Sono uno che ricerca la verità e che non si accontenta di wikipedia.
Se dici che la verità non esiste, sbagli, perché ne hai già affermata una.
Se poi dici che la ricerca della verità non ti interessa, allora non te la prendere troppo quando qualcuno ti vuole ingannare.
Il mese di ottobre se ne va, e come ormai accade anche da noi da qualche
decennio, se ne va nel peggiore dei modi: con l’orrido mondo di Halloween.
Jerome Bruner affermava, riguardo all’insegnamento, che
tutto può essere reso comprensibile, tranne l’errore.
Una frase efficacissima, che condivido in pieno. In effetti,
anche gli argomenti più ostici o i teoremi più complessi possono essere capiti,
se l’insegnante trova i termini giusti e i passaggi logici appropriati. Ma
provate a spiegare che due più due fa cinque, o che il cerchio è quadrato...
Mi viene in mente questa frase di Bruner in questa giornata
conclusiva di ottobre.
Come si fa a festeggiare il “trionfo della morte”, il
mondo dell’orrore, la sagra del pessimo gusto e il nulla demenziale delle zucche
vuote?
Non si può spiegare, perché è una “festa” sbagliata; perché
di cose orrende purtroppo è piena la realtà, e festeggiarle significa ampliarne
la portata, “normalizzarle”, renderle
addirittura attraenti.
Mi pare opportuno riascoltare una delle hit(s) degli Scorpions, la mitica band "hard and heavy" di Hannover.
"Send me an Angel", mandami un Angelo...
Il testo è molto significativo. La musica abbandona qui il rock "duro e pesante" e si trasforma in una appassionata e indimenticabile melodia.
Ho scelto un'esibizione degli Scorpions con la chitarra acustica, proprio per accentuare questo aspetto lirico del brano.
L'album da cui è tratto è "Crazy World", del 1990, dove troviamo pure Wind of Change, che può essere considerato il canto-simbolo del nuovo mondo dopo la caduta del muro di Berlino.
Per il giorno più lungo (un'ora in più), il brano musicale più corto.
Non si tratta però di un brano insignificante, ma del
celebre Preludio n. 7 in La maggiore di Fryderyk Chopin.
Sono solo sedici battute in 3/4, che egli scrisse - a richiesta - sull’album
di una sua compatriota (e forse allieva) Delfina
Potocka, affascinante aristocratica.
La brevissima composizione, la più breve del periodo romantico
e una delle più brevi in assoluto (eseguibile tra i 40 secondi e il minuto), è
una graziosa mazurka e fa parte dei 24 Preludi, uno per ogni tonalità, op. 28, pubblicati
a Parigi nel 1839.
Evidente l’ispirazione al Clavicembalo ben temperato di
Bach, reinterpretato però con una sensibilità tutta nuova, e per molti aspetti anticipatrice
della modernità.
Il tempo segnato del Preludio n. 7 è “Andantino”.
Non essendoci indicazioni di metronomo, ogni pianista lo intende
a suo modo. Per limitarsi ai pesi massimi, Cortot per primo lo suonò in 37 secondi, Rubinstein
in 51, Arrau in 54, Martha Argerich lo esegue in 45, Pollini in 1,16, Ashkenazy
in 1, 31...
Trattandosi di un passo di mazurka, anche se solo virtuale,
e il tempo Andantino, non si può superare di troppo il minuto, anche volendo
dare al breve Preludio un senso di dolce nostalgia per la patria lontana. La
mazurka, come noto, è un ballo di origine polacca.
Ma è anche noto che Mozart dirigeva le sue opere battendo il
tempo con una mazza, come era abitudine allora per i direttori d’orchestra, oggi c’è chi dirige con uno stuzzicadenti...
Benché ritenga l'esecuzione di Alfred Cortot troppo veloce, presento la videoclip della sua performance, per due motivi: perché egli è stato il primo grande interprete di Chopin dell'epoca moderna, e perché nella clip si può vedere la partitura del brano, il più breve come tempo di esecuzione (il Preludio n. 9 ha quattro battute in meno!, ma è un "Largo") della storia della musica, nel giorno più lungo dell'anno.
Mio padre amava la musica lirica. Aveva una certa cultura e conosceva
le arie più note dell’opera, nonché dell’operetta.
A questo riguardo, voglio ricordare un piccolo episodio.
Quando sentiva cantare la canzone “Abat-jour”, che negli
anni 60 era trasmessa frequentemente dalla radio e dalla tv (la cantavano
tra gli altri Aurelio Fierro, Nicola Arigliano, Achille Togliani, Milva e
soprattutto Henry Wright) mio padre esclamava: “Senti, l’aria di Madama di Tebe”.
Io non capivo. Anzitutto perché non conoscevo quest’operetta,
e poi perché pensavo che si trattasse di
una canzone anni 50-60. Era ben nota la scena del film “Ieri-Oggi-Domani” del
1963 con Mastroianni e la Loren “spogliarellista” al suono del disco di Henry Wright
(del 1962).
