Tra le band leggendarie che hanno costituito la colonna
sonora dei miei anni fiorenti, un posto particolare lo hanno avuto gli americani Eagles.
Certo, non potevano competere con i più celebri gruppi dell’epoca,
come i Bee Gees, i Queen, i Pink Floyd, per citare quelli a me più cari; ma hanno
saputo di tanto in tanto “sfornare” delle canzoni che hanno lasciato il segno
nella memoria collettiva e nella mia vita personale.
Take it easy (1972), Hotel California (1976), I can’t tell
you why (1979) sono quelle che per me definiscono il valore indiscutibile di questo
gruppo.
In particolare ovviamente Hotel California, che costituisce un
punto di riferimento fondamentale nella storia della musica rock. La sua
affascinante atmosfera musicale, nonché il suo esoterico messaggio che tanto ha
fatto discutere, ma che certamente allude all’esperienza della droga vissuta allora
dal gruppo, costituiscono una testimonianza “esemplare” di un intero periodo e
di un’intera generazione.
Glenn Frey, fondatore e principale esponente del gruppo
statunitense, che ha scritto la maggior parte delle canzoni, compresa Hotel
California, due giorni fa, il 18 gennaio, se n’è andato per sempre, all’età di
67 anni.
Se n’è andato senza clamore, a differenza del più celebre e
quasi coetaneo David Bowie. Se n'è andato, chiudendo definitivamente la porta di quella stanza d'hotel dalla quale, come aveva scritto nel finale della canzone, "te ne puoi andare quando vuoi, ma non potrai mai lasciarla".
Un altro grande che se ne va, in questo mese di gennaio
2016.
E un altro pezzo della nostra giovinezza che si spegne.
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