sabato 31 ottobre 2009

Zucche vuote e teste piene



"Beati i furbi, beati i ricchi, beati quelli che han denaro in tasca…"

Il contrario esatto delle Beatitudini evangeliche, la carta di identità di ogni vero cristiano:

"Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli, beati coloro che piangono perché saranno consolati, beati i miti perché possederanno la terra, beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati, beati i misericordiosi perché troveranno misericordia, beati i puri di cuore perché vedranno Dio…" (Mt 5, 3-11).

Nella festa dei Santi, mentre molti si danno da fare per festeggiare zucche vuote, emblema perfetto di un certo tipo di società attuale, noi festeggiamo teste piene, i Santi, coloro cioè che hanno illuminato il corso della storia non con un mozzicone di candela, ma con una vita luminosa.

La morte può essere esorcizzata, rimossa, sbeffeggiata, anche con i trucchi di Halloween. Ma non può essere evitata.

Prima o poi dovremo farci i conti.

Claudio Chieffo (1945-2007), geniale "menestrello di Dio", in questa sua significativa canzone, La Ballata della società, ci dà una risposta di fede.

L’unica che non solo esorcizza la morte, ma la sconfigge.


venerdì 30 ottobre 2009

Lasciamoci prendere da un po' di malinconia...



Tra i 21 Notturni di Chopin, il n. 2 dell’opera 27, in Re bemolle maggiore, del 1834-35, è forse il più raffinato.

Anzitutto una struggente melodia; e poi una mirabile sapienza nell’uso degli abbellimenti. Ci sono tutti: appoggiature, acciaccature, trilli, mordenti, gruppetti, scalette di congiungimento…

La parte finale (coda) è un rarefarsi del canto, fino al suo spegnersi dolcemente nella quiete notturna.

Mi viene in mente la conclusione di un altro stupendo “notturno”, La sera del dì di festa, del Leopardi:

“Un canto che s'udia per li sentieri
lontanando morire poco a poco,
già similmente mi stringeva il core”.

Inutile sottolineare l’impeccabile prova del grande Vladimir Ashkenazy, che di Chopin ha eseguito tutta la produzione pianistica.


giovedì 29 ottobre 2009

Paganini non ripete! E gli altri copiano...



Non si può capire a quali vertici di virtuosismo e di arte Niccolò Paganini (1782-1840) abbia portato il violino, se non si ascolta il Capriccio 24, uno dei brani più diffficili e più belli che siano stati mai composti per questo strumento.

È l’ultimo dei 24 "capricci", scritti nel 1817; 24 brani per violino, che ne mettono in risalto tutte le potenzialità espressive, anche attraverso autentiche innovazioni esecutive (pizzicato, staccato, glissato, etc.).

Il Capriccio 24, in La minore, è un "tema con variazioni", che ha esercitato un grande fascino nella musica successiva. Basterà ricordare che ha ispirato autori quali Schumann, Brahms, Liszt, Rachmaninoff, i quali hanno curato trascrizioni e adattamenti vari.

Il video che presentiamo mostra l’eccezionale esecuzione del grande Jascha Heifetz (1901-1987), lituano di origini ebraiche, enfant prodige, celebre proprio per il suo virtuosimo.

Ha detto di sé stesso: "Ho iniziato a suonare il violino a tre anni e ho dato il mio primo concerto a sette. Da allora non ho mai smesso di suonare".

Si vede!

mercoledì 28 ottobre 2009

Suona la campanella... inizia lo spettacolo!



Quando si dice Paganini, viene subito in mente il violino.

Nessun altro come lui ha conosciuto i segreti di questo mirabile strumento, e ne ha saputo valorizzare le potenzialità. I 24 Capricci, del 1817, rappresentano la “summa” del virtuosismo e introducono novità assolute, come lo staccato e il pizzicato, che tanta importanza avranno da ora in poi.

Grande funambolo del violino, con il suo Guarnieri del Gesù, Niccolò Paganini (1782-1840) fu dunque anche un grande compositore.

Oltre ai 24 Capricci, bisogna ricordare almeno i 6 Concerti per Violino e Orchestra.

Uno dei vertici della sua arte è rappresentato dal II Concerto, in Si Minore (1826), in particolare dal movimento finale, il Rondò, denominato La Campanella, per le sue caratteristiche imitative, rinforzate dal suono di un campanello nell’orchestra.

Un altro grande musicista, virtuoso del pianoforte, Franz Liszt, nel 1851 trascrisse per piano questo concerto, nella forma definitiva che qui presentiamo, eseguita da Valentina Lisitsa.

Dire che la performance della bella pianista ucraina è eccezionale, è troppo poco.

Qui si raggiunge la perfezione, e con una strabiliante naturalezza.

Paganini e Liszt, due mostri nei loro rispettivi strumenti, rimarrebbero anch’essi stupefatti.

Un vero spettacolo!

lunedì 26 ottobre 2009

In una notte così luminosa... lucevan le stelle



"E lucevan le stelle".

Una delle pagine più belle della lirica.

Momenti di ebbrezza allo stato puro, che ci regalano Giacomo Puccini con la sua musica e Luciano Pavarotti con la sua voce potente e armoniosa.

Mario Cavaradossi sta per essere fucilato in Castel Sant’Angelo come bonapartista, e prima dell’esecuzione ripensa ai dolci momenti passati con l’amata Tosca.

Quei ricordi vengono espressi con la stupenda romanza “E lucevan le stelle”.

Tosca (1900), Atto III. Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, i due “parolieri” preferiti da Puccini, anch’essi due grandi autori (soprattutto Giuseppe Giacosa, notevole scrittore verista).

In una notte stellata come questa, mi sembra la musica ideale.


domenica 25 ottobre 2009

C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole...



È tornata l’ora solare. Una giornata di 25 ore. Un affronto alle leggi della natura, uno scherzo all’orologio.

Il giorno più lungo, il D Day astronomico, il sogno di ogni stakanovista.

Il ritorno alla normalità “illegale”, visto che finora si viveva nell’ora legale.

Dicono che il nostro organismo, per adattarsi al cambiamento di orario, abbia bisogno di qualche giorno. L’orologio biologico è più testardo di un cronografo digitale.

Ha bisogno di tempo, di molto tempo.