Oggi le clip di YouTube ci permettono di ampliare ad abundantiam le nostre conoscenze
musicali. E così, navigando qua e là, mi sono imbattuto per caso nell’operetta
Madama di Tebe. Subito ho pensato a mio padre, e così mi sono messo ad
ascoltare i video musicali della stessa.
Nessuna traccia di un’aria che
vagamente si potesse ricollegare ad Abat-jour.
Ma mi sembrava impossibile che mio padre avesse potuto
scambiare una canzone moderna con un’aria ascoltata in gioventù.
Così ho cercato ancora, e finalmente
ho trovato. L’aria in effetti non è in Madama di Tebe.
Si tratta invece di “Salomè”, un’aria
composta nel 1920 dall’austriaco Robert Stolz, autore di operette e
musiche di successo. Le parole, in tedesco, sono di Arthur Rebner.
Dello stesso anno (1920) è la cover italiana, con tutt’altro titolo
e argomento, quello che tutti conosciamo: Abat-jour.
Mio padre aveva allora 18 anni.
Caro babbo, ti sbagliavi nel titolo dell’operetta; ma avevi
ragione nel punto fondamentale: quell’aria affascinante l’avevi già ascoltata
nella tua giovinezza.
Quanto la musica classica abbia influito nella musica attuale
non c’è bisogno di sottolinearlo. Il repertorio classico è stato praticamente saccheggiato, in
maniera più o meno velata, più o meno spudorata.
Bach, Handel, Vivaldi, Marcello, Pachelbel, Telemann,
Boccherini, Mozart, Beethoven, Chopin, Schubert, Brahms, e via dicendo, forse
si rivolteranno nella tomba nel sentire i loro capolavori associati a
detersivi, pannolini, bevande, biscotti, salumi, materassi, accessori da cucina,
e da toilette...
Più dignitoso, e anzi, spesso molto appropriato l’uso dei
classici nelle colonne sonore dei films.
Anche il mondo della canzone ne ha fatto largo uso, magari
in maniera dissimulata.
C’è invece un filone della musica rock, il “rock progressivo”
(prog rock), che si è appropriato
della musica colta in maniera aperta, trapiantandola direttamente nei ritmi e
nelle atmosfere sonore dei nostri tempi.
Ho già ricordato in altri post i gruppi italiani dei New
Trolls e dei Delirium, nonché celebri gruppi stranieri come Procul Harum, Genesis e Pink Floyd.
Vorrei sottolineare oggi l’apporto della band inglese dei Jethro Tull,
che alla riscoperta del mondo classico in salsa rock ha dato uno dei primi e maggiori
contributi.
Formidabile fu la riscoperta della “Bourrée” in Mi minore di
J. S. Bach (V Movimento della I Suite per liuto; BWV 996);
e fu in particolare questo brano (col titolo "Bourée) a decretare il successo dell’album “Stand Up” della
band nel 1969 e a spianarle il successo.
Da apprezzare l’esecuzione al flauto traverso del leader del
gruppo Ian Anderson, ben assecondato dal bassista Glenn Cornick.
Lo stesso brano è stato ripreso dai Jethro Tull nel loro ultimo album ufficiale, "Christmas Album", del 2003. Ian Anderson è più fedele alla scrittura di Bach, e più abile nel suono del flauto.
Un amore dall'inizio alla fine.
Ma a noi andava bene anche quello meno perfetto del 1969, quello che ho postato.
In questi giorni assistiamo a continui cambiamenti di tempo. È l'autunno; anche la natura ha i suoi sbalzi d'umore.
Non possiamo farci niente, ovviamente. Possiamo solo adeguarci nel miglior modo possibile.
E per adeguarmi a quest'atmosfera variabile, mi piace riascoltare la bellissima "Aria con variazioni" di Girolamo Frescobaldi (1583-1643), uno dei padri fondatori della musica organistica.
Il brano è scritto per organo, ovviamente. La presento però in una bella trascrizione di Andrés Segovia (1893-1987).
Ci sono delle date che sono scolpite nel bronzo della
storia, date incancellabili per la loro importanza e per il loro significato.
Il 7 Ottobre 1571 è una di quelle date. A Lepanto, nel golfo
di Corinto, la flotta cristiana sconfisse l’imbattibile (fino ad allora) flotta turca,
fermandone l’avanzata nella conquista del Mediterraneo.
Il fatto venne considerato strepitoso, anzi, miracoloso,
tanto che il papa del tempo S. Pio V lo attribuì all’intercessione della
Madonna del Rosario, e volle che questo giorno fosse a Lei dedicato.
Certamente fu un evento straordinario, perché la flotta
cristiana era inferiore di numero in uomini e mezzi, e fino ad allora le navi turche
avevano dominato praticamente incontrastate il Mediterraneo.
