lunedì 31 gennaio 2011

D'Alema propone un nuovo governo. Eccolo!






Massimo D’Alema ha proposto, con Pier Ferdinando Casini, la formazione di una nuova maggioranza e un governo all’altezza dei gravi problemi attuali.

Qualche agenzia di stampa ha reso note delle indiscrezioni su alcuni probabili ministri, e i loro intenti programmatici. Ve li presentiamo.


Antonio Di Pietro: Pubblica Istruzione. Riforma radicale della grammatica, lotta senza quartiere al congiuntivo. Sveltimento delle pratiche burocratiche con la riduzione dei tempi, in particolare del futuro anteriore e anche di quello semplice.

Gianfranco Fini: Affari Esteri. Soprattutto a Montecarlo, con qualche interesse (interno) sulla sedia della Presidenza della Camera.

Ilda Boccassini: Interni. Ministro tecnico, esperto di arredamenti interni, poltrone e sofà.

Francesco Rutelli: Agricoltura e Ortofrutta. Incremento della produzione di cicoria e altre erbe da campo.

Massimo D’Alema: Marina Mercantile (e da diporto). Pesca a strascico e off-shore. Anche verso paesi tropicali, magari poco fiscali.

Pier Luigi Bersani: Economia e Commercio. In una scuola professionale dell’Emilia (va bene anche la Romagna).

Rosy Bindi: Pari Opportunità. Niente più veline alla TV. Solo velate. Realizzazione del programma di Plutarco: “Quando la luce è spenta, tutte le donne sono uguali”.

Nichi Vendola: Difesa.  Ammodernamento delle forze armate: lance, frecce e qualche piccola cerbottana. Baliste e fionde per la guerra a distanza, con munizioni in pietra (friabile).

Pier Ferdinando Casini: Primo Ministro. L’unico con il cognome adatto a esprimere la variegata composizione di questo governo. Nomen omen.


domenica 30 gennaio 2011

Due anni di poesia








 L'amica carissima Stella festeggia oggi il secondo compleanno del suo blog dedicato esclusivamente alla poesia: "Poesie in vetrina"

Mi ha chiesto di scrivere qualche rima per questo biennio poetico.
Scrivere poesie mi piace. Ma scrivere una poesia su un blog di poesie mi sembra il top.
È quello che ho cercato di fare.



Due anni di poesia


Due anni ininterrotti di poesia
è un’impresa davvero molto bella.
E a chi è venuta questa fantasia?
Ma alla blogger più mitica, che è Stella!

“Poesie in Vetrina” già ha due candeline,
anzi due fari accesi, a illuminare
questo prosaico mondo di veline,
sempre meno disposto a poetare.

E invece verseggiare è inebriante;
versi sciolti od in rima, come aggrada,
emuli di Ungaretti oppur di Dante,
e la nebbia del cuore si dirada.

Qui troverai autori sempre in vena,
che già nel nome sono poesia:
Miryam, Krilù, Zoè, Paola, Elisena,
Luigina, Adamus, Gabry, e così via…

Auguri a voi, scrittori non per caso,
che da due anni fate poesia.
Vi ispirino le Muse del Parnaso.
Evviva Stella, e la sua fantasia!


Amicusplato


venerdì 28 gennaio 2011

I Nomadi che non ti aspetti...



Con un singolo del 1997 il gruppo musicale dei Nomadi ha voluto lodare Dio con una delle preghiere più care al popolo cristiano, il Tantum ergo.

Si tratta dell’inno eucaristico per eccellenza, scritto da S. Tommaso d’Aquino di cui oggi ricorre la festa. Per la precisione, il Tantum ergo è la parte finale del Pange lingua, e viene cantato davanti al Santissimo Sacramento, esposto solennemente all’adorazione.

Il canto dei Nomadi, nella rielaborazione pop di Beppe Carletti, riprende l’antica melodia gregoriana, subito seguita da un’altra melodia, anch’essa molto nota, attribuita ad Haydn. Si ritorna infine alla melodia gregoriana.

I Nomadi hanno nel loro repertorio alcune canzoni con forti richiami religiosi, e fin dagli inizi della loro attività. Tutti abbiamo in mente “Dio è morto”, del 1967.

Con questa ultima “coraggiosa” canzone vogliamo rendere omaggio a questo straordinario complesso e a S. Tommaso d’Aquino, in qualità di “paroliere”.


Tantum ergo sacramentum
veneremur cernui,
et antiquum documentum
novo cedat ritui;
præstet fides supplementum
sensuum defectui.

Genitori Genitoque
laus et iubilatio,
salus, honor, virtus quoque
sit et benedictio;
Procedenti ab utroque
compar sit laudatio. 
Amen.


