lunedì 31 ottobre 2011

Zucche vuote e semi salati













Le zucche vuote di Halloween mi danno fastidio, per più motivi.

Anzitutto perché la “zucca vuota” è la metafora perfetta della persona senza idee, diciamo pure senza cervello. E queste zucche vuote che si vedono in occasione di Halloween danno la misura del livello mentale dei tempi in cui viviamo. Se poi sono le scuole stesse a prepararle, allora si raggiunge il top del ridicolo.

Sono giorni particolarmente cari alla fede cristiana e alla memoria: si ricordano i santi e i morti, cioè le persone più care della nostra vita. Mischiare il sacro con il profano, ma per essere più esatti, con il cretino, è una cosa penosa.

La riflessione sulla vita e sulla morte viene banalizzata con tutto un armamentario così orrido e volgare, nella moda e nei comportamenti, che l’autunno del Medioevo a suo confronto è stato il trionfo della luce.

Non mi dite che è solo un gioco, un giorno (una notte) di festa spensierata, un momento di fervida fantasia sul macabro.

Se fosse solo questione di un giorno, transeat.

Il problema è che quelle zucche vuote ogni anno prendono vita e contribuiscono ad accrescere quel popolo di zombi di cui il mondo è ormai pieno.

Come nel peggiore dei film horror.

Ma non sarebbe meglio tornare a mangiare i semi salati? E friggere le zucche in padella?

Non sono niente male.

domenica 30 ottobre 2011

Ed è subito sera! Un Quasimodo frainteso




















"Ed è subito sera".

La celebre poesia di Salvatore Quasimodo non è un esempio di poesia ermetica, come finora si è creduto, ma più concretamente un commento del poeta al ritorno dell’orario solare.

Con un’ora indietro, le giornate si fanno di colpo più corte, il buio della sera incombe minaccioso e l’autunno mostra all’improvviso il suo volto grigio.

No, niente ermetismo, niente metafora della vita umana. Solo un grido di dissenso nei confronti dell’ora legale/solare.

In effetti il poeta ha ragione: o si mantiene sempre l’ora legale, o si lascia l’ora solare; ma basta con questi cambiamenti periodici, che scombussolano il sistema solare e il nostro sistema nervoso.

Sono degli attentati alla salute pubblica e alle leggi della natura, che prima o poi si ribella.

Quasimodo ha ragione.

Ed è subito sera... Alle 5 del pomeriggio.


venerdì 28 ottobre 2011

Un tocco di dolcezza, in questi giorni di sofferenza



Questi sono stati giorni drammatici, e per alcuni aspetti tragici.

L’incidente mortale a Sepang del campione di motociclismo Marco Simoncelli.

Le Cinque Terre, perle della Liguria, la Val di Vara e la Lunigiana devastate dalle alluvioni, che hanno fatto sette vittime, una decina di dispersi e centinaia e centinaia di sfollati; incalcolabili i danni economici.

Ci consola il coraggio dei genitori di Marco Simoncelli, che hanno accettato la morte del figlio con una fierezza eroica.

E oggi il sole è tornato a splendere sulle magnifiche coste della Liguria e sulla Lunigiana. Con grande forza d'animo quelle popolazioni hanno ricominciato la faticosa ricostruzione.

Voglio anch’io in qualche modo associarmi a tanta sofferenza, e al tempo stesso stemperare un po' il dolore con un brano musicale.

Propongo perciò “Vocalise”, di Sergej Rachmaninov, dai "14 Canti" dell’op. 34, del 1912.

Un canto senza parole, solo un vocalizzo (da soprano), come dice il titolo, ma che lo stesso Rachmaninov ha poi adattato per orchestra.

Al posto dello stupendo vocalizzo, l’appassionata voce dello Stradivari di Joshua Bell, con la Orchestra of St. Luke's, diretta da Michael Stern.

lunedì 24 ottobre 2011

Per il campione Marco Simoncelli un omaggio musicale




Il campione di motociclismo Marco Simoncelli ieri ha concluso la corsa della sua vita.

