venerdì 11 dicembre 2015

Vita e morte di una Banca




Quando ero ragazzo rimanevo colpito dalla bella sede centrale della BMPA, cioè della Banca Mutua Popolare Aretina, in Corso Italia e angolo Via Crispi, nel centro di Arezzo.

Campeggiava nella facciata la dicitura: Fondata nel 1882.

Non era paragonabile al Monte dei Paschi di Siena, fondato nel 1472, ma per noi aretini la “Popolare” era un bel vanto e ci accontentavamo di avere la “nostra” banca.

Col passare degli anni la Popolare è cresciuta molto, soprattutto in seguito allo sviluppo economico della “città dell’oro”, la prima in Europa per numero di aziende orafe.

Provai la prima delusione quando la Banca Mutua Popolare Aretina cambiò nome e divenne BPE, Banca Popolare dell’Etruria (1971). Era sparito il riferimento alla città, per motivi di marketing: la banca si stava estendendo in Toscana. 

Con l’acquisizione di altre banche, soprattutto in Centro Italia, alla fine del 1988 divenne Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio. Gli affari prosperavano per la “banca dell’oro”.

Ormai era pronta per entrare in Borsa (1998), e l’anno successivo inaugurò la nuova sede centrale: non più in città, ma in periferia; un grandioso e anonimo quadrato “palazzo di vetro”. Anche l’ultimo riferimento alla vecchia e cara “Popolare” scomparve: ormai era solo Banca Etruria.

Gli ultimi anni di Banca Etruria sono di dominio pubblico: la crisi del settore orafo, la cattiva gestione, i (probabili) affari illeciti, e quant’altro, hanno portato la banca al disastro di questi ultimi anni e di questi giorni.

Si può perfino stabilire il giorno della morte: il 22 Novembre 2015 ha cessato di vivere Banca Etruria, per decreto legge n. 183.

Il giorno dopo, sulle sue spoglie, è nata un'altra banca: la “Nuova Banca Etruria”, che ha lasciato sul lastrico migliaia di risparmiatori e azionisti della vecchia e non più esistente banca.

11 giugno 1882-22 novembre 2015. In queste due date si riassume la vita della Popolare Aretina.

Finché è stata “popolare” ha avuto il giusto e meritato successo. Da quando è diventata un’impresa d’affari, magari loschi, ha fatto una triste fine. 
Oltretutto con il morto, senza parlare delle migliaia di clienti disperati.

Cosa dovrebbe fare il governo? A mio parere dovrebbe risarcire “in toto” i risparmiatori, che non hanno la minima colpa di questo disastro. E la magistratura dovrebbe mettere in galera i responsabili che hanno tradito la loro fiducia e, se non fosse l'Anno Santo della Misericordia, buttare via la chiave.

Per quanto mi riguarda, devo dire che un paio di anni fa, quando ad Arezzo si cominciò a sentir parlare delle difficoltà della banca, mi feci coraggio e tolsi i miei risparmi. 
Fu un’impresa non facile, psicologicamente: gente che conosci da anni, che lavora, che apprezzi, a cui chiedi di cancellare il tuo conto.

Qualcuno aveva gli occhi lucidi...

Ma oggi è un'intera città ad avere gli occhi lucidi di pianto.


A commento di questo drammatico crack finanziario e umano mi pare appropriato il brano polifonico a 4 voci (TT I-II, Bar-B) di Tommaso Ludovico da Victoria (1585), "Judas mercator pessimus". Ancora una volta qualcuno ha tradito la fiducia di vittime innocenti.

Judas mercator pessimus
osculo petiit Dominum.
Ille ut agnus innocens
non negavit Judae osculum.
Denariorum numero 
Christum Judaeis tradidit.
Melius illi erat
si natus non fuisset.
Denariorum numero 
Christum Judaeis tradidit. 

Giuda, pessimo mercante,
con un bacio si rivolse al Signore.
Egli, come agnello innocente,
non negò il bacio a Giuda.
Per una somma di denari
consegnò Cristo ai Giudei.
Era meglio per lui
se non fosse nato.
Per una somma di denari
consegnò Cristo ai Giudei.



5 commenti:

  1. Sai che ieri sera, ascoltando il tiggì, ti ho proprio pensato??? Ma ero certa la tua accortezza e la tua prudenza ti avrebbero messo in salvo da questo disastro.
    Io però, la chiave della galera la butterei via......e il brano di musica è quanto mai adatto!
    Un abbraccio!!!

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    1. Ti devo dire, carissima Annamaria, che ho sofferto nel lasciare la Banca. Ma non mi sembrava giusto correre il rischio di perdere tutti i risparmi per compiacere chi stava portando l'azienda alla rovina.
      Certo, davanti allo sportello della filiale, con persone che magari stimi e di cui hai fiducia, non è facile pronunciare la frase: "Ritiro tutto".
      Ma ho "dovuto" farlo. Anche il denaro, quando onestamente guadagnato, ha la sua dignità, che va salvaguardata.

      Grazie per il tuo delicato pensiero :-)

      Un grande abbraccio :-)

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  2. Ed è quello che affermo sempre io in banca : i miei soldini li ho guadagnati sudando tutta una vita, devono essere al sicuro !

    Ti abbraccio, caro Antonio.

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    1. Proprio così, mia cara Gianna ;-)

      Ma devo ringraziare soprattutto mia sorella se ho avuto la forza necessaria per staccarmi da una filiale di cui ci eravamo sempre fidati.
      Mia sorella (che ora non è più tra noi) mi disse queste parole imperative: "Togli tutto. I soldi sono i nostri. Loro faranno i loro affari".

      Ma perché le donne hanno spesso più coraggio degli uomini?...

      E più intuito? ;-)

      Un abbraccio e un bacio, carissima Gianna :-)

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    2. Le donne hanno una marcia in più...non lo sapevi Antonio carissimo?

      Ricordavo che tua sorella non è più tra noi...un pensiero per lei.

      Bacio

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