giovedì 30 settembre 2010

Renato Zero: un giovane sessantenne



Per me, come per tanti altri, Renato Zero ha cominciato ad esistere nel 1979, con “Il Carrozzone”.
Improvvisamente quello che mi sembrava solo un istrione in cerca di notorietà ha assunto la statura di un grande artista.

Il Carrozzone è una canzone bellissima, ma che in più riuscì a rendere significativo per la prima volta il look incomprensibile e per molti aspetti allora provocatorio di questo cantante.
La vita è spesso una grande “mascherata”, dove ci si comporta da buffoni, “così la morte va via”. E la faccia pesantemente truccata di Renato Zero ne era esattamente la prova.

Dopo sono giunti altri brani stupendi, canzoni che hanno segnato “i migliori anni della nostra vita”.

Da "Il Carrozzone", a "Ave Maria", a "Professore" (2009) è stato un fluire di musica affascinante e uno scorrere di parole ora tenere ora graffianti, mai banali.

Non “sei zero”, caro Renato; sei un grande e ci hai regalato splendide canzoni.

Voglio festeggiare questo tuo sessantesimo compleanno (Roma, 30 settembre 1950) con la canzone che per me è la più bella di tutte: “Più su”, del 1981.  "Più su, fino a sposare il blu".

Ancora riesce a farmi sognare...


mercoledì 29 settembre 2010

Nella festa degli Arcangeli



29 Settembre non è solo il titolo di una canzone di Battisti.

È anzitutto la Festa di S. Michele Arcangelo, S. Gabriele Arcangelo e S. Raffaele Arcangelo.

Voglio onorare questi nostri celesti alleati contro le insidie del male, con il loro stesso cantico di lode a Dio: il "Santo".

Ripropongo il bellissimo "Santo" della Messa dei Giovani (meglio conosciuta come "Messa Beat") di Marcello Giombini.

In fondo anche Lucio Battisti sarà contento; siamo nel pieno degli anni 60, precisamente nel 1966. Anche in Chiesa stava entrando una ventata di aria nuova, insieme alle chitarre e alle batterie.

A maggior gloria di Dio, e a ritmo di rock.

Un nastro da sciogliere, ricordando Battisti



Un nastro rosa da sciogliere. La metafora di una vita di coppia appena iniziata e tutta da scoprire.

Con i timori e le speranze per un’avventura che “sta diventando una storia vera”.

Solo la vita potrà svelare giorno per giorno la sincerità di un rapporto.

“Chissa' chissa' chi sei,
chissa' che sarai,
chissa' che sara' di noi,
lo scopriremo solo vivendo”.

Siamo nel 1980. “Con il nastro rosa”. Una delle ultime grandi canzoni di Battisti (e Mogol).

Il modo più bello per ricordare il primo Battisti, quello del 29 Settembre, del 1967.

Canzoni splendide, anni indimenticabili…

martedì 28 settembre 2010

Chopin-Gould: la strana coppia



Fryderyk Chopin (di cui quest'anno ricorre il 200° anniversario della nascita) non è solo il geniale e inimitabile compositore dei Notturni, ma anche il “rivoluzionario” della tecnica pianistica, con i suoi 24 Studi.
Ma anche in questi Studi egli sa trasformare un’arida materia didattica in straordinaria opera d’arte, dove sentimenti e pathos rimangono i veri protagonisti, sotto un diluvio di note e di funambolici artifici.

Glenn Gould (1932-1982) è l’impareggiabile interprete della musica clavicembalistica di J. S. Bach.
Nessuno come Gould ha saputo carpirne i segreti e proporli, con esecuzioni memorande. Basterà citare le Variazioni Goldberg. È stato detto, con efficace iperbole, che Gould non suonava Bach, ma “era” Bach.

Bach e Chopin, due autori a prima vista distantissimi: il mondo barocco e razionale, la musica passionale e romantica.

Gould ha suonato pochissimo la musica di Chopin. Non era certo il suo autore preferito…

Ma c’è una composizione che non si è lasciato sfuggire: la Sonata per Pianoforte n. 3, in Si minore, op. 58, del 1844.