Adoriamo, dunque, prostrati
un sì gran sacramento;
l'antica legge
ceda alla nuova,
e la fede supplisca
al difetto dei nostri sensi.

Gloria e lode,
salute, onore,
potenza e benedizione
al Padre e al Figlio;
pari lode sia allo Spirito Santo,
che procede da entrambi.
Amen.



Tommaso d'Aquino. La mente ed il cuore



S. Tommaso d’Aquino (1225-1274) è stato il più grande filosofo e teologo dell’epoca medievale e moderna.

L’acutezza nelle indagini, il rigore argomentativo, la sistematicità delle opere, l’esemplare chiarezza espositiva ne fanno un gigante del pensiero umano, secondo solo ad Aristotele.

Grande nella stesura dei trattati di filosofia e teologia, dove la sua mente geniale ha modo di esplicarsi, Tommaso mostra non minori doti di genialità nella composizione di testi poetici sacri.

La liturgia eucaristica ha trovato in lui il cantore per eccellenza. Suoi infatti sono tutti i testi poetici della festa del Corpus Domini (1264).
Poesie celebri, che hanno costituito la preghiera del popolo cristiano fino ad oggi, ed hanno offerto ai musicisti le parole per capolavori immortali.

Basterà citare i titoli per capire di che cosa parliamo:

Pange lingua (di cui le ultime due strofe sono il celebre "Tantum ergo"),Ave verum, O salutaris Hostia, Lauda Sion, Panis Angelicus, Adoro Te devote…

Dal gregoriano, a Victoria, Palestrina, Monteverdi, Vivaldi, Bach, Mozart, Beethoven, Schubert… fino ai moderni compositori e perfino cantanti di musica leggera (I Nomadi, ad esempio), non c'è musicista che non si sia confrontato con queste stupende poesie sacre.

Voglio ricordare S. Tommaso d’Aquino, nel giorno in cui la Chiesa lo festeggia, non con qualche brano celeberrimo (Ave verum, Panis Angelicus), ma con il Pange lingua musicato magistralmente nel 1843 da Anton Bruckner (1824-1896).

Un mottetto breve, ma intenso (si tratta in realtà della prima strofa dell'inno, seguita dall’Amen).

Esegue il Coro “Rondo Histriae” di Pola, diretto da Vinka Buric.


Pange, lingua, gloriósi
Córporis mystérium,
Sanguinisque pretiosi,
Quem in mundi pretium
Fructus ventris generosi
Rex effudit gentium. Amen.


Canta, o mia lingua,
il mistero del Corpo glorioso
e del Sangue prezioso
che il Re delle nazioni,
frutto di un grembo generoso,
donò per il riscatto del mondo.
Amen.

giovedì 27 gennaio 2011

Contro il male assoluto, la bellezza assoluta



Considero il nazismo il male assoluto.

In nome di una ideologia razzista è stato sterminato il popolo ebraico, nonché altre minoranze, che non rientravano negli schemi della “razza pura”.

Voglio anche ricordare che questa folle ideologia ha messo in atto per la prima volta nella storia il progetto eugenetico, per cui furono eliminati con la pratica dell’eutanasia i portatori di handicap, i malati di mente e gli affetti da patologie "incurabili".

Qualcuno ancor oggi cerca di far rivivere questi orrendi fantasmi del passato. Con nuovi nomi, con argomenti più sofisticati, ma con risultati identici: l’eliminazione di esseri umani.

Il fantasma di Hitler continua ad aggirarsi per l’Europa e per il mondo. Non ha finito, a quanto pare, il suo lavoro.

Contro il male assoluto, e contro questo spettro che vuol riprendere forza, oppongo la bellezza assoluta della musica di J. S. Bach: un inno all vita, qualunque essa sia, e in qualsiasi stato si trovi.
Una semplice voce di Violino solo, della Sonata n. 1 in Sol minore, BWV 1001, movimento Allegro, in stile di Fuga.

La vita umana, o è sacra e inviolabile sempre, o non lo è mai.

Chi comincia a fare breccia in questa diga, che è l’inviolabilità della vita umana, provoca irresistibilmente quella catastrofe che oggi ricordiamo nel “giorno della memoria”.

Il brano di Bach è suonato da Jehudi Menuhin (1916-1999), uno dei massimi violinisti del secolo scorso, di origine ebraica, al pari di Fritz Kreisler, Mischa Elman, Jascha Heifetz, Isaac Stern, e gli attuali Itzhak Perlman, Pinchas Zukermann, Shlomo Mintz, Maxim Vengerov, per ricordare i più celebri.

Dove ci sono artisti, c'è sicuramente civiltà.

lunedì 24 gennaio 2011

Paulus. L'omaggio di Mendelssohn a S. Paolo


Per onorare S. Paolo, di cui domani ricorre la festa della conversione alla fede cristiana, propongo il coro iniziale dell’Oratorio “Paulus” di Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847).

