martedì 30 giugno 2009

Sempre bellezza... parliamo di brutti!









Non sempre si devono ricordare le cose meglio riuscite.

Anche quelle meno belle o perfino le brutte hanno diritto ad un post.

Un esempio di bruttezza artistica è la Fontana del Nettuno (1560-1575), in Piazza della Signoria a Firenze, opera di Bartolomeo Ammannati.

Una montagna di marmo bianco di Carrara, che i fiorentini chiamano ironicamente “il Biancone”.

Certo, nel confronto con il David di Michelangelo, poco distante nella medesima area, il povero Ammannati con il suo Nettuno non fa una bella figura…

“Ammannato, Ammannato, che bel marmo hai rovinato!” commentò subito la gente.

Ma, come si sa, a tutto ci si abitua; e dopo cinque secoli di pervicace presenza del Biancone in Piazza della Signoria, oggi appare perfino simpatico.

Con quella testa così grossa, e così poco espressiva.

Le statue in bronzo (satiri, tritoni e nereidi) che decorano la fontana sono invece opera egregia del Giambologna e “sciupano”, per così dire, la bruttezza del monumento.

Ma, come dicevo all'inizio, anche i brutti hanno il loro fascino...

lunedì 29 giugno 2009

Tu es Petrus



Oggi è la festa di S. Pietro (e Paolo).

L’apostolo Pietro è stato posto da Gesù Cristo a capo e fondamento della Chiesa con queste esplicite parole:

Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam. Et tibi dabo claves regni caelorum...

“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto anche nei cieli” (Matteo 16, 18-19).

Gesù preannunciò a Pietro anche quale sorte gli sarebbe toccata, per testimoniare la fede; il martirio in croce, come il Maestro:

“Gesù gli disse: ‘Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi’. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio” (Giovanni 21, 17-19).

Il martirio di Pietro avvenne nella persecuzione di Nerone, scatenata dopo l’incendio di Roma voluto dallo stesso imperatore, nell’anno 64, ma della quale furono incolpati ingiustamente i cristiani. (Tacito, Annales, XV, 44).

Il capo degli apostoli venne crocifisso nel colle Vaticano, dove oggi sorge la Basilica di S. Pietro.

Per onorare l’Apostolo su cui Cristo ha fondato la Chiesa mi pare molto appropriato presentare lo stupendo mottetto Tu es Petrus di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1572).

Polifonia pura, a sei voci miste, tre voci bianche (ma nell’esecuzione, voci femminili) e tre voci virili.

Un mottetto che nella sua struttura sembra la costruzione di una cattedrale, della Chiesa, appunto.

Iniziano le voci femminili, alle quali rispondono le voci maschili, per unirsi poi ed intrecciarsi in modo mirabile e solenne fino alle parole “aedificabo Ecclesiam meam”, con cui si conclude la prima parte.

Nella parte successiva le varie voci, quando giungono alle parole “et portae inferi non praevalebunt”, si muovono in maniera omofonica, unitaria.
Nella polifonia classica, qual è quella di Palestrina, non è frequente che una frase sia ripetuta più volte dalla medesima voce. È una eredità del gregoriano che non ripete mai espressioni già pronunciate, come avviene nel linguaggio parlato.

Si noterà invece che Palestrina in questo caso più volte ribadisce “non praevalebunt” con le varie voci unite, affinché la frase sia scandita con tutta la potenza del coro: le forze del male non prevarranno.

Nella parte finale (ma in questo video il mottetto non è completo), alle parole "regni caelorum" (del regno dei cieli) tutte le singole voci salgono per gradi congiunti e con un ricamo polifonico finale, per esprimere l'ascesa verso Dio, bellezza infinita.

La polifonia è una musica sobria, mai "gridata", e va saputa gustare nel suo intimo pathos, espresso con una finezza ineguagliabile. Come uno stupendo ricamo.


Il video è un omaggio all’attuale pontefice, Benedetto XVI, il 264° successore di Pietro.

Coloro che vogliono ascoltare il mottetto Tu es Petrus nella versione completa,

http://www.youtube.com/watch?v=lIhwYVw6P4E

sabato 27 giugno 2009

Per Michael Jackson, da J. S. Bach



Dedichiamo a colui che è stato il più grande e inquieto artista della musica pop, Michael Jackson, questo stupendo messaggio di infinita pace: Komm süsser Tod, Vieni dolce morte.

È stato composto dal più grande e sereno artista della musica classica, Johann Sebastian Bach.

Dal tourbillon di suoni e di immagini di Thriller, alla compostezza di un corale di Bach sembra esserci un abisso di distanza.

http://www.youtube.com/watch?v=RYrUQItmW4s

Invece c’è in ambedue solamente un modo diverso di esprimere il medesimo senso della vita: un’appasssionata ricerca dell’assoluto.



