domenica 27 aprile 2014

I segni dei tempi: due Papi Santi




In questa giornata memorabile Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII sono stati proclamati Santi da Papa Francesco (presente alla celebrazione anche Papa emerito Benedetto XVI).

In Piazza S. Pietro e zone limitrofe un milione di persone provenienti da ogni parte del mondo hanno voluto partecipare all’eccezionale avvenimento.

Dopo quello che si è detto e scritto in questi giorni, e dopo quello che si è visto oggi, ogni altra cosa appare superflua.

Perciò, invece di mettermi a fare improbabili profili dei due Papi Santi, mi limiterò a rappresentarli in due frasi, che a mio parere indicano bene il loro messaggio e la loro eredità.

La prima è l’invito pressante di S. Giovanni Paolo II al mondo moderno: “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”

La seconda è il profetico ammonimento di S. Giovanni XXIII a non chiudersi nelle nostre false sicurezze e a guardarsi intorno, «facendo nostra la rac­comandazione di Gesù di saper distingue­re i segni dei tempi”.

Molti oggi hanno aperto, anzi, spalancato la porta a Cristo; e non tutti i “segni dei tempi” sono negativi, a quanto pare.


Laus Deo!



giovedì 24 aprile 2014

In attesa dei due Santi, il Santo (di Giombini)





Domenica prossima, 27 aprile 2014, saranno proclamati santi Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II.

Due persone che non solo hanno raggiunto la gloria di Dio, ma hanno profondamente inciso nella storia umana. 

Esagero? Non penso.

Giovanni XXIII con il Concilio Ecumenico Vaticano II ha dato inizio a un cambiamento epocale, non solo nella vita della Chiesa. Il più grande Concilio della storia, aperto nel 1962 e concluso da Paolo VI nel 1965, con circa 2500 vescovi riuniti a Roma in S. Pietro da tutte le parti del mondo, è stato anche visivamente la prima autentica manifestazione dell’unità del genere umano in epoca moderna.

Prima di ogni altra “contestazione” degli anni 60 c’è stata quella della Chiesa, che ha posto le premesse per altri movimenti di rinnovamento (talvolta frainteso) della società .

Chi ha vissuto, come il sottoscritto, quegli anni mirabili ha sentito davvero il vento dello Spirito Santo, che “soffia dove vuole e non sai di dove viene e dove va”. La primavera di un mondo nuovo.

Giovanni Paolo II ha portato quel vento di rinnovamento in ogni parte del mondo, e lo ha portato con tale forza e spirito evangelico da far crollare muri di odio e ideologie che sembravano immutabili. In lui l’umanità ha trovato una guida spirituale e morale, specialmente il mondo dei giovani e dei sofferenti.

In attesa della canonizzazione, ascoltiamo la “Messa dei Giovani”, la Messa “beat”, uno dei primi segni della novità del Concilio Vaticano II.  

Era il 27 aprile 1966, nell'Aula borrominiana della Chiesa della Vallicella di Roma. Proprio domenica prossima sarà l'anniversario (48 anni fa, sembra ieri).

Chitarre e percussioni in Chiesa: impensabile prima del Concilio!

Riascoltiamo il “Santo”, ovviamente.

Grandissimo Marcello Giombini, l’autore della musica. 
Le parole, molto suggestive, sono di Giuseppe Scoponi. Una libera traduzione del “Sanctus”.


domenica 20 aprile 2014

È Pasqua. Alleluia!




L'esultanza della Pasqua è espressa in modo esemplare con il canto dell'Alleluia.

Nei quaranta giorni che precedono la Risurrezione di Gesù, cioè durante la Quaresima, il canto dell'Alleluia nella liturgia cattolica viene sospeso, proprio per evidenziare la gioia piena del giorno di Pasqua.

La Risurrezione di Gesù è l'evento straordinario che suscita ammirato stupore e incontenibile gioia, e niente meglio dell'Alleluia può esprimere tutto questo.

Riascoltiamo perciò in questo giorno di Pasqua un bellissimo "Alleluia" di una Cantata di Dietrich Buxtehude (1637-1707).