“Herr, der Du bist der Gott”, un grandioso e stupendo corale che ci ricorda Bach, ma con una sensibilità tutta nuova. La sensibilità di un romanticismo maturo, appassionato, messo a servizio della fede in Cristo, di cui Paolo fu eroico testimone.

Ricordiamo che si deve proprio a Mendelssohn la “riscoperta” della musica di Bach, con la memorabile esecuzione da lui diretta della "Passione secondo Matteo" nel 1829.

L’Oratorio “Paulus” (1836) ripercorre le vicende della vita di S. Paolo, prima come persecutore accanito della Chiesa di Cristo e poi come Apostolo delle genti, dopo la straordinaria conversione sulla via di Damasco.

La spada del carnefice tagliò la testa all’Apostolo, ma non mise a tacere la verità che Paolo aveva annunciato in tutto il mondo antico.
E ancora oggi la sua voce è più viva e attuale che mai.

“Non c’è più né giudeo né greco, né schiavo né libero, né uomo né donna, ma tutti siamo uno in Cristo Gesù” (Lettera ai Galati 3, 28).

Il Cristianesimo aveva iniziato a sconfiggere le discriminazioni e i razzismi su cui il mondo fino ad allora si era sempre fondato.

L'Oratorio "Paulus" riscosse uno strepitoso successo in tutta Europa e varcò l'oceano, ottenendo la medesima entusiastica accoglienza. Cosa che non poté fare ai suoi tempi S. Paolo.

Lo fece l'opera del ventisettenne Mendelssohn per lui. 
In definitiva, anche Mendelssohn era un ebreo convertito...


Herr! Der Du bist der Gott, der Himmel und
Erde und das Meer gemacht hat.
Die Heiden lehnen sich auf, Herr wider dich
und deiner Christ.
Und nun, Herr, siehe an ihr Droh'n und gieb
deinen knechten, mitt aller Freudigkeit zu
reden Dein Wort.  
Herr!

Signore, tu sei il Dio creatore del cielo, 
della terra e del mare!
Si schierarono i popoli contro il Signore ed il Suo Cristo; 
e ora, Signore, considera le loro ingiurie, 
e concedi ai tuoi servi d'annunciar la tua parola 
con tutta franchezza.
Signore!

(Cfr. Atti degli Apostoli, cap. 4, vv. 24, 26, 29).

domenica 23 gennaio 2011

Che dire? È Salieri!




La sarcastica frase, messa in bocca a Mozart nel film “Amadeus” di Milos Forman (1984), non rende giustizia al grande compositore italiano Antonio Salieri (1750-1825), autorità musicale quasi assoluta alla corte di Vienna, come compositore, e poi maestro di cappella e insegnante, dal 1774 fino all’anno precedente la sua morte.

Ha avuto tra i suoi allievi Beethoven, Schubert, Listz, Czerny, tanto per ricordare i più celebri.

Nel film "Amadeus" il compositore veneto viene descritto come un mediocre, di fronte alla genialità di Mozart.

Che Mozart sia un genio non si discute; forse il più grande genio della musica, Bach e Beethoven permettendo.

Ma non è vero che Salieri sia stato un mediocre. La sua imponente produzione musicale, oscurata dai suoi allievi e dal suo (presunto) rivale, è stata per fortuna in parte riscoperta e valorizzata proprio grazie al film di Milos Forman, in cui il personaggio di Salieri è l'autentico protagonista, anche per la straordinaria interpretazione di Fahrid Murray Abraham.

Una delle prime opere che mise in luce a Vienna il talento di Salieri fu “La Fiera di Venezia”, eseguita per il carnevale del 1772.

Lo stesso giovane Mozart rimase colpito da quest’opera, e sopra un'aria di questa, “Mio caro Adone”, compose le "Sei Variazioni" in Sol maggiore, K 180.

Per apprezzare il valore di Salieri propongo da "La Fiera di Venezia" l’aria “Vi sono sposa e amante” in cui la voce del soprano si unisce e rivaleggia, in uno spettacolare trio, con quella del flauto e dell’oboe.

Ci si accorgerà, anche da questo brano, quanto il genio di Mozart debba al grande Salieri.

La voce del mezzo-soprano è quella straordinaria e virtuosistica di Cecilia Bartoli.

venerdì 21 gennaio 2011

Uno scherzo musicale di Mozart (vero!)




Dal genio di Mozart c’è da aspettarsi di tutto: una Marcia turca e una Messa di Requiem, una sinfonia concertante e un concerto per corno, un’opera seria e un dramma giocoso…

La sua inventiva non ha limiti, al pari della sua genialità. Tutto ciò che egli tocca, si trasforma in oro musicale. Si può applicare a tutta la produzione mozartiana ciò che Kierkegaard scrisse riguardo al Don Giovanni: "un lavoro senza macchia, di ininterrotta perfezione".