Io per esempio non sono mai riuscito ad adattarmi. Quando torna l’orario “illegale”, mi sembra di ritrovare il ritmo giusto.

E mi ritorna subito l’appetito alle ore esatte, quelle prima dell’introduzione dell’ora legale, nel lontano 1966...

Lo riconosco. Sono crono-resistente.

Dovrò fare il vaccino.

Montecchi e Capuleti moderni




Montecchi e Capuleti, guelfi e ghibellini, destra e sinistra…

In un mondo che spesso si divide, solo l’amore, che è anche vera bellezza, fa supera ogni ostacolo.

La “Danza dei Cavalieri”, tratta dal Balletto “Romeo e Giulietta”, di Sergej Prokofiev (1891-1953), ci offre l’occasione per gustare una musica che affascina e accomuna.

In questo celebre balletto (1935-36) le spade sguainate costituiscono solo un elemento coreografico.

Così dovrebbe essere anche nella vita.


Pronostico per le primarie (pasquinata)






Io non so dir se Dario Franceschini
alle primarie batterà Bersani;
non c’è bisogno d’essere indovini,
basta aspettare il giorno di domani.

Di sicuro però c’è già un perdente,
lo sfortunato povero Marrazzo;
con le primarie lui non c’entra niente,
ma forse è meglio dir, non c’entra un caz*o.

sabato 24 ottobre 2009

Liberi e schiavi. Seneca e Paolo















Le Lettere a Lucilio, scritte da Lucio Anneo Seneca (21 a. C.- 65 d. C.) sono un monumento di sapienza, e ci dimostrano che la ragione umana, rettamente usata, può raggiungere i principi fondamentali della morale.

La Lettera n. 47 parla della schiavitù, una realtà del tutto normale nel mondo antico.

Cito alcuni passaggi essenziali. Riporto in latino (lo stupendo e sentenzioso latino di Seneca!) le frasi più belle.

“Seneca al suo Lucilio, salute!
Ho sentito con piacere da persone provenienti da Siracusa che tratti familiarmente i tuoi servi: questo comportamento si addice alla tua saggezza e alla tua istruzione. "Sono schiavi." No, sono uomini! "Sono schiavi". No, vivono nella tua stessa casa. "Sono schiavi". No, umili amici. "Sono schiavi." No, compagni di schiavitù, se pensi che la sorte ha uguale potere su di noi e su di loro.

["Servi sunt". Immo homines. "Servi sunt". Immo contubernales. "Servi sunt". Immo humiles amici. "Servi sunt". Immo conservi].

Considera che costui, che tu chiami tuo schiavo, è nato dallo stesso seme, gode dello stesso cielo, respira, vive, muore come te! Tu puoi vederlo libero, come lui può vederti schiavo.

[Vis tu cogitare istum quem servum tuum vocas ex isdem seminibus ortum, eodem frui caelo, aeque spirare, aeque vivere, aeque mori. Tam tu illum videre ingenuum potes quam ille te servum].

Non devi, caro Lucilio, cercare gli amici solo nel foro o nel senato: se farai attenzione, li troverai anche in casa. Spesso un buon materiale rimane inservibile senza un abile artefice: prova a farne esperienza. Se uno al momento di comprare un cavallo non lo esamina, ma guarda la sella e le briglie, è stupido; così è ancora più stupido chi giudica un uomo dall'abbigliamento e dalla condizione sociale, che ci sta addosso come un vestito. "È uno schiavo." Ma forse è libero nell'animo. "È uno schiavo." E questo lo danneggerà? Mostrami chi non lo è: c'è chi è schiavo della lussuria, chi dell'avidità, chi dell'ambizione, tutti sono schiavi della speranza, tutti della paura”.

["Servus est." Sed fortasse liber animo. "Servus est." Hoc illi nocebit? Ostende quis non sit: alius libidini servit, alius avaritiae, alius ambitioni, omnes spei, omnes timori.]


Dante nella Divina Commedia descrive Seneca con un unico aggettivo: “morale”.

Una moralità fondata sulla ragione.

Contemporaneamente a Seneca, Paolo di Tarso scriveva un’altra lettera, ai Cristiani della regione della Galazia, nella quale diceva:

“Non c’è più Giudeo né Greco, non c'è più schiavo né libero, non c'è più uomo né donna, ma tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Lettera ai Galati 3, 28).

L'uomo, a qualunque condizione appartenga, trova la sua dignità piena non solo nella ragione, ma nel fatto che il Figlio di Dio è realmente diventato uomo.
E da ora in poi non sarà più possibile discriminare un essere umano. Significherebbe discriminare Dio.

Seneca e Paolo, da due punti di vista diversi, ma convergenti, minano alla base la giustificazione della schiavitù.

Ambedue finirono vittime della follia di Nerone.


Foto in alto: "Galata morente", III secolo a. C., Musei Capitolini, Roma

venerdì 23 ottobre 2009

Lo stoicismo: astieniti e sopporta!






In questo mondo di oggi, così poco "razionale", è bene proporre all'attenzione una filosofia che fece della razionalità il suo punto di forza: lo Stoicismo.

Lo stoicismo è la filosofia pagana più elevata del mondo greco-romano, poco prima e durante l'avvento del Cristianesimo.

Raccoglieva il meglio del pensiero socratico, platonico e aristotelico.
Fu chiamato Stoicismo perché i suoi seguaci erano soliti radunarsi sotto il “Portico dipinto” dell’agorà di Atene.
Portico in greco si dice Stoà. Sono “i filosofi del Portico”.

Per gli stoici il mondo è razionalità, è logos. Nulla accade a caso, anche se l’uomo molte volte non riesce a capire.

Saggio è colui che vive perciò secondo ragione, colui che si mette in questa logica e la realizza nelle sue azioni quotidiane.

Ci sono cose negative che dipendono da noi. Lo stoico dice: Astieniti (àbstine).
Ti fa male un cibo? Non mangiarlo! Le sigarette nuocciono gravemente alla salute? Non fumare…

Ci sono cose che non dipendono da noi. Lo stoico dice: Sopporta (sùstine).
Il tempo è brutto e avevi progettato un bel week end? pazienza! Ti casca una tegola sul capo? ti tieni il bernoccolo…

Dunque: astieniti e sopporta, àbstine e sùstine.

