lunedì 28 luglio 2014

Nibali e gli altri. L'arte della fuga





Domenica di forte emozioni, quella di ieri.

Vincenzo Nibali ha vinto il Tour de France, dopo 16 anni dalla vittoria di Pantani. 
Lo "Squalo dello Stretto (di Messina)" ha portato in Italia la maglia gialla della "Grande Boucle" rinnovando l'impresa dell'indimenticabile "Pirata".
Solo i veri campioni possono vincere il Tour, la più massacrante  e spettacolare corsa a tappe del ciclismo. Basti pensare alle tappe dei Vosgi, delle Alpi e dei Pirenei. Specialmente la vittoria pirenaica sul Tourmalet, il simbolo stesso della "Grande Boucle", con una fuga irresistibile, ha consacrato Nibali autentico campione.

Un'altra spettacolare fuga, giunta in porto nel senso vero e proprio, è quella della Costa Concordia. Il percorso dall'Isola del Giglio al Porto di Genova Voltri è stato compiuto in modo perfetto in quattro giorni. Anche in questo caso i francesi hanno dovuto riconoscere che questi italiani sono bravini...

In fuga finalmente anche la Ferrari, e fino all'ultimo quasi imprendibile nel Gran Premio d'Ungheria di Formula 1. Poi Fernando Alonso si è dovuto accontentare del secondo posto. Sempre di gran pregio e di buon auspicio, considerando quello che finora le "rosse" di Maranello hanno combinato.

Una domenica di fughe, dunque, che non può essere festeggiata se non con l'Arte della Fuga di J. S. Bach, il capolavoro del contrappunto musicale, uno dei vertici del genio umano.

Propongo proprio l'inizio, cioè la prima Fuga ("Contrapunctus I"), da cui si sviluppa poi tutta l'opera. È una fuga a quattro voci.

Noi finora abbiamo però ricordato solo tre voci di fuga: quella di Nibali, della Concordia e di Alonso. Ne manca una.

Purtroppo è quella del "capitano coraggioso" Francesco Schettino. È una fuga "retrograda" direbbe Bach, che nella sua opera viene pure presa in considerazione. 

Meno musicalmente, una fuga da incoscienti.

Ma sarà meglio ascoltare Bach.



giovedì 24 luglio 2014

I have a dream. Meriam è stata liberata!





A volte i sogni si avverano, o se vogliamo, gli incubi svaniscono.
Abbiamo visto oggi arrivare in Italia, libera e con tutta la sua famiglia, Meriam Yehya Ibrahim.
Per lei il mondo si è mobilitato, anche quello del web, e anch’io - nel mio piccolo - ho portato il mio contributo. 


Strappare alla morte e alla barbarie islamista una Cristiana, di questi tempi, è quasi un miraggio, e per chi crede in Dio, diciamo pure un miracolo.

Abbiamo visto l’eroica Meriam scendere da un aereo dello Stato Italiano con il figlioletto neonato in braccio, mentre l’altro più grandicello era con Lapo Pistelli, viceministro degli Esteri. Il marito Daniel Wani, disabile, era in carrozzella.

Ad attenderli il Primo Ministro Matteo Renzi con la moglie Agnese, e il Ministro degli Esteri Federica Mogherini. Molto appropriate le parole di Renzi: “Questa è l’Europa che vogliamo”.




Poi  Meriam e famiglia sono state ricevute dal Papa, secondo il desiderio espresso dalla eroica cristiana sudanese. E il Papa ha elogiato proprio l’eroismo di questa donna di 27 anni, tanto fragile nel fisico, quanto forte e determinata nello spirito e nella fede.

Dico la verità. Alla vista di Meriam e della sua famiglia mi sono commossso. Ed ancor più perché la donna ha scelto di passare dall’Italia, prima di stabilirsi definitivamente negli Usa.

Oggi mi sono sentito orgoglioso di essere italiano.

Aspettiamo ancora la liberazione di Asia Bibi e delle ragazze nigeriane sequestrate dai Boko Haram, e per altri motivi, dei due nostri Marò prigionieri in India.

Un altro sogno, o miracolo, che deve realizzarsi.

Noi intanto accogliamo Meriam e i suoi cari con il festoso mottetto “Exsultate iusti in Domino” di Ludovico Grossi da Viadana (1560-1627), a 4 voci miste, uno dei brani più noti e più belli della polifonia classica. E con parole che si addicono perfettamente a questo fausto evento.