Non possiamo meravigliarci perciò se a lui (e solo a lui) sia venuto in mente di scrivere “Uno Scherzo Musicale” (Ein musikalischer Spass), in Fa maggiore, concepito come un vero e proprio Concerto per quartetto d’archi e due corni, in 4 movimenti (Allegro-Minuetto maestoso-Adagio cantabile-Presto), nel quale prende in giro i mediocri musicisti del suo e di ogni tempo, che intendono scrivere musica senza conoscerla.

"Ein musikalischer Spass", K 522,  del 1787, consiste in una composizione scritta volutamente male, cioè musicalmente “sgrammaticata”. Un esempio, insomma, di ciò che non si dovrebbe fare.
Temi elementari ripetuti ossessivamente, povertà espressiva, errori di armonia e contrappunto, impiego maldestro degli strumenti (specialmente dei corni); e una conclusione spassosa, con un accordo dissonante, ottenuto sovrapponendo ben cinque diverse tonalità. Una vera pernacchia musicale!

Noi postiamo proprio l’ultimo movimento, Presto, con l’anzidetta strabiliante conclusione, impensabile perfino in epoca attuale.
In certo senso Mozart, come ha acutamente ipotizzato W. T. Adorno, sotto la forma del grottesco ha inconsciamente espresso la sua tendenza irresistibile alla dissonanza, e al superamento degli schemi del classicismo.

E in effetti, nonostante Mozart abbia voluto fare una caricatura di concerto, ha composto in realtà un capolavoro, brillante nella sua pochezza musicale, geniale nella sgrammaticata ma non meno accattivante bellezza.

Un ossimoro musicale: la bruttezza che è anche bellezza, l’ignoranza che è pure genialità.

Ma Mozart non pensava a Salieri, sia chiaro. Il film di Milos Forman, “Amadeus”, non inganni; quello è un romanzo. Salieri non era un mediocre; è stato anche maestro di Beethoven, Schubert e Liszt...

I mediocri a cui Mozart pensa nel suo “Scherzo Musicale” sono stati dimenticati.

Altrimenti, non sarebbero stati dei mediocri.

Una raccomandazione: il brano va ascoltato fino all'ultimo. Lo scherzo finale è imperdibile!

giovedì 20 gennaio 2011

Ogni scherzo vale. Se poi è di Chopin...



Per carnevale ogni scherzo vale!

Ma se lo Scherzo è firmato da Chopin, allora il suo valore è inestimabile.

Qualcuno si può meravigliare che il romantico poeta del pianoforte abbia avuto la voglia e l’ispirazione per scrivere degli scherzi.

Ne ha scritti quattro.

Non aspettiamoci però degli scherzi carnevaleschi.
Gli Scherzi di Chopin sono composizioni imponenti nelle dimensioni, libere nella struttura, brillanti nella forma, estrose, virtuosistiche, e con momenti di intensa liricità.

Lo Scherzo n. 2, in Si bemolle minore, op. 31, del 1837, è il più famoso e forse il più bello.

Il carattere “scherzoso” si nota fin dal tema iniziale, che ritorna più volte nel corso del brano, quasi a interrompere altri momenti più drammatici o discorsivi, e a ribadire il significato catartico della composizione.

Notevole la performance del giovane pianista cinese Yundi Li, classe 1982, come il suo più celebre compatriota Lang Lang (non mi pronunzio sul valore di quest’ultimo).

Anche il mondo della musica deve fare i conti ormai con il gigante asiatico.

Ben venga in questo caso la concorrenza “made in China”. 

Qui non si può barare...

martedì 18 gennaio 2011

Indovina chi viene a cena (pasquinata toscana)





I giudici che stanno lì a contare
quante donne alla cena invita il Nano,
e mandano l’esercito a spiare
se piscia dentro il vaso o caca strano,

ed i partiti delle opposizioni,
gli vogliono tirare un bel tranello;
come Mike alla Lòngari, i furboni
lo voglion far cadere sull’uccello.


Amicusplato

lunedì 17 gennaio 2011

Anche gli animali hanno un santo in Paradiso



Si tratta ovviamente di S. Antonio Abate, il santo protettore degli animali.

In questo giorno, da tempo immemorabile, vengono benedetti gli animali e il loro cibo.

Gli animali, benché non possano essere considerati come gli esseri umani, hanno diritto ad un degno trattamento. Altrimenti, oltre che mancare di rispetto verso di essi, offendiamo anche il loro santo patrono.

E con un santo in Paradiso non è il proprio il caso...

Un’antica leggenda toscana dice che nella notte di S. Antonio Abate gli animali acquistano “la virtù”, cioè riescono a parlare e chi li accudisce può capire quello che dicono.