Un grande filosofo stoico fu Epitteto, che era uno schiavo. Il suo padroncino un giorno si divertiva a dargli delle martellate in un ginocchio. Epitteto lo rimproverava dicendo: “Smetti, ché alla fine me lo rompi!” Ma quello imperterrito continuava nel suo stupido gioco, finché con una martellate più forte gli ruppe davvero il ginocchio. Ed Epitteto commentò paziente: “Hai visto, che me lo hai rotto!”. E rimase zoppo per tuttta la vita.

L’altro grande filosofo stoico fu Seneca, il difensore della dignità dell’uomo, nelle sue mirabili “Lettere a Lucilio”.

E infine, dopo uno schiavo e un nobile, anche un imperatore, Marco Aurelio. Guidò l’impero romano in un periodo travagliato, ma cercò di essere un imperatore-filosofo, stoico.

Lo stoicismo trovò tra i Cristiani gli uditori più attenti. Il logos stoico, la ragione che guida tutte le cose, era però per loro il Logos, la sapienza del Padre, cioè Cristo.

Allora ha pienamente senso sopportare o astenersi.

Per una “Ragione” superiore…


Nella foto in alto: Ritratto di Seneca (?), di Pietro Paolo Rubens (ca. 1620), Metropolitan Museum of Art, New York

giovedì 22 ottobre 2009

Musica, un corno...



Solo un genio come Mozart poteva far cantare come solista il corno, con la sua voce così poco raffinata, anche se molto caratteristica nel timbro.

Era ancora il “corno da caccia”, in pratica un semplice canneggio avvolto a spirale e terminante a campana, senza gli attuali cilindri e valvole che facilitano e permettono l’esecuzione delle note.
Tutto era affidato all’abilità del cornista.

Mozart compose ben quattro Concerti per corno (K 412, K 417, K 447, K 495), dimostrando così che anche questo strumento “da caccia” aveva tutte le capacità per divenire protagonista nella musica colta. Li dedicò ad un suo amico e grande cornista, Joseph Leutgeb.

Dopo Mozart il corno ha subito anche una straordinaria evoluzione tecnica, come ho detto poco sopra, ed è diventato parte essenziale dell’organico di un’orchestra.

Dal 4 Concerto, K 495, in Mi bemole maggiore, scritto nel 1786 (e pubblicato postumo nel 1802), ascoltiamo il III movimento finale, un brillante Rondò (Allegro Vivace).

Ottima la cornista, l’argentina Nury Guarnaschelli.

martedì 20 ottobre 2009

Lo strumento musicale più bello




Lo strumento musicale più bello è la voce umana.

Nessun altro mezzo può eguagliare il suo fascino.

Ogni strumento inventato dall’abilità dell’uomo, dal flauto di Pan al moderno sintetizzatore, lo sentiamo come qualcosa di artificiale.

La voce umana invece ci appartiene, e la sua varietà e flessibilità non finiscono mai di stupirci.

Un bel coro ci lascia incantati, così come la voce di un solista dotato e intonato.

Come esempio di bellezza e virtuosismo vocale potrei qui postare "La regina della notte", la celebre aria tratta dal Flauto Magico di Mozart.
Mi basta solo ricordarla, perché notissima; tra l’altro, con la voce del soprano June Anderson, è una scena madre del film Amadeus di Milos Forman (1984).

http://www.youtube.com/watch?v=P3JHcZsiM1g

Preferisco invece mettere il video di una canzone, meno pretenziosa, anche se ben nota: Non ti scordar di me, del 1935. L'autore della musica, Ernesto De Curtis, è stato un ottimo compositore (sua anche "Torna a Surriento"). Le parole sono di Domenico Furnò.

È stata cantata da grandi tenori, come Beniamino Gigli, Tito Schipa, Giuseppe Di Sfefano, Carlo Bergonzi, Andrea Bocelli, nonché da Claudio Villa.

La propongo in una esecuzione di Luciano Pavarotti. È anche un modo per ricordare Big Luciano.

Una semplice canzone, con la sua voce, diventa un incantevole sogno... (ma quanto è bella questa canzone!)


lunedì 19 ottobre 2009

A qualcuno piace il caldo...
















In pochi giorni siamo passati dal caldo tropicale al freddo siberiano,
dall’estate all’inverno,
dal caldo al cold.

Qualche giorno fa ero in maglietta e mi aggiravo per la casa in total déshabillé,
ora mi par d’essere un attaccapanni.

Ho spento il condizionatore la mattina, e nel pomeriggio ho dovuto accendere il termosifone.

Dal sudore alla pelle d’oca,
dai gelati alle tisane,
dalla zanzara tigre all’influenza suina in agguato.

Odio il freddo. Mi dà i brividi...

PS. È ovvio che appena arriverà l’estate, odierò il caldo, e farò un post sulla bellezza del freddo.


domenica 18 ottobre 2009

200 anni, ma non li dimostra. Mendelsshon



Nel 1809 nasceva Felix Mendelssohn-Bartholdy. Duecento anni fa, dunque.

L’anniversario va ricordato adeguatamente. Mendelsshon è colui che ci ha ha lasciato nella celebre Marcia Nuziale un capolavoro assoluto, e che ci ha fatto riscoprire il valore della musica di J. S. Bach.

Ieri lo abbiamo ricordato con un foglio d’album, la Barcarola Veneziana.

Oggi lo festeggiamo con uno dei vertici della sua musica e di quella di ogni tempo: il Concerto per Violino e Orchestra, in Mi minore, op. 64, del 1844.

Noi postiamo il I Movimento: Allegro molto appassionato.

Straordinaria la performance della violinista Sarah Chang, perfettamente assecondata dalla New York Philarmonic Orchestra, diretta da Kurt Masur.


Buon ascolto!


sabato 17 ottobre 2009

Una musica per sognare. Mendelssohn



Il grande merito di Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847) è quello di aver fatto riscoprire la musica di Bach.

Nel 1829, in pieno periodo romantico, quando il “principe della musica” era stato incredibilmente dimenticato, Mendelssohn diresse a Berlino la “Passione secondo Matteo”, che ottenne un clamoroso successo, andato via via crescendo nel tempo fino ad oggi.

Il nome di Mendelssohn per i più è legato alla celebre Marcia Nuziale, immancabile in un matrimonio all’ingresso (o all’uscita) degli sposi. Si tratta di un adattamento per organo di un brano della suite operistica “Sogno di una notte di mezza estate”, del 1843.