Komm süsser Tod

Komm süsser Tod, komm selge Ruh!
Komm, führe mich in Friede,
weil ich der Welt bin müde,
komm, ich wart auf dich,
komm bald und führe mich,
drück mir die Augen zu
Komm selge Ruh!


Komm süsser Tod, komm selge Ruh!
Im Himmel ist es besser,
da alle Lust viel größer,
drum bin ich jederzeit
schon zum Valet bereit,
ich schließ die Augen zu.
Komm selge Ruh!

Komm süsser Tod, komm selge Ruh!
Ich will nun Jesum sehen
Und bei den Engeln stehen.
Es ist nunmehr vollbracht,
drum Welt zu guter Nacht,
mein Augen sind schon zu.
Komm selge Ruh!


Vieni, dolce morte

Vieni, dolce morte, vieni benedetto riposo!
Vieni, guidami alla pace
poiché sono stanco del mondo.
Vieni, ti aspetto,
vieni presto e guidami.
Chiudimi gli occhi.

Vieni, benedetto riposo!



venerdì 26 giugno 2009

We are the World. Omaggio a Michael Jackson musicista




Voglio ricordare Michael Jakson con la più bella delle sue canzoni, e quella più significativa:

We are the world (1985)

There comes a time when we hear a certain call
When the world must come together as one
There are people dying
and its time to lend a hand to life
There greatest gift of all

We cant go on pretending day by day
That someone, somewhere will soon make a change
We are all a part of Gods great big family
And the truth, you know,
Love is all we need

[Chorus:]
We are the world, we are the children
We are the ones who make a brighter day
So lets start giving
Theres a choice we're making
We're saving our own lives
its true we'll make a better day
Just you and me

Send them your heart so they'll know that someone cares
And their lives will be stronger and free
As God has shown us by turning stones to bread
So we all must lend a helping hand

[Chorus:] We are the world

When you're down and out, there seems no hope at all
But if you just believe theres no way we can fall
Let us realize that a change can only come
When we stand together as one

[Chorus:] We are the world


Noi siamo il mondo

Arriva un momento in cui abbiamo bisogno di una chiamata,
quando il mondo deve tornare unito
C’è gente che muore
ed è tempo di aiutare la vita, il più grande regalo del mondo.

Non possiamo andare avanti fingendo di giorno in giorno
che qualcuno, da qualche parte, presto cambi le cose.
Tutti noi siamo parte della grande famiglia di Dio
e, lo sai, in verità l’amore e tutto quello di cui abbiamo bisogno.

Noi siamo il mondo, noi siamo i bambini
noi siamo quelli che un giorno porteranno la luce,
quindi cominciamo a donare.
E’ una scelta che stiamo facendo,
stiamo salvando le nostre stesse vite,
davvero costruiremo giorni migliori, tu ed io

Manda loro il tuo cuore
così sapranno che qualcuno vuol loro bene
e le loro vite saranno più forti e libere.
Come Dio ci mostrò, mutando la pietra in pane,
così tutti noi dovremmo dare una mano soccorritrice.

Noi siamo il mondo...

Quando sei triste e stanco, sembra non ci sia alcuna speranza,
ma, se tu hai fiducia, non possiamo essere sconfitti.
Rendiamoci conto che le cose potranno cambiare solo
quando saremo uniti come una cosa sola.

Noi siamo il mondo...

giovedì 25 giugno 2009

Bach e Stradivari in metropolitana: “zero tituli”



Il Washington Post ha effettuato tempo addietro un significativo esperimento.
Ha chiesto ad uno dei più celebri violinisti, Joshua Bell, di suonare con il suo Stradivari da tre milioni e mezzo di dollari musiche di Bach in una stazione della metro di Washington D. C.

E così, in una mattina di gennaio (12/1/2007), in una stazione frequentata da migliaia di persone, Joshua Bell ha suonato per 45 minuti alcuni famosi brani di Bach.

Questi i risultati: si sono fermate 6 persone e ha raccolto 32 dollari.
Due giorni prima il violinista aveva fatto il tutto esaurito al teatro di Boston, con biglietti che costavano in media 100 dollari.

http://la.bellezza.oknotizie.virgilio.it/go.php?us=413518b829ba8061

Nell’articolo linkato, che riporta il video dell’incredibile vicenda (ma non tanto!), non si dice quale è il brano che si sente eseguire da Bell.

Si tratta ovviamente della Ciaccona di J. S. Bach (1720 circa), uno dei capolavori assoluti della musica universale.

Costituisce l’ultimo movimento della Partita n. 2 in Re minore, per violino solo (Allemanda, Corrente, Sarabanda, Giga, Ciaccona).

La Ciaccona è un movimento di danza in 3/4 costituito da un tema impostato sul basso, con molteplici variazioni nelle voci superiori. Nella Ciaccona di Bach sono una sessantina.

Anche le Variazioni Goldberg sono in realtà una Ciaccona.