Mi pare opportuno perciò in questa occasione postare, del geniale musicista bolognese Adriano Banchieri (1568-1634), un brano nel quale gli animali hanno una parte significativa: cantano con gli esseri umani.

È lo straordinario madrigale a cinque voci “Contraponto bestiale alla mente” (1608), nel quale, come dice la Capricciata introduttiva a tre voci, si ode

"un cane, un gatto, un cucco e un chiù per spasso
far contraponto a mente sopra un basso”.

In altre parole, mentre il basso canta la sua parte, quattro voci che imitano il verso degli animali suddetti fanno per divertimento ("per spasso") una polifonia (“un contraponto”) improvvisata (“a mente”).

In realtà non c'è nulla di improvvisato, la partitura è tutta scritta.
I soprani primi fanno la terza discendente Mi-Do del cucco (cuculo); i soprani secondi fanno il verso del chiù, con le note Sol e La; i contralti il gatto, con una parte più elaborata; i tenori il cane, con un Do ripetuto.
Il basso fa la base al contrappunto, cantando queste parole in latino maccheronico e scherzoso, come è tutto il brano, scritto per il carnevale: “Nulla fides gobbis, similiter est zoppis, si sguerzus bonus est, super annalia scribe”, cioè: Nessuna fiducia nei gobbi, ugualmente è per gli zoppi, se un guercio è bravo, scrivilo sugli annali”.

L’inizio del madrigale (con ripetizione alla fine) è di carattere accordale, in tempo ternario, a 7 voci: le due sezioni dei soprani si sdoppiano.

Capricciata e Contraponto bestiale a la mente

Or s'ode una spassevol barzelletta
di certi cervellini usciti in fretta


Nobili spettatori,
udrete or ora
quattro belli humori:
un cane, un gatto,
un cucco, un chiù, per spasso
far contraponto a mente
sopra un basso.

Un cane, un gatto, un cucco, un chiù per spasso
fan contraponto a mente sopra un basso.


Fa la la…
Nulla fides gobbis
similiter est zoppis.
Si squerzus bonus est,
super annalia scribe.
Bau, bau! 
Miao, miao!
Chiù, chiù! 
Cucù, cucù!
Fa la la…

Un omaggio ai nostri amici animali!

sabato 15 gennaio 2011

Coriandoli e petardi, by Scarlatti



Mentre Vivaldi "inventava" il violino solista nell'Estro Armonico, un altro genio italiano, Domenico Scarlatti, "inventava" il clavicembalo, con i suoi 555 "Essercizi" (poi denominati più comunemente Sonate).

Infatti, come con Vivaldi il violino solista diventa il protagonista del concerto, così con Domenico Scarlatti il clavicembalo esce dal suo abituale ruolo di strumento d'accompagnamento (nel cosiddetto "basso continuo") e va a occupare il centro della scena.

Con l’invenzione, poco successiva, del pianoforte, sarà quest’ultimo a prenderne il posto. 
Ma si deve anzitutto a Domenico Scarlatti il merito di avergli preparato il ruolo da protagonista.

Nel periodo di Carnevale, la luminosa e frizzante musica del geniale compositore napoletano, coetaneo di  Bach e di Haendel, aggiunge una bella manciata di coriandoli e di stelle filanti, nonché qualche (innocuo) petardo.

Propongo perciò la Sonata K.141, in Re minore, eseguita dalla celebre clavicembalista Aline d'Ambricourt in un clavicembalo d'epoca, un Taskin del 1787.


venerdì 14 gennaio 2011

Inizia il Carnevale. Con l'estro di Vivaldi



Siamo entrati nel periodo di Carnevale, quest’anno particolarmente lungo, data la Pasqua molto alta, il 24 aprile. La fine del Carnevale sarà martedì 8 marzo. Il giorno dopo infatti sono le Ceneri, inizio della Quaresima.

Carnevale è sinonimo di allegria, di scherzi, di un po’ di follia (autocontrollata, si spera).
“Una volta all’anno è lecito impazzire”, dicevano gli antichi. Ma passato il carnevale, tutto tornava nella sobrietà e nella regola.

Oggi le cose sono molto cambiate; e il carnevale, come stile di vita, corre un po’ per tutto l’anno...

Ma non vogliamo fare i moralisti proprio all’inizio della “follia” carnascialesca.

Carnevale è anche sinonimo di Venezia, e la musica del veneziano Antonio Vivaldi è quanto mai adatta per dare inizio alle danze...

Per cavalieri e dame è di rigore la maschera.

Dall’Estro Armonico, del 1711, presento il Concerto per Violino e Orchestra, in Mi maggiore, n. 12, I movimento, Allegro, ovviamente.

