venerdì 29 giugno 2012

Il lato B della Germania: due calci (italiani) e a casa!

















Vincere contro la Germania è un vizio tutto italiano. Uno di quei vizi di cui non possiamo più fare a meno e la cui dipendenza è raccomandata perfino dal medico, per il benessere psicofisico.
Non solo della persona, ma dell’intera collettività.
Dopo il 2 a 1 anch’io mi sono ritrovato stanotte a scorrazzare per la città a clacson spiegato, senza paura di multe o di improperi. Anzi, con il beneplacito dei pedoni festanti.
Questa volta però, oltre al benessere psicofisico, si è aggiunto anche quello finanziario.
Le due reti di SuperMario e le manovre di C. G. Cesare (Prandelli) hanno avuto più forza nel ridurre lo spread italo-tedesco di tutte le manovre e gli schemi del "cunctator" prof.  Mario e della sua squadra tecnica, sì, ma solo catenacciara.
È il momento di mostrare i muscoli, proprio come quelli di SuperMario dopo la seconda rete. E di farsi vedere neri, come lui.
Anche la Merkel ha il suo lato debole. Facile capire quale...
E un paio di calci (sportivi, s’intende) non è stato difficile assestarceli.



mercoledì 27 giugno 2012

Spagna-Portogallo. La spartizione della sfera






















Spagna e Portogallo stasera 27 giugno a Donetsk in Ucraina si spartiscono la semifinale dei Campionati Europei 2012.
Qualcosa di diverso da quello che accadde il 7 giugno 1494, quando Spagna e Portogallo si spartirono addirittura il mondo (sì, il mondo) al di fuori dell’Europa, con il Trattato di Tordesillas.
Tutte le terre a est del meridiano passante a 370 leghe (1770 km) dalle Isole di Capo Verde divennero proprietà del Portogallo, quelle a ovest passarono alla Spagna.
In questo modo si evitarono conflitti sanguinosi tra i due paesi, che con le loro nuove scoperte geografiche stavano ridisegnando il mappamondo.
Per rimanere nel mondo del calcio, fu così che l’Argentina divenne dominio spagnolo, mentre il Brasile colonia portoghese.
Nel trattato non si fece menzione alcuna né di Francia, né d'Inghilterra, né di Olanda, che si fecero sentire poi con la pirateria e le armi.
L’epoca delle spartizioni del mondo è finita, per fortuna.
Bisogna però dare atto che l’idea di tagliare la terra in due come una mela, secondo un meridiano, fu geniale, e venne elaborata dalla curia papale (chi altri, se no?)
Oggi si tratta di spartirsi una coppetta, anzi, l’accesso finale alla coppetta europea.
Non manca la sfera su cui combattere. Ma è solo di cuoio.

lunedì 25 giugno 2012

Un cucchiaio indigesto (per l'Inghilterra)














La vittoria di ieri contro l’Inghilterra (Italia-Inghilterra 4-2, dopo i rigori) non è una vittoria qualunque. Per chi conosce e ama il calcio, ha un sapore tutto particolare.

L’Inghilterra è la patria del football moderno. Le nostre squadre più blasonate portano ancora i segni di questa discendenza: FC (Football Club) Juventus, FC Torino, FC Internazionale... Il Milan è inglese nel nome, così come il Genoa, la più antica società calcistica italiana (1893), che ha anche come siglia CFC: Cricket and Football Club.

È vero che oggi le potenze mondiali in questo sport (oltre all’Italia) sono il Brasile, l’Argentina, la Spagna, la Germania... e vincere con queste è sempre esaltante, oltre che necessario per ottenere un titolo.

Ma battere l’Inghilterra è qualcosa di più profondo. Gli inglesi si sono sempre considerati al di sopra delle altre squadre. Fino al 1950 non partecipavano neppure ai Campionati mondiali, perché si ritenevano campioni a prescindere.

Ogni vittoria con loro è perciò come recidere un cordone ombelicale, è come venire alla luce e lasciarsi alle spalle nove mesi di vita intrauterina.

