Le zucche vuote di Halloween mi danno fastidio, per più motivi.
Anzitutto perché la “zucca vuota” è la metafora perfetta della persona senza idee, diciamo pure senza cervello. E queste zucche vuote che si vedono in occasione di Halloween danno la misura del livello mentale dei tempi in cui viviamo. Se poi sono le scuole stesse a prepararle, allora si raggiunge il top del ridicolo.
Sono giorni particolarmente cari alla fede cristiana e alla memoria: si ricordano i santi e i morti, cioè le persone più care della nostra vita. Mischiare il sacro con il profano, ma per essere più esatti, con il cretino, è una cosa penosa.
La riflessione sulla vita e sulla morte viene banalizzata con tutto un armamentario così orrido e volgare, nella moda e nei comportamenti, che l’autunno del Medioevo a suo confronto è stato il trionfo della luce.
Non mi dite che è solo un gioco, un giorno (una notte) di festa spensierata, un momento di fervida fantasia sul macabro.
Se fosse solo questione di un giorno, transeat.
Il problema è che quelle zucche vuote ogni anno prendono vita e contribuiscono ad accrescere quel popolo di zombi di cui il mondo è ormai pieno.
Come nel peggiore dei film horror.
Ma non sarebbe meglio tornare a mangiare i semi salati? E friggere le zucche in padella?
Non sono niente male.