In effetti ci sono alcune caratteristiche che la avvicinano alla musica di Bach; la limpidezza espositiva, la struttura contrappuntistica e il ritmo ben scandito fanno apparire questo IV e ultimo movimento della Sonata (“Presto, non tanto. Agitato”) quasi come un Preludio bachiano.

E Gould fa di tutto per farlo apparire tale.

Qualcuno potrà arricciare il naso, nel sentire una sonata di Chopin eseguita come un preludio di Bach. Se ascoltiamo lo stesso brano nell’interpretazione della Argerich o di Ashkenazy o di altri grandi interpreti, sentiamo quanto diverso sia l’approccio.

Ma a me personalmente l’esecuzione di Glenn Gould entusiasma più di ogni altra.
È proprio la limpidezza espressiva, senza tanti chiaroscuri, che francamente non emergono da questa partitura, a convincermi appieno.

Il pathos va saputo cogliere ascoltando attentamente, sotto quel profluvio di note cristalline, la linea tematica portante.

Ovviamente Gould fa apparire semplice un brano quasi “impossibile” da eseguire.

Cinque minuti di musica perfetta, che lascia stupefatti.

domenica 26 settembre 2010

Per tutti i poveri "lazzari"




Il Vangelo di oggi ci parla del ricco epulone e del povero Lazzaro (Luca 16, 19-31).

Il ricco epulone mangia, beve e si diverte, senza degnare di uno sguardo il povero Lazzaro che, affamato e coperto di piaghe, sta ai suoi piedi a mendicare.

Il povero Lazzaro muore, ovviamente prima del ricco epulone, e si ritrova accanto ad Abramo in Paradiso, nella gioia eterna.
Il ricco epulone muore anche lui, ovviamente dopo, e si ritrova dentro una fiamma di dolore inestinguibile.

I furbetti diranno: è una favoletta per far star buoni i bambini...

La parabola, ma forse sarebbe meglio dire il fatto (si riporta il nome del povero), l’ha narrata Gesù. E sulla parola di Gesù è meglio non scherzare troppo.

Per i poveri lazzari, nel corso di questi duemila anni, si sono mosse infinite persone che, a differenza del ricco epulone, hanno messo in atto immense opere di carità cristiana, fondato ospedali anche per le malattie più contagiose (i “lazzaretti”, appunto), i lebbrosari, gli “incurabili”...

"Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero nudo e mi avete vestito, ero malato e mi avete curato".

Le opere di misericordia. Sono quelle che ci salveranno dalla fiamma inestinguibile della disperazione eterna.

Perché nessuno, nemmeno Dio, potrà toglierci il rimorso di non aver aiutato una persona in grave difficoltà, se ne abbiamo avuto tutti i mezzi.

Sarà meglio perciò non fare i furbetti.

Al tramonto della vita saremo esaminati nell’amore.


È d'obbligo la musica di Antonio Vivaldi, che scrisse i suoi capolavori come maestro di musica dal 1703 nel "Pio Ospedale della Pietà", una delle più importanti opere della carità veneziana, insieme all'Ospedale degli Incurabili, all'Ospedale dei Mendicanti e all'Ospedale dei Derelitti.

È un brano del Gloria: "Domine Deus".

[Domine Deus, Rex coelestis, Deus Pater omnipotens.
Domine Fili Unigenite, Jesu Christe]
Domine Deus, Agnus Dei, Filius Patris:
Qui tollis peccata mundi miserere nobis.

[Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente,
Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo]
Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre,
Tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

Le pitture che scorrono nel video sono di Caravaggio.
Forse nessuno come lui ha saputo raffigurare la sofferenza e la miseria umana, redente dalla grazia di Dio.

sabato 25 settembre 2010

Viva l'ozio?














Non mi va di faticare,
non ho voglia di postare,
sarà forse l’equinozio;
viva l’ozio!

La politica mi annoia,
mi dà un po’ di paranoia;
tutti cercan con passione…
le poltrone.

Religione m’interessa,
mi dà pace e non mi stressa;
ma tra i blogger molta gente
‘n crede a niente.

E mi piace la cultura,
l’arte e la letteratura;
qualcun altro meglio trova
l’Herzigova.

Senza musica la vita
è una pianta già sfiorita;
ma ‘sto mondo è fatto amaro,
metallaro.