Mendelssohn però ha dato dimostrazione della sua genialità anche in altre composizioni, come ad esempio nella raccolta "Lieder ohne Worte" (Canti senza parole).

Proprio da questa ampia raccolta (48 brani) prendiamo la "Venetianisches Gondellied" (Barcarola Veneziana), op. 19 n. 6, in Sol minore, adatta per cullare il sonno dei nottambuli.

Una musica dolcissima, romantica per eccellenza (la gondola!), adatta a rasserenare gli animi, anche quelli più inquieti.

giovedì 15 ottobre 2009

A ZicZac. Buon II Compleanno!







Quando un amico fa l’anniversario
bisogna anche pensare a un regalino.
C’è chi dona un gioiello o un solitario,
chi un iPod, un PC, un telefonino.

Il quattordici ottobre, ormai passato,
Zic Zac con le sue forbici taglienti
il nastro di due anni ha, zac!, tagliato
tra il consenso e il piacere degli utenti.

Voglio perciò con tutti festeggiare
per la seconda volta il lieto evento;
ed il regalo non lo vo a comprare,
ma con queste mie rime mi presento.

Devo dapprima fare i complimenti
a Zic Zac per il look in ogni rigo.
Mi piace il tutto e i singoli elementi,
e tra gli aggregator, questo è il più figo.

Ed è bello anche il clima che vi regna:
gente di varie idee, che non si azzanna;
ogni opinione di rispetto è degna,
si discute, ma qui non ci si scanna.

Alcuni vecchi amici ho ritrovato:
Mark del Sessantanove (quarantenne?)
Poison, solo di nome avvelenato,
Ricio, che spesso in mio soccorso venne.

Ma vedo molti nuovi postatori,
ormai son diventati una marea;
non li conosco ancor, questi signori,
ma dai nick mi son fatto qualche idea.

Penso proprio che Zebrabianconera
non sia interista, e Italico signore
non sia uno che bruci la bandiera
anche perché ci ha pure il tricolore.

C’è Ufo Uno, non sarà un alieno;
Blogantropo non è pericoloso;
anzi, con lui mi sento più sereno,
è un tutore dell’ordine a riposo.

Se amate fare qualche chiacchierata,
c’è Dixxio, Gabriele, Zax, Mefisto;
se invece preferisci una "guardata",
un post di Fabianoski avrai già visto.

Zaccame poi vuol essere zaccato
(chissà perché?); e Spammami è lui solo
a chiedere di essete spammato;
sui gusti non discuto, anzi sorvolo.

Ci sono poi le cuoche raffinate:
c’è Peccatigola e Lacucina-
disusan, ed abbiam Pestoepatate:
possiamo avere una pastasciuttina?

Vedo Gufetta e FalcoPellegrino,
non manca il Lupo e un Parcobuoi completo;
E c’è l’Ecopensiero riciclino
e il Salvaleforeste abbruciacchiato.

C’è Varesenotizie e Blogticino,
Siciliasud e Belice e Salento,
c’è Camelot e c’è pure Merlino:
nord e sud, destra e manca, e cuor contento.

E poi c’è tutto il mondo virtuale:
Wordweb ed Extrabyte e Webinrete,
Cittainblog, Tresulblog (così non vale!),
e a Ubuntulandia un blogger troverete.

Infine c’è una lista fantasiosa:
Kappapigreco, Omega, Scribacchione,
Akawappo, Tauzero e Vincechiosa,
Ultimoprezzo… e ultima menzione.

Invece son costretto a continuare,
perché c'è Pillow, Adels, Leox, garbati
che queste rime vedo commentare;
ed io li aggiungo a quelli ricordati.

Arriva Italianzorro in cappa e spada,
e Frobisher che apprezza l’ironia;
giunge Polite dopo lunga strada,
Liberal con Zзphìra è in compagnia.

In fine metto gli Amministratori,
Giulio e Mic, un binomio ormai vincente.
Non cullatevi mai sopra gli allori,
e sarà un avvenire assai fiorente!

Mi scuso con color che ho tralasciato
e se avessi mancato di rispetto.
Qui termina il suo canto Amicusplato
perché è un po’ tardi, e deve andare a letto.

Avila, terra di sassi e santi. Santa Teresa



"Avila, terra di sassi e santi".

È questa la città dove è nata Teresa di Gesù, cioè S. Teresa d’Avila (28 marzo 1515–15 ottobre 1582) la grande riformatrice dell’Ordine Carmelitano, della quale oggi ricorre la festa.

Nel periodo del Concilio di Trento, di fronte alla decadenza degli ordini religiosi, Teresa di Gesù decise di riformare il suo, facendolo ritornare allo spirito della vita evangelica.

Niente fermò la sua opera riformatrice, neppure la potente Inquisizione spagnola.

Nonostante la fragile salute, ma grazie alla sua forza di volontà e alla totale dedizione a Dio, riuscì nell’intento e rifondò monasteri maschili e femminili, che presero il significativo nome di “Carmelitani Scalzi” (quelli dell’antica osservanza si chiamano invece Carmelitani Calzati).

Qualcuno può meravigliarsi che una donna abbia potuto imporre la sua volontà anche ad uomini e prelati. Ma Teresa era consapevole della sua missione e della parte essenziale che Gesù aveva assegnato alle donne nell’annuncio evangelico, e proseguì per la sua strada con sicurezza.

Del resto il papa aveva definito Teresa “l’unico uomo dell’Ordine Carmelitano”.

Nella sua opera fu molto aiutata dal suo concittadino e confratello S. Giovanni della Croce.

Grande anche come scrittrice (“Autobiografia”, “Il castello interiore”), riportiamo una sua poesia musicata dalla comunità di Taizé:


Nada te turbe



Nada te turbe,

nada te espante,
quien à Dios tiene
nada le falta.

Nada te turbe,
nada te espante,
solo Dios basta.

Todo se pasa,
Dios no se muda,
la paciencia
todo lo alcanza.

Nada te turbe,
nada te espante,
quien à Dios tiene
nada le falta.

Nada te turbe,
nada te espante,
solo Dios basta.



Niente ti turbi

Niente ti turbi, niente ti spaventi;
chi ha Dio, niente gli manca.
Niente ti turbi, niente ti spaventi;
solo Dio basta.

