lunedì 28 settembre 2015

Luna rossa e pensiero debole


















Ho aspettato la “luna rossa”, uno degli spettacoli astronomici del secolo; ma finora ho visto solo cielo coperto da prosaiche nubi biancastre.

Mi è dispiaciuto, anche per l’orario, benché per me fare le tre/quattro di notte non sia cosa infrequente. Ma insomma...

Deve essere il momento attuale, che riserva sorprese.

Ti aspetti la Juve prima in classifica, e te la trovi nei bassifondi con un’ennesima sconfitta.

Ti immagini le auto tedesche come sinonimo di perfezione, e te le ritrovi da rottamare come le Trabant di triste memoria.

I "maestri" del pensiero laico (laicista), che credono di capire la realtà, prevedevano per il viaggio di Papa Francesco negli USA un clamoroso flop; hanno dovuto assistere alla più grande manifestazione di popolo mai vista negli Stati Uniti, a detta perfino del laico New York Times. 

Eh, non è facile prevedere gli eventi atmosferici, e la luna rossa coperta da nubi bianco-rossastre ce lo ricorda. Ma ancor più difficile prevedere il soffio dello Spirito Santo; e il Papa acclamato da deboli e potenti negli States non rientrava certo negli schemi del "pensiero debole".

Per i maestri del pensiero debole (in ogni senso), per gli emuli dei costruttori delle Trabant, per gli amanti del calcio di fede bianconera e per i sonnambuli della luna rossa (tra queste due ultime categorie ci sono anch’io), sono giorni (e notti) difficili.

Andiamo a letto.

Ma è l’ora di alzarsi...


mercoledì 23 settembre 2015

Deutschland über alles...





"Germania sopra tutto", migliore di tutti, più brava di tutti.

Sì, anche nelle furbate.

Ma c’è sempre qualcuno che è più furbo di te...

Non oso immaginare cosa avrebbero detto i "Deutschen" se a fare la mega-truffa della Volkswagen in USA fosse stata un’azienda italiana. Ci avrebbero coperti di insulti e di letame, e la Merkel avrebbe chiesto come minimo il bando di tutto ciò che d’italiano si muove sulle strade, dalle Ferrari alle biciclette.

Ma noi siamo magnanimi. Ci limitiamo al geniale sarcasmo di Totò, del film "I due Marescialli" di Sergio Corbucci (1961).

E a proposito di F1. A parte la défaillance di Singapore, dopo tutte queste vittorie della Mercedes, in luogo dei soliti ispettori si potrebbe mandare quegli sconosciuti meccanici americani che hanno scoperto il marchingegno truffaldino della VW, a dare un’occhiata anche alle vetture del fu sig. Benz?

Perché di furbate la Mercedes, in F1, ne ha fatte diverse ormai. 

Pur riconoscendone i meriti, ovviamente.





lunedì 21 settembre 2015

Qualcuno volò sulla gabella di S. Matteo




Nella festa di S. Matteo auguri a tutti i Matteo, affinché facciano onore al nome che portano; specialmente quelli che siedono nei posti della "pubblica gabella", lasciata libera dall’Apostolo per seguire Gesù.

In altre parole, che non rimangano “pubblicani”, cioè ladri appatentati, ma servitori del popolo con la parola e soprattutto con le azioni. Meno tasse e più equità (e magari meno Equitalia...).

Prima che arrivi la mezzanotte e il giorno finisca, non si può non ascoltare in onore del grande Apostolo ed Evangelista un brano dell’opera che più lo onora: la "Passione secondo Matteo" di J.S. Bach.

Si tratta come noto di un’opera grandiosa, sia per bellezza che per durata (oltre tre ore di musica).
Andrebbe postata tutta, ma limitiamoci all'indispensabile...

Verrebbe da postare qualcuno dei soliti brani imperdibili: il grande Coro iniziale, così come quello finale, il commovente pianto di Pietro, il corale “O capo insanguinato”, e via dicendo.

Posterò invece una della Arie più brevi, ma non meno sublimi: Gebt mir meinen Jesum wieder (Ridatemi il mio Gesù).

Sono le parole di intensa supplica, cantate dal Basso, dopo che Giuda ha restituito il denaro del tradimento gettandolo ai piedi dei farisei.