In modo improvviso, tragico, a 24 anni.

Questa volta non è arrivato al traguardo della tappa, ma al suo traguardo finale. Non è salito sul podio del vincitore, quello che lui desiderava e per cui si batteva.

È salito su di un podio ancora più alto, irraggiungibile per chi calcola la vita come un contabile.

È caduto sull’asfalto di Sepang, in Malesia, a 200 km orari; in realtà con la sua Honda è volato in alto, oltre le nostre dimensioni, oltre ogni barriera umana, verso l’infinito.

Perché era un giovane cavaliere dell’infinito. Lo cercava nella velocità pura, nelle manovre più coraggiose, nella dedizione totale ad ogni corsa che affrontava.

Tutti noi abbiamo provato da giovani l’ebbrezza della velocità, sopra un qualsiasi mezzo, più o meno potente; tutti abbiamo sfidato qualche volta la morte guidando con sprezzo del pericolo, con una “incoscienza” che in seguito ci ha meravigliato.

In realtà, non era incoscienza. Era quel bisogno innato di vincere ogni limite, di superare ogni barriera, di sperimentare quella libertà di cui il nostro spirito non può fare a meno.

Marco Simoncelli è caduto lungo il percorso. Ma ha raggiunto la sua piena libertà.

Per mitigare il grande dolore di questa improvvisa perdita, e per onorare il coraggioso centauro italiano, campione del mondo nel 2008 nella classe 250, a lui dedico un brano di Franz Schubert.

È l’Improvviso Op. 90, D. 899, No. 1, in Do Minore, un grande brano musicale, suonato dal grande Krystian Zimerman.

Un degno omaggio ad un grande campione quale è stato Marco Simoncelli.



domenica 23 ottobre 2011

In illo tempore (latino maccheronico)




Il latino “maccheronico” è un tipo scrittura che mi ha sempre affascinato. È un latino infarcito di italianismi, fatto apposta per far sorridere. Ci vorrebbe la penna del grande Teofilo Folenghi (1491-1544), che con il latino maccheronico ha scritto interi poemi...
Io mi accontento di una breve serie di strofe, in occasione del mio ennesimo compleanno.
Una cosa è certa: oggi mangerò i maccheroni...




In illo tempore, charta se spiegat,
natus sum ego. Quis se ne fregat?
Septimus filius, postea sex donnas,
quasi miraculus de la Madonnas.

Pater meus felix, mater contenta,
nostra progenies non erit spenta.
Et sic mea mater, mulier et casta,
dixit meo patri: et hora, basta!

Sum convixutus cum sex sorellis,
me vitiaverunt, in annis bellis;
et hodie in vece, homo non novum,
non sum capacis cocere ovum.

Subtus mea casa, pro mea fortuna,
est ristorantis, et hora una
quando est momentum de manducare,
descendo scales et eo magnare.

Ibi vicinum est bar fornitum
et cum barista sine maritum;
ergo, post prandium, in hunc localem
eo ad bibendum caffem specialem.

Quando de nocte obdormit mundus
coram computer sedeo iucundus,
et scribo in pacem, in tardas horas,
quanto me passat per interioras.

Mei cari amici, omnes valete!
vos habitantes in tota rete!
In isto die, in quo sum natus,
salutem dicit Amicusplatus.


Amicusplato

Nel video: "Un americano a Roma" (1954), film di Stefano Vanzina, con Alberto Sordi (e il suo inglese maccheronico).


venerdì 21 ottobre 2011

Gheddafi ucciso. Un "commento" di Wagner



La morte del "colonnello" Muʿammar Gheddafi (Sirte, 7 giugno 1942 – Sirte, 20 ottobre 2011) pone fine alle vicende umane di un personaggio di cui la storia avrebbe fatto volentieri a meno.

Ma non sarò io a dare il calcio dell’asino.