Ve lo immaginate un bambino che imbocca con il cucchiaio sua madre? È quello che ha fatto ieri sera Andrea Pirlo: ha dato la pappa alla mamma con un bel cucchiaio, quello del terzo rigore.

Mamma Inghilterra non ha per nulla gradito.

Peccato, perché è stata proprio una bella cucchiaiata.


sabato 23 giugno 2012

Amo il solstizio!


















Quest'anno il solstizio estivo si accompagna ad un caldo tropicale.

Non si può non pensare alle popolazioni emiliane colpite dal sisma e alloggiate in scomodissime tende, cui va la mia solidarietà incondizionata (anzi, se c'è il condizionatore è meglio...).

In questa breve composizione rimata intendo semplicemente esprimere il mio amore personale per il clima estivo. Scherzandoci un po' sopra.

Buona estate a tutti!






È arrivato anche quest’anno
puntuale, senza inganno,
bello caldo, senza un vizio,
il solstizio.



Quello estivo, si capisce!

L’invernale m’intristisce:

freddo, neve, nebbia, gelo,

grigio cielo.



Il solstizio dell’estate
ha con sé lunghe giornate,
luminose e risplendenti,
incandescenti.


Il gran caldo mi è gradito,
mi risveglia l’appetito,
dà vigore a membra stanche,
al blog anche.


C’è chi invece col calore

si disfà per il sudore,

liquefà come la cera;

una preghiera.



Ma l’estate mi è gradita
per un’altra causa trita:

scuole chiuse, vuote stanze;

vo in vacanze.





Amicusplato



 

giovedì 21 giugno 2012

Un fantasma si aggira per l'Europa: il gol












Mi scuseranno i puristi inglesi, ma ormai in Italia “gol” si scrive all’italiana; per cui scordatevi “goal”.
E poi, come potrebbero dire qualcosa gli inglesi, dopo il gol non concesso il 19/6 agli ucraini, che avrebbe permesso a questi di pareggiare, e poi (da cosa nasce cosa...)  magari di vincere e qualificarsi?
Una rete sacrosanta, che hanno visto tutti, perfino noi da casa e senza bisogno di replay. Tutti, tranne ovviamente quelli che la dovevano vedere: l’arbitro, il guardalinee (meglio chiamarlo assistente dell’arbitro in ogni senso, la linea di porta non l’ha vista proprio),  e soprattutto l’arbitro di porta, cioè quella persona pagata e messa accanto alla porta per vedere il gol alla distanza di un metro; e non l’ha visto...
Sua Maestà Britannica non è nuova a questo genere di regali. Chi non ricorda il gol fantasma di Hurst graziosamente concessole nel 1966, con il quale vinse a Wembley i Campionati del mondo contro la Germania? In quel caso fu un regalo al contrario. Il pallone, il cuoio, la sfera (chiamatelo come vi pare) colpì la traversa e rimbalzò fuori della linea di porta; ma venne concessa ugualmente la rete, di cui non aveva visto neppure l’ombra.
Certo, l’Inghilterra aveva in squadra il grande Bobby Charlton,  oltre al bel Moore e al picchiatore Stiles.
Ma cosa si dovrebbe dire della Germania? C’era gente come Haller, Beckenbauer, Schnellinger, Emmerich, Overath, Seeler, ... La vittoria doveva essere loro assegnata a priori, senza neppure giocare.
Non si può dimenticare però neppure la rete non concessa all’inglese Lampard proprio contro la Germania negli ottavi di finale degli ultimi Campionati mondiali 2010. Non penso ad una compensazione a scoppio ritardato, ma ad un'ennesima dimostrazione che i sensi ingannano, come direbbe Cartesio.
Anche la clamorosa rete non concessa quest’anno al milanista Muntari nella partita contro la Juventus, che ha spianato il successo alla Vecchia Signora per il suo 30° scudetto (scudetto meritatissimo, sia chiaro!), ha fatto grande impressione per la colossale topica arbitrale. 
Ma dopo l'incredibile svista in mondovisione dell’uomo di porta, voluto da Platini, non rimane che un’unica soluzione: l’occhio bionico della tecnologia.
La tecnologia non è né monarchica né repubblicana, né di destra né di sinistra, non soffre di sudditanza psicologica né di risentimento verso le grandi. E non tifa per nessuna squadra.
Non ha sentimenti; ma sa far bene una cosa: si mette a fischiare se il pallone, il cuoio, la sfera (chiamatelo come vi pare) varca la linea di porta.
Completamente.