Già, il denaro... Nella festa di S. Matteo dovrebbe far riflettere.


Gebt mir meinen Jesum wieder!
Seht, das Geld, den Mörderlohn,
wirft euch der verlorne Sohn
zu den Füßen nieder!

Ridatemi il mio Gesù!
Guardate, il denaro, il salario di omicidio,
il figlio perduto getta contro di voi,
ai vostri piedi!



domenica 20 settembre 2015

A Cuba con Papa Francesco e il Che



Chi ha assistito oggi alla Messa celebrata da Papa Francesco a L’Avana in Piazza della Rivoluzione davanti a mezzo milione di persone, non ha potuto fare a meno di notare oltre alla figura del Papa anche quella- in effigie - di Che Guevara.

Due figure a prima vista opposte. L’emblema della pace l’uno, il simbolo della lotta armata il secondo; il testimone principale della fede cristiana, il militante anticlericale e ateo.

Eppure tra i due ci sono molte cose che li accomunano.

Anzitutto la nazionalità: ambedue argentini.

Ambedue portatori di un forte messaggio di giustizia sociale.

Ambedue in lotta con le vergognose sperequazioni economiche tra chi possiede tutto e chi non possiede nulla.

Ambedue applauditi e accolti trionfalmente dal popolo cubano.

Ma come è possibile tenere insieme l’immagine di Papa Francesco e del Che nella “Plaza de la Revolution” de l’Avana castrista?

Forse perché il messaggio evangelico accomuna tutti e due, consapevolmente o meno.

Così, caduto dopo oltre 50 anni il mito della giustizia violenta, estranea al Cristo, è rimasto nel cuore del popolo cubano il cuore del messaggio cristiano: la giustizia nella pace e nella fratellanza tra i popoli.

Una giustizia da ottenere senza le ingiustizie di una dittatura militare e di un’ideologia totalitaria che non ha servito l’uomo, ma lo ha oppresso.

Una giustizia ottenuta con ben altri mezzi, perché, come ha detto il Papa, il popolo cubano “è un popolo che cammina, che canta e loda”.

E lo abbiamo visto e sentito. 

Grande Papa Francesco!



sabato 19 settembre 2015

Tutte le strade portano a Roma



























Scommetto che anche la rotta balcanica dei profughi-migranti-clandestini (scegliete voi i termini) finirà per portare non in Germania, ma in Italia. Come?

Già si fanno le analisi dei flussi e ci si prepara al peggio. La Boldrini direbbe, al meglio.

Dall’Ungheria non si passa. La Croazia lascia un passaggio (uno solo) per la Slovenia. La Slovenia lascerà passare verso l’Austria, che è la via diretta per la Germania. Ma l’Austria ha sempre bloccato i profughi-migranti-ecc- alle sue frontiere e li ha rispediti in Italia.

A questo punto, cosa possono fare quest’ ultimi? Dalla Slovenia passare direttamente in Italia per la frontiera di Trieste e Gorizia.

I giornali dicono che già si prepara una task force per quel tratto confinario.

Ve la immaginate una task force italiana che respinge migliaia di persone? Ma figuriamoci! È molto più probabile che vada addirittura a prenderle in pulmman in Slovenia e portarle in Italia, per risparmiar loro la fatica del viaggio. Del resto le nostre (e altrui) navi non vanno in acque (quasi) libiche per rifornirci di clandestini? Soltanto ieri ne hanno portati oltre 2000. Nessuno più ne parla, ovviamente. È come un fatto scontato, ormai.

Ma quando arriveranno anche da Nord, oltre che da Sud, e forse anche dall'Albania, allora sarà davvero il colmo. In tutti i sensi.

La Spagna ha da anni innalzato muri e barriere ai suoi confini, e spara a chi tenta di passare. L’Inghilterra ha detto che non vuole clandestini, e che andrà prelevarli da sé direttamente alla fonte (in Siria); umorismo anglosassone per dire che non vuole questa gente. La Finlandia innalza muri "umani" alla frontiera con la Svezia. La Francia abbiamo visto cosa fa a Ventimiglia e a Calais...

Avevano ragione gli antichi. Tutte le strade portano a Roma.

Sia chiaro. Non ce l'ho con questi disperati in cerca di una vita migliore.