E per citare un altro esempio famoso, il Canone di Pachelbel è anch’esso una Ciaccona (in 4/4). Sul tema impostato rigorosamente nel basso, si aggiungono una serie di variazioni nelle voci medie e alte.

Anch’esso un capolavoro assoluto.




mercoledì 24 giugno 2009

"Il mio bel San Giovanni" (Dante)















Oggi è la festa di S. Giovanni Battista.

Il santo patrono di una città non è solo una festività religiosa, ma un avvenimento di grande rilievo civile.

Il patrono infatti rappresenta l’identità stessa di una comunità, la sua memoria storica, i suoi valori fondanti. Nel santo la città vede il protettore e il modello da seguire.

S. Giovanni è colui che annuncia Cristo presente nel mondo e che lo indica a dito: “Ecco colui che toglie il peccato del mondo” (Gv 1, 29).

Giovanni è il Battista, colui che ha battezzato Gesù nel fiume Giordano.

E colui che ha proclamato la scomoda verità anche davanti al potente di turno, Erode Antipa, e ha suggellato con il proprio sangue i suoi insegnamenti.

Tra i luoghi che hanno S. Giovanni Battista come patrono spicca Firenze, la città di Dante, che più volte ricorda il Santo e il Battistero che ne porta il nome.

“Non mi parean né ampi né maggiori
che que’ che son nel mio bel S. Giovanni,
fatti per luogo di battezzatori”. (Inferno, XIX, 16-18)

I fiorentini vollero imprimere nella loro celebre moneta d’oro, il fiorino, da un lato il giglio e dall’altra l’immagine del Battista. Lo ricorda ancora Dante, quando colloca nel profondo dell’Inferno Maestro Adamo, che osò falsare il fiorino, “la lega suggellata del Battista” (Inf. XXX, 74).

Il “bel S. Giovanni”, che Dante ricorda con tanta nostalgia nel suo esilio, gli ispirò certamente la Divina Commedia. Nella volta del Battistero di S. Giovanni infatti campeggia il mosaico del Giudizio Universale, imponente opera musiva di Coppo di Marcovaldo (1270 circa).
Impressionante è la figura di Satana, mostro con tre teste, con le quali sta divorando tre dannati.

Nella Divina Commedia in effetti Satana è immaginato come un mostro con tre teste che sta divorando i tre traditori Giuda, Bruto e Cassio.

S. Giovanni non vuole inganni, o alla toscana “San Giovanni ‘un vòle inganni”.

Falsari e traditori sono messi da Dante nel profondo dell’inferno e nelle fauci di Lucifero.

Il poeta fiorentino aveva imparato la lezione del suo santo patrono: la verità, prima di tutto, nelle parole e nelle opere.

Una lezione cara a tutti i toscani.


Foto in alto: Il Battistero di S. Giovanni a Firenze (XII-XIII sec.).

martedì 23 giugno 2009

Non ci sono più le zanzare di una volta...







Non esistono più le stagioni…

Non ci sono più gli uomini di una volta…

Ma neanche le zanzare sono più le stesse!

Quelle belle e vistose zanzare, che con il loro tipico ronzio ti tenevano sveglio tutta la notte, ma ti davano almeno la possibilità di difenderti a mano armata, di guanciale o di altro arnese atto a schiacciare.

Era una lotta cavalleresca, in fondo: la zanzara ti attaccava, ma al tempo stesso ti mandava il fonogramma del suo arrivo.

Per questo si è meritata anche un elogio poetico. Tra le cose più simpatiche del barocco letterario c’è un’ode alla zanzara, scritta da Gianfrancesco Maia Materdona:

Animato rumor, tromba vagante
che solo per ferir talor ti posi;
turbamento de l'ombre e de' riposi,
fremito alato e mormorio volante...

Una poesia dedicata all’animale più fastidioso che Dio o madre natura abbia creato.

Ma caro Gianfrancesco, non esistono più le poetiche zanzare di una volta. Ora c’è la prosaica zanzara tigre.

Piccola, con il motore silenziato, pluripungente. In altre parole: non la vedi, non la senti e ti riempie di buchi. Ha il buon cuore di non svegliarti, mentre ti dissangua. E ti colpisce anche di giorno… Orario continuato.

L’ho scoperto stamani. Quando mi sono alzato, mi sono ritrovato pieno di rosse vesciche dalla cintola in su, come un buttero maremmano colpito da vaiolo.

Ho pensato a qualche allergia, che non ho mai avuto; ho pensato a un attacco di orticaria, ma alle urne per le votazioni non ho incontrato nessun politico...

Mentre mi domandavo perplesso che cosa mi fosse accaduto in quelle poche ore di sonno, mi è sembrato di veder volteggiare sopra la mia testa un insignificante esserino, che a ben guardare era proprio una zanzara, minuscola e ancora insoddisfatta.