Spariranno così i due inutili e costosi uomini di porta, e soprattutto i gol fantasma.

L’unico fantasma ad aggirarsi per l’Europa rimarrà solo quello del Manifesto di Marx.


martedì 19 giugno 2012

SuperMario: l'Italia avanti, in rovesciata!


















Quando ieri l'altro ho visto le due bellissime reti (oltre ai due pali) di Cristiano Ronaldo, con le quali il Portogallo ha steso l’Olanda e l’ha rispedita nei Paesi Bassi (molto bassi: tre partite, tre sconfitte!), ho provato un senso di grande ammirazione per il campione portoghese.
Due autentiche “rasoiate”, con cui ha tagliato definitivamente la testa al leone orange.
Straordinarie. Fino alla rete di ieri sera di Mario Balotelli, quella che ha sancito la vittoria dell’Italia sull’Eire (2-0).
Non intendo riferirmi alla partita, sia chiaro. È stata modesta e molto sofferta. Un passaggio ai quarti di finale favorito  oltretutto dal risultato di Spagna-Croazia (1-0).
Mi riferisco proprio e unicamente al gesto atletico di SuperMario allo scadere del 90° minuto.
Ci sono diversi generi di capolavori che si concentrano in un breve spazio di tempo: un sonetto del Petrarca, un Preludio di Bach, un Notturno di Chopin, un brano di Debussy... Oppure una volata di 100 metri in 9'' 58 di Usain Bolt, o un salto in alto di m. 2, 45 di Sotomayor.
E c’è la prodezza di Mario Balotelli che, spalle alla porta, con un difensore davanti a contrastarlo, riesce ad agganciare al volo il pallone e, con una rovesciata alla Parola, spedirlo in rete alle spalle del povero portiere irlandese, senza che quest’ultimo neppure se ne accorga.
Ecco, di fronte a questa prodezza si è sbiadita perfino l’immagine di Cristiano Ronaldo.