Per ascoltare questo autore, considerato il più grande musicista tedesco della sua epoca, il giovane J. S. Bach nel 1705 fece 400 km a piedi, da Arnstadt fino a Lubecca.

Noi possiamo ascoltarlo comodamente seduti senza muoverci da casa.

Buona Pasqua a tutti!





venerdì 18 aprile 2014

La Croce di Cristo, segno di speranza





La passione e morte in croce di Gesù Cristo è nella storia umana un punto di riferimento fondamentale.

Quella croce piantata sul Calvario, da patibolo infamante, è diventata segno di speranza per ogni essere umano provato dalla sofferenza.

Guardando quella croce, l’umanità ha imparato a guardare con occhi più fraterni tutti coloro che sono prostrati da ogni genere di male.

E se ancora questo non è stato capito, dovrà prima o poi essere compreso da tutti, se vogliamo che la giustizia, l’amore e la pace siano i fondamenti della civile convivenza.

L’insegnamento che viene dalla Croce di Cristo è stato nel corso di duemila anni motivo di ispirazione per tutti gli artisti. Impossibile ricordare anche solo i maggiori.

Nella musica in particolare ce n’è uno che ha dedicato alla passione di Cristo un'opera sublime, sia per il pathos che la caratterizza, che per la perfezione formale.

Parlo dello spagnolo Tommaso Ludovico da Victoria (1548-1611), che con il suo “Officium Hebdomadae Sanctae” (Officio della Settimana Santa), pubblicato a Roma nel 1585, ci ha lasciato un capolavoro di arte e di fede: ben tre ore di polifonia a cappella, cioè senza strumenti, con oltre 50 mottetti e responsori vari da 3 a 8 voci.

Un’opera colossale, che segue passo passo la liturgia della settimana, dalla Domenica delle Palme fino al Sabato Santo.

Solo per ricordare i brani più famosi, ne citerò alcuni del Venerdì Santo: "Tenebrae factae sunt", "Caligaverunt", "O vos omnes", "Improperia".

Sono brani che io ho già postato in varie occasioni (Victoria è un autore che amo particolarmente).

In questo Venerdì Santo ascoltiamo l’inizio degli “Improperia”, i “rimproveri” di Gesù al suo popolo, cioè a noi: “Popule meus, quid feci tibi, aut in quo contristavi te? Responde mihi” (Popolo mio, che male ti ho fatto, o in che cosa ti ho rattristato? Rispondimi).
Il canto continua in greco e in latino: “Aghios o Thèos, Sanctus Deus. Aghios Iskyros, Sanctus Fortis. Aghios Athànatos, eleison hìmas, Sanctus et immortalis, miserere nobis” (Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi).

Si noterà che il brano, a quattro voci miste, ha un andamento corale, con pochissimo movimento delle singole parti, tranne nelle cadenze e in qualche altro breve momento.

Ma quando nell’ultimo versetto si canta “Santus et immortalis”, la musica si innalza altissima e si distende verso l’infinito, a sottolineare il concetto espresso dalle parole.

Grandissimo Victoria, e un po' meno invece il coro che lo esegue.

Victoria non è Palestrina. Nella parte finale (Sanctus et immortalis) un allargando e un po' più di pathos (Victoria è spagnolo!) non guasterebbero. Qua e là poi, piccole imprecisioni ritmiche (che si notano, in questa trina finissima accordale).

Accontentiamoci di ciò che passa il web. È la migliore esecuzione che ho trovato.


Buon Venerdì Santo!

mercoledì 16 aprile 2014

Il Cavaliere Commendatore (pasquinata)





















Han mandato in commenda il Cavaliere,
lo han fatto diventar Commendatore!
Le toghe milanesi, sì severe,
alla fine gli han tributato onore.

Baffin D’Alema non l’ha presa bene,
lui lo volea in galera a prima vista;
fargli scontare tutte le sue pene
ai remi del suo yacht ex-comunista.




Amicusplato


La bellezza che salverà il mondo




Sono i giorni della Settimana Santa. Si ricorda la passione, morte e risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.

Non si può giungere alla gloria della risurrezione, senza prima passare attraverso la passione. Sono le parole di Gesù ai due scoraggiati discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35).