Ed in più la bella estate
con le sue calde giornate
se n’è andata; il tempo fugge
e distrugge.

E per questo l’equinozio
mi seduce e invita all’ozio.
Per dispetto, Amicusplato
ha postato.

giovedì 23 settembre 2010

Autunno a tempo di valzer, ma...




Per iniziare l’autunno il “Mefisto Valzer” di Franz Liszt (1861) mi sembra appropriato.

Tutti conoscono di Liszt il lato romantico e sentimentale (celebri i “Sogni d’amore”) e la sua straordinaria abilità pianistica, che si rispecchia negli “Studi di esecuzione trascendentale”, il non plus ultra delle difficoltà nella tecnica del pianoforte.

Pochi sanno invece che questo brillantissimo pianista e genio musicale sentì sempre più pressante il richiamo della fede cattolica, fino a lasciare gli ambienti salottieri e mondani per ritirarsi in un monastero a Roma e ricevere gli ordini sacri.

Il Mefisto Valzer è una delle prime e chiare manifestazioni del suo interesse per la fede.
Si tratta di una spettacolare descrizione musicale della figura di Satana, il Mefisto (o Mefistofele) della letteratura romantica, a partire da Goethe.

Liszt mette in atto ogni artificio pianistico per far emergere dal suono della tastiera l'immagine del diabolico tentatore, anzi di una batteria di satanelli, con i loro sogghigni beffardi, le loro astuzie e insidie ammalianti, a tempo di valzer. Alla fine però si svela tutta la loro malignità nelle drammatiche sequenze conclusive.

L’autunno è una stagione ambivalente, come questo valzer. Un periodo di luci e di ombre che, con leggero passo di danza, porta verso il buio della stagione invernale.

Oggi è anche la festa di S. Pio da Pietrelcina. Meglio ancora di Liszt, egli sapeva riconoscere Satana sotto le mentite spoglie di un’apparente giocosità.

Qualcuno ha detto che la più grande astuzia di Satana è quella di far credere che non esiste.

Ma non sa fare i coperchi…

Un elogio al giovane pianista bulgaro Bairas Karamenderes, molto bravo in questa "terribile" partitura.

martedì 21 settembre 2010

Equinozio: giustizia è fatta!





















Siamo prossimi all'equinozio d'autunno, quest'anno il 23 settembre.

L’equinozio mi ispira. Questa giornata perfettamente divisa in due parti eguali, anzi eque, mi dà il senso della giustizia.

C’è giustizia infine a questo mondo; almeno due volte all’anno, negli equinozi.

Purtroppo è solo una giustizia astronomica. Si vede col telescopio.

Il sole compie il miracolo di un bipolarismo perfetto, dal polo nord al polo sud, dalla padania alla terronia, dal polo di centrodestra al polo di centrosinistra...

Summum ius, summa iniuria, dicevano i latini, che di diritto se ne intendevano: il massimo della giustizia è il massimo dell’ingiustizia.

Infatti, con il paese diviso in due parti uguali si ha la paralisi delle istituzioni, l’ingovernabilità perfetta.

Ma il sole di giustizia dura poco: 24 ore. Poi anche lui ricomincia a favorire una parte geopolitica a scapito dell’altra.

Forse per garantire la governabilità.

Voterà la fiducia anche lui?

Oppure tra una settimana pioverà, governo ladro?

Non sono Bernacca, non faccio previsioni meteorologiche.


lunedì 20 settembre 2010

Er papa in Inghilterra (pasquinata)





Quelli che ar papa fan sempre la guera
e dicono che sbaja anche a segnassi,
prevedevon che quelli d’Inghiltera
j’ avrebbono tirato carci e sassi.

E  'nvece er nostro papa Benedetto
è stato accolto con gran festa, e ppoje
l’hanno trattato tutti co’ rrispetto,
anche er vesco angricano e la su’ moje.

Voi che cor papa siete sempre in guera,
e dite che ‘un c’è Cristi e Patennostri,
s’anche ‘sta previsione è accusì vera
come quella sur papa, cazzi vostri.


domenica 19 settembre 2010

C'è chi ti dona il cuore...




L'amica blogger Stella, sempre premurosa e piena di risorse, mi ha voluto ancora una volta dimostrare la sua stima con un regalo.