domenica 17 giugno 2012

Europei di Calcio. L'Ucraina di Mazeppa





Si stanno svolgendo in Polonia e Ucraina i Campionati Europei di Calcio 2012.
Per ora non voglio entrare in merito alle partite. Aspetto la qualificazione (o il biscotto...) della nazionale italiana.
Voglio invece porre l’attenzione su una delle due nazioni ospitanti, l’Ucraina.
Fino al crollo dell’URSS l’Ucraina era una delle tante repubbliche dello sterminato impero sovietico, e in pratica il suo granaio.
Con la conquista dell’indipendenza nel dicembre 1991 ha iniziato, se pur faticosamente, a scrollarsi di dosso il giogo russo della servitù politica e culturale, oltre che economica, che durava ormai dal tempo degli zar ed era stato tragico nel periodo staliniano.
Il tributo che l’Ucraina pagò alle follie del collettivismo forzato fu di oltre dieci milioni di morti, tra quelli ammazzati perché proprietari di terreni (i kulaki) e il resto della popolazione decimata da una lunga e spaventosa carestia.
Il desiderio di scuotere il giogo sovietico si manifestò in modo drammatico con altri milioni di morti durante la II guerra mondiale, quando gran parte degli ucraini accolse inizialmente i tedeschi come liberatori e combatté l’Armata Rossa. Quando poi capirono le mire espansionistiche della Germania hitleriana, gli ucraini si trovarono a combattere sia contro i tedesci che contro i sovietici.
Ma l’Ucraina era nata con una sua identità ben precisa, con la discesa dei Vareghi (Svedesi) nel cuore della pianura sarmatica e con l’insediamento in Kiev del principe Vladimir. La sua conversione alla fede cristiana nel 988 segnò l’inserimento dell’Ucraina nella civiltà europea, e divenne un avamposto contro l’espansionismo tartaro e  turco.
Nel periodo degli zar, l’Ucraina fu progressivamente assoggettata al dominio di Mosca.
La lotta per l’indipendenza ha nella figura di Ivan Mazeppa (1645-1709) il più celebre protagonista.
Capo dei cosacchi, non esitò a schierarsi con il re svedese Carlo XII contro lo zar Pietro il Grande.
La famosa battaglia di Poltava in Ucraina, nel giugno 1709, in cui Carlo XII fu sconfitto, segnò la fine del sogno del re svedese sul predominio in Europa e di quello di Mazeppa di una Ucraina indipendente.
Ai nostri giorni quel sogno di Mazeppa si è avverato, e senza battaglie cruente. Ma già nel periodo romantico e per tutto l'800 il Cosacco del Don, legato ad un cavallo in una folle corsa di tre giorni, era stato immortalato da un quadro di Géricault, dai poemi di Byron, Puskin e Victor Hugo, e dalle composizioni musicali di Liszt e Tchaikovskij, per ricordare gli artisti più noti. 
Franz Liszt ha dedicato a Mazeppa (1837) uno dei suoi 12 Studi Trascendentali, il IV, in Re minore, tra i più belli e i più difficili, se si può fare una graduatoria tra i suoi  “impossibili” e bellissimi studi.
Il sommo pianista ungherese segue la traccia del poemetto di V. Hugo (1829), e nell’incalzante e ossessivo tema descrive il drammatico castigo di Mazeppa, fino alla sua conclusione, che non è tragica, ma addirittura gloriosa. Mazeppa, trascinato e straziato dalla corsa del cavallo, ma rimasto vivo, viene alla fine acclamato “atamano” (capo) dal popolo cosacco.
Un’ultima osservazione, di carattere musicale. Talvolta si sente dire ancora che Liszt è essenzialmente un virtuoso del pianoforte, uno che ama “épater le bourgeois”, stupire il borghese, ingannare gli sciocchi con le sue funamboliche invenzioni pianistiche.
Niente di più sciocco. Liszt ha una capacità unica di far dire al pianoforte ciò che neppure un’orchestra riesce ad esprimere.
Lo dimostra, ad esempio, il confronto tra questo IV Studio  e il Concerto per orchestra con lo stesso titolo, del 1851.
Tra i due, per tornare ai Campionati Europei, non c‘è partita.

L'esecuzione del pianista russo Boris Berezovskij, noto per il suo virtuosismo, non ha bisogno di commenti. Basta guardare il sudore che gronda dalla sua fronte alla fine dell' "impresa"!




mercoledì 13 giugno 2012

La logica dell'ateo











L’ateo non crede a Dio, ma crede al Caso (e chi è il caso, un altro dio?)
L’ateo crede solo nella scienza, ma dice che tutto è un caso (e allora perché studia, se tutto è un caso?)
L'ateo dice che l’uomo è solo un animale, e non sempre più intelligente degli altri animali (e allora perché si arrabbia se qualcuno gli dà dell’animale?)
L’ateo dice che la morale è relativa e consiste nel fare ciò che uno vuole, purché non danneggi gli altri (e come fa a fare il suo comodo, se prima o poi non danneggia gli altri?)
L’ateo dice che il mondo si è fatto da sé (quindi il mondo esisteva prima di esistere).
L’ateo dice che non esiste la verità (e come fa a dirlo con verità, se la verità non esiste?)
L’ateo dice di essere un uomo libero, perché non deve sottostare ai comandi di Dio, che non esiste, ma solo a sé stesso (quindi a uno che si considera un animale, che cerca il proprio interesse, che non ha una verità, e che pensa che tutto sia casuale, compreso quello che dice).
Ateo? No, grazie!




martedì 12 giugno 2012

Pasquino a Oknotizie


Oknotizie è un social network (social per modo di dire...), dove una presenza massiccia di anticlericali e di atei occupa quasi “militarmente” il sito e con attacchi sistematici e faziosi cerca di eliminare ogni voce fuori dal coro, soprattutto se cristiana.
Se qualcuno cerca di rispondere a questi attacchi forsennati, in ultima battuta ci pensano gli amministratori a venire in soccorso dei nipotini di Robespierre, sanzionando in vario modo il "povero cristo”.
Quando poi al pregiudizio si unisce anche un’ostentata ignoranza culturale, non rimane che una cosa: metterla sul ridicolo e fare una pasquinata.
 




