sabato 1 maggio 2010

Tempi "moderni"?



Ci sono alcuni films che per il loro valore artistico, per l’argomento che trattano e per il messaggio di valore universale, rappresentano un’intera epoca ed hanno una portata storica.

È il caso di “Modern Times” (Tempi Moderni) di Charlie Chaplin, del 1936.

L’industrializzazione, la parcelizzazione del lavoro, il conseguente lavoro alienante, i ritmi insostenibili e in definitiva la riduzione dell’uomo ad automa, sono fissati una volta per tutte nel volto e nei movimenti di Charlot alla catena di montaggio.

Sequenza notissima, ma che nel giorno del 1 Maggio può essere di nuovo riproposta con interesse. Hanno fatto più riflettere queste scene, che un trattato di sociologia.

La grandezza di Chaplin sta nel fatto che riesce a farci sorridere anche di fronte all’annientamento dell’uomo.

Un sorriso però, che seppellisce nel ridicolo la presunzione di ridurre l’uomo ad un automa.

Rischio che, per altri aspetti, si corre purtroppo ancor oggi.



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