Fu un evento straordinario anche perché per la prima volta
le nazioni cristiane europee, sempre in lotta tra di loro, di fronte alla
minaccia turca che stava per chiudere l'Europa in una tenaglia - per mare e per terra - fecero fronte comune.
Molto si adoperò il Papa per formare questa “Lega Santa”. E
molto influirono gli orrendi misfatti perpetrati dai turchi nella conquista di
Cipro (1570-71), che apparteneva alla Repubblica di Venezia, in particolare nella capitale Nicosia, e
soprattutto nella piazzaforte di Famagosta.
Tutti i difensori vennero passati
per le armi, contro gli accordi di capitolazione, e il generale Marcantonio
Bragadin venne addirittura spellato vivo per non aver voluto rinunciare alla
fede cristiana.
La sua pelle, impagliata, fu issata nell’albero maestro della
nave ammiraglia e portata come macabro trofeo a Istanbul. Con un colpo di mano
i Veneziani poi riuscirono a impadronirsene e riportarla in patria.
Il fatto suscitò orrore in tutto il mondo cristiano e rese
più convinta la Serenissima nel partecipare con la sua potente flotta alla Lega
Santa.
Le agili navi veneziane, nell’angusto teatro di guerra, si mossero con
grande abilità e le massicce galee turche non riuscirono a manovrare con
altrettanta destrezza. Episodi di straordinario valore sono riferiti dalle cronache del tempo, compiuti dagli abilissimi soldati spagnoli, dai Cavalieri
di Malta, dai Cavalieri toscani dell’Ordine di S. Stefano, e da altri equipaggi ancora.
Alla fine la flotta turca venne in gran parte distrutta.
Iniziò così il declino dell’impero ottomano.
Commovente la liberazione di 15.000 (!) schiavi cristiani
costretti ai remi. Fatti sbarcare a Porto Recanati, portarono in pellegrinaggio
le loro catene al Santuario della Madonna di Loreto.Con queste catene furono costruite le cancellate
davanti agli altari delle cappelle.
Poitiers (732), Lepanto (1571), Vienna (1683), luoghi in cui il mondo cristiano si difese, ripeto, si difese dagli attacchi militari islamici. Tre date che
ci fanno capire molto della storia del passato, e ci sono di ammonimento per il
presente e per il futuro.
Oggi Papa Francesco è a capo di un’altra “Lega Santa”,
quella per convincere l’Europa e il mondo intero a fare pace tra popoli e nazioni.
Di fatto si deve dire che gli orrori di Nicosia e Famagosta
continuano ancora. I cristiani sono fatti oggetto di ogni genere
di persecuzione e le radici di questa violenza vengono da lontano, come si vede. Sarebbe l’ora che i fanatici islamisti, seguaci del
“profeta”, depongano la scimitarra.
Il mondo è andato avanti, dopo Lepanto.
Per questo mi piace ascoltare il più grande musicista della Serenissima Repubblica di S. Marco, e uno dei massimi geni musicali di ogni tempo, in una pagina che fa cadere le armi dalle mani solo ad ascoltarla.
Dal "Gloria" di Antonio Vivaldi:“Et in terra pax hominibus bonae voluntatis”, pace in terra agli uomini di buona volontà.
Esegue un’Orchestra e un Coro armeni. Gli Armeni ne sanno
qualcosa di persecuzioni...
Fuori di testa il pazzo criminale che ieri ha fatto strage
di studenti cristiani (9 giovani) in un campus universitario dell’Oregon.
Fuori di testa i soliti Boko Haram che in Nigeria hanno
fatto esplodere 5 ragazzine (una aveva 9 anni!) per compiere un attentato
kamikaze davanti a una moschea, in cui sono morte una quindicina di persone, comprese le ragazzine.
Fuori di testa (il successo spesso va al capo) i costruttori
della Volkswagen, che hanno truffato milioni di persone, e l’ambiente.
Fuori di testa Ignazio Marino che pretende di suggerire al
Papa quello che dovrebbe dire, per coprire le proprie marachelle.
Fuori di testa il suo assessore ai trasporti, Stefano
Esposito, che bestemmia in Campidoglio durante il Consiglio comunale. E discuteva del Giubileo...
Fuori di testa i parlamentari, che oggi hanno ridotto il
Senato italiano a un bordello, con gesti e parole da postribolo.
Fuori di testa (o troppo furbo) il proletario Nichi Vendola, che se ne va
in pensione con oltre 5600 euro al mese (lordi), a 57 anni di età, dopo un massacrante
“lavoro” politico di 10 anni, e con una misera indennità di quasi 200.000 euro.
Tutto a vantaggio della classe operaia, ovviamente, e di chi va in
pensione dopo almeno 40 anni di lavoro (vero) e a 67 anni di età.