È un regalo molto speciale, questa volta: niente meno che il Cuore!

Di fronte a ciò, non posso fare a meno di scrivere versi; magari scarsi, ma un tantino romantici... 


Cuore

Ogni regalo, amici,
è sempre ben accetto;
ci fa sentir felici
e degni di rispetto.

Ma questa volta, Stella,
tu mi hai donato il Cuore!
Ed io, scarso poeta,
rispondo in rima: Amore…

Amicusplato


venerdì 17 settembre 2010

Schumann: un romantico moderno



Conoscere la musica di Robert Schumann (1810-1856) non arricchisce solo il nostro bagaglio culturale, ma affina il gusto artistico e la sensibilità interiore.

La sua opera sorprende sempre. Schumann passa con estro da un concerto pianistico ad una sinfonia o ad una composizione per ragazzi (ma non infantile!)

Con altrettanta rapidità sa far vibrare i sentimenti più contrastanti, anche all’interno del medesimo brano. 
Il chiaroscuro, i passaggi repentini, le variazioni umorali fanno parte del suo stile inconfondibile. 
In realtà riflettono anche la sua difficile vita.

La sua non è mai una musica scontata; e anticipa una senisibilità tutta moderna, fatta di impeti emotivi e di altrettanto rapidi ripiegamenti interiori.

Il 200° anniversario della sua nascita ci dà l’occasione per conoscerlo meglio.
Questa volta propongo il Concerto per Pianoforte e Orchestra, in La minore, op. 54.

Si tratta di un capolavoro assoluto.

Mi dispiace di proporre solo il primo movimento (e per di più non completo): “Allegro Affettuoso”.

È un invito ad ascoltare tutta la composizione.

Eccellente la performance del giovane talento israeliano Amir Katz, uno dei massimi esecutori di Schumann. Ottima anche la prova della Jerusalem Symphony Orchestra, diretta da Shimon Cohen.

Buon ascolto!

mercoledì 15 settembre 2010

Le lacrime della Madre



Dopo il ricordo della Croce e della passione di Cristo, il dolore della Madre che ha voluto essere accanto a quella Croce.

Commenta S. Bernardo: "Una spada ha trapassato veramente la tua anima, o santa Madre nostra! Del resto non avrebbe raggiunto la carne del Figlio se non passando per l'anima della Madre".

La lancia del soldato romano che ha trafitto il costato di Cristo, ha trapassato anche il cuore di Maria.

Aiutaci, o Maria, a guardare con occhi commossi le sofferenze di tanti poveri "cristi", che spesso preferiamo non vedere.

Il brano polifonico che abbiamo postato è di Quirino Gasparini (1721-1778); in passato veniva attribuito erroneamente a Mozart.

Diamo a Gasparini ciò che gli appartiene. E questo magnifico responsorio a quattro voci dispari gli appartiene.

"Adoramus te, Christe".

Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi,
quia per sanctam Crucem tuam
redemisti mundum.

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo,
perché con la tua santa Croce
hai redento il mondo.

Il "Compianto su Cristo morto" che correda il video è un capolavoro di Sandro Botticelli (ca. 1495) e si trova al Museo Poldi Pezzoli di Milano.

martedì 14 settembre 2010

La Croce, segno di speranza



Qualunque interpretazione si voglia dare dell’album "La Buona Novella" (1970) di Fabrizio De André, una cosa è certa. L’album rivela il forte senso religioso di Faber, il suo amore verso la figura di Cristo, di Maria e di tutto il messaggio evangelico.

Un messaggio di pace, di perdono, di fratellanza; il messaggio di Cristo rende l’uomo più umano.

Nel Festa della S. Croce mi piace riascoltare "Maria nella bottega del falegname"; quando l'ascoltammo la prima volta ci stupì profondamente.

Sentire da De André un canto sulla passione di Cristo, sulla sua Croce, vista con gli occhi di Maria, ci riempì di commozione.

Allora, come oggi.

 

Maria nella bottega del falegname

[Maria]
"Falegname col martello
perché fai den den?
Con la pialla su quel legno
perché fai fren fren?
Costruisci le stampelle
per chi in guerra andò?
Dalla Nubia sulle mani
a casa ritornò?"

