Benché si tratti di semplici simboli numerici, i tre 12
della data odierna sono davvero molto significativi. E poiché questa terna è
possibile solo agli inizi di ogni secolo, siamo anche fortunati nel poterla
commentare dal vivo (o se volete, da vivi...).
Il 12 è un numero che indica completezza.
Dodici sono i mesi.
Dodici le ore del giorno (e della notte).
Dodici è la somma dei numeri 3-4-5, che costituiscono i lati
del triangolo rettangolo dal quale Pitagora ricavò il suo celebre teorema, mediante
“terne pitagoriche”: (3x2)2+(4x2)2=(5x2)2; (3x3)2+(4x3)2=(5x3)2;(3x4)2+(4x4)2=(5x4)2,
etc. In altre parole, moltiplicando un qualsivoglia medesimo numero naturale per
la prima terna pitagorica (3-4-5), si ottengono sempre terne pitagoriche e
quindi triangoli rettangoli. Pitagora attribuì questa straordinaria scoperta ad
un’illuminazione divina, e considerò pertanto il 12 un numero sacro e simbolo
di perfezione.
Il sistema duodenario (o dodicinale) è ancora usato come
sistema metrico di lunghezza nei paesi anglosassoni. In un piede ci sono dodici pollici: “there
are twelve inches in one foot”.
Anche la monetazione ha avuto fino ad epoca moderna una
misura dodicinale. Risale a Carlo Magno la divisione in lire, soldi e denari, con
il soldo equivalente a 12 denari. La lira corrispondeva a 240 denari (20x12). Fino
a pochi decenni fa questa divisione era ancora in vigore in Gran Bretagna.
Del
resto i caratteristici termini inglesi eleven
e twelve (così come, in Germania, elf e zwölf) ci dicono che la numerazione per quei popoli era anticamente in
base dodici.
Anche da noi è rimasta la eco del sistema duodenario: classica
è “una dozzina di uova” (non certo una decina di uova!) o una “dozzina di rose”,
rosse magari...
La numerazione in base dodici è evidentemente legata al
numero dei mesi, cioè alle lunazioni in un anno, e in Europa in particolare
anche al computo romano delle ore diurne.
Dodici erano le tribù del popolo d’Israele; dalla prima di
queste tribù, quella di Giuda, discende Nostro Signore Gesù Cristo, di cui
stiamo per festeggiare proprio il 2012 anno della nascita.
Dodici erano gli Apostoli, sui quali Gesù Cristo ha fondato il “nuovo
Israele”, cioè la Chiesa universale.
Dodici erano, nell’antica Roma, le “tavole” su cui furono
per la prima volta scritte ed esposte nel Foro le leggi dello Stato: le leggi
delle XII Tavole. Molti avranno presente la bella citazione che fa di una di esse
il Foscolo, collocata come epigrafe nel carme “Dei sepolcri”: Deorum Manium iura sancta sunto (i
diritti dei defunti siano sacri).
Anche Roma dunque, patria del diritto, aveva affidato al
numero 12 (anzi, XII) la pienezza delle sue leggi.
Ma c’è un’altra città che è simbolicamente rappresentata da
questo numero perfetto. E non siamo più in una città terrena, ma nella città
del Cielo, nella Gerusalemme celeste, nel Regno di Dio.
Dice S. Giovanni al termine dell'Apocalisse:
“Vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra
di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa,
la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, come una sposa adorna per il
suo sposo. Non vi sarà più morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose
di prima sono passate.
La città è cinta da grandi e alte mura con dodici porte:
sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici
tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a
mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura delle città poggiano su
dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
In mezzo alla piazza della città si trova l’albero della vita che dà frutti
dodici volte all’anno, portando frutti ogni mese; le foglie dell’albero servono
per guarire le nazioni. Non vi sarà più notte, e non avranno più bisogno di
luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà. E
regneranno nei secoli dei secoli” (Apocalisse,
cc. 21 e 22).
Dalla città terrena alla città di Dio. Con il simbolico
numero 12.
Nella data di oggi abbiamo la perfezione del tre e la completezza del 12.
Una giornata più che perfetta!
Almeno nel calendario...
Come accompagnamento di questa giornata propongo all'ascolto "Margherita all'arcolaio" (Gretchen am Spinnrade), un bellissimo Lied del 1814 di Franz Schubert, su testo di J. W. Goethe. Come a dire, la perfezione della musica unita a quella della poesia.
Come tutti i 66 Lieder di Schubert, anche questo è stato scritto per voce solista (in questo caso, soprano) e accompagnamento di pianoforte. Franz Liszt ne ha fatta una perfetta trascrizione per pianoforte solo, la presente.
Si noterà, nel vorticoso accompagnamento di due sestine di semicrome ogni battuta, il ruotare incessante dell'arcolaio (un arcolaio in base 12!), mentre emerge nella parte alta il canto dolce e appassionato di Margherita (Gretchen) che, innamorata, pensa al suo Faust.
Una musica suonata da un grande virtuoso del piano: Evgenij Kissin.
Per coloro che vogliono apprezzare la bellezza e la limpidezza del Lied originario, per voce e pianoforte, questo è il link:
http://youtu.be/MY0eeotSDi8
Devo essere sincero; in questa giornata perfetta ho postato soprattutto per me: Schubert è un autore che amo particolarmente, e Margherita è il nome di mia madre...
Ma spero che non vi dispiaccia.
Buona e perfetta giornata a tutti!