Ce l'ho con chi sta trattando l'Italia come la scema del villaggio-Europa.




giovedì 17 settembre 2015

L'Ungheria e gli altri




L’Ungheria è oggi nell’occhio del ciclone per il muro e il reticolato che ha innalzato ai suoi confini per impedire l’ingresso di clandestini nel suo territorio.

Ieri si è svolta una vera e propria “battaglia” tra le migliaia di emigranti e le forze dell’ordine magiare schierate a difesa delle barriere.

Non è stato un bello “spettacolo”, certamente. In effetti, respingere le persone con la forza non è mai un bel vedere. Specialmente se queste persone hanno fatto un migliaio e più di km, tra sacrifici di ogni genere.

Detto questo, faccio due considerazioni, senza lasciarmi condizionare né dal “politicamente corretto”, sempre di gran moda, né dall’ideologia opposta, cioè quella del bastian contrario.

La prima è di carattere storico-sociale.

L’Ungheria ha subito nel corso del tempo molte invasioni e occupazioni, e negli ultimi secoli in particolare quelle turche, quelle austriache e quelle sovietiche. Sono state tutte drammatiche. Le battaglie del popolo magiaro per liberarsi da quei gioghi sono epiche. Basterà ricordare il re Mattia Corvino contro i Turchi, l’insurrezione del 1848 contro l’impero asburgico sotto l’impulso di Sándor Petőfi,  l’insurrezione del 1956 contro l’Unione Sovietica, guidata da Imre Nagy.

Da pochi decenni, dopo la caduta dell’impero sovietico, ha potuto finalmente riacquistare la sua libertà e la sua dignità di popolo sovrano, la sua identità.

Come si fa a non capire che un flusso incommensurabile di persone  provenienti da ogni dove, e praticamente ignote, può mettere in crisi una società che si è a mala pena rimessa in sesto da pochissimo tempo?

La seconda considerazione riguarda questi flussi “migratori”.

Vedere migliaia e migliaia di giovani-non-si-sa-chi “pretendere” di entrare con la forza in casa altrui (l’Ungheria non è casa loro), dare battaglia alle forze dell’ordine, cercare di smantellare le barriere di recinzione, non è stato un bello spettacolo neppure da parte di questi elementi.

Per dirla tutta, è un brutto segno. Entrare in Europa, per questi tali, sembra ormai un diritto acquisito; passare o restare, non farsi registrare, andare dove vogliono, è il loro modo di vedere le cose.

Se l’Europa non trova alla svelta la maniera di regolare questi flussi, e rispedire al (paese) mittente la maggior parte di questi tali, che non hanno i requisiti dell’accoglienza, ci ritroveremo con qualche brutta sorpresa.

Spero di no, ovviamente.



Nella clip, il grande canone "A magyarokhoz" (1942) di Zoltán Kodály, su parole del poeta ungherese Dániel Berzsenyi (1807). Un inno alle glorie della storia ungherese.



lunedì 14 settembre 2015

Nel segno della Croce (Taizé)




Oggi, 14 settembre, è la Festa della Santa Croce.

Strumento di morte e di ignominia per gli antichi, è diventato il simbolo della nostra salvezza.
Anche di quelli che non ci credono e che perfino la combattono.

Senza la Croce di Cristo il mondo sarebbe ancora nella mentalità schiavista, bellicista, razzista, imperialista del mondo romano, che pure era la più alta espressione della civiltà dei suoi tempi.

Anche oggi purtroppo ci sono di quelli che mettono in croce i cristiani (nel senso vero e proprio del termine), o li uccidono in altri modi non meno barbari, li torturano, li perseguitano, li vogliono cancellare dai loro luoghi di origine, per imporre modelli di ideologie peggiori di quelli del tempo romano.

Per questi carnefici c’è la condanna di Dio e della storia.

Ma la Croce di Cristo è vessillo di salvezza. Come dimostra anche la fuga verso l’Europa di tanti disperati. 
Quell’Europa che ha nel Cristianesimo le sue radici e che porta in molte delle proprie bandiere nazionali il segno della Santa Croce.

Esprimo la mia gioia nella salvezza portata da Cristo, con un canto di Taizé  del grande Jacques Berthier: “Crucem tuam”.