Exsultate justi in Domino:
rectos decet collaudatio.
Confitemini Domino in cithara.
In psalterio decem chordarum psallite illi.
Cantate ei canticum novum.
Bene psallite ei in vociferatione

Rep. Exsultate justi in Domino
rectos decet collaudatio.

Esultate giusti nel Signore,
ai retti si addice la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
Con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo
Suonate la cetra con arte e acclamate.

Rip. Esultate...


(Salmo 32 [33], 1-3)


mercoledì 23 luglio 2014

La Costa Concordia è ripartita!





















La Costa Concordia ha ripreso oggi a navigare. Dopo oltre due anni dal naufragio di fronte all’Isola del Giglio, il 13 gennaio 2012, oggi ha ripreso il suo cammino in mare.

Non è più una crociera, ma il viaggio verso l’ultima meta, il porto di Genova, dove sarà demolita. Di lei rimarrà solo il ricordo. Indelebile.

Indelebile per il vergognoso comportamento del suo capitano, che è sotto processo, con altri membri dell’equipaggio.

Indelebile per le 32 vittime (e 110 feriti) del disastro.

Indelebile per il comportamento ammirevole degli abitanti dell’Isola, che non solo hanno aiutato le migliaia di persone della nave (oltre 4.000), ma anche perché hanno saputo pazientare due anni con quel gigantesco relitto nelle loro acque, con tutti i pericoli del caso.

La più grande nave da crociera del mondo naufragata ha ripreso a navigare.  Incredibile, ma vero. 
Non con le proprie forze, certo, e per fortuna senza il suo ultimo e disastroso comandante; ma trainata da potenti rimorchiatori e accompagnata da uno stuolo di altri mezzi navali.

Il raddrizzamento e il rigalleggiamento della nave sono frutto dell’ingegneria italiana, un’opera che ha lasciato tutti stupiti.

Tranne ovviamente i francesi, quelli che hanno sempre la puzza al naso, quando si tratta di genialità italiana. Il ministro Ségolène Royal ha detto à tout le monde che controllerà "di persona" il transito della Concordia presso la Corsica, per vedere se qualche goccia di nafta inquinerà la mer de la France (attention à la prononciation, s'il vous plaît, pour éviter le mot de Cambronne...).

In tal caso prenderà severi provvedimenti. Tirerà fuori di nuovo la ghigliottina?


Per la fausta occasione della ripartenza della Concordia mi piace ricordare una poesia di Giuseppe Ungaretti, che dà il titolo alla sua celebre raccolta Allegria di Naufragi (1919):


E subito riprende
Il viaggio
Come
Dopo il naufragio
Un superstite
Lupo di mare.



L’ossimoro del titolo (allegria-naufragio) vuole indicare con forza la speranza del poeta dopo il disastro della Grande Guerra.


E oggi, dopo un naufragio reale durato due anni e mezzo, la Concordia ha ripreso coraggiosamente il suo cammino in mare aperto. Un segno di speranza anche questo, per la nostra Italia.

Buon Viaggio!


domenica 20 luglio 2014

Il martirio dei Cattolici di Mossul




In questi giorni ci sono notizie tragiche che occupano le prime pagine dei giornali e dei media.
Il Boeing 777 della Malaysia Airlines abbattuto in territorio ucraino, con 298 vittime; l’ennesima ripresa della guerra tra Israele e Palestina, con oltre 300 vittime finora; i numerosi profughi che trovano la morte nel Mediterraneo su barconi strapieni diretti per lo più in Italia...  

Solo in taglio basso possiamo leggere, ma non in tutti i giornali, che a Mossul (l’antica Ninive) in Iraq non ci sono più Cristiani dopo 2000 anni. Il territorio è in mano ai musulmani dell’Isis, cioè del nuovo “califfato”, che hanno raso al suolo anche la sede del Patriarcato siro-cattolico.
I tolleranti seguaci di “Allah il misericordioso e di Maometto suo profeta” hanno annunciato che passeranno per le armi i pochi Cristiani rimasti se non si convertiranno all’islam (lettera piccola, per favore!).