Non potevo credere che una simile nullità avesse fatto tanto danno; e soprattutto come sia riuscita a farlo senza che io me ne accorgessi. Forse con l'aiuto di altri vampiri miniaturizzati, al momento in sonno.

Mi sono convinto. Era stata lei, al di là di ogni ragionevole dubbio.

E così ho pensato alla guerra difensiva, ammessa anche da Santa Romana Chiesa. Niente lotta corpo a corpo. Quella andava bene con le eroiche zanzare di una volta.

Sono andato subito a comprare una batteria insetticida: solida, liquida e gassosa.

Tornato a casa ho iniziato la mia battaglia di terra, di mare e di cielo.
Ho collocato l’impasto insetticida sopra il comodino, ho attaccato alla corrente elettrica il vaporizzatore del prodotto liquido e ho spruzzato con abbondanza in aria il contenuto di una bomboletta spray.

Io sono qui stasera a grattarmi ancora la schiena.

La zanzara tigre si gratterà la testa.

lunedì 22 giugno 2009

La libertà: un duello all'ultimo sangue (o all'ultima nota)




La vita umana è una sfida continua. Spesso è una lotta contro ignoti: avversità, malattie, situazioni impreviste e imponderabili.

L’io deve aprirsi la strada verso la pienezza dell’autocoscienza superando, come diceva Hegel, l’immane peso del negativo, che la realtà gli oppone continuamente.

Quando però l’ostacolo ha un nome e una faccia, allora la sfida assume l’aspetto del duello.

La storia e la letteratura sono piene di singolar tenzoni, dall’episodio biblico di David e Golia, al mitico duello tra Achile ed Ettore nell’Iliade, fino a quelli dei film di Sergio Leone; quest’ultimi resi memorabili dalla musica di Ennio Morricone.

Il duello che abbiamo postato reca proprio la firma di Ennio Morricone, ma è per fortuna incruento; un virtuoso duello all’ultima nota. È la scena cult del bel film La leggenda del pianista sull’oceano (1998), di Giuseppe Tornatore.

Vorrei solo notare come “Novecento”, cioè il protagonista del film, vincitore della sfida al pianoforte con il presuntuoso Jelly Roll Morton (personaggio realmente esistito) esegua un’improvvisazione virtuosistica sbalorditiva, che fa pensare al Volo del calabrone di Rimskij-Korsakov (nella trascrizione pianistica di Rachmaninoff), o agli Studi trascendentali di Liszt o a qualche brano di Rachmaninoff stesso.

Sia Liszt che Rachamaninoff sono celebri per aver composto brani virtuosistici di incredibile difficoltà, direttamente proporzionale alla lunghezza delle loro mani…

Ma quelle rapidissime mani che nel film scorrono e si moltiplicano sulla tastiera sono di una donna: la pianista Gilda Buttà, di Patti (1959).

Davvero brava!

domenica 21 giugno 2009

Estate in Grecia... con Alceo
















Oggi inizia l’estate. E noi vogliamo iniziare alla grande, con una poesia a lei dedicata (estate è femminile).

Si tratta di un frammento lirico del poeta greco Alceo, vissuto circa 600 anni avanti Cristo a Mitilene, in Asia Minore, contemporaneo e amico della poetessa Saffo.

Lo riportiamo innanzitutto nella lingua originale, anche perché la scrittura greca è così bella che sembra una pittura.

E poi perché, a mio parere, questa poesia è forse la cosa più efficace scritta sull’estate.

Si noti l’asciutto realismo della lirica alcaica; ogni verso è una pennellata di colore.

E quell’inizio indimenticabile: “Bagna di vino i polmoni…” (tènghe pnèumonas òino...).











Bagna di vino i polmoni, poiché l’astro compie il suo giro,
la stagione è opprimente e tutte le cose sono assetate per la calura.
Tra le foglie dell’albero frinisce petulante la cicala [
e il cardo fiorisce. Ora le donne sono più procaci,
e gli uomini deboli, poiché [e] testa e ginocchia Sirio
infiacchisce.


(Traduzione Amicusplato)



Foto in alto: La colazione dei canottieri (1880-82), Pierre-Auguste Renoir, Phillips Collection, Washington

sabato 20 giugno 2009

La statua della libertà, a Firenze





La libertà è un valore di cui non si dice mai abbastanza.

Caratterizza l’essere umano nel profondo, è la sorgente della sua autonomia, lo rende responsabile delle sue azioni, che acquistano così rilevanza morale.

Ci sono molti modi per esprimere il significato della libertà.

Nel post precedente abbiamo cercato di definirla con dei ragionamenti, e siamo giunti alla conclusione che la libertà è una scelta consapevole tra il bene e il male, tra il giusto e l’ingiusto.
Presuppone perciò la conoscenza del bene e del male, cioè della verità, senza la quale ogni scelta sarebbe indifferente e senza significato.