Ciò che sembra una sconfitta, la morte in croce di Cristo, è in realtà preludio alla Sua glorificazione.

Per questo il cristiano non può essere mai del tutto triste, nemmeno nei momenti più bui dell'esistenza, perché sa che l’ultima parola non l’avrà la sofferenza e la morte, ma la vita e la risurrezione.

Gli antichi pittori disegnavano Cristo Crocifisso con gli occhi aperti e con una espressione serena, e già gloriosa: Christus triumphans, piuttosto che Christus patiens; Cristo vittorioso, anziché Cristo sofferente.
Esemplare a questo riguardo è il Crocifisso di S. Damiano, quello caro a S. Francesco, e che troviamo in molte abitazioni. Ispira una serenità infinita.

Anche per questo preferisco iniziare la Settimana Santa con la musica di Antonio Vivaldi.

Il grande musicista e sacerdote veneziano (“il prete rosso”) non riesce mai a scrivere musica “triste”. Perfino quando tratta della Passione e Crocifissione di Cristo.

In lui c’è sempre la gioia della speranza, l’attesa della Risurrezione.

Ecco dunque il “Crucifixus”, dal Credo in Mi minore, RV 591. Non raggiunge la sublime bellezza del Credo 592, che ho già postato in altra occasione:

http://semperamicus.blogspot.it/2011/03/ce-un-giudice-strasburgo.html

Ma siamo sempre nella “grande bellezza”, quella che salverà il mondo.


Crucifixus etiam pro nobis
sub Pontio Pilato 
passus et sepultus est.

Fu crocifisso per noi
sotto Ponzio Pilato
soffrì la passione 
e fu sepolto.


domenica 6 aprile 2014

Geometrie euclidee (e non) in Coppa Davis!














Ci sono diversi modi per disegnare geometrie in un rettangolo: traiettorie in lungo, in largo, ortogonali, parallele, in diagonale, in corda, in forma di parabola, ellissi, iperbole...

Ecco, soprattutto di iperbole.

Iperbolico è stato infatti il modo in cui il nostro tennista Fabio Fognini ha fatto viaggiare oggi la sua palla nel rettangolo di gioco in terra battuta a Napoli, strapazzando e mandando fuori di testa (e dalla Coppa Davis) il britannico Andy Murray, n. 8 del mondo, e con lui la sua spocchiosa squadra.

Due ore e mezza di spettacolo puro, di bellezza assoluta, di musica  celeste, o se vogliamo, azzurra. Bello quanto un concerto di Vivaldi, o per essere in tema partenopeo, quanto una Sonata di Scarlatti.

Fognini ha messo in atto tutto ciò che i trattati di geometria e di balistica prevedono, e anche qualcosa in più. Lanci lunghi, corti, lobs, dritti, rovesci (anzi, potenti manrovesci), aces, smorzate con e senza effetto, volées, schiacciate, o per non confondersi, smashes.

Il povero Murray alla fine sembrava un uovo strapazzato al tegamino.
Forse si immaginava di trovare a Napoli “chitarre e mandolini”, e invece di schiacciate, solo pizze.

Ha trovata gente tosta, che lo ha rispedito in Caledonia con tutto il suo armamentario.

Compresi gli elmi con i corni e le cornamuse.




martedì 1 aprile 2014

Il giorno degli scherzi. Ma è Debussy...




Primo Aprile. Il giorno degli scherzi.

Non ci sarebbe molto da scherzare in questo periodo. Ma non si può “vivere di lamento / come un cardellino accecato”, per dirla con Ungaretti.

E allora, che scherzo sia!

Uno scherzo d’autore, però. Un musicista molto “serioso” (affascinante, sia chiaro!), da cui non ci aspetterebbe un brano quasi grottesco.

Si tratta di Claude Debussy, e del suo Scherzo, secondo dei 4 movimenti del Trio in Sol maggiore per violino, violoncello e pianoforte.

È una delle prime composizioni (1879) di questo genio “rivoluzionario” ; aveva solo 17 anni.

Forse per questo aveva ancora voglia di scherzare...