"Le ultime notizie sono disastrose", dice alla Radio Vaticana il patriarca Younan. "Noi con rammarico ripetiamo ciò che abbiamo sempre detto: non si deve mischiare la religione con la politica - sottolinea -. Se ci sono inimicizie tra sciiti, sunniti e non so chi altro, questo non deve essere assolutamente una ragione per attaccare innocenti cristiani e altre minoranze a Mosul e altrove". Noi con rammarico diciamo che il nostro arcivescovado a Mosul è stato bruciato totalmente: manoscritti, biblioteca. E hanno già minacciato che, se non si convertiranno all'islam, tutti i cristiani saranno ammazzati. E' terribile! Questa è una vergogna per la comunità internazionale".

E così una gloriosa comunità Cristiana, risalente addirittura al tempo degli Apostoli, viene cancellata da criminali islamisti, che intendono conquistare il mondo e convertirlo all’islam (sempre lettera piccola, per carità!), compresa Roma, come ha annunciato il nuovo califfo Abu Bakr, “urbi et orbi”.

A parte il proclama del califfo (!),  la notizia della epurazione dei Cattolici di Mossul  è orrenda.

Si tocca il cuore di uno dei più grandi aspetti della realtà umana: la libertà, di cui quella religiosa è la massima espressione.

In Iraq, prima della sciagurata guerra voluta dagli americani, e profeticamente condannata da S. Giovanni Paolo II, c’erano 2 milioni di Cristiani che convivevano in pace. Oggi stanno scomparendo, per l’intolleranza islamica. In Nigeria ogni giorno ci sono attentati contro persone e chiese Cristiane, per imporre la famigerata sharia. In Egitto, in Libia, in Tunisia, dopo le “primavere” favorite dai soliti americani e da qualche cretino europeo (vedi Sarkosy), i Cristiani sono perseguitati o addirittura scomparsi, i governi nel caos, le fazioni in lotta. E i profughi vengono in Italia.

Sono solo pochi esempi. Ma dovunque i musulmani sono al potere, per i Cristiani la vita è pressoché impossibile. Basti pensare ad Asia Bibi (qualcuno se ne ricorda?), ancora in carcere per blasfemia in Pakistan, e a Meriam Yehya Ibrahim, la donna sudanese condannata a morte per apostasia, e ora liberata, perché ha la fortuna di avere un marito con passaporto americano.

I paladini laicisti della libertà alzano la voce solo contro i Cristiani, anzi, contro i Cattolici, tanto sanno che il Cristiano, anzi, il Cattolico, prende gli schiaffi e porta a casa.

Quando si tratta di musulmani sono invece incredibilmente cauti. Anzi, fanno finta di niente, anche se la donna è vista nell'islam come proprietà dell’uomo, anche se un cristiano o un laico vengono impiccati, se un’adultera o un omosessuale vengono lapidati, e via dicendo.

Il fatto è che i musulmani menano. Ora hanno anche il califfo...

Non saranno certo i laicisti, paladini a corrente alternata, a salvarci dalla barbarie; ma gente seria come Shabaz Bahtti, Asia Bibi e Meriam Yehya, e l’innumerevole schiera dei martiri e dei testimoni Cristiani di questa nostra epoca.

Contro la barbarie islamista e per i Cattolici di Mossul perseguitati e dispersi, alzo la mia voce indignata.  

Vergogna!


Amicusplato



Nella foto: gli ultimi Cattolici di Mossul in fuga dalla loro città.




sabato 19 luglio 2014

Hanno assolto Berlusconi (era ora!)






    Hanno assolto Berlusconi:
    niente sesso o concussioni;
    nell’appello il Cavaliere
    ha salvato il suo sedere.

   Hanno fatto a pezzettini
   la signora Boccassini;
   sarà ancora più bruttina
   versus Ruby marocchina.

   Ora è tempo che il diritto
   torni ad esser come è scritto.
   I teoremi, a casa mia,
   me li studio a geometria.





   Amicusplato





lunedì 14 luglio 2014

Germania sopra tutti. Quando non c'è l'Italia...



















La Germania ha vinto il Campionato mondiale di Calcio 2014, battendo l’Argentina 1-0 al Maracanà di Rio de Janeiro, ieri 13 luglio.

Solo un'azione  eccezionale poteva mettere fine ad una battaglia (anche con qualche spargimento di sangue e alcuni contusi) tra due squadre pronte a morire piuttosto che arrendersi.

Ha vinto la Germania perché ha sbagliato di meno, con una prodezza del giovane Mario Götze, classe 1992, a 3 minuti dalla fine dei tempi supplementari: stop di petto di un cross da sinistra, mezza girata al volo e palla che trafigge l'incolpevole portiere Romero.

