La serenata alla donna amata in questo giorno di S.
Valentino la fornisce il genio musicale di Orlando di Lasso (1532-1594), fiammingo di
nascita, italiano di formazione.
È la serenata di un lanzo, un soldataccio, alla donna amata:
“Matona mia cara”.
Con linguaggio da caserma (veneta), lontano da finezze
petrarchesche (“Petrarca mi non saper”), il
lanzo dichiara sotto la finestra della sua “matona” il suo rustico amore, ed è
pronto a offrire alla donna i più bei regali: capponi, volatili cacciati col falcone, “beccacce
grasse come rognon”.
Rose e fiori sono ben lungi dalla sua battagliera immaginazione.
Di notte poi si comporterà da vero guerriero. Il lanzo, per
la verità, usa un linguaggio molto più colorito; tanto più che alla fine è anche
sbronzo, con tutti i “don don don”, cioè le bevute di vino che accompagnano come
un ritornello le singole strofe della sua cantata.
Eppure... Eppure il grande Orlando di Lasso, colui che con Palestrina e Victoria è il massimo esponente del Rinascimento musicale, ci ha lasciato
in questa villanella a quattro voci
miste uno dei capolavori della polifonia classica: la rudezza di un soldato in una perfetta e raffinata partitura.
L'amore alberga anche sotto l'usbergo di un lanzichenecco...
Un brano che ogni coro polifonico che si rispetti, ha e dovrebbe avere nel
suo repertorio.
Buon San Valentino!
Ma che bella serenata dolce e orecchiabile, Antonio.
RispondiEliminaTi voglio bene.
Un affettuoso abbraccio, carissima Gianna :-)
EliminaE un bacio :-)
Piacevolissimo!!!!
EliminaGrazie, Antonio!
La rudezza di un soldato in una perfetta e raffinata polifonia.
EliminaIl senso dell'umorismo di Lasso è pari alla sua arte geniale ;-)
Un caro abbraccio, carissima Annamaria :-)