mercoledì 30 maggio 2012

D. Ivan, "un prete in gamba"


Tra le 17 vittime del sisma che ha devastato la terra emiliana c’è anche un sacerdote, D. Ivan Martini, 65 anni da compiere il prossimo 28 giugno, parroco di Rovereto sul Secchia, diocesi di Carpi.
È morto sotto il crollo della sua chiesa, nella scossa delle 9, 07 di ieri, nel tentativo di portare in salvo una statua della Madonna, molto venerata in paese.
Era un sacerdote di animo generoso, un vero pastore. Oltre alla sua piccola comunità di 500 anime, si dedicava ai malati dell’ospedale di Carpi e ai detenuti del carcere di Modena.
“Un prete in gamba” dicono i suoi parrocchiani; e detto da gente emiliana, più che un complimento è un certificato per il Regno di Dio.
D. Ivan era nato a Cremona, ma era di origini aretine; i suoi genitori infatti provenivano dal Casentino, dove lui tornava volentieri, quando poteva. I suoi cari sono sepolti nel cimitero di Salutìo (Rassina).

I parenti desideravano che anch'egli facesse ritorno al suo paese di origine, per l'estrema dimora; ma D. Ivan aveva lasciato detto loro che voleva rimanere nella parrocchia dove avesse prestato servizio, con il popolo a lui affidato.

Un gesto, anche questo, di grande generosità.
In Paradiso ti accompagnino gli Angeli...


En Ti, Señor, reposa todo mi ser. He sido amado por Ti.
Sí, sólo en Ti se alumbra la esperanza. En Ti sólo, Señor.
In Te, Signore, riposa tutto il mio essere. Sono stato amato da Te.
Sì, solo in Te si illumina la speranza. In Te solo, Signore.

(J. Berthier, Canti di Taizé)





Sollèvati, Emilia! Si ridesti il leone...



Il tremento terremoto che ha squassato la generosa terra emiliana, facendo 16 vittime, 350 feriti, migliaia di sfollati e incalcolabili danni economici, non deve piegare il suo popolo fiero e coraggioso.
Non una marcia funebre, ma un inno di battaglia voglio proporre come mio tributo alla ripresa della regione.
Non possiamo che prenderlo dal suo figlio più illustre, il Cigno di Busseto, Giuseppe Verdi.
Dall’ Ernani  il Coro “Si ridesti il Leon di Castiglia”.
La battaglia contro l’oppressore questa volta non si può combattere con la spada; ma occorre il medesimo coraggio di Ernani e della sua gente per ritornare a vivere da uomini liberi, non più schiavi della paura.

“Siamo tutti una sola famiglia/pugnerem colle braccia, co’ petti;
schiavi inulti più a lungo e negletti/non sarem finché vita abbia il cor”.
 “Sorga alfine, radiante di gloria/sorga un giorno a brillar su di noi;
sarà Iberia feconda d’eroi/dal servaggio redenta sarà!”

Invece di Iberia, mettiamoci pure la parola Emilia.
Si ridesti il leon dell’Emilia!




Ernani, Atto III

... un patto, un giuramento.
(Tutti si abbracciano, e nella massima agitazione traendo le spade prorompono nel seguente inno.)
Coro
Si ridesti il Leon di Castiglia
e d'Iberia ogni monte, ogni lito
eco formi al tremendo ruggito,
come un dì contro i Mori oppressor.
Siamo tutti una sola famiglia,
pugnerem colle braccia, co' petti;
schiavi inulti più a lungo e negletti
non sarem finché vita abbia il cor.
Morte colga o n'arrida vittoria,
pugnerem, ed il sangue de' spenti
nuovo ardir ai figliuoli viventi,
forze nuove al pugnare darà.
Sorga alfine radiante di gloria,
sorga un giomo a brillare su noi...
sarà Iberia feconda d'eroi,
dal servaggio redenta sarà.

(F. M. Piave)


martedì 29 maggio 2012

A gloria di Dio, una musica divina



Domenica scorsa era la Pentecoste, cioè la festa dello Spirito Santo.  Domenica prossima è la festa della Santissima Trinità, cioè la contemplazione del mistero di Dio nella sua natura più intima e profonda.
 In questi giorni inoltre si conclude il mese di maggio dedicato alla Madonna.
Un periodo perciò di profonda gioia, nonostante i forti motivi di turbamento, come il sisma che sta scuotendo la terra emiliana e, in senso metaforico, anche le stanze vaticane, da dove sono state sottratte e rese pubbliche molte carte riservate.