Se non altro, il suo ferimento a morte nella città natale ha riscattato, almeno in parte, la sua figura impresentabile e grottesca.

Da rivoluzionario e capopolo, dopo la presa del potere in Libia nel 1969 si è trasformato in un dittatore avido e spietato, e alla lunga il suo stesso popolo (con l’appoggio di potenze esterne molto interessate...) gli si è rivoltato contro e lo ha travolto.

Per un personaggio simile, meglio sarebbe un silenzio tombale.

Ma non è possibile lasciar passare sotto silenzio questa morte, se non altro per il lunghissimo periodo in cui Gheddafi è stato al potere, con tutto ciò che ha combinato.

Per un personaggio simile dobbiamo ricorrere alla musica di Richard Wagner, e in questo caso all' opera “Rienzi”, eseguita la prima volta a Dresda proprio il 20 ottobre (1842).

In fondo, anche Cola di Rienzo (Rienzi), nel XIV secolo, acclamato dal popolo di Roma come liberatore e tribuno, una volta giunto al potere subì un cambiamento in peggio; e quello stesso popolo che lo aveva acclamato, sobillato ad arte dai nobili spodestati, lo rovesciò dal Campidoglio e lo uccise.

Un leit-motiv che si è ripetuto molte volte nel corso dei secoli, nonostante quello che dice il titolo completo dell'opera wagneriana: “Rienzi, l’ultimo dei tribuni”.

Il brano che presento è il “Coro di Donne”, dell’Atto III, che pregano per la vittoria dei popolani guidati dal Rienzi contro i nobili.

È un Wagner "giovanile", la sua musica è ancora facilmente comprensibile. E già bellissima.


Atto III. Coro di Donne

Schütz, heil'ge Jungfrau, Romas Söhne!
Steh ihnen bei in Kampfesnot!
Laß sie uns schauen in Sieges Schöne,
Und ihren Feinden sende Tod!
Maria, sieh im Staub uns flehn!
O, blick auh uns aus Himmelshöhn!


Proteggi, Vergine santa, i figli di Roma!
Nell’angoscia della lotta assistili!
Fa' che li vediamo nella bella vittoria,
e morte invia ai loro nemici!
Maria, vedi, nella polvere noi ti preghiamo!
oh, guardaci dalle altezze celesti!

mercoledì 19 ottobre 2011

Dopo lo scempio di Roma, la bellezza della preghiera



Dopo il “sacco di Roma” del 15 ottobre scorso, perpetrato da numerosi gruppi di delinquenti organizzati, che oltre al ferimento di persone e alla distruzione di beni mobili e immobili, se la sono presa anche con le immagini sacre, abbattendo e calpestando una statua della Madonna e frantumando un Crocifisso nella Parrocchia dei Santi Marcellino e Pietro al Laterano, desidero allontanarmi anche nel tempo da quell’atmosfera irrespirabile e tetra per salire “in più spirabil aere”, come direbbe il Manzoni.

Mi allontano da quei fatti e da quel tipo di gioventù inqualificabile; ma non dalla città di Roma, per postare la preghiera del “Padre Nostro” della "Messa dei Giovani" (conosciuta come "Messa Beat”) di Marcello Giombini (1928-2003). Infatti nell’Oratorio della Chiesa della Vallicella il 27 aprile 1966 altri giovani, con ben altri intenti, dettero esempio di una vera “rivoluzione” nella musica sacra.

Senza esagerare e senza retorica, Marcello Giombini e il complesso sardo dei Barrittas (insieme ad altri due gruppi romani, Angel and the Brains e The Bumpers), operarono una svolta epocale, paragonabile a quella di Palestrina con la polifonia, rispetto al gregoriano, nel XVI secolo.

I tre complessi giovanili lanciarono sanpietrini di note e frantumarono qualche timpano. Ma solo metaforicamente.

E furono lanci creativi, che ancora oggi arrivano a segno.