Crucem tuam adoramus Domine, Resurrectionem tuam laudamus Domine.
Laudamus et glorificamus.
Resurrectionem tuam laudamus Domine.

Adoriamo, Signore, la tua Croce; lodiamo la tua Resurrezione.
Lodiamo e glorifichiamo. 
Lodiamo, Signore, la tua Resurrezione. 



venerdì 11 settembre 2015

11 Settembre. In memoriam!





L’11 Settembre 2001 ha segnato per sempre la storia umana.

Nel suo lato peggiore, nel segno della malvagità e della ferocia.

La vitalità della “città che mai non dorme” è stata ferita mortalmente.

La bellezza delle Torri Gemelle, innalzate al cielo come moderne colonne michelangiolesche, è stata cancellata dalla brutalità di un cieco fanatismo.

Bestemmiando il nome di Dio si è condannato ancora una volta l’innocente, colui che non ha potuto opporre resistenza.

Voglio onorare la memoria di questo giorno con uno dei brani più belli della storia della musica: il “Crucifixus” di Antonio Lotti (1667-1740).

Un coro ad otto voci miste (BBTTCCSS) ci fa rivivere la Passione di Cristo, e quella delle innocenti vittime del nuovo “Calvario” nel cuore di Manhattan.

Ma, analogamente a quella di Cristo, la morte degli innocenti dell’11 Settembre non è stata vana.

Il male non vincerà.




Crucifixus etiam pro nobis
sub Pontio Pilato
passus et sepultus est.

Fu anche crocifisso per noi,
sotto Ponzio Pilato,
patì e fu sepolto.




giovedì 10 settembre 2015

Caro Papa Francesco...












Da sincero cattolico ho un amore filiale verso il Papa, e un’ammirazione particolare verso Papa Francesco.

La stragrande maggioranza delle cose che dice mi trova d’accordo.

Ma sulla questione degli immigrati, che stanno invadendo l’Italia e l’Europa, Papa Francesco sta esagerando. A mio modesto parere, ovviamente, ma anche a parere di molti vescovi e di intere comunità nazionali (cattoliche).

Francesco non può invocare l’accoglienza di tutti e di tutto, non può prendersela con i confini delle nazioni come se fossero crimini contro l’umanità (anziché valori di civiltà), non può pensare che l’Italia possa sostenere l’impatto di un flusso continuo di migliaia di persone a cui non possiamo dare praticamente nulla, se non l’elemosina. Il lavoro manca anche agli italiani, l’economia arranca paurosamente, l’ordine pubblico è allo stremo (chi si azzarda ormai a uscire di notte da solo/a?).

Caro Papa Francesco. Ammiro la tua attenzione alle “periferie” del mondo, la tua lotta contro la mentalità egoistica dello “scarto”, il tuo desiderio di aiutare i poveri e gli emarginati, e perfino i delinquenti. È il vero spirito evangelico.

Ma ti faccio umilmente notare  che le periferie del mondo sono già presenti drammaticamente qui in Italia, che moltissime nostre famiglie stanno passando o sono già passate a situazioni di “scarto” con la perdita del lavoro e dei propri beni (e perfino della vita!), che poveri ed emarginati fanno da triste spettacolo ai bordi delle strade e delle stazioni. Non parliamo della delinquenza, che spesso non viene più nemmeno punita, tanto è diffusa e quotidiana.

In questa situazione, che genere di accoglienza può essere data alle migliaia di persone che sbarcano sulle nostre coste? Molte di esse diventano preda dello sfruttamento lavorativo, sessuale, delinquenziale. Ed è lesivo anche della dignità delle persone la semplice permanenza oziosa per anni, o a carico dello Stato o a danno dei cittadini.

Il governo italiano si vanta di aver salvato migliaia di vite umane dalla morte in mare. Va bene.
Ma non basta salvare migliaia di naufraghi. Dopo, devi offrire loro possibilità di vivere dignitosamente. E questo, lo Stato non riesce a farlo neppure per molti dei suoi cittadini.

“Il bene va fatto bene”, diceva S. Alfonso.

Se per fare del bene agli stranieri dimentico i miei connazionali, o li metto in difficoltà, non è un vero bene.

Anzi, c'è il rischio di ottenere l’effetto contrario. 

