“Il professore conosce la materia, ma non la sa spiegare!” “Quella materia non mi piace!”… È l’altra faccia della medaglia dell’apprendimento. Ad un buon metodo di studio dell’alunno, di cui abbiamo parlato in un altro post, dovrebbe corrispondere un buon metodo d’insegnamento da parte del docente.
Molti insegnanti conducono la loro delicata e importante professione armati pressoché unicamente delle specifiche conoscenze della propria disciplina; il resto è affidato alla loro buona volontà. Proviamo perciò ad indicare, in base alla psicologia, alla pedagogia e alla didattica, e con un po’ di esperienza sul campo, alcuni punti fondamentali per un accettabile metodo d’insegnamento.
* È ben nota l’affermazione di Dewey: “Per insegnare la matematica a John, bisogna anzitutto conoscere John”.
Non basta sapere la materia che si insegna. Bisogna conoscere chi si ha davanti. La materia è la stessa, ma coloro che ascoltano, no. Ognuno ha il suo ritmo di apprendimento, le sue caratteristiche psicologiche (estroversione, introversione, timidezza…), il suo vissuto scolastico e familiare. La programmazione deve tener conto della classe che si ha davanti, affinché si raggiunga almeno un minimo accettabile. Così pure il metodo di studio va adattato ai singoli alunni. I più lenti si affideranno ad uno studio più schematico ed essenziale; per i più bravi si giungerà ad un apprendimento maggiormente creativo e rielaborato. Importante cercare di non perdere i pezzi per la via… ed arrivare possibilmente tutti al traguardo finale.
* Occorre suscitare l’interesse per lo studio. È la chiave del successo di tutto l’insegnamento. Alla pedagogia dello sforzo (che non può mancare in nessuna attività umana!) bisogna associare la pedagogia dell’interesse. Quando l’alunno parte già motivato, il compito dell’insegnante è assai più semplice. Il problema sorge quando siamo davanti a ragazzi svogliati.
Diceva Aristotele: “La conoscenza nasce dalla meraviglia”. Ogni disciplina è in sé affascinante; ma il primo ad esserne convinto deve essere chi la insegna. Il modo stesso di proporre gli argomenti lo rivela. E la forza comunicativa viene immediatamente recepita dall’alunno, che facilmente tende a identificare la materia con l’insegnante. Ci sono poi nelle pieghe di ogni disciplina caratteristiche, aspetti singolari, curiosità, che il docente al momento opportuno farà notare, per tener desta l’attenzione. Inoltre, una breve pausa, un break di cinque minuti, quando l’attenzione cade, sono opportuni per evitare interferenze retro e proattive; di quelle retroattive abbiamo già parlato; quelle proattive interferiscono nella ricezione di nuovi stimoli; quella principale è proprio la stanchezza. Ci sono poi tecniche e strumenti per presentare l’argomento in una forma originale, problematica, dialogica; in quest’ultimo caso, non si deve liquidare mai come sciocca una tesi, ma proporne un’altra che faccia comprendere magari l’errore della precedente. Talvolta una battuta di spirito e una sana risata ridestano l’attenzione per l’argomento che viene svolto.
* “Tutto può essere insegnato a tutti, tranne l’errore”. Questa frase di Bruner, che riprende un analogo concetto di Comenio, fa capire che non esistono materie o argomenti ‘difficili’. Difficile, anzi, impossibile è spiegare ciò che non ha senso, l’errore appunto (un cerchio quadrato!). Se l’insegnante conosce a fondo la sua materia (come dovrebbe accadere sempre), saprà anche individuare quali sono i punti fondamentali e le strutture essenziali che la caratterizzano. Per portare l’alunno a possedere la disciplina oggetto di studio, il docente deve far acquisire questi punti-forza e queste strutture fondamentali, dotate di coerenza logica. Si apprende solo ciò che è logico e chiaro. Per ottenere questo, anche l’insegnante dovrebbe sempre preparare la lezione, cercando di individuare il percorso più accessibile per i suoi studenti. Spesso anche la scelta di un termine o di un’espressione appropriata è decisiva per illuminare tutto l’argomento.
* La dinamica di gruppo. Una classe non è composta da individui, ma da persone che interagiscono anche emotivamente. L’insegnante è colui che per primo deve creare le condizioni per un guppo collaborativo e affiatato. Deve perciò evitare simpatie e antipatie, e dare spazio e attenzione a ciascuno, favorendo così dinamiche positive. L’emergere di figure-leader e di gregari è inevitabile, data la differenza di doti e di capacità tra gli alunni; ma questo può essere usato dal docente per ottenere un effetto trascinamento, o meccanismi di identificazione, imitazione e sana competizione, positivi per il lavoro scolastico.
Un gruppo con dinamiche positive è di grande aiuto per l’apprendimento ed è il modo più bello di vivere gli anni della scuola.
Ognuno di noi ricorda quali sono stati gli insegnanti che più hanno inciso nella nostra formazione e nella nostra vita… Tra i grandi educatori da portare come esempi mi viene in mente Socrate, per la sua capacità di dialogo; Tommaso d’Aquino, per la sua chiarezza espositiva; Comenio, per la grande fiducia che riponeva nell’insegnamento. Più vicino a noi D. Lorenzo Milani, per la dedizione verso gli alunni più in difficoltà. Ha lasciato scritto nel suo testamento: “Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze”.
Foto in alto: "L'asino a scuola", di Bruegel il Vecchio (stampa del 1556)
Vorrei fare un bilancio consuntivo e presentarlo alla vostra attenzione di insindacabili revisori.
Questo il bilancio in dettaglio.
1. Il 29 febbraio, e per di più venerdì, non mi ha portato male.
2. Il mio karma ha superato 100.
3. Sono salito in cima all’Home Page.
4. Mi sono arrivate in diretta offerte di lavoro.
5. Sono riuscito a far sorridere Prostata.
6. Ho rattristato un po’ Napolux, Periclitor, Lisa72, ElisaBella, HighVoltageQueen, e altri, per non averli inseriti nel dialogo. Me ne scuso, ma rimedierò quanto prima. Ringrazio Swa che è riuscito a infilare nel dialogo anche il mio nick. Periclitor poi ha provveduto da sé ad aggiungere il dopocena, a luci (quasi) rosse.
7. Ho fatto arrabbiare Splendori, che mi ha richiamato al dovere di affrontare questioni più serie e importanti, come Dio, Chiesa e famiglia.
8. Ho trovato un lavoro a Webboy, come cameriere; così non mi impegnerà più in kilometriche discussioni sui temi di cui sopra.
9. Ho fatto il pieno di prenotazioni per il prossimo post di Pasqua. Non so come farò a rendere poetici alcuni nick, che sembrano sigle di conti cifrati in Liechtenstein.
10. Ho avuto un’offerta di matrimonio, seduta stante, da una conturbante bellezza bruna, per la giornata di oggi.
Se questo post ha avuto risultati così efficaci (a parte qualche indesiderato effetto collaterale), prometto di applicarmi da ora in poi ai nick, agli avatar, ai profili, ai blog, alle e-mail e alle password di tutti i 10.000 utenti di Oknotizie.
Il minimo risultato previsto è il seguente:
- un harem
- una molteplicità di lavori; necessari del resto per mantenere l’harem
Ps. Ma ora che ci penso….
Lo Stato non permette secondi lavori per i suoi dipendenti, e la Chiesa proibisce la poligamia…
Come non detto!