L'ultimo giorno di Carnevale non può essere passato sotto silenzio.
Anzi! Occorre una bella musica che soddisfi l'orecchio e rassereni lo spirito. Ne abbiamo bisogno.
Poi verrà il Mercoledì delle Ceneri, a ricordarci la nostra condizione umana.
Oggi invece, Martedì Grasso, è il momento della gioia spensierata, per quanto si può e nonostante il tempo inclemente, almeno qui nella Tuscia Annonaria (a Viareggio i carri allegorici non hanno sfilato per il forte vento).
E allora affidiamoci alla musica barocca francese, e a uno dei suoi maggiori esponenti: Jean-Philippe Rameau (1683-1764).
La fastosità e la brillantezza del barocco francese si riassumono bene in questo “selvaggio” Rondò, o meglio, “Rondeau delle Indie Galanti” (1735).
Rameau, oltre che grande musicista, è stato anche il teorizzatore dell’armonia nel senso vero e proprio del termine, avendo scritto nel 1722 il primo trattato di questa disciplina: “Traité de l’harmonie”.
Prima di lui l’armonia era più un intuito del musicista che una scienza “esatta”. Più un’arte che una disciplina.
Con Rameau l’armonia diventa una vera e propria “scienza”, cioè una riflessione su ciò che l’orecchio sente come “naturale”, espressa in regole rigorose, che ancor oggi vengono studiate nel “corso di armonia” nei Conservatori.
Naturalmente si sono anche moltiplicati i manuali di studio.
Quello di Rameau è stato il primo. Perfino Bach ha dovuto studiarlo, benché controvoglia...
Il duetto, inframezzato dal coro, è un elogio della semplicità e della pace delle "selvagge" Indie (di America), contro i falsi miti della civiltà europea.
Straordinariamente efficaci l’interpretazione del soprano Magali Léger, del baritono Laurent Naouri, de Les Musiciens du Louvres e la direzione di Marc Minkowski.
Buon Martedì Grasso, con questa musica festosa! I coriandoli metteteli voi...