche delle numerose enclaves islamiche
ormai esistenti nelle città europee, dove vige la legge coranica e non quella
dello stato che li accoglie.
Sarà possibile l’integrazione quando il corano verrà letto
solo nelle parti più propriamente “religiose” (monoteismo, fede in Dio e nella
giustizia eterna, spirito di carità verso i poveri), e il resto considerato
residuo storico di una società arcaica.
Ma forse è proprio questo ciò che temono i fanatici del
terrore e i loro occulti ma potenti sostenitori (Arabia Saudita, Qatar e altri
stati islamici). Una perdita di potere sulle masse sottomesse.
Mi auguro che il sangue innocente dei veri martiri di questi
attentati faccia capire che il terrorismo non paga, perché suscita sdegno e
disprezzo per gli islamici, anche in chi crede nell'integrazione.
E l’islam, se vuol sopravvivere, compri un orologio e torni
al futuro.
Per le vittime degli attentati di Bruxelles, e per le vittime della sciagura stradale di Tarragona, l'accorata musica della Morte di Aase, dal Peer Gynt (1867) di Edvard Grieg.
Struggente la musica di Grieg e nello stesso tempo tragica e forte...
RispondiEliminaQui c'è davvero un'onda di follia che sta percorrendo il mondo e vuole scompaginare l'Europa, quella cristiana, nata nel Medioevo con le cattedrali e le università e che poi ha proseguito il suo cammino verso valori di libertà, di tolleranza di amore per la bellezza e l'arte, sia pure con difficoltà e grosse contraddizioni.
Grazie Antonio...non smettiamo di sperare!
Hai pienamente ragione, carissima Annamaria. Qui è in gioco la civiltà stessa, e il ritorno ad una barbarie che questi attentati islamisti fanno capire chiaramente.
EliminaNoi non smettiamo di sperare, mia cara; per questo siamo qua, certi che la bellezza e il bene vinceranno, se pur in mezzo a prove dolorose.
È il mistero della Pasqua, no?
Un grande abbraccio :-)