Anche l’arte ha espresso in maniera efficace il concetto di libertà, attraverso il simbolismo dei segni. Nella pittura, ad esempio, celebre è il quadro di Eugenio Delacroix, che abbiamo postato ieri: la Libertà che guida il popolo.

Pensiamo alla scultura. La Statua della libertà, nel porto di New York, è l’esempio più celebre.

Ma a noi piace invece illustrare un’altra statua, artisticamente ben più perfetta, ma che a prima vista sembra non avere rapporti con il tema trattato: Il David di Michelangelo (1504).

Perché il David rappresenta la libertà? Il motivo è presto detto.

David combatte nudo, armato solo di fionda, contro un gigantesco nemico, Golia.

Nel giovane eroe, che difende la libertà del popolo ebreo contro i filistei, i fiorentini videro anche il simbolo perfetto della libertà di Firenze, contro la tirannia dei Medici.

Per questo vollero che la statua fosse collocata davanti al Palazzo della Signoria, centro del potere politico della città, a presidio della libertà repubblicana.

David è raffigurato mentre guarda in modo sicuro e un po' accigliato il gigante armato di tutto punto, e sta pronunziando queste parole: “Tu vieni a me con la spada e con la lancia. Io vengo a te nel nome del Signore che tu hai insultato. Lui ti darà in mio potere” (I Sam. 17, 45).

Una libertà che confida non solo nelle fragili forze umane, ma anzitutto nella potenza di Dio.


venerdì 19 giugno 2009

Libertà!

















Forse nessun altro concetto oggi è così evocativo della condizione umana come quello di libertà.
La libertà è considerata l’essenza stessa dell’uomo, la caratteristica fondante, la sua consistenza esistenziale.

Senza libertà l’uomo si sente defraudato della sua stessa vita, che viene quasi a perdere ogni significato.

Ma che cos’è davvero la libertà?

Spesso si dice che libertà è fare ciò che uno vuole.

In certo senso è vero. Mi sento veramente libero quando faccio ciò che voglio.

Ma se la libertà consistesse solo nel fare ciò che uno vuole, finiremmo nell’arbitrio, cioè nel capriccio, nell’impulso del momento, nel caos comportamentale. La vita diventerebbe impossibile.

Altri allora aggiungono che libertà è fare ciò che uno vuole, ma nel rispetto della libertà altrui. La mia libertà finisce dove comincia la tua.

Belle parole, che nascondono una realtà più triste: l’equilibrio tra egoismi.
Una vita vissuta tra reciproci egoismi, oltre al disastro esistenziale, finisce inevitabilmente per portare al disastro sociale. L’egoismo eretto a sistema porta inevitabilmente ai conflitti, all’odio, alla violenza, alla guerra.

La libertà da sola non può bastare per definire l’uomo. È vero che l’uomo oggi cerca di identificarsi solo con questa facoltà; quasi un autodeterminarsi creativo. Il mito fichtiano: l’Io pone se stesso.
Ma come si è visto, è un’impresa impossibile, destinata al fallimento, come è accaduto all’idealismo tedesco e al superomismo nietzschiano: il XX secolo ne è la prova storica.

Non basta avere la libertà di scelta; questa è semplice arbitrio, o delirio di onnipotenza.
E non è sufficiente scegliere ciò che è utile per me, in concorrenza più o meno spietata con l’utile altrui.

Occorre scegliere anzitutto tra ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. Allora diventa chiaro che cos’è la libertà.

Prima della libertà c’è la conoscenza del giusto e dell’ingiusto, del bene e del male.
L’uomo non è solo libertà, ma prima ancora è conoscenza.

La conoscenza, patrimonio di ogni essere umano, non ci insegna solo i principi della logica, ma anche i principi morali, altrettanto universali.

La libertà è perciò la scelta che ogni essere umano compie tra due opzioni fondamentali, tra ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, tra il bene e il male.


Chi sostiene che la verità non esiste, che non esistono principi morali universali e che tutto è relativo, avrà qualche difficoltà a fare le sue scelte e ancor più a fare la morale agli altri.

Ma nel web, spesso i più relativisti sono anche i più moralisti; un perenne quaresimale laico... Mistero della fede atea.

Solo la verità ci rende liberi.


Foto in alto: La Libertà che guida il popolo (1830), Eugène Delacroix, Museo del Louvre, Parigi

martedì 16 giugno 2009

Musica umana... troppo umana!



Il festival dell’Isola di Wight, che vide la partecipazione di oltre mezzo milione di giovani nell’isoletta inglese del Canale della Manica, avvenne come ben noto nell’agosto del 1970.

Vi parteciparono cantanti e complessi noti e meno noti; c’erano tra gli altri Jimi Hendrix, Joan Baez, Donovan, The Who, The Doors con Jim Morrison.

