Nel tempo degli esami e delle pagelle viene da pensare a studenti e insegnanti (soprattutto agli studenti...).
Nessuno nasce docente, tutti dobbiamo imparare.
C’è chi apprende più rapidamente, perché madre natura lo ha fornito di doti particolari, e c’è chi invece ha bisogno di un maggior tirocinio.
Ciò che conta è il punto di arrivo e il cammino da fare.
Nella musica, si può dire che Mozart non abbia avuto maestri, dal momento che già a quattro anni suonava discretamente il piano e a cinque anni componeva. Un enfant prodige, il cui genio rimane un mistero inesplicabile per la nostra mente.
Diverso è stato il cammino di Johann Sebastian Bach, che ha raggiunto il vertice dell'arte anche attraverso uno studio assiduo e uno straordinario impegno.
J. S. Bach ha avuto molti grandi maestri, prima di diventare il “principe della musica”.
Sono ben note le sue trascrizioni dei concerti di Vivaldi, così come lo studio delle opere di Pachelbel. Questi era stato maestro di Johann Cristoph Bach, fratello maggiore di J. Sebastian, che presso di lui visse alcuni anni.
Ma ciò che lascia stupefatti, e ci fa capire come il genio si sposi spesso con la forza di volontà, è il viaggio che il ventenne J. S. Bach fece da Arnstadt a Lubecca per ascoltare i concerti del più famoso musicista tedesco di allora, Dietrich Buxtehude.
Nell’epoca in cui non esistevano le registrazioni o You Tube, Bach fece un memorabile viaggio di quattrocento km a piedi (quattrocento!), e per alcuni mesi rimase nella città anseatica per ascoltare ed apprendere dalla navata della Marienkirche (la Chiesa dove operava Buxtehude) i segreti della sua innovativa arte compositoria.
Bach tornò da quell’esperienza trasformato. La sua musica divenne più ricca, più fantasiosa, più elaborata, tanto che lasciò stupefatti i suoi abituali ascoltatori di Arnstadt.
Da quel 1705 in poi uno dei membri della famiglia Bach, tutti bravi musicisti, e cioè Johann Sebastian divenne quello che tutti conoscono: semplicemente Bach.
Di Buxtehude ascoltiamo, come avrà fatto Bach nella Marienkirche, il festoso “Alleluja”, parte finale della breve Cantata “Der Herr ist mit mir” (Il Signore è con me).
Quattrocento km a piedi, ma ne valsero la pena!
Buongiorno! Che meraviglioso post...
RispondiEliminanon ho perso una nota e ho gustato ogni parola.
Spero che tanti studenti possano leggerlo e trarne coraggio maggiore per affrontare " i 400 km", santificando così il loro studio.
Quando gustavo il fresco dei giorni passati, pensavo anche a loro e al beneficio che potevano avere nel studiare con un clima meno caldo di questi giorni.
Un caro saluto a te.
Mi fa piacere che il post sia stato di tuo gradimento, carissima Terry ;-) Ed è molto opportuno il tuo bel pensiero di preghiera per gli studenti che affrontano gli esami in questi giorni, o che hanno gli scrutini :-)
EliminaNon potrò mai dimenticare la mia maturità, quella tosta, con tutti i commissari esterni e in tutte le materie...
Un grande abbraccio :-)
Quattrocento Km a piedi! Una profonda esperienza umana, quella di Bach, prima ancora che musicale! Bello immaginarlo, in una navata della Marienkirche, ad ascoltare con tutti i sensi protesi, a nutrirsi dei segreti della musica!
RispondiEliminaGrazie!
Le camminate fanno bene, carissima Annamaria ;-))
EliminaA parte le battute, l'esperienza umana, come hai ben ricordato, è un mettersi in cammino, perché l'uomo è un viandante: homo viator.
Bach è grande anche per questa sua profonda umiltà di ricercatore dell'Assoluto. Anche come sconosciuto ascoltatore nella navata della Marienkirche di Lubecca.
Grazie a te, e un affettuoso saluto :-))