[Il falegname]
"Mio martello non colpisce,
pialla mia non taglia
per foggiare gambe nuove
a chi le offrì in battaglia,
ma tre croci, due per chi
disertò per rubare,
la più grande per chi guerra
insegnò a disertare".

[La gente]
"Alle tempie addormentate
di questa città
pulsa il cuore di un martello,
quando smetterà?
Falegname, su quel legno,
quanti corpi ormai,
quanto ancora con la pialla
lo assottiglierai?"

[Maria]
"Alle piaghe, alle ferite
che sul legno fai,
falegname su quei tagli
manca il sangue, ormai,
perché spieghino da soli,
con le loro voci,
quali volti sbiancheranno
sopra le tue croci".

[Il falegname]
"Questi ceppi che han portato
perché il mio sudore
li trasformi nell'immagine
di tre dolori,
vedran lacrime di Dimaco
e di Tito al ciglio,
il più grande che tu guardi
abbraccerà tuo figlio".

[La gente]
"Dalla strada alla montagna
sale il tuo den den
ogni valle di Giordania
impara il tuo fren fren;
qualche gruppo di dolore
muove il passo inquieto,
altri aspettan di far bere
a quelle seti aceto".

sabato 11 settembre 2010

WTC. La fine della "modernità"






I buoni illuministi del ‘700, con una sconfinata fiducia nella ragione umana, prevedevano una storia sempre più luminosa, dopo le tenebre del Medioevo: “Post tenebras lux”, dopo le tenebre la luce.

La dose venne rincarata dai positivisti dell’800. Le grandi scoperte e invenzioni della scienza e della tecnica fecero pensare ad un progresso inarrestabile. L’uomo avrebbe risolto ogni problema con l’aiuto della scienza. Dopo lo “stadio teologico” o “fittizio” dell’epoca antica e medievale, e lo “stadio metafisico” o "astratto" del pensiero illuminista, spazza via ogni illusione religiosa o filosofica lo “stadio scientifico” o “positivo”, cioè il positivismo.

Due guerre mondiali, dittature feroci e sanguinarie, e la sconvolgente potenza distruttiva delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki il 6 e 9 agosto 1945 hanno dato un duro colpo alle rosee previsioni della “nuova religione” positivista.
Anzi, il XX secolo è apparso agli occhi degli storici come il secolo più sanguinario della storia umana.

Ma le illusioni sono dure a morire e, nonostante tutto, lo scientismo ha continuato a proporsi come unica panacea di ogni umano problema. La caduta del Muro di Berlino nel 1989, la fine dei regimi totalitari, la ritrovata libertà per molti popoli, hanno fatto pensare all’happy end, al lieto fine della storia.

Il colpo di grazia è arrivato con l’11 Settembre 2001.
Davanti agli occhi di tutto il mondo, in presa diretta, si sono visti due aerei civili abbattersi come giganteschi proiettili sulle Torri Gemelle di New York, simboli tra i più belli della modernità, abbattendole.

Il mondo non è stato più lo stesso; e non potrà più esserlo, a mio parere.

Anzitutto mi sembra assurdo ormai affermare che solo la tecnica e la scienza possano risolvere i problemi. Oltre che assurdo, anche caricaturale. Lo dico pensando in particolare ai morti del W. T. C., e alle guerre che ne sono seguite.

La scienza e la tecnica sono strumenti nelle mani dell’uomo, che è dotato di libero arbitrio e quindi capace con esse di fare il male, oltre che il bene.
Lo shock che ognuno di noi ha provato 9 anni fa davanti a quell’orrendo crimine ci fa capire che l’uomo è capace di qualunque azione, e oggi ne ha tutti i mezzi, offerti propria dalla scienza; quella che avrebbe dovuto risolvere ogni problema…

Avevano ragione gli “sciocchi” teologi del Medioevo e dell’epoca antica: solo il riferimento a Dio, Padre di tutti, può fondare una moralità universale, premessa per una civile convivenza.

Senza il ritorno ai grandi valori morali condivisi, la società umana è destinata a scomparire.

Non bastano i vaccini.

giovedì 9 settembre 2010

Per ricordare Battisti (ma chi può dimenticarlo?)