A quest’ultimo riguardo Papa Benedetto XVI, citando la parabola evangelica (Mt 7, 24-27), ha detto che i venti hanno soffiato forte, ma la casa non cadde, perché fondata sulla roccia.

La roccia di Cristo, e di Pietro suo vicario.
Per celebrare il mistero glorioso di Dio, trinità di Persone nell’ unità nella natura divina, per onorare la Madonna e per sostenere la coraggiosa ripresa del popolo emiliano e la fede del papa, proponiamo all’ascolto una delle composizioni più belle del genio di Mozart: il mottetto “Exultate. Jubilate”, K 165, in Fa maggiore, del 1773.
Se si pensa che fu composto quando Mozart non aveva ancora 17 anni, viene da dire che il nome Amadeus sia stato davvero profetico: amato da Dio, per portare nel mondo la bellezza di una musica divina.
Del mottetto, per voce solista (soprano) e orchestra da camera, ascoltiamo l’ultima delle quattro parti, che è anche la più bella e la più famosa: l' Alleluia.
Tra le altre difficoltà, la partitura presenta nella penultima nota del canto un do acuto di 2/4. Anche se il movimento è piuttosto veloce (“Allegro non troppo”), rimane sempre una gran bella nota, che non tutti i soprani riescono ad eseguire perfettamente.
C’è chi la tiene per un attimo e subito si butta sulla nota finale, c’è chi la sfiora appena.

Ho scelto perciò l'esecuzione di Leontyne Price, celebre per l’estensione di voce, che affronta la nota senza timori reverenziali.

Perfino leggermente crescente!
Una musica divina, cantata divinamente.

Accompagnano i Wiener Philharmoniker diretti da H. von Karajan.


Solo a Dio gloria, come direbbe Bach.




mercoledì 23 maggio 2012

Ho viaggiato con i Bee Gees (e con Alan Sorrenti, Patty Pravo, Bonnie)





Negli anni 70 ogni estate con un gruppo di 5 o 6 amici facevo una bella girata in qualche paese europeo, unendo l’utile della conoscenza dei luoghi al dilettevole di un periodo in libertà.

Nel 1978 la meta era Istanbul.

Con l'allora mitico Ford Transit, stipato all’inverosimile di cibarie, tenda militare e tutto quanto fa campeggio (senza dimenticare il gas per cucinare e una damigiana di vino nostrale toscano), si cominciava l’avventura.

Sopra il cruscotto l’armamentario musicale: mangiadischi e mangianastri, con le ultime (e penultime) novità musicali, in dischi e cassette registrate.

Alla frontiera bulgara ci accattivammo le simpatie dei minacciosi doganieri con la damigiana del vino: nell’attesa dei visti sul passaporto, a turno i gabellieri ci gabellarono un bel po’ di Chianti.

I turchi a loro volta, tranne il prosciutto e il salame, vollero assaggiare di tutto: nutella, formaggio, banane, grissini... Fu risparmiato un ulteriore e fatale attacco alla damigiana del vino, secondo l’insegnamento del Profeta.

Alla frontiera greca ci presero per hippies e ce la cavammo dal far scaricare tutti i bagagli (in cerca di eventuale roba) recitando chi l’inizio dell’Iliade, chi dell’Odissea: “Mènin aèide, theà, Pelèiadèo Achìleos”. “Ándra moi ènnepe mùsa polýtropon ‘os mala pòlla” (traslittero alla meglio).

Potenza degli esametri omerici! I gabellieri si fermarono impressionati, come se avessero udito una voce dall’oltretomba. Ci fecero segno che tutto andava bene e si ritirarono in buon ordine.

E poi dicono che il greco non serve...

Ma nel macinare le migliaia di chilometri, in strade allora semideserte e con la carreggiata tutta a nostra disposizione, ci era di accompagnamento, oltre al rumore del motore, la musica a tutto volume.

La più gettonata era “Stayin’ alive” dei Bee Gees. In quella estate caldissima, con il Transit che ansimava in quelle strade dimenticate da Dio e dalle concessionarie, la canzone dava sprint a noi e al motore.