Tutto passa, Dio non cambia;
la pazienza ottiene tutto.

Niente ti turbi, niente ti spaventi;
chi ha Dio, niente gli manca.
Niente ti turbi, niente ti spaventi;
solo Dio basta.

martedì 13 ottobre 2009

Se vai a San Francisco... Scott McKenzie



La scoperta dell’America… un nuovo mondo si affaccia sulla scena della nostra storia e in modo irresistibile la cambia.

Per limitarsi ai nostri giorni, basterà ricordare che la contestazione giovanile degli anni 60 è partita dagli USA, e precisamente dagli studenti di Berkeley, presso S. Francisco, in California, alla fine del 1964. Da lì poi è emigrata in Europa...

Una canzone in quel periodo fu un po’ il simbolo della gioventù americana: San Francisco, cantata da Scott McKenzie del 1967, scritta da John Phillips, il leader dei Mama's and Papa's, che due anni prima avevano inciso California dreamin'.


San Francisco (Be Sure to Wear Some Flowers in Your Hair)

If you're going to San Francisco
Be sure to wear some flowers in your hair
If you're going to San Francisco
You're gonna meet some gentle people there

For those who come to San Francisco
Summertime will be a love-in there
In the streets of San Francisco
Gentle people with flowers in their hair

All across the nation such a strange vibration
People in motion
There's a whole generation with a new explanation
People in motion people in motion

For those who come to San Francisco
Be sure to wear some flowers in your hair
If you come to San Francisco
Summertime will be a love-in there

If you come to San Francisco
Summertime will be a love-in there


Se stai andando a San Francisco
assicurati di metterti dei fiori tra i capelli
se stai andando a San Francisco
stai per incontrare brava gente laggiù

Per quelli che vengono a San Francisco
l’estate sarà incantevole
nelle strade di San Francisco
gente simpatica con fiori tra i capelli

Attraverso la nazione una strana vibrazione
gente in movimento
c’è un' intera generazione con una nuova spiegazione
gente in movimento, gente in movimento

Per quelli che vengono a San Francisco
assicurati di metterti dei fiori tra i capelli
Se vieni a San Francisco
l’estate sarà incantevole

lunedì 12 ottobre 2009

Il giorno di Colombo (ma nessuno se ne ricorda?)














Prima che termini il 12 ottobre vorrei ricordare che oggi si ricorda la data della scoperta dell’America (12 ottobre 1492).

Una di quelle date che hanno cambiato la storia.

Gli italiani hanno avuto la loro parte determinante. E dico gli italiani, al plurale, perché ne vanno ricordati due: Cristoforo Colombo, ovviamente, del quale non c’è bisogno di parlare.

E Paolo Dal Pozzo Toscanelli (1397-1482) del quale invece c’è bisogno di dire qualcosa.

Era uno scienziato e un cartografo fiorentino e con la sua carta geografica ricavata dall’Almagesto di Tolomeo fu lui a convincere Colombo che l’India era raggiungibile in poco tempo, dal momento che le distanze tra Lisbona e Asia, per il mare di ponente, erano brevi.

Poche migliaia di miglia.

Paolo Dal Pozzo Toscanelli sbagliava ovviamente, ma fu un felice errore, o per usare una frase di S. Agostino, fu una “felix culpa”.

Quando si dice che sbagliando s’impara…


Nella foto in alto: La Carta nautica (ricostruzione) di Paolo Dal Pozzo (1474) che convinse Cristoforo Colombo ad attraversare l'Oceano.


domenica 11 ottobre 2009

Effetto Paradosso (pasquinata)




Da quando hanno bocciato il lodo Alfano,
paginate d’insulti e di frecciate
nel web contro il Berlusca son volate,
l'hanno infilzato e par Sansebastiano.

"Mafioso, ladro, porco, puttaniere,
corrrotto, corruttore, piduista"...
insomma, se dovessi far la lista,
dovrei parlar come il Vernacoliere.

Cari amici, lo dico francamente;
tutto quest’odio e questo dare addosso
non va bene e ha un effetto paradosso:
mi fa apprezzare il Silvio Presidente.

In quattro battute nasce l’hard rock. Deep Purple



Il gruppo inglese Deep Purple agli inizi degli anni 70 si distaccò insieme ad altri (in particolare i Led Zeppelin) dai gruppi rock tradizionali, calcando su ritmi ossessivi e sulla potenza sonora degli strumenti.

Non a caso i Deep Purple sono stati definiti la band più rumorosa del mondo.

Una loro canzone, Smoke On The Water, del 1972, divenne il manifesto di un nuovo genere musicale, l’Hard rock, e per continuità l’Heavy metal, con tutta una serie di varianti che si fa fatica a seguire, ma che si distinguono tutte per i decibel di potenza e per i ritmi “infernali”.

Smoke On the Water è invece un brano formidabile, che inizia con quattro battute di quattro note ciascuna, ostinatamente ripetute per tutto il brano e sulle quali si staglia una bella traccia vocale.

Quelle quattro battute, in realtà una scala blues, suonate a tutto volume dalle chitarre e poi dall’organo elettronico, hanno aperto la strada a nuove frontiere musicali.

In certi casi però, non si può parlare più di musica, ma di “suoni metallici” e ritmi esasperati.


sabato 10 ottobre 2009

Per le vittime di Messina. Giuseppe Verdi



Oggi, alle 10, 30 nella Cattedrale di Messina, saranno celebrate le solenni esequie per le vittime del disastro del 1 ottobre scorso: 28 morti, ai quali si dovranno forse aggiungere gli 8 dispersi.

Oggi c’è spazio solo per la preghiera e per l’umano cordoglio.

E lo facciamo con il Dies Irae della Messa di Requiem di Giuseppe Verdi, nel giorno in cui si ricorda anche la nascita del grande musicista italiano.


venerdì 9 ottobre 2009

Una febbre che non passa. Bee Gees



Nella seconda metà degli anni 70, e precisamente nel 1977, la sontuosa colonna sonora del film Saturday Night Fever (La febbre del sabato sera), costituita in gran parte da canzoni dei Bee Gees e resa ancor più efficace dalle icastiche movenze di ballo di John Travolta, ha costituito un’autentica rivoluzione musicale.

Il mondo giovanile si riconobbe improvvisamente in quel nuovo genere musicale, la disco-music, lasciandosi alle spalle la musica più “impegnata”, che aveva fino ad allora dominato.