La prima volta che ascoltai questo “Padre Nostro” (fu il primo brano in assoluto di quella Messa che sentii eseguire da un complesso; ancora il disco non era arrivato nei negozi cittadini), mi sembrò di entrare in una nuova dimensione, nella bellezza assoluta.

Il brano che Youtube passa è però certamente una cover dell’originale, cantato nel 1966 dai Barrittas.

Questa "Messa" la conosco troppo bene per non riconoscere le numerose differenze tra questo brano e quello dell'inimitabile gruppo di Benito Urgu.

Accontentiamoci di questa copia. Comunque bella...

domenica 16 ottobre 2011

Er sacco de Roma (pasquinata)







Scesero i Visigoti a fare er sacco
de Roma, so' ppassati duemilanni.
Jeri sono ariscesi, poffarbacco,
e han fatto a la città ‘n sacco de danni.

L’ommini l’altra volta, poveracci,
se salvonno in le chiese, co’ le donne;
ma i bbarbari de jeri, li mortacci,
nun li fermò né Cristi né Madonne.



Amicusplato

sabato 15 ottobre 2011

Voici la Révolution! Santa Teresa d'Avila.



Voglio onorare S. Teresa d’Avila, di cui ricorre oggi la festa, con uno degli episodi più drammatici e gloriosi accaduti nella storia dell’Ordine Carmelitano, di cui Teresa fu la grande riformatrice.

Mi riferisco al martirio delle 16 carmelitane del Monastero di Compiègne, ghigliottinate a Parigi il 17 luglio 1794 da parte dei rivoluzionari francesi, come nemiche della Rivoluzione...

Salirono il patibolo cantando il "Veni Creator Spiritus"; in effetti lo Spirito Santo è il più grande rivoluzionario della storia.

Ha fatto più morti amnmazzati la Rivoluzione francese in 5 anni, che in cinque secoli di esistenza l’Inquisizione, compreso il primo genocidio della storia moderna, cioè il massacro della Vandea.

Ovviamente, tutto questo il mondo laicista lo dimentica, anzi, vorrebbe cancellarlo dagli annali.

Noi siamo qua invece per ricordare che la scia del sangue dei martiri cristiani continua ancora oggi, nella quasi indifferenza dei nipotini di Robespierre.

Ma il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani (Tertulliano).

Per non dimenticare, ecco il nome delle 16 martiri:

Madre Thérèse de St. Augustin (Madeleine Claudine Lidoine, 41 anni), priora del Monastero
Suor Saint Louis (Marie-Anne Brideau, 41 anni)
Suor Euphrasie de l’Immaculée Conception (Marie Claude Cyprienne Brard, 57 anni)
Suor Julie-Louise de Jésus (Rose Chrétien de Neuville, 53 anni)
Suor Ste Marthe (Marie Dufour, 51 anni)
Suor Constance de Jésus (Marie-Geneviève Meunier, 28 anni, novizia)
Suor Marie-Henriette de la Providence (Anne Pelras, 34 anni)
Suor de Jésus Crucifié (Marie-Anne Piedcourt, 79 anni)
Suor Marie du Saint-Esprit (Angélique Roussel, 52 anni, conversa)
Suor Thérèse de St. Ignace (Marie Gabrielle Trézel, 51 anni)
Suor Charlotte de la Résurrection (Anne Marie Madeleine Françoise Thouret, 79 anni)
Suor St. François-Xavier (Juliette Verolot, 30 anni, conversa)
Suor Thérèse du Cœur de Marie (Marie-Antoinette Hanisset, 52 anni)
Suor Catherine (Catherine Soiron, 52 anni, suora esterna)
Suor Thérèse (Thérèse Soiron, 43 anni, suora esterna)
Madre Henriette de Jésus (Marie Françoise Gabrielle de Croissy, 49 anni).

Da questo tragico episodio sono state tratte alcune celebri opere, come i Dialoghi delle Carmelitane di G. Bernanos (1949) e il dramma musicale omonimo di F. Poulenc (1957).