Pasquino a Oknotizie


Pasquì, se voi vedé spellà un cristiano,
nun devi annà in Niggeria  e manco in Cina;
c’è un sito, anvedi te, tutt’ itajano
dove funziona ancor la ghijottina.


Se chiama oknotizie, prov’ a annacci:
er poro Cristo prima vien spojato,
poi lo carcan de botte, li mortacci,
je fanno peggio de PPonzio Pilato.


Quann’ han finito questa marianna,
arriva er capo de la compagnia,
je legge la sentenza de condanna,
je fanno la cucuzza, e ccusì sia.



Amicusplato


sabato 9 giugno 2012

Una vita a colori

La cara amica blogger Gianna mi ha voluto assegnare il "Premio Colors".  Un premio per chi desidera "una vita colorata".


Non so se la mia vita sia stata colorata. Penso di sì. I colori comunque mi sono sempre piaciuti, specialmente quelli luminosi.

Non si può ricevere un premio senza ringraziare. Lo faccio con questo breve componimento. 




Una vita a colori



L’amica Gianna, sempre assai carina,
un premio mi ha voluto regalare;
ma per poterlo mettere in vetrina,
risposta a tre domande devo dare.

Quale canzone - questo è un dei quesiti -
mi piace in modo assai particolare?
“I giardini di marzo”,  coloriti,
mi han sempre fatto struggere e sognare.

Dodici blog inoltre dovrei dire,
degni di questo Premio dei Colori.
Ed io, per non far torti e non fallire,
lo do agli 87 miei lettori.

Infine mi vien chiesto tre mestieri
che avrei desiderato fare in vita.
Sono in pensione, non ho più pensieri,
questa è la professione più gradita!

Non so se questo Premio del Colore,
cara Gianna, sia proprio meritato.
Ma visto che lo doni con il cuore,
io ti ringrazio in rima.  Amicusplato.



venerdì 8 giugno 2012

Emilia: non solo grana padano...




Tutti ci stiamo mobilitando per dare il nostro contributo economico alle popolazioni emiliane colpita dal sisma.
Non bisogna però dimenticare un altro tipo di patrimonio, quello culturale. Non ci può essere vera ripresa economica, senza una ripresa della propria identità storica.
E storia significa arte in ogni suo aspetto, che la terra emiliana nel corso dei secoli ha saputo creare in maniera eccellente.
Modena e Ferrara e i loro territori non producono solo insaccati, lambrusco e grana padano; ma hanno saputo innalzare monumenti di raffinata bellezza, ora purtroppo deturpati o distrutti.
Anch’essi devono risorgere dalle loro macerie, perché la regione Emilia, recuperando il suo glorioso passato, possa guardare con fierezza al proprio futuro.
C’è qualcosa comunque che il terremoto non può distruggere: la musica.
E allora presentiamo un brano del più grande musicista di queste terre oggi  devastate: Girolamo Frescobaldi (1583-1643), di Ferrara.
Formatosi alla corte degli Estensi, dove operarono i  maggiori musicisti dell'epoca, egli non solo divenne il più grande virtuoso di organo e clavicembalo, chiamato a Roma nella Basilica di S. Pietro, ma con le sue innovazioni portò l’organo da strumento di supporto delle voci a quella centralità e tipicità che troverà in Bach il vero e massimo erede.
Ascoltiamo la “Toccata”, rielaborata per organo e violoncello dal cellista e compositore catalano Gaspar Cassadò nel 1925.
In realtà si tratta di un collage di tre Toccate frescobaldiane, genere nel quale il grande musicista ferrarese fu autentico maestro, superato un secolo dopo solo da Bach.
Che l'Emilia si riappropri anche del suo glorioso passato!


