Il periodo di dicembre che precede il Natale mi rimane sempre particolarmente gradito.
I motivi affondano anche nell’infanzia: il presepe, l’albero, gli addobbi…
E poi l’illuminarsi progressivo delle strade, dei negozi…
Un mondo di luce nel buio dell’inverno.
Ma procedendo negli anni ho scoperto che l’avvicinarsi al Natale ha portato con sé il desiderio di un rinnovamento interiore; il desiderio di ripresa nel cammino della vita.
È un periodo in cui, oltre alle luci e ai colori, anche i suoni hanno la loro bella importanza.
Per questo voglio proporre all’attenzione un brano di Mozart.
Per molti sarà un pezzo sconosciuto, o quasi. Ma si tratta di una delle sue più belle composizioni.
È il primo movimento della Sonata K. 310 per pianoforte.
Oltre al virtuosismo, si notano pathos e forza espressiva, che preannunciano il romanticismo e aprono la strada a Beethoven.
Ho scelto la K 310 perché sembra esprimere proprio quello che ho detto all’inizio: un cammino può essere faticoso e anche drammatico, ma alla fine la speranza vince.
Le prime frementi note, caratterizzate da acciaccature, richiamano i chiaroscuri della vita; e più volte nel corso della sonata il tema iniziale ritorna.
Ma da ultimo il travaglio del negativo si sublima in un crescendo di liberazione.
I motivi affondano anche nell’infanzia: il presepe, l’albero, gli addobbi…
E poi l’illuminarsi progressivo delle strade, dei negozi…
Un mondo di luce nel buio dell’inverno.
Ma procedendo negli anni ho scoperto che l’avvicinarsi al Natale ha portato con sé il desiderio di un rinnovamento interiore; il desiderio di ripresa nel cammino della vita.
È un periodo in cui, oltre alle luci e ai colori, anche i suoni hanno la loro bella importanza.
Per questo voglio proporre all’attenzione un brano di Mozart.
Per molti sarà un pezzo sconosciuto, o quasi. Ma si tratta di una delle sue più belle composizioni.
È il primo movimento della Sonata K. 310 per pianoforte.
Oltre al virtuosismo, si notano pathos e forza espressiva, che preannunciano il romanticismo e aprono la strada a Beethoven.
Ho scelto la K 310 perché sembra esprimere proprio quello che ho detto all’inizio: un cammino può essere faticoso e anche drammatico, ma alla fine la speranza vince.
Le prime frementi note, caratterizzate da acciaccature, richiamano i chiaroscuri della vita; e più volte nel corso della sonata il tema iniziale ritorna.
Ma da ultimo il travaglio del negativo si sublima in un crescendo di liberazione.
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