Si parlò pertanto di “riflusso”, di un mondo giovanile senza più ideali politici e sociali.

In realtà “la febbre del sabato sera”, che i Bee Gees seppero intepretare perfettamente, era già in atto da tempo e la spinta propulsiva degli anni 60 si stava esaurendo inesorabilmente.

La discoteca stava diventando ormai il luogo di ritrovo più comune della gioventù, il sabato (e la domenica) sera, con tutte le dinamiche affettive e i problemi connessi.

Si può dire pertanto che i Bee Gees hanno operato una rivoluzione nel gusto musicale, paragonabile a quella realizzata dai Beatles nel decennio precedente.

La band inglese dei tre fratelli Gigg (Brothers Gigg, Bee Gees) ha interpretato perfettamente i sentimenti del mondo giovanile di quegli anni, con una musica affascinante, adatta ad esprimere gioia di vivere, nonché affetti e drammi personali.

Presentiamo uno dei songs più belli di quella memorabile colonna sonora:

How Deep Is Your Love


I know your eyes in the morning sun
I feel you touch me in the pouring rain
And the moment that you wander far from me
I wanna feel you in my arms again

And you come to me on a summer breeze
Keep me warm in your love
Then you softly leave
And its me you need to show

How deep is your love?
How deep is your love?
I really meant to learn
'Cause we're living in a world of fools
Breaking us down when they
All should let us be.
We belong to you and me.

I believe in you
You know the door to my very soul
Youre the light in my deepest, darkest hour
My savior when I fall

And you may not think I care for you
When you know down inside
That I really do
And it's me you need to show


How deep is your love?
How deep is your love?
I really meant to learn
'Cause we're living in a world of fools
Breaking us down when they
All should let us be.
We belong to you and me.

How deep...



Quanto Profondo è Il Tuo Amore

Conosco i tuoi occhi al sole del mattino
sento che mi tocchi sotto la pioggia torrenziale
e quando ti allontani da me
voglio sentirti ancora tra le mie braccia

Tu vieni da me come una brezza d’estate
Mi riscaldi con il tuo amore e poi piano te ne vai
ed è a me che hai bisogno di dimostrarlo

Quanto profondo è il tuo amore?
Devo veramente impararlo
perché viviamo in un mondo di pazzi
che ci deprimono
quando loro ci dovrebbero lasciarci stare
noi apparteniamo a te e me

Credo in te
Tu conosci la porta della mia anima
sei la mia luce nei miei momenti più oscuri
tu sei il mio salvatore quando cado
e forse non pensi
che mi prendo cura di te
quando sei triste
questo lo faccio veramente
ed è a me che hai bisogno di dimostrarlo

Quanto profondo è il tuo amore?

mercoledì 7 ottobre 2009

Lo spettacolo continua... Queen



Il gruppo inglese dei Queen appartiene all’Olimpo della musica rock degli anni 70-80.

La band inglese (il nome Queen dice tutto!) non solo ha ottenuto straordinari successi con la vendita di centinaia di milioni di dischi, ma ha realizzato concerti in tutto il mondo, che solo la morte del leader Freddie Mercury ha tragicamente interrotto, il 24 novembre 1991.

A loro si deve anche uno dei primi videoclip, Bohemian Rhapsody, nel 1975.

Tra i grandi successi dei Queen ho scelto uno degli ultimi, The Show Must Go On del 1991, perché è una canzone stupenda, eroica e tragica al tempo stesso.
Quasi il testamento spirituale di Freddie Mercury, che di lì a poco verrà stroncato dall’Aids.

Freddie Mercury è stato il cantante rock con le maggiori doti vocali.
Il brano che propongo lo dimostra. La sua voce passa tranquillamente dalla sezione dei baritoni a quella del tenore leggero, fino al re acuto. Tre ottave di estensione, che solo pochi uomini nella storia della musica possono vantare.

Lo spettacolo continua…

Ogni riferimento a fatti e avvenimenti attuali è del tutto casuale.


(Le parole della canzone sono nel videoclip)



Lo Spettacolo Deve Andare Avanti!

spazi vuoti, per cosa stiamo vivendo?
luoghi abbandonati, suppongo che noi conosciamo il risultato
Senza sosta, qualcuno sa cosa stiamo cercando?
Un altro eroe, un altro stupido reato
Dietro la tenda, nella pantomima.
Resta in linea! qualcuno lo vuole ancora?

Lo spettacolo deve andare avanti,
Lo spettacolo deve andare avanti,
Dentro, il mio cuore è rotto
Il mio trucco potrebbe scrostarsi
Ma il mio sorriso regge ancora.

Qualsiasi cosa succeda, lascerò tutto ciò per rischiare
Un altro mal di cuore, un’altra storia fallita
Senza sosta, qualcuno sa cosa stiamo cercando?
Suppongo di stare imparando, devo essere più caloroso ora
Presto sarò una svolta, gira l’angolo ora
Fuori, l’alba sta scoppiando
Ma dentro nel buio sto soffrendo per essere felice

Lo spettacolo deve andare avanti,
Lo spettacolo deve andare avanti,
Dentro il mio cuore è rotto
Il mio trucco potrebbe scrostarsi
Ma il mio sorriso regge ancora.

La mia anima è colorata come le ali delle farfalle
Le fiabe di ieri invecchieranno, ma non moriranno mai
Posso volare, amici miei

Lo spettacolo deve andare avanti,
Lo spettacolo deve andare avanti,
Lo affronterò con un sorriso
Non sto mai cedendo
Su, con lo spettacolo

Salderò il conto, esagererò
Devo trovare la volontà di andare avanti
Lo spettacolo deve andare avanti…


martedì 6 ottobre 2009

Ottobre, un mese battagliero



Viene subito in mente la Rivoluzione d’Ottobre in Russia, il 24-25 ottobre 1917.
Di ottobre per modo di dire; in realtà la Russia zarista seguiva il calendario giuliano, rimasto indietro di ben 13 giorni. Lenin, se non altro, adottò il calendario “cattolico” gregoriano. E Stalin il bellissimo inno di Aleksandr Aleksandrov (1883-1946).
Una rivoluzione, quella sovietica, che fece tremare il mondo.