Fu un avvenimento che segnò un’epoca, con i suoi sogni e le sue delusioni, insieme al precedente festival di Woodstock negli Usa, del 1969. Il mondo hippy e i “figli dei fiori” celebrarono i loro riti.

Dopo questi eventi il mondo giovanile, che già stava rapidamente cambiando, non fu più lo stesso, nei comportamenti e nei gusti musicali.

Una notissima canzone dei Dick Dick, del 1970, ricorda il festival dell’Isola di Wight.

È però una cover di successo di un’altra canzone, del semisconosciuto francese Michel Delpech, scritta nel 1969. Infatti nell’Isola di Wight non ci fu solo il grande festival del 1970, ma ce ne furono in precedenza altri due, nel 1968 e nel 1969.

Proprio a quello del 1969 Delpech dedicò la sua canzone Wight is Wight ( si trova anche Wight is White, come nel video di You tube). Un concerto molto partecipato, con la presenza tra gli altri di Bob Dylan, Joe Cocker, The Who, The Moody Blues.

Per ricordare il festival di Woodstock e quelli di Wight del 1969-70 pubblichiamo la canzone originale francese di Michel Delpech, a 40 anni di distanza.

Una canzone piacevole all’ascolto, che fa ricordare un periodo di cambiamenti epocali: "come un sole nel grigio del cielo, come un ciclone inatteso, come un fiore prima della sua stagione, come una pioggia di farfalle. Ciascuno conduce la vita come vuole".

Più chiari di così...


Wight is Wight

Wight is Wight

Dylan is Dylan

Wight is Wight

Viva Donovan

C'est comme un soleil

Dans le gris du ciel

Wight is White

Hippie, hippie, ...pie

Hippie hippie

Hippie hippie


Ils sont arrivés dans l'île nue

Sans un bagages et les pieds nus

Comme un cyclone inattendu

Comme une fleur avant la saison

Comme une pluie de papillons

A la quelle on a jamais cru


Wight is Wight
...

Toi qui a voulu t'emprisonner
As tu le droit de condamner

Celui qui cherche à s'évader

Chacun mène sa vie comme il veut

Tu ne peux plus baisser les yeux

Car aussi vrai que tu es né


Wight is Wight
...


lunedì 15 giugno 2009

Musica divina: la Messa in Si minore di Bach



Forse nessun musicista ha innalzato a Dio una lode così solenne e grandiosa come ha fatto Johann Sebastian Bach con la Missa in Si minore.

Un’impresa titanica, che solo un genio ispirato e aiutato dall’onnipotenza divina poteva concepire. In questa Missa si riassume e viene superata ogni altra opera di Bach. Il lavoro lo impegnò una ventina di anni e le ultime note furono scritte con grafia incerta nel 1749, pochi mesi prima della morte, avvenuta nel 1750.

L’opera procede come un fiume gigantesco, che in prossimità della foce si dirama poi in una moltitudine di corsi d’acqua, per trovare finalmente sbocco nell’immensità del mare.

A me piace anche paragonarla ai capolavori di Michelangelo, in particolare alla Cupola di S. Pietro, la cui struttura magnifica e imponente rappresenta il più grande tentativo fatto dall’uomo per raffigurare nello spazio l’immensità e la bellezza del mondo divino.

Non ho citato a caso la Cupola di S. Pietro, il simbolo della cattolicità. Bach era protestante, fedele luterano. Ma ha voluto comporre il suo capolavoro con il testo liturgico cattolico per antonomasia: la Messa, in latino (e in greco, il Kyrie è greco).

Abbiamo perciò il Kyrie, il Gloria, il Credo, il Sanctus e l’Agnus Dei, per quasi due ore di musica.

Una partitura “cattolica” scritta dal genio luterano. L’arte non ha confini, così come la fede. E in un’epoca in cui ci si scannava volentieri tra confessioni diverse, Bach dà un esempio di grandezza anche in questo: nel nome di Dio si può solo pregare.

Ho scelto la parte finale del Kyrie come piccolo saggio di questa opera monumentale (il Kyrie intero dura una ventina di minuti).

La parte finale del Kyrie è un tema trattato in forma di fuga, di cui Bach è maestro indiscusso. Iniziano i bassi, seguono i tenori, quindi i contralti e i soprani, in un moto ascensionale e sempre più trascinante.

Dopo Bach, chiunque abbia affrontato una Messa (esempi celebri sono Mozart e Verdi) ha sentito la necessità di comporre il finale del Kyrie in forma fugata.

Un doveroso omaggio al maestro, o forse il desiderio di misurarsi con lui.

domenica 14 giugno 2009

La gioia del Corpus Domini: non bastano le parole…



Nel giorno del Corpus Domini la grande gioia dell’incontro con Gesù, vivo e vero, nel sacramento dell’Eucarestia non si può esprimere adeguatamente con le sole parole.

Occorre la musica, e in modo particolare il canto: la voce umana è lo strumento musicale più bello.