L’Argentina ha avuto più di un’occasione per passare in vantaggio, ma ha clamorosamente sbagliato davanti al portiere avversario, il formidabile Neuer. E nel calcio, come nella vita, chi sbaglia paga.

Dopo i brasiliani, ora sono gli argentini a piangere. Avevano invaso Rio a decine di migliaia, pensando di fare doppia festa: vincere il campionato e umiliare gli odiati padroni di casa in casa sua.

Hanno avuto una duplice indimenticabile lezione. Hanno perso, e sono stati canzonati.

La festa, meritatissima, è stata tutta per la nazionale tedesca.

Capita sempre così, quando questa non incontra la nazionale italiana...



domenica 13 luglio 2014

Siamo tutti brasiliani!
















Non ci voleva il dono della profezia per immaginare la sconfitta del Brasile nella finale per il terzo posto con l’Olanda.

Si trattava di capire se mai quante reti avrebbe incassato. Una tripletta, a zero.

Veder perdere il Brasile così, ci fa sentire tutti brasiliani. Troppa è la sofferenza che oggi il Brasile deve sopportare, per non essere solidali con lui.

Antipatico agli inizi del torneo, per gli evidenti aiuti arbitrali e per la spocchiosa presunzione dei suoi giocatori, dopo la perdita di Neymar, la disfatta con la Germania e la sconfitta con l’Olanda (propiziata da gravi errori arbitrali) anch’io mi unisco al pianto del popolo verdeoro.

L’Olanda invece è una squadra per me incomprensibile. Ha giocato la finalina per il terzo posto come se fosse la finalissima, e non ha giocato la vera partita, quella con l’Argentina, che la poteva portare dritta in finale. Nettamente superiore ai sudamericani - con un Messi spento e senza Di Maria infortunato- si è voluta abbassare alla roulette dei calci di rigore.

Deve essere una sindrome da “paesi bassi”. Ha paura di arrivare in alto, in cima.

E così l’eterna seconda del calcio mondiale questa volta è arrivata terza.



venerdì 11 luglio 2014

Dopo il dramma, la noia: Argentina-Olanda




Dopo il diluvio di reti abbattutosi sui brasiliani l'8 luglio scorso a Belo Horizonte, Argentina e Olanda si sono premunite e sono scese in campo il giorno dopo a San Paolo con l'ombrello.

Per due ore abbiamo assistito ad una partita che per varietà di azioni mi ha fatto venire in mente "Il deserto dei Tartari", e come strategia complessiva "Aspettando Godot". 

In effetti i 120 minuti (tempi regolari+tempi supplementari) sono stati interpretati da ambedue le parti come una pallosa (è proprio il caso di dirlo!) pratica da sbrigare per giungere alla squallida - se pur sempre spettacolare- soluzione dei calci di rigore.

Così, dopo lo psicodramma brasiliano della prima semifinale, abbiamo assistito allo psicofarmaco della seconda: un noiosissimo 0-0 che è riuscito a far addormentare anche me. 

Chi ha visto Messi? Qualcuno ha osato paragonarlo a Maradona... Sarà meglio che Messi si accontenti del suo nomignolo: "la Pulce". Comunque, vedremo meglio con i tedeschi in finale.

Qualcun altro ha visto Robben? In realtà una volta è riuscito a minacciare la porta argentina. Ma non sarà un po' troppo, in due ore di gioco?

I portieri sono entrati in azione solo sui calci di rigore. Mai impegnati durante la partita.

Le ragnatele della porta sono state ripulite dai rigoristi albiceleste con infallibile mira. Risultato finale: 4-2.

Il povero portiere orange, inoperoso per tutta la gara, ha continuato la sua inattività anche nella serie dei rigori.  Non ne è parato uno.

Invece Romero, vero eroe della serata, con due strepitose parate ha portato l'Argentina in finale: domenica prossima, al Maracanà di Rio de Janeiro, nel tempio del calcio carioca.

Così lo psicodramma del Brasile continua.  Da una parte, la Germania che lo ha eliminato, e dall'altra l'odiata (calcisticamente) Argentina. 

Senza parlare della finalina di sabato: riuscirà il Brasile (questo Brasile...) a battere l'Olanda?

Prepariamoci a due scontri da western all'italiana: regia di Sergio Leone, musica di Ennio Morricone.

