Era una fine di maggio di molti anni fa. Ero uno studente liceale, alla fine del corso, in vista della maturità.
La notte stava calando e io me ne stavo appoggiato alla
finestra del mio studio guardando le luci della città, mentre i miei sogni giovanili
si liberavano dal mio inconscio come da una gabbia aperta.
Un odore di glicine e di rosa portato da una dolce brezza primaverile
mi inebriava, mentre le note dei Notturni di Chopin suonati da Rubinstein inondavano la stanza e mi facevano fremere di
emozione.
Di quella serata così particolare potrei dire la data
esatta, tanto è rimasta viva nella mia memoria, e tanto ha determinato la mia esistenza.
Non sempre è facile dare libero spazio ai nostri sentimenti
più profondi; magari ci accontentiamo di quelli immediati e più superficiali.
In un mondo chiassoso e rumoroso, non sempre è facile capire le suggestive note di Chopin o della musica classica, se non c'è nessuno che te le faccia apprezzare.
E non sempre il maggio è “odoroso”, o il suo clima
accettabile. Quest’anno, per esempio, ha lasciato molto a desiderare.
Ma ciò che è irripetibile di quella esperienza è la data.
L’età giovanile, con i suoi sogni ad occhi aperti, è data
una volta per sempre.
Importante non perderne la memoria.
Di rigore, il 1 Notturno (op. 9) di Fryderyk Chopin in Si bemolle minore, suonato ovviamente da Arthur Rubinstein.
Meminisse iuvabit...