Lucio Battisti non è stato solo un cantante. La sua vita si identifica in realtà con le sue canzoni, con la sua chitarra, con il suo filo di voce inconfondibile.

Nel nostro immaginario, in lui non c'è un’esistenza diversa dai suoi accordi, dalle sue melodie, dalle sue note, dal suo cantare. Egli è “La canzone del sole”, “Pensieri e parole”, “I giardini di marzo”, “29 settembre”, “Emozioni”... e perfino “Hegel”.

E quando non ha avuto più nulla da aggiungere e da dirci, se n’è andato chiudendo educatamente la porta.

In realtà Battisti non se n’è mai andato, perché a dodici anni dalla sua morte, le sue canzoni continuano a vibrare dentro di noi, e ce lo restituiscono nella sua eterna giovinezza.

Oggi invita ciascuno di noi a fare un po’ come lui, intonati o stonati, vocalisti o afoni (non è che lui fosse la perfezione, a questo riguardo…).

“Se non sai più cosa fare, puoi cantare!”

mercoledì 8 settembre 2010

Natività di Maria Santissima. Nasce la speranza



Salutiamo la nascita di Maria Santissima, Madre del Figlio Dio fatto uomo, con le parole dell’Arcangelo Gabriele: “Ave Maria!”

La nascita di Maria riporta la speranza nell’umanità, perduta con la disobbedienza a Dio.

Maria è la nuova Eva, che ha obbedito al suo Creatore, ed è diventata perciò inizio di salvezza.

Da lei, piena di grazia, prenderà infatti la nostra natura umana il Figlio di Dio, vero Dio egli stesso, e nostro Salvatore.

Per questo Maria è giustamente chiamata Madre di Dio, Madre del Signore.

Con Lei  spunta l’alba del mondo nuovo.

Occorre perciò fare  festa. E nelle feste ci vuole la musica.

Chiediamo l'aiuto a Tommaso Ludovico da Victoria, il più grande polifonista del  '500, insieme a Palestrina.

La sua “Ave Maria” è un magnifico mottetto a quattro voci miste: soprani, contralti, tenori, bassi.

Il canto inizia con i soprani  che intonano “Ave Maria” nella melodia gregoriana.
Da quella stupenda frase nasce e si sviluppa tutto il quadro musicale, con un andamento che nella prima parte della preghiera è in ritmo binario. L' inizio della seconda parte (“Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis”) ha invece un andamento ternario. È frequente trovare nella polifonia classica questo cambiamento di ritmo in uno stesso brano, che dona varietà e vivacità al canto.

Ma qui probabilmente c'è qualcosa di più; infatti il tempo ternario viene usato da Victoria intorno alla parole “Mater Dei”, Madre di Dio. Mi pare una chiara sottolineatura del mistero trinitario: il frutto del grembo della Vergine, Gesù, non è solo uomo, ma è vero Dio come il Padre e come lo Spirito Santo. Non a caso il breve inciso è ripetuto, a ribadirne l'importanza.

Con la parola “peccatoribus” ritorna il tempo binario; ritorna la nostra fragile umanità, destinata alla morte (“nunc et in hora mortis nostrae”), ma ormai salvata da Cristo.

L' Amen finale è il suggello di questa fede.

Il buon Coro che esegue il mottetto appare forse un po' troppo "serioso". Si tratta di una lode alla Madre di Dio, e di una preghiera fiduciosa.

Un  po' più di luminosa "verve" non guastava, così come un andamento meno frammentario.

Buona giornata di festa!

lunedì 6 settembre 2010

Pavarotti. Una voce che sale fino a Dio



È il momento della grande lirica.

Molti riscoprono il fascino del "bel canto" e dell'opera, che ha avuto nei musicisti italiani i più grandi compositori.

Non starò a farne l'elenco, perché bisognerebbe cominciare dal secolo XVI, visto che il melodramma è nato proprio in Italia, a Firenze, con la Camerata dei Bardi.

Ma l'Italia non ha avuto solo i più grandi compositori; l'Italia può vantare anche i più grandi interpreti, specialmente maschili; soprattutto tenori.

Oggi, 6 settembre, ricordiamo il grande Luciano Pavarotti nel 3° anniversario della sua scomparsa (6 settembre 2007).

E lo voglio ricordare quasi all'inizio della sua avventura musicale.