Ma se la Rivoluzione d’Ottobre fece tremare il mondo, la riforma del Calendario Gregoriano mandò in avanti addirittura la terra di 10 giorni.
Infatti, poiché il calendario di Giulio Cesare (Calendario Giuliano) era rimasto indietro, nel 1582, di dieci giorni, Papa Gregorio XIII decretò che dal giorno 4 ottobre, festa di S. Francesco, si passasse subito al giorno 15 ottobre.
Una riforma che realizzò, almeno dal punto di vista cronologico, il “sol dell’avvenire”.

Il 7 Ottobre 1571 le nazioni cristiane d’Europa, coalizzate in una flotta, sconfissero i Turchi a Lepanto nel golfo di Corinto, in una memorabile battaglia che segnò l’inizio del declino dell’impero ottomano.
La flotta turca era superiore in uomini e mezzi, ma tra gli scogli curzolari la grandezza e il numero delle navi furono tra le principali cause della sconfitta.

Una rivoluzione religiosa non poteva mancare in questo mese.
Proprio alla fine, il 31 Ottobre del 1517, il monaco agostiniano Martin Lutero attaccò le sue 95 tesi sulla porta della Chiesa del Castello di Wittenberg, dando inizio alla Riforma Protestante.

Infine una battaglia più godereccia: quella che si combatte a Monaco di Baviera all’inizio del mese a colpi di birra: l’ Oktoberfest.
Si potrebbe definire la battaglia di Gambrinus, dove i vincitori sono quelli che rimangono in piedi dopo la sfida a colpi di “ein Mass”, il boccale da un litro.

Ma anche chi perde è contento, molto contento.

Basta che poi non si metta al volante…


lunedì 5 ottobre 2009

Non posso dirti perché... (Eagles)



Tra i grandi gruppi rock degli anni 70-80, gli Eagles hanno occupato un posto importante.

“Hotel California”, il loro disco più celebre (1976), ha venduto decine di milioni di copie…

Ma io preferisco dedicare ai nottambuli del web una canzone più appropriata:

“I Can’t Tell You Why”, del 1979.

Una bella traccia melodica, armonie accattivanti, un testo significativo.

Adatto alla notte, e in particolare alle coppie insonni, che magari stanno litigando...

Una musica che addolcisce i sentimenti.





I Can't Tell You Why

Look at us baby, up all night
Tearing our love apart
Aren't we the same two people who live
through years in the dark?
Ahh...
Every time I try to walk away
Something makes me turn around and stay
And I can't tell you why

When we get crazy,
it just ain't to right,
(try to keep you head, little girl)
Girl, I get lonely, too
You don't have to worry
Just hold on tight
(don't get caught in your little world)
'Cause I love you
Nothing's wrong as far as I can see
We make it harder than it has to be
and I can't tell you why
no, baby, I can't tell you why
I can't tell you why
No, no, baby, I can't tell you why
I can't tell you why
I can't tell you why

Non Posso Dirti Perché

Guardaci baby, in piedi tutta la notte
A distruggere il nostro amore
Non siamo le stesse 2 persone che hanno
vissuto negli anni nell'oscurità?
Ahhh..
Ogni volta provo ad andarmene
Qualcosa mi fa tornare indietro e restare
E non posso dire perché

Quando litighiamo,
Non è bene
(cerco di tenerti testa, ragazzina)
Ragazza, mi sento solo, troppo
Non devi preoccuparti
Tieni duro
(non restare intrappolata nel tuo piccolo mondo)
Perché io ti amo
Non vedo niente di sbagliato
La facciamo piu difficile di com'é veramente
E non posso dirti perché
no, baby, non posso dirti il perché
Non posso dirti perché
No, no, baby, non posso dirti perché
Non posso dirti perché
Non posso dirti perché

domenica 4 ottobre 2009

Laudato sii... San Francesco








Il Cantico delle Creature è una delle cose più belle che siano state mai scritte.

“Laudato sii, o mi’ Signore, con tutte le tue creature…”

Una grande preghiera, e una stupenda pagina di poesia.

Una preghiera biblica, un vero e proprio salmo, che ha come protagonista tutta la creazione nei suoi elementi fondamentali, non esclusa “sorella morte”.

E una stupenda pagina poetica, alle origini della nostra letteratura italiana.

Le ultime parole “Laudato sii, o mi’ Signore, per sora nostra morte corporale” sembra siano state pronunziate proprio sul letto di morte (che poi era la nuda terra della Porziuncola), il 3 ottobre 1226.

Nel suo Cantico S. Francesco ricorda le creature che da sempre hanno costituito gli elementi essenziali della nostra esistenza: il sole, la luna, le stelle, il fuoco, il vento, l’acqua, la terra…

Nel secolo XIII non si conoscevano altri elementi più semplici.

Tra il XIX e il XX secolo le grandi scoperte scientifiche hanno ampliato l’orizzonte della conoscenza umana. E sono comparsi altri elementi, piccoli, piccolissimi, invisibil, raggruppati in ordine crescente da Mendeleiev: gli atomi, gli ultimi dei quali, “radianti”.

Per la loro umiltà, per la loro luminosità, sarebbero piaciuti anche a S. Francesco.
Meno per l’uso che ne è stato fatto.

Un grande poeta e grande spirito francescano, Giulio Salvadori (1862-1928), in Laudi di Dio per le creature (1918), ha scritto perciò una sua aggiunta al Cantico, che qui riportiamo:


“Laudato sii, mio Signore, per i nostri fratelli minimi elementi:
in cori li hai distinti armoniosi e radianti”.


Un pensiero poetico davvero geniale. E un invito a salvaguardare la bellezza del creato.



Nella foto in alto: "S. Francesco predica agli uccelli", Giotto (1304), Assisi, S. Francesco, Basilica Superiore

sabato 3 ottobre 2009

Omaggio alle vittime del disastro di Messina



Il territorio di Messina ancora una volta ha subito una terribile devastazione.

Non il terremoto, ma lo smottamento di un’enorme massa di terra che insieme all’acqua torrenziale ha travolto tutto, lasciando distruzione e morte.

Il tragico bilancio provvisorio parla di 18 vittime, decine di feriti e di dispersi. Alcuni paesi, come Giampilieri e Scaletta Zanclea, sono completamente devastati.

Una sciagura in gran parte prevedibile e che lascia ancor più sconcertati.