mercoledì 6 giugno 2012

Dalla Sicilia con amore



Siamo ancora profondamente scossi dal sisma che ha devastato vaste zone dell’Emilia.
Il terremoto ha fatto 26 vittime, l'ultima ieri, Liviana Latini di Cavezzo, ricoverata nell’ospedale di  Baggiovara di Modena.
Incalcolabili i danni collaterali.
Eppure la vita deve riprendere; e gli emiliani ce la mettono tutta, come è nel loro carattere di gente operosa.

Istituzioni pubbliche e privati cittadini devono far sentire la loro presenza solidale.

È il momento della generosità, che per ora non manca.
Non deve mancare nemmeno in futuro, finché quella terra non torni fiorente come prima.

Il momento più difficile è sempre l’inizio. Poi, superati questi giorni di smarrimento, il cammino si farà più agevole e i primi risultati daranno maggiore coraggio e desiderio di riuscita.
Un po’ come una danza classica chiamata Siciliana, che ha un andamento quasi claudicante, con delle note puntate che sembrano inceppare il ritmo.

In realtà il cammino si snoda irresistibile, con una passione che supera ogni ostacolo e che caratterizza questo genere di musica.

Ascoltiamo perciò la “Sicilienne” (1893) in Sol minore, op. 78, di Gabriel Fauré, come augurio di ripresa per il popolo emiliano.
È scritta originariamente per violoncello e pianoforte, ma è stata trascritta per molti altri strumenti, tra cui il flauto.

Allo strumento solista il celebre Patrick Gallois.



domenica 3 giugno 2012

Dio, mistero trinitario





Dio non è una monade solitaria, ma una Trinità di Persone, Padre e Figlio e Spirito Santo; una trinità di persone in relazione di amore così perfetta da formare un unico Dio.

Per questo la Trinità è anche il modello di ogni vera famiglia e comunità umana.

Ogni persona si realizza pienamente nella relazione con gli altri. In questo senso è anche artefice di unità.

Quando invece l’individuo vuole realizzarsi cercando solo il proprio egoistico interesse, allora abbiamo la disgregazione dell’uomo e della società.

È esattamente il modello che suggerisce Satana, perché - come dice Gesù nel Vangelo - “Satana è diviso in sé stesso” (Mt 12, 26; Lc 11, 18). Per questo è sinonimo di odio e di male, e cerca di coinvolgere tutti nella sua disperazione.

La dispersione e la divisione sono il tragico fallimento dell’essere, mentre il cammino verso l’unità, nella molteplicità relazionale, è avvertito come un processo costruttivo e liberante.

La Santissima Trinità è dunque il modello a cui guardare, per realizzare un mondo degno di essere vissuto.

E non è solo un modello da imitare, ma è anche la forza di comunione che continuamente ci viene donata per raggiungere la pienezza dell’essere, che è Dio stesso.

Il Credo è la professione nel Dio trinitario; e in questa domenica in cui si celebra la SS. Trinità è bello ascoltarlo in una delle partiture che musicisti di ogni epoca hanno composto: gli anonimi del gregoriano, Palestrina, Vivaldi, Bach, Mozart, Beethoven, Rossini...

Questa volta   voglio però presentare il Sanctus. Infatti la triplice ripetizione di questo aggettivo fa chiaro riferimento alle tre Persone divine. Si tratta perciò di una preghiera trinitaria.

Un Sanctus moderno (1999), da “The Armed Man: A Mass for Peace” del poliedrico Karl Jenkins.

Il famoso musicista gallese, che nella videoclip vediamo dirigere la sua composizione, riprende il titolo di una Messa di origine medievale (“L’homme armé”) e lo trasporta in una suggestiva e drammatica versione contemporanea.

La santità di Dio e la malvagità della guerra e della violenza sono in contrasto insanabile.

Buona giornata di festa!