Nel 1966 il maestro per eccellenza di allora, H. Von Karajan, lo volle alla Scala di Milano come interprete della Bohème di Puccini.

Dopo il grande successo di questo giovane tenore, Von Karajan lo chiamò ancora l'anno seguente alla Scala per la Messa di Requiem di Verdi. Era la commemorazione di Arturo Toscanini.

Di quella straordinaria esecuzione propongo l'aria di tenore del Dies Irae, il ben noto "Ingemisco".

Nel 1967 Pavarotti la cantò per commemorare Toscanini. Oggi la sua voce stupenda ricorda a tutti noi chi era big Luciano; e le parole che egli canta sono un'accorata e pressante invocazione a Dio, affinché non lo cacci tra i reprobi, ma lo accolga tra gli eletti.

Dio ha perdonato al ladrone e a Maria Maddalena.

Non può lasciare fuori dal Paradiso una voce così bella, che implora di essere accolta con una scala di note finali che giungono al Si bemolle acuto, tenuto a piena voce...

No, non può.



Ingemisco

Ingemisco, tamquam reus,
culpa rubet vultus meus
supplicanti parce, Deus.

Qui Mariam absolvisti,
et latronem exaudisti,
mihi quoque spem dedisti.

Preces meae non sunt dignae,
sed tu bonus fac benigne,
ne perenni cremer igne.

Inter oves locum praesta,
et ab haedis me sequestra,
statuens in parte dextra.


Comincio a gemere come un colpevole,
per la colpa si arrossa il mio volto;
perdona chi ti supplica, o Dio.

Tu che hai perdonato Maria [Maddalena]
tu che hai accolto il buon ladrone,
anche a me hai dato speranza.

Le mie preghiere non sono degne;
ma tu, buon Dio, benignamente
fa' che io non bruci nel fuoco eterno.

Dammi un posto fra le pecorelle,
e tienimi lontano dai capri,
ponendomi alla tua destra.

venerdì 3 settembre 2010

L'amicizia fa sempre bene, anche alla salute



Dal blog "Premi" di Stella ho ricevuto il Premio Amicizia.

http://stella-premi.blogspot.com/

Mi ha fatto veramente piacere, perché l'amicizia è un sentimento in cui credo molto.
Per di più ha sempre effetti benefici... anche per la salute.

Contraccambio il graditissimo premio di Stella con una poesiola a rima "baciata".

La rima baciata mi pare d'obbligo...
  

Amicizia

Il settembre è già arrivato,
e il riposo se n’è andato.
Ci son poi note dolenti:
ho un tremendo mal di denti.

Per fortuna che c’è Stella,
dolce come la nutella.
Mi incoraggia e mi sostiene
coi suoi premi, a mani piene.

Dolce Stella, ho assai gradito
di “Amicizia” il premio ambito.
Coi tuoi cari sentimenti
mi è passato il mal di denti. 

Amicusplato

mercoledì 1 settembre 2010

Settembre, andiamo (dove?)



Settembre...

Il nome stesso del mese mi ha sempre messo un po' di tristezza.

La faticosa ripresa delle attività, l'agendina che si riempie di impegni e di orari, le ombre che si allungano, i primi raffreddori...

È vero: settembre, "l'uva è mézza [matura] e il fico pende"; ma chi va oggi per i campi in cerca di fichi "dottati" o di grappoli di malvasia? (e magari fare una figura da ladro?)

Non è più facile prelevarli dai banchi del supermercato, con una modica spesa?

Non parliamo poi della vendemmia: a me il vino è sempre piaciuto poco...

E poi c'è la tristezza dei poeti: D'Annunzio, con i suoi pastori transumanti; Verlaine, con i singhiozzi lunghi dei violini; Mimnermo, che paragona le foglie cadenti alla vecchiaia, e Dante alla riva infernale dello Stige: "Come d'autunno si levan le foglie..."

Ma anche la tristezza ha il suo fascino ammaliante.

Basta riproporre la verve dei Dik Dik e gli anni di "Sognando la California" (1966), cover dei Mamas and Papas (ma allora chi lo sapeva?).

Ricordi un po' sbiaditi, come l'audio della clip. 

Per questo, ancor più significativi. 44 anni fa...