Alcuni testimoni hanno visto lo svolgersi del dramma in tempo reale: il rapido sfaldarsi della collina sotto un diluvio di acqua, e il suo precipitare sulle case seppellendo tutto.

Mi viene da pensare alla drammatica sequenza del “Tuba mirum” di Verdi, nel Dies Irae della Messa di Requiem.

Le trombe fuori dell’orchestra annunciano alla lontana il terribile momento del Giudizio, che si fa sempre più vicino, annunciato dall’incalzante squillo degli ottoni in orchestra e dalla possente voce del coro.

Dedico questo drammatico e stupendo brano alle vittime del disastro e alla coraggiosa gente messinese, in questo momento di grande desolazione.

venerdì 2 ottobre 2009

Il tuo Angelo Custode















Io sono il tuo Angelo Custode.
Se non ci credi, non leggere oltre (attento: è un suggerimento della concorrenza).

Non pensare di vedere un essere pennuto che svolazza intorno a te. Saresti rimasto a Raffaello.
Oggi io volo in internet, col satellite, via cavo, in you tube (porno tube è della concorrenza).

Naturalmente ho anche il mio sito web: www.angelobadante.com (compagnia di 6 miliardi almeno di associati, in aumento).

Il mio indirizzo di posta elettronica è “sempreinvolo@nonsparate.it” (it = inutile tentare)

Se non ti rispondo, vuol dire che la concorrenza ha fatto cadere la connessione Adsl.
In caso urgente, se mi vuoi contattare, prova con una preghiera. A quella rispondo sempre.

Qualche volta usiamo altri mezzi meno virtuali. Avrai visto i miei colleghi sorpassarti nella strada sfrecciando a tutta velocità con i lampeggianti e la sirena accesi.

Altre volte invece li avrai visti procedere lentamente, a passo d’uomo. Non fare le corna: quelle sono della concorrenza.

Oggi è la mia festa. Se stai con me, vota sì. Il no è della concorrenza.

giovedì 1 ottobre 2009

Il Concilio di Calcedonia
















Nel Concilio di Efeso era stata ribadita, contro Nestorio, l’unicità del Figlio di Dio, nella sua duplice natura divina e umana.
Maria è Madre di Dio perché ha concepito e dato alla luce la natura umana dell’unigenito Figlio di Dio.

Salvaguardata l’unicità del Figlio, si presentò subito dopo l’eresia contraria, il monofisismo, che fu anche l’ultima grande eresia cristologica.

Il monaco Eutiche sostenne che, data l’unicità del Figlio di Dio, la sua natura umana, una volta assunta dal Verbo, divennne una cosa sola con la natura divina. La natura umana era perciò un’apparenza, una forma esteriore senza consistenza ontologica, utile per rendere visibile l’essere divino.

Gesù Cristo sarebbe perciò una sola Persona e una sola natura, quella divina. E questo è il monofisismo (monos=unico, fysis=natura). L’esatto contrario di Nestorio, che affermava due persone e due nature.

Per rendere più comprensibile la sua posizione, Eutiche diceva che Cristo sulla croce sembrava soffrire, ma in realtà “si faceva beffe dei suoi persecutori”.

Ma a leggere il Vangelo, non si direbbe proprio; nell’Orto degli Ulivi il Signore sudò sangue, e nella croce gridò (gridò!) “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” e gli evangelisti riportano la frase anche in aramaico…

L’imperatore Marciano, dietro sollecitazione della sua pissima consorte Pulcheria, convocò nel 451 a Calcedonia, posta sulla riva del Bosforo di fronte a Costantinopoli (l’attuale Kadikoy, unita a Istanbul dal grande ponte ad unica arcata), un grandioso Concilio, il più partecipato dell’antichità. Erano presenti oltre 600 vescovi.

Nella sessione decisiva, la sesta, del 25 ottobre 451, in cui fu proclamato il decreto dogmatico contro il monofisismo, la presidenza del Concilio era tenuta dall’imperatrice Pulcheria; il che costituisce uno dei fatti più significativi della storia della Chiesa antica.

Il concilio condannò Eutiche e l’eresia monofisita, con le parole che erano già state scritte da Papa Leone Magno nella sua "Lettera a Flaviano" (Tomus ad Flavianum), patriarca di Costantinopoli.

Sono talmente chiare e belle che non possono che essere citate:

“Seguendo i santi Padri, all'unanimità noi insegniamo a confessare un solo e medesimo Figlio: il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, vero Dio e vero uomo, consostanziale al Padre per la divinità, e consostanziale a noi per l'umanità; uno e medesimo Cristo Signore unigenito; da riconoscersi in due nature, senza confusione, immutabili, indivise, inseparabili, non essendo venuta meno la differenza delle nature a causa della loro unione, ma essendo stata, anzi, salvaguardata la proprietà di ciascuna natura, e concorrendo a formare una sola persona e ipostasi; Egli non è diviso o separato in due persone, ma è un unico e medesimo Figlio, unigenito, Dio, verbo e signore Gesù Cristo, come prima i profeti e poi lo stesso Gesù Cristo ci hanno insegnato di lui, e come ci ha trasmesso il simbolo dei Padri”.

Appena letta questa solenne dichiarazione, l’assemblea dei Padri conciliari acclamò dicendo: “Pietro ha parlato per bocca di Leone!”
In questo modo si riconosceva nel vescovo di Roma il successore di Pietro, capo della Chiesa.

Dopo Calcedonia non è stato più possibile portare seriamente nuovi attacchi eretici alla Santissima Trinità e alla figura di Cristo.

Oggi ad esempio si tende a vedere in Gesù solo l’aspetto umano: è l’eresia di Ario, condannata già nel Concilio di Nicea. Altri tendono a svalutare il corpo e la materia, quasi come se fossero cose da disprezzare; ma questa eresia catara e manichea è stata condannata anche a Calcedonia, dove la natura umana di Cristo è stata ribadita nella sua integrezza. E così via.

I primi quattro concili (Nicea, Costantinopoli, Efeso e Calcedonia) sono stati paragonati dai Padri ai quattro Vangeli. In effetti hanno puntualizzato e difeso da attacchi erronei ciò che nel Vangelo è rivelato e proclamato: l’unità e la trinità di Dio, l’umanità e la divinità di Cristo.

Le verità fondamentali della fede cristiana.