L’Estro Armonico costituisce con i suoi 12 concerti una pietra miliare nella storia della musica. Quest'opera segna l’inizio del moderno concerto solista.

In precedenza era un “piccolo concerto” di strumenti che dialogava con il resto dell’orchestra (“concerto grosso”, da cui il nome).
Ora è il violino solista che domina la scena, dialogando con il resto dell’orchestra da protagonista. 
Nasce  perciò anche l'era dei virtuosi del violino, di cui il massimo esponente sarà Paganini.

In questo brano, violino solista è il grande Yehudi Menuhin (1916-1999).

La bellezza di questi 12 capolavori dell’Estro Armonico non sfuggì al giovane J. S. Bach, che saccheggiò l’opera, trascrivendo per clavicembalo ed altri strumenti ben cinque concerti. Tra di essi è compreso anche il n. 12, per clavicembalo solo.

Bach aveva buon gusto…

Per coloro che del Carnevale apprezzano la "follia", Vivaldi propone la sua celebre Follia in Re minore:

http://semperamicus.blogspot.com/2009/09/autunno-vivaldi-vs-verlaine.html

Buon divertimento!



martedì 11 gennaio 2011

L'Inverno di Fabrizio De André



Non conosco nessun cantante che abbia dialogato con la morte con tanta frequenza come Fabrizio De André.

Come altri aspetti considerati tabù dalla società, De André non ha avuto paura di guardarla in faccia, di parlarle, di cantarla…

Ci fa comodo ricordare Faber come l’ironico fustigatore della società benpensante, come il cantore ribelle al conformismo borghese e a quello religioso.

In realtà è un cantante scomodo per tutti, anche per chi crede di tirarlo completamente dalla sua parte.

Aveva un animo romantico, come dimostrano tante sue canzoni d’amore; e un animo religioso, se per religioso si intende un rapporto con il mistero che circonda la nostra breve e spesso dolorosa esistenza; mistero da lui investigato sempre con appassionata sensibilità.

Talvolta questo mistero prende esplicitamente in lui il nome di Dio, come nella “Preghiera in Gennaio” (1967), scritta per la tragica fine dell’amico Luigi Tenco.

E amava la figura di Cristo. Certo, era la figura umana di Gesù che lo colpiva e lo interessava essenzialmente; ma “La buona Novella” (1970) rimane comunque una testimonianza di amore a Colui che egli considerava “il più grande rivoluzionario della storia”, e anche qualcosa di più, se ascoltiamo bene tutto l’album (“Tre Madri”, ad esempio).

Oggi ricordiamo la morte di Fabrizio De André. Sono passato 12 anni, e musicalmente sembra un’eternità. Altri musicisti, altri cantanti hanno preso il suo posto nel cuore delle giovani generazioni.

Ma spesso sono cantori del nulla.

La bellissima canzone “Inverno”, tratta dall’album “Tutti morimmo a stento” del 1968, è una riflessione sul ciclo della vita, in cui inverno ed estate si alternano, ma nel cui orizzonte è compresa anche la vista di un camposanto.

Caro De André, oggi certe parole sono tornate tabù…

11.1.11 Un giorno da internet









Una data che fa quasi tenerezza, nella sua fragilità.

Un giorno fatto solo di 1, il primo numero, così piccolo che può essere rappresentato da un palettino, come facevano i romani.

I palettini (o astine) erano anche i primi segni che le maestre di una volta ci facevano fare per insegnarci a scrivere. Mi ricordo ancora pagine intere di palettini.

Poi venivano i tondini…

Senza volerlo ci stavano insegnando il sistema numerico binario.

Ecco, questa data così elementare nella sua rappresentazione numerica, simile ad una sequenza binaria (il numero 15, ma ci sono i puntini..), può essere presa come simbolo del mondo informatico.

Sembra impossibile, ma la grande ragnatela del mondo, o se vogliamo, il www è appeso e sorretto da quel sistema numerico binario che, partendo da un semplice bit, diventa byte, kilobyte, megabyte, gigabyte, terabyte…

Non lasciamoci perciò ingannare dalla fragilità di questa data.

Come il mondo reale si fonda sull’infinitamente piccolo dell’atomo, anche il mondo virtuale si regge sull’infinitamente piccolo di 1 bit.

Non domandatemi però come tutto questo sia possibile. Non sono esperto informatico.

Per essere precisi, la rappresentazione numerica della mia conoscenza informatica è espressa dal primo bit: 00.

Un terabyte di saluti a tutti!

sabato 8 gennaio 2011

Vivacità e bellezza allo stato puro




Il Concerto per Violino e Orchestra in Re maggiore, op. 77, di Johannes Brahms (1833-1897), è uno dei simboli stessi della musica per violino.

Strutturato nella classica tripartizione di movimenti, Allegro-Adagio-Allegro, risulta una delle opere più originali e geniali del musicista tedesco.