Ci piaceva anche “Pensiero stupendo” di Patty Pravo, con tutta quella sfilza di pronomi che sembrano una esercitazione grammaticale, e quelle frasi ermetiche da far invidia a Ungaretti:
“E tu, e noi, e lei, fra noi, vorrei, non so, che lei, o no, le mani, le sue”... La bellezza dell’assurdo.

Si riprendeva la carica e ci faceva sognare la bella canzone di Alan Sorrenti: “Figli delle stelle”:
“Noi siamo figli delle stelle, non ci fermeremo mai per niente al mondo. Noi siamo figli delle stelle, senza storia, senza età, eroi di un sogno. Noi stanotte figli delle stelle ci incontriamo per poi perderci nel tempo”.

Sembrava scritta per il nostro vagabondare spensierato nel Sud Europa.

Quando ci prendeva un po' di stanchezza si ascoltava “It's a heartache”, con la rauca voce di Bonnie Tyler.

E poiché la stanchezza a quest’ora della notte è sempre possibile per chi sta sveglio, ripropongo la canzone di Bonnie.

Anche per ricordare la bellezza di una musica senza tempo.

E per un po' di amarcord.


lunedì 21 maggio 2012

C’erano una volta i Bee Gees. Anche Robin se n’è andato



In questi giorni le brutte notizie non si contano. Alcune sono così tragiche che fanno passare in second’ordine ogni altra cosa.
L’attentato alla scuola di Brindisi, il terremoto in Emilia, la follia distruttiva di un padre di famiglia che ha  scaraventato dalla finestra i due figlioletti e si è poi suicidato nello stesso modo, ci lasciano sgomenti.
Eppure non si può passare sotto silenzio la morte di Robin, uno dei fratelli Gibb, che insieme a Barry e Maurice, ha fondato nel 1960 il mitico gruppo dei Bee Gees.
Se n’è andato ieri sera, 20 maggio, senza clamore, verrebbe da dire “in falsetto”, come era il suo modo di cantare negli anni di successo.
Una morte parallela a quella di Donna Summer, avvenuta tre giorni prima: stessa età (62 e 63 anni), stessa brutta malattia, stesso genere di canzoni: la disco music.
La rivoluzione musicale degli anni 70 ha nei Bee Gees il punto di riferimento indiscutibile, con la colonna sonora del film “La febbre del sabato sera” (1977); e nel gruppo Robin fu l’autentico protagonista vocale, quasi il frontman.
Inutile ricordare il successo strepitoso di alcuni dischi, che hanno fatto la storia della musica leggera, e che hanno spazio anche in questo blog.
Dei fratelli Gibb ora rimane solo Barry. E il ricordo di una band leggendaria.
In memoriam di Robin voglio riproporre uno dei primissimi successi dei Bee Gees, molto prima che diventassero famosi.
Si tratta della canzone Massachusetts, del 1967.
Il video è del 1989. 

domenica 20 maggio 2012

Un maggio autunnale e insanguinato




Attentato criminale in una scuola di Brindisi, devastante terremoto in Emilia, nella cornice di una stagione più autunnale che primaverile.
Non un maggio odoroso, quest’anno, ma un maggio di lacrime e sangue. In senso vero, non solo come retorico modo di dire.
Per la giovane Melissa uccisa davanti alla sua scuola e per le sue amiche ferite. Per gli operai sepolti nei crolli del terremoto in Emilia e per le altre vittime del sisma, il mio omaggio e la mia preghiera a Dio.
Voglio anche esprimere tutto il mio sgomento per questi tragici avvenimenti con la drammatica “Totentanz” (Marcia funebre) di Franz Liszt, che riprende il tema del “Dies irae” gregoriano.
Con la morte non si scherza.

venerdì 18 maggio 2012

Da Chopin per Donna Summer


Si è spenta ieri la bellissima voce di Donna Summer. La cantante americana è stata una delle protagoniste della musica degli anni 70, regina della disco, e non solo.
Tutti la ricordiamo almeno per Hot Stuff (1979), la sua canzone di maggior successo e che in certo senso ha rappresentato un’epoca: ha costituito il sottofondo sonoro di film, serial televisivi, spot pubblicitari ed altro ancora, senza parlare delle numerose cover.
Il mio omaggio è però con un brano di Chopin: il Preludio op. 38, n. 20, in Do minore, del 1839; una marcia funebre, che ha ispirato molti celebri musicisti, tra i quali Rachmaninoff con le sue  "22 Variazioni".