Cioè una crescente intolleranza.







martedì 8 settembre 2015

Ave Maria! (Puccini)




L’8 settembre è il giorno i cui si ricorda la Natività della Madonna.

Una festa cara ad ogni credente, e non solo. Maria Santissima è il fiore più bello dell’umanità, la piena di grazia, la Madre del Figlio di Dio, la nostra Madre celeste. Con il suo sì ha cancellato il no degli inizi del genere umano, e ha aperto di nuovo la porta alla speranza.

Tutti conosciamo la bellissima invocazione che le dedica Dante nell’ultimo canto del Paradiso:

“Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,
umile ed alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio”...

Non meno bella la canzone che le dedica il Petrarca al termine del suo Canzoniere, della quale voglio qui ricordare l’inizio:

“Vergine bella che di sol vestita,
coronata di stelle, al Sommo Sole
piacesti sì che in te sua luce ascose;
amor mi spinge a dir di te parole”.

Tutti gli artisti nel corso dei secoli hanno fatto a gara nel dedicare alla Madre di Dio quanto di più bello potessero produrre.

Io ne ho già postati molti in questo blog.

Quest’anno voglio onorare la Natività della Madre di Dio con la suggestiva "Ave Maria" che apre coralmente l’opera “Suor Angelica” (1918) di Giacomo Puccini.

Un’opera tutta al femminile, che si svolge in un monastero del senese. L’atto unico si apre e si chiude proprio nel nome di Maria, che riscatta la tragica vicenda narrata. 
E sappiamo che Puccini, del celebre Trittico di cui Suor Angelica faceva parte, amava particolarmente quest'opera. Il grido finale rivolto a Maria ("Salvami!") non era evidentemente solo della suora morente.

L’altro 8 settembre (1943), quello dell’armistizio di Badoglio e della fuga del Re d’Italia, meglio lasciarlo nel dimenticatoio.


Ave Maria!



sabato 5 settembre 2015

Profughi e clandestini


















La stragrande maggioranza di coloro che stanno invadendo l’Europa sono musulmani.

Nei loro paesi ci sarà la guerra, nei loro paesi ci sarà la miseria; ma di fatto vediamo in questo esodo biblico tantissime donne velate con numerosi bambini al seguito; e il velo, come ben noto, è la carta d’identità dell’islam... Ovviamente gli uomini che li accompagnano sono islamici, e tra l’altro quasi tutti giovani.

Vogliono venire nell’Europa “cristiana”. Preferiscono stare tra gli “infedeli” (noi) che tra i “fedeli” (loro).

I conti non tornano. Se questa gente preferisce venire in Europa a costo di sacrifici immani,  vuol dire che l’islam non riesce oggi a creare nei luoghi dove domina le minime condizioni di esistenza per i suoi seguaci.
   
Non riesce a metter pace tra le fazioni in lotta, e non riesce a dare da mangiare alle popolazioni. E si tratta quasi sempre di paesi con potenzialità economiche enormi, non solo per il petrolio; cioè sostanzialmente ricchi.

Non parliamo poi dei diritti civili. Basta dire sharìa, jihad, califfi, e Attila sembrerà un benefattore del genere umano. Non si può distruggere il presente (e il passato!) in nome di Dio. O l’islam lo capisce, o cade nella condanna della storia, come altre ideologie aberranti.

L’Europa deve trovare il modo di accogliere chi veramente è in difficoltà a causa delle guerre e di persecuzioni varie. Ma al tempo stesso deve rimpatriare quelli che vengono da noi solo per tentare la sorte, e far prendere coscienza al mondo musulmano che i  problemi li deve risolvere in casa propria.

Ovviamente, con ogni aiuto umanitario possibile.

Ma affinché l’Europa non torni ad alzare muri e fili spinati, o a segnare con un numero nel braccio gli stranieri, come sta accadendo in questi giorni in Ungheria, Bulgaria e Repubblica Ceca, senza parlare di Spagna, Francia e Inghilterra, bisogna intervenire in modo umano, ma adeguato. Rapidi controlli e, ove necessario, rapidi rimpatri.

In Europa non c’è posto per tutti. E l’Africa è immensa.



Nella foto: Alla stazione di Budapest, in attesa di un treno per la Germania.