Qui si riporta la scena finale del film Dialogues des Carmélites del 1983 realizzato per la TV francese da Pierre Cardinal.

venerdì 14 ottobre 2011

Sibelius, ovvero la Finlandia






Ci sono degli autori che in certo senso rappresentano un’intera nazione, anche se la loro opera travalica i limiti dello spazio e del tempo.

Il nome di Edvard Grieg, ad esempio, è legato alla Norvegia; non a caso il suo capolavoro è rappresentato dal Peer Gynt, una magnifica suite musicale che si ispira al capolavoro di Henryk Ibsen, norvegese anch’egli.

Lo stesso si può dire di Jean Sibelius (1865-1957), che ha legato il suo nome alla sua patria, la Finlandia. Non per niente l’opera più rappresentativa è proprio il poema sinfonico “Finlandia”.

Ma di Sibelius è molto noto, e rappresenta un caposaldo della musica moderna, il Concerto in Re minore per violino e orchestra, op. 47, composto tra il 1903 e il 1905.

In particolare il terzo e ultimo movimento, “Allegro, ma non tanto” (in Re maggiore), che è quello postato, presenta difficoltà tecniche formidabili e rappresenta un banco di prova di ogni grande violinista.

Non si tratta però solo di abilità tecnica, ma di un brano bellissimo, che nelle parti dialogate con l'orchestra assume aspetti epici, grandiosi.

La voce solista non si perde nell’immensa distesa innevata e lacustre del paesaggio finnico, ma rappresenta invece l’anima più profonda di un popolo che ha saputo rendere affascinante una terra quasi “inabitabile”.

Notevole l’esecuzione della sedicenne Leila Josefowicz, oggi violinista affermata (1977).

L'orchestra è The Academy of St. Martin in the Fields, diretta dal grande Sir Neville Marriner.

giovedì 6 ottobre 2011

Ave Maria, virgo serena!



Agli inizi del mese di ottobre un pensiero alla Madonna del Rosario è doveroso.

Il Rosario è una preghiera bellissima nella sua semplicità estrema.

Ave Maria... Santa Maria... facendo scorrere tra le dita i grani della corona.

Sono i “misteri” della vita di Gesù visti con gli occhi della Madre, dal concepimento fino alla glorificazione in cielo.

L’Ave Maria è una preghiera che ognuno conosce e nessuno può dimenticare; come non si può dimenticare la propria mamma: in genere, è il primo e spesso anche l’ultimo nome che viene pronunziato.

Tra gli innumerevoli capolavori musicali dedicati a Maria, presentiamo una perla polifonica del fiammingo Josquin des Près, uno dei grandi polifonisti rinascimentali (1450-1521).

La scuola fiamminga si caratterizza per la finezza contrappuntistica. Si può notare anche in questa bellissima preghiera, “Ave Maria, virgo serena” (1502), un mottetto a quattro voci miste a cappella.

Domina lo stile imitativo, quasi a canone, talvolta. Ma nell'apparente semplicità, c'è una trama compositiva molto raffinata.

E trasmette un senso di grande pace.



Ave Maria
gratia plena
dominus tecum,
virgo serena.

Ave, cuius conceptio,
solemni plena gaudio,
coelestia terrestria
nova replet laetitia.

Ave, cuius nativitas
nostra fuit solemnitas,
ut lucifer lux oriens
verum solem praeveniens.

Ave, pia humilitas,
sine viro fecunditas,
cuius annuntiatio
nostra fuit salvatio.

Ave, vera virginitas,
immaculata castitas,
cuius purificatio
nostra fuit purgatio.

Ave, praeclara omnibus
angelicis virtutibus,
cuius assumptio
nostra glorificatio.

O mater Dei,
memento mei. 