Tre movimenti del tutto diversi tra di loro, non solo nel ritmo, ovviamente: il primo (Allegro non troppo) alterna momenti di intima liricità ad ariose atmosfere sinfoniche; il secondo (Adagio), amabile nella sua purezza melodica, fa cantare il tema principale con la voce dell’oboe; il terzo (Allegro giocoso, ma non troppo vivace - Poco più presto), vivace e quasi zingaresco, è di una brillantezza trascinante.

Brahms lo compose nel 1878.

Propongo all’ascolto l’Allegro giocoso, cioè l’ultimo movimento, il più celebre.

Avevamo iniziato l’anno con l’Ouverture Tragica, del medesimo autore, a causa dell’orrendo crimine di Alessandria d’Egitto.

Ora, passato il furore dei barbari, possiamo concederci un momento di serenità e di gioia allo stato puro.

Tutto tedesco e di eccezionale valore l'organico degli esecutori: Anne-Sophie Mutter, i Berliner Philarmonicher, Herbert Von Karajan. Tedesca e prestigiosa anche l'etichetta,  la Deutsche Grammophon.

Ma in questo concerto è presente anche un italiano d'eccezione: uno Stradivari del 1710, il violino suonato dalla Mutter.

E non c'è musica senza un po' d'italiano...


venerdì 7 gennaio 2011

Quella bella calza rossa








Quando da ragazzetto (avrò avuto 8 o 9 anni) mi dissero che la Befana era mia madre, ci rimasi male.

C’è sempre nel gruppo di amici, o nella scuola che frequenti, qualcuno più furbo di te, cioè di me; e così  la magia di quella notte, attesa tutto l’anno, mi scoppiò davanti come un palloncino colorato.

Lo domandai a mia madre, e lei sorridendo mi confermò la verità. La calza la preparava lei: tre mandarini, due cavallucci, un torroncino, un pezzetto di cioccolata (che a me piaceva  tanto), qualche altro dolciume, e un po’ di carbone (vero, di querciolo).

Rimasi a bocca aperta. La vecchina, il ciuchino, il fastellino di fieno... tutta una favola. Il rumore sul tetto, i segni sulla cappa del camino, tutte storielle.

Per qualche tempo guardavo mia madre indispettito, come se avessi ricevuto un torto imperdonabile. 
In realtà, ero arrabbiato con me stesso; non avrei potuto più appendere alla cappa del camino quella calza rossa e lunga, dalla quale uscivano i miei sogni, i miei desideri…

“Ma ora sei grande, lo devi sapere!” Queste parole di mia madre attenuarono l’immensa delusione, e dentro di me combatterono per alcuni giorni con la fiaba (ormai) della Befana.

E vinsero. Ora ero grande, la Befana era una storia per bambini, era la mamma che riempiva la calza. E il ciuchino ero io, che ci avevo creduto… Mi sentii più grande.

L’anno successivo, la mattina del 6 gennaio, quando scesi dalla camera in cucina, appesa alla cappa del camino penzolava una bella calza rossa piena di regali: i soliti mandarini, torroncini, la cioccolata, e il solito immancabile carbone (vero, di querciolo).

Fino a che mia madre è vissuta, e io avevo più di 50 anni, mi ha sempre fatto trovare la calza della Befana appesa alla cappa del camino. Rossa naturalmente e sempre con un po’ di carbone, vero, di querciolo (il migliore).

Stamani, quando mi sono alzato, ho guardato la sua fotografia. Era bella mia madre, mi ha sorriso, con un po’ di tristezza. Ho guardato istintivamente alla cappa del caminetto.

Da qualche anno la Befana, chissà perché, non passa più a portarmi quella bella calza rossa…

giovedì 6 gennaio 2011

Un bel “villancico” per l’Epifania



Festeggiamo l’Epifania del Signore con un canto della tradizione spagnola, un “villancico”.

I villancicos sono canti natalizi che, come fa intuire la parola, hanno un'origine ‘villana’, popolare.

Nati nel XV secolo in Spagna, furono trapiantati nelle colonie del Nuovo Mondo, dove hanno avuto una straordinaria fioritura fino ai nostri giorni.

Le melodie sono semplici, talvolta elementari, ma sostenute da vivaci strutture polifoniche e ritmi incisivi.

“Los tres Reyes Magos” è un bel villancico, che ricorda i Re Magi.

Viene cantato in modo egregio dal “Coro de Niños” di El Augustino, Perù.

Mi pare giusto che in questa festa, che conclude il periodo natalizio, ci sia un coro di voci bianche a cantare per il Bambino Gesù.


Buona Epifania!

martedì 4 gennaio 2011

Fiorì una rosa...