Su questo appassionato Preludio nel 1973 più modestamente Barry Manilow compose il song “Could It be magic”, che ebbe come formidabile interprete nel 1976 Donna Summer.

Da Chopin per Donna Summer. 

La grande musica non muore mai.

Per chi volesse ascoltare (e confrontare) il brano cantato da Donna Summer, ecco il link:



domenica 13 maggio 2012

Er Papa a Arezzo (l'Aretin Pietro e Pasquino)

















“Senti, te devo di’, caro Pasquino,
che ‘l Papa oggi v'ha fatto uno scherzino:
s’è stufato de stare 'n Vaticano
ed è venuto a Arezzo in aeroplano”.

“Er Papa de San Pietro è ‘r successore
e ha fatto er su dovere de pastore.
Le pecorelle bbrave lasciò ‘ndietro
pe’ annare a convertì l’Aretin Pietro”.





Amicusplato


lunedì 7 maggio 2012

La luna e il pigmeo













Ieri sera, cinque maggio,
sono uscito all’aria fresca;
mi ha colpito col suo raggio
una luna gigantesca.

Tutta tonda, bella piena,
ha raggiunto il perigeo;
è padrona della scena
e mi fa sentir pigmeo.

Questa luna madornale
non sarà solo impressione?
È davvero un fatto astrale,
o è la terra in recessione?


Amicusplato

martedì 1 maggio 2012

1° Maggio. Il pane quotidiano



La mancanza o la perdita del lavoro è una delle piaghe della società attuale. Guadagnarsi il pane quotidiano sta diventando sempre più problematico. Lo dimostrano anche i tragici episodi di cronaca di questo inizio 2012; in tre mesi 23 suicidi per motivi di carattere economico.
In modo particolare per i giovani il futuro non si presenta tanto roseo e anche se la spensieratezza e un po’ d’incoscienza sono le caratteristiche dell’età, le prosaiche ed aride cifre parlano chiaro: la disoccupazione giovanile è in forte aumento. In Italia ha superato il 31 per cento: un giovane su tre (tra i 15 e i 25 anni) non trova occupazione.
La cura da cavallo per risolvere questa durissima crisi è in atto; speriamo che l’operazione riesca perfettamente e il paziente non muoia. Ce lo auguriamo, per il bene di tutti.
È di moda in questi ultimi anni festeggiare il 1° Maggio con un megaconcerto in Piazza S. Giovanni a Roma.
La musica è sempre un segno di speranza.  Quindi è la benvenuta.
Ma io penso che non basti né la cura da cavallo del governo tecnico Monti, né la musica pop.
Occorre tornare ai valori fondamentali del vivere civile, che sono la giustizia, la solidarietà e l’equità. E con essi, il rispetto della vita, della famiglia, dei principi morali espressi in modo esemplare nei comandamenti di Dio.
Senza il riferimento a Dio Padre di tutti, senza la riscoperta di Dio, l’uomo si perde e la società diventa sempre più disumana, come è davanti agli occhi di tutti.

E pensare che ci sono persone che sono convinte che la perdita di Dio sia un guadagno. Direbbe Gesù: ciechi che guidano altri ciechi e che finiscono in una fossa (cfr. Mt 15, 14).
Inutile illudersi sugli aumenti delle tasse e delle accise, o sugli incentivi alle imprese. Imu, Iva, Spread e compagnia bella diventano idoli e feticci, se pensiamo che solo da loro venga la salvezza.
Senza il Padre nostro che è nei cieli, che ci fa riscoprire il significato e la gioia del vivere in questo mondo da fratelli e da figli di Dio, non può arrivare il pane quotidiano, e la buona volontà per guadagnarlo e condividerlo.
Vogliamo perciò fare un’aggiunta al megaconcerto sindacale di Piazza S. Giovanni. Aggiungiamo il “Padre Nostro” della "Messa dei Giovani" di Marcello Giombini.

La preghiera che Gesù ci ha insegnato, e le note del mondo beat.

Perché non manchi a nessuno, neanche oggi, il necessario per vivere.







Buona festa!