Occorre dunque un grande polifonista, il più grande di tutti, il principe della musica: Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594).

La polifonia di Palestrina è una musica casta, senza intemperanze espressive, ma ugualmente piena di pathos; e perfetta nella tessitura armonica, come un ricamo a mano.

Il mottetto a tre voci Iesu Rex admirabilis, pur nella sua brevità, ne è uno splendido esempio.

Buona l’esecuzione del Monteverdi Choir di Londra, diretto da John Eliot Gardiner, il quale ha adottato una soluzione insolita per la polifonia classica: la prima strofa del mottetto è fatta eseguire dalla sezione femminile del coro; la seconda strofa dalla sezione maschile.

Una licenza poetica, con risultato interessante.

Buon ascolto!



Iesu, Rex admirabilis

Iesu, Rex admirabilis
Et triumphator nobilis
Dulcedo ineffabilis
Totus desiderabilis

Mane nobiscum Domine
Et nos illustra lumine
Pulsa mentis caligine
Mundum reple dulcedine.


Gesù, Re ammirabile,
nobile trionfatore,
ineffabile dolcezza,
tutto da amare.

Resta con noi Signore
e illuminaci,
libera le menti dall'oscurità
e riempi il mondo di dolcezza.

sabato 13 giugno 2009

Per il Corpus Domini una musica sublime: Dulcis Christe



Domenica 14 giugno è la festa del Corpus Domini. In quella occasione moltissimi ragazzi e ragazze faranno la Prima Comunione.

Riceveranno Gesù, vero Dio e vero Uomo, nel sacramento dell’Eucarestia.

Questa immensa gioia viene espressa nella stupenda liturgia del Corpus Domini.

Moltissimi brani di essa sono stati scritti dal genio di S. Tommaso d’Aquino (1264) e sono stati musicati da artisti di ogni epoca: Ave verum, Verbum supernum prodiens (O Salutaris Hostia), Pange lingua (Tantum ergo), Adoro Te devote, Lauda Sion…

Noi presentiamo un canto poco conosciuto, ma straordinariamente bello: Dulcis Christe, musicato da Michelangelo Grancini (1605-1669).

Si tratta di un brano a due voci femminili (soprano, contralto) ed è caratterizzato da una dolcissima linea melodica e da un mirabile intreccio delle due parti.

In questa esecuzione, dell’Associazione Comunità Shalom di Riva del Garda, interviene anche una terza voce, sulle tracce del basso continuo.   Si tratta di una pregevole rielaborazione di Mariarita Cazzaniga, che nulla toglie alla purezza originaria del mottetto.


Di questo brano c’è anche una bellissima interpretazione di Mina, che con un missaggio perfetto, esegue ambedue le voci del canto.
http://www.youtube.com/watch?v=9sROLu6Fw7M



Dulcis Christe

Dulcis Christe, o bone Deus,
o amor meus, o vita mea,
o salus mea, o gloria mea.

Tu es creator, tu es salvator mundi,
Te volo, Te quaero, Te adoro,
o dulcis amor.
Te adoro, o care Jesu.



Dolce Cristo

Dolce Cristo, o Dio buono,
o mio amore, o vita mia,
mia salvezza, mia gloria.

Tu sei il creatore, tu sei il salvatore del mondo,
Ti voglio, Ti cerco, Ti adoro,
o dolce amore.
Ti adoro, o caro Gesù.

venerdì 12 giugno 2009

Occorre un po' di estro armonico (Vivaldi)



Occorre un po’ di musica. Occorre Vivaldi. La sua musica ha il potere di rasserenare gli animi e di ridare vivacità e colore alla vita.

Tutti conoscono le Quattro Stagioni, pochi l’Estro Armonico.

Si tratta di una raccolta di dodici concerti, per violini e orchestra d’archi, pubblicata nel 1711; così bella e importante che Bach trascrisse addirittura cinque concerti: due per clavicembalo (n. 9 e n. 12), due per organo (n. 8 e n. 11) e uno per quattro clavicembali ed archi (n. 10).

Ho già postato il Concerto n. 8, in La minore, per due violini e orchestra.

http://semperamicus.blogspot.com/2009/02/buon-fine-carnevale-con-vivaldi.html

Ora è la volta del Concerto n. 6, anch’esso in La minore, per violino solo e orchestra.

È il primo movimento: Allegro.

Sia per i delusi dall'esito elettorale, che per i soddisfatti, è proprio quello che ci vuole…

Buon ascolto!

lunedì 8 giugno 2009

Vincitori e vinti, ovvero Carneade








Il Pdl di Berlusconi ha vinto, con il 35 per cento di voti, ma non ha raggiunto l’atteso 40, e quindi ha anche perso.

Il Pd di Franceschini ha perso, con il 26 per cento di voti, ma non è franato, e quindi ha anche vinto.

La Lega Nord ha vinto, ma non ha sorpassato nel Veneto il Pdl, e quindi ha anche perso.