  




La carissima Stella, all'inizio di questo nuovo anno 2011, mi ha voluto fare dono di una rosa, anzi di un mazzo di rose di vario colore e significato.


Ho accettato l'omaggio floreale con grande piacere, e ricambio con un fiore più o meno poetico, ma è l'unico che ho potuto trovare in pieno inverno...



Fiorì una rosa

Fiorì una rosa (è vero!)
tra la neve e il ghiacciato;
anzi, un roseto intero
e multicolorato.

Dove poté accadere
una cosa sì bella?
Andate un po’ a vedere
nel blog di Gianna-Stella!

Ne ho colta una tra tante
e qua l’ho trasferita;
del suo aroma fragrante
la stanza si è riempita…

Amicusplato

lunedì 3 gennaio 2011

Per i martiri cristiani di Alessandria d’Egitto



Di fronte all’orrendo e vile attentato islamista di Alessandria d’Egitto, in cui hanno perso la vita 21 cristiani e ne sono stati feriti un’altra settantina, durante la Messa di Mezzanotte di Capodanno, non ci sono parole adeguate di indignazione e di condanna.

Il mondo civile si deve muovere con tutta la sua autorevolezza per fermare questi crimini, che si ripetono ormai ovunque con una frequenza impressionante contro le minoranze cristiane.

Alla barbarie degli attentatori, che vorrebbero riportare indietro l’orologio della storia al periodo dell’intolleranza religiosa e delle guerre di religione, voglio opporre la grandezza dell’arte, rappresentata da uno stupendo mottetto polifonico a cappella di Pablo Casals, “O vos omnes” (1942), a quattro voci miste.

Il celeberrimo violoncellista e noto compositore catalano (1876-1973) ha musicato questo mirabile responsorio del Venerdì Santo ispirandosi a Tommaso Ludovico da Victoria (1548-1611), uno dei padri della polifonia.

Le parole sono del profeta Geremia (Lm 1, 12).


O vos omnes qui transitis per viam
attendite et videte
si est dolor sicut dolor meus.

O voi tutti che passate per la via,
fermatevi e guardate,
se c’è un dolore simile al mio.

sabato 1 gennaio 2011

Ouverture Tragica, purtroppo!



Dobbiamo subito cambiare musica per l’apertura dell’anno appena iniziato: non più la gioiosa Ouverture del Guglielmo Tell di Rossini, ma purtroppo l’Ouverture Tragica di Brahms.

Sono stati massacrati all’uscita della Messa di Mezzanotte nella Chiesa dei Santi in Alessandria d’Egitto, con un’autobomba (o da un kamikaze), almeno 21 cristiani copti; molto altri sono rimasti feriti.

Un vero bagno di sangue, da parte di estremisti islamici, che hanno un concetto della religione simile a quella che il lupo ha dell’agnello.

Una vergogna, che l’umanità non può più tollerare.

Difendere i valori cristiani significa difendere anche i valori laici e civili, di distinzione tra fede e politica, che il Corano dimostra di non saper coniugare.

Mi associo al dolore dei familiari delle vittime e della comunità cristiana d’Egitto; faccio mie le parole del Papa Benedetto XVI e del Presidente Napolitano, di indignazione e di ferma condanna dell’attentato, che sconvolge la pace, e non solo in Egitto.

Si muova l’opinione pubblica mondiale contro questi continui attentati contro i cristiani.

E le organizzazioni internazionali facciano sentire la loro autorevole voce, per la difesa del diritto alla libertà religiosa.

Non si protesti solo per Sakineh; ma anche per le moltitudini di cristiani ovunque vessate dove sono minoranza.

E si tratta di milioni di persone in varie parti del mondo, soprattutto nei paesi a maggioranza islamica. 


Si apre il 2011. Un’Ouverture, prego!



Si è aperto, allo scoccare della mezzanotte, il nuovo anno 2011.

E noi lo accogliamo con una musica festosa, perché sia di buon augurio.

Una grande musica, ovviamente, una musica firmata, d’autore: Gioachino Rossini (1792-1868).

Trattandosi dell’apertura dell’anno, è d’obbligo un’ Ouverture. Quella del Guglielmo Tell (1829) mi sembra la più appropriata.

Guglielmo Tell è il campione della libertà della sua nazione, la Svizzera, che egli riuscì a sottrarre al potere dell’Austria.

Può in certo modo simboleggiare anche l’Italia, che 150 anni fa è riuscita a realizzare il sogno unitario dei suoi patrioti.

Il brano che posto è l’ultima parte dell’Ouverture, la celebre Fanfara, che inizia con squilli di tromba e termina con un "crescendo rossiniano”, appunto.

Un po’ di carica, a questa Italia centocinquantenne, non le farà male… Un anno che inizia gracilino: 1. 1. 11.

Buon Anno!