Per una rete in più.




martedì 8 luglio 2014

Indimenticabile lezione di tedesco a una squadretta di Scolari























Scolari è il cognome del commissario tecnico del Brasile, che è riuscito nell'impresa di farlo diventare realtà effettiva di tutta la sua squadra, la Seleçao: 11 scolari di prima elementare, alle prese con il pallottoliere.

Nomen omen (leggere velocemente il detto latino, per favore; si apprezza di più la voluta allitterazione), il nome è un presagio. Mai in campo calcistico un nome fu più presago di questo. Presagio funesto, purtroppo. 

Prendere in casa 7 reti e realizzare quella della bandiera solo all'ultimo minuto (forse perfino i teutonici avranno avuto pietà) ha fatto apparire la Seleçao di Scolari una squadretta da oratorio o, se vogliamo, di scapoli e ammogliati.

I brasiliani, senza Neymar e Thiago Silva, hanno affrontato in semifinale la Germania, squadra ordinata, organizzata e tosta, con una superficialità pari alla presunzione: pensavano che la Coppa del mondo spettasse loro per diritto divino, e non conquistata con lacrime e sangue.

Così, dopo solo  mezz'ora di gioco, si sono ritrovati con ben 5 reti nel sacco: la classica "squadra materasso", di cui nel mondo del calcio si erano perse le tracce. Alla fine 7-1.

Uno shock che dal punto di vista sportivo supera ampiamente il famigerato Maracanaço del 1950. Lì si trattò della finale sconfitta (onorevole) al Maracanà con il grande Uruguay di Schiaffino e Ghiggia. 

Stasera, a Belo Horizonte, nello stadio Mineirão, si è trattato di una sconfitta umiliante e da Guiness dei primati. La nazionale più blasonata del mondo, cinque volte campione, ridotta al rango di squadra materasso.

Speriamo che il dramma sportivo  non si ripercuota su altri aspetti della vita politica e sociale. Il "Mineiraço" si limiti al settore calcistico e alla rinascita di un grande Brasile.

Suggerisco ovviamente di cambiare anzitutto il Commissario tecnico. Con un nome più allettante.





giovedì 3 luglio 2014

In attesa di sorprese sportive, una musica sorprendente





In attesa della parte finale dei Mondiali di Calcio 2014 (domani iniziano i quarti), mi pare opportuno limitare il commento scritto e affidarsi piuttosto a quello musicale.

È stato un Campionato per molti aspetti sorprendente e spettacolare. 

Per questo è un Campionato che non ha ancora trovato la squadra regina, come invece è quasi sempre accaduto in questa parte terminale della competizione. 

Non lo è il Brasile, che pur gioca in casa, e neppure l'Argentina. Non basta Neymar al Brasile per fare una squadra, né all'Argentina Messi.

Germania, Olanda, Francia e Belgio (nell'ordine) sono forse più squadre, ma se guardiamo quanta fatica hanno fatto per passare l'ultimo turno, vengono dubbi amletici.

Colombia e Costa Rica costituiscono le sorprese più clamorose. Vedremo cosa combineranno però domani la Colombia contro il Brasile e postdomani la Costa Rica (che ci ha battuti) contro l'Olanda.

Un vero peccato lo scontro fratricida (domani) tra Germania e Francia. Ma meglio in un campo di calcio che sulle Ardenne.

Incertezza, sorprese e gioco spettacolare: il Mondiale brasiliano 2014 è stato finora tutto questo.

Mi pare opportuno perciò ascoltare una musica sorprendente e spettacolare nella sua "incertezza" armonica: il Preludio  (e Fuga) XX in La minore del Clavicembalo Ben Temperato (II volume) di J. S. Bach (1744). 

Così commenta Alfredo Casella, che ha curato un'importante edizione dei due volumi: 

[In questo Preludio] "la dodecafonia bussa alla porta, tanta è l'imprecisione tonale e la nebulosità sonora raggiunta da codesta musica che già profetizza le 'dissociazioni atomiche' della futura arte schönberghiana".  [Il brano è di] "un'attualità miracolosa, attualità che va intesa nel senso di 'modernità' assoluta".

La Fuga non è pari al Preludio. Rientra negli schemi tonali della musica classica. 

Così potrebbe accadere anche nel Mondiale. Magari vince la Germania: pochi fuoriclasse, ma la solita "Panzer-Division".

Ascoltiamo perciò sia il prodigioso Preludio XX, sia la bella Fuga che segue. 

Al pianoforte c'è Glenn Gould. What else?