L’Idv ha avuto un ottimo risultato, e quindi ha vinto; ma ha tolto i voti soprattutto al suo alleato Pd, quindi ha reso più frammentaria l’opposizione; perciò ha perso anche lui.

L’Udc ha avuto un buon risultato, ma non sembra trovare uno schieramento adeguato con cui allearsi; per cui in certo senso perde di incisività.

I due partiti della sinistra non hanno mandato nessun rappresentante al parlamento europeo, quindi hanno perso; ma sono arrivati vicini al 4 per cento, e sommati assieme hanno superato ampiamente il quorum; quindi in certo senso hanno vinto.

I radicali hanno perso anch’essi i loro rappresentanti; ma hanno ricostituito il proprio partito, e quindi hanno avuto la loro vittoria morale…



Questi sono discorsi che ho sentito in questi due giorni nei commenti post-elettorali, e mi hanno fatto pensare a Carneade; sì, quello del Manzoni: chi era costui?

Carneade nel 155 avanti Cristo fu mandato dagli Ateniesi a Roma per trattare le migliori condizioni di resa, dopo una sconfitta.

In un discorso, tenuto al mattino e che lasciò tutti sconcertati, dimostrò che i vincitori Romani, per la legge del più forte, dovevano essere inflessibili e duri con i popoli vinti, e quindi anche con gli Ateniesi.

Al pomeriggio invece, in un altro discorso, dimostrò con argomenti altrettanto convincenti, che non era giusto che i Romani si comportassero da oppressori, ma dovevano rispettare i diritti dei popoli vinti.

In Italia si imparò così per la prima volta cosa significa fare politica…

domenica 7 giugno 2009

Dio esiste. Ecco la prova!



Nel giorno che i cattolici dedicano alla riflessione su Dio, ecco una delle prove più belle della sua esistenza: la musica “divina” di J. S. Bach.

Uno dei vertici di questa musica è la Toccata e Fuga in Re minore, composta tra il 1703 e il 1707.

Nella esecuzione che presentiamo tutto è eccezionale:

la musica, ovviamente, e non solo la notissima Toccata, ma anche la Fuga, nel suo procedere rigoroso e fantasioso al tempo stesso, fino allo straordinario finale, con i suoi maestosi accordi;

l’esecutore Karl Richter (1926-1981), direttore di orchestra e organista, tanto misurato quanto perfetto nel rispettare la partitura bachiana;

l’organo a quattro tastiere, con pedaliera alla francese, dell’Abbazia di Ottobeuren (Baviera), realizzato da Karl Joseph Riepp tra il 1756 e il 1766.

Una simpatica coincidenza: il monumentale organo porta il nome della Santissima Trinità, la festa di oggi.

sabato 6 giugno 2009

Il nome è un programma!


Paul Klee,
Insula Dulcamara (1938)

(Fondazione Klee, Berna)



Gli antichi dicevano Nomen omen, il nome è un augurio; oppure, Nomina sunt substantia rerum, i nomi sono la sostanza delle cose.

Se applichiamo queste massime ai nomi (nick) di Oknotizie viene fuori un quadro abbastanza eloquente.

* In politica c’è un “amore” sviscerato per Berlusconi. Ecco alcuni nick:

AntiSilvio, Kaimano, Berlusconi_Fuoridaimaroni, Silvioberlusconi_tessera_P2_n1816, NanoBurningRome, Volainsardegnaconpapi, NoPapiDai, il classicheggiante Silvio_ybris, e più direttamente Odioilnano.

Come risposta troviamo l’onnicomprensivo Antikom_News e l’esplicito EvvivaSilvio.

* La cultura, dalla filosofia alle arti in genere, si difende. Troviamo infatti accorati appelli alla riflessione: Pensarefabeneallasalute, Pensierocreatore, Il Pensatore, Socrathe, Seneca Non manca un tocco musicale con Prokofiev, un po' di letteratura con Ilpoeta, e la classica bellezza della Nike_di_Samotracia, quella che ha perso la testa per qualcuno...

Non so se collocare in questa sezione anche il quasi cartesiano CogitoErgoVomito.

* C’è infine un ultimo gruppo, che potremmo chiamare di “varia umanità”: qui abbiamo Stronzo, Skizzato, Makecazzo, nonché il ben noto Carlo_favagrossa.
A questi rispondono Tette_Giganti, Markettara e la new entry Bellapatatona.

Quest’ultima però non ha messo l’avatar. Chissà perché.

Per fortuna c'è un nick che rimette le cose a posto: Oh_my_God...

venerdì 5 giugno 2009

Rêverie: un sogno in una notte di primavera (Debussy)




In una notte come questa, con un suggestivo chiaro di luna, mentre le poche nubi nel cielo sembrano arabeschi disegnati dal vento di primavera, sorge spontaneo un sogno di dolcezza.