Amen.

mercoledì 5 ottobre 2011

Fijo de... (pasquinata)








M'hanno chiamato fijo  de mignotta
ner sito in do' passai quattr'anni bboni.
Pensavo meritare 'na paggnotta,
m'han dato invece un calcio ne' cojoni.

Pasquì, te se' de coccio, che tte frega,
eppoi se' un busto, 'un ci hai manco le palle,
te j'avresti risposto 'na ciofega
e avresti alzato, ar massimo, le spalle.

Ma te sei te, e io 'nvece ci ho er cazzo,
e quello stronzo che mi' madre offese
l'ho fatto galleggia' un po' dentro er tazzo
der cesso; e doppo, lo sciacquone scese.



Amicusplato

martedì 4 ottobre 2011

Laudato sii, mi Signore!



“Laudato si', mi Signore!”

Così pregava S. Francesco nel Cantico delle Creature.

Tutto per il Poverello di Assisi era degno di lode nel mondo, compresa sorella morte “corporale”, alla quale nessuno può sfuggire, ma che prepara l’incontro con il Signore. Solo la “seconda morte”, quella irreparabile dei malvagi, è da evitare accuratamente.

Una visione della vita con occhi limpidi, sereni; ma non ingenui, come talvolta invece si vuol far passare l’insegnamento di Francesco, e come si conviene al Santo più somigliante a Cristo, anche nella sofferenza delle stigmate.

La gioiosa esperienza francescana può essere ben espressa dalla festosa musica di Antonio Vivaldi. Anche in Vivaldi qualunque tema, sia pur doloroso, viene tradotto in musica rasserenatrice.

Per essere in linea con il Cantico delle Creature, mi pare appropriato il Salmo 116 (117): “Laudate Dominum omnes gentes”, Lodate il Signore, tutte le genti!

Lo splendido brano di Vivaldi, RV 606, in Re minore, è per Coro a 4 voci miste (SCTB), archi e basso continuo.

Una dedica particolare agli utenti (tutti) di Oknotizie, che in questi giorni ho salutato.


Laudate Dominum omnes gentes
Laudate eum, omnes populi.
Quoniam confirmata est super nos misericordia eius,
Et veritas Domini manet in aeternum.
 
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto,
Sicut erat in principio, et nunc, et semper.
Et in saecula saeculorum.
Amen.

Lodate il Signore, tutte le genti;
lodatelo, popoli tutti.
Poiché è stata confermata la sua misericordia sopra di noi,
e la verità del Signore dura in eterno.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
come era nel principio, e ora e sempre,
nei secoli dei secoli.
Amen.

domenica 2 ottobre 2011

Di che colore sono gli Angeli Custodi?




Nella festa degli Angeli Custodi mi viene in mente la bella canzone “Angeli negri”, cantata da Fausto Leali (1968).

Anzitutto per il tema: gli angeli ci sono, e sono di tutti i colori.
“Di che colore è la pelle di Dio?” cantava il celebre musical “Up with people” (Viva le gente!) nel 1965: “E’ nera, rossa, gialla, bruna, bianca, perché Lui ci vede uguali davanti a sé.”

Inoltre perché, a mio parere, questa canzone ha una frase musicale che fa venire in mente la più bella canzone dei Beatles: “Yesterday”.

La frase di cui parlo, in Yesterday è all’inizio (“all my troubles seemed so far away”), in Angeli negri è alla fine (“anche i negri che hanno pianto”). È una frase inconfondibile, perché sale in alto velocemente per gradi congiunti con la medesima melodia.

Ho già parlato di questo 'plagio' (IMHO) in un altro post.


Ora mi interessa festeggiare gli Angeli Custodi con questa stupenda canzone, tratta da un modesto film (Angelitos Negros) del 1948.

http://youtu.be/k8V-EkTeX7U

Una  canzone che è stata eseguita da molti artisti, a cominciare dall'attore-cantante del film, il messicano Pedro Infante.

Ma la più bella interpretazione rimane per me quella di Fausto Leali, la voce più “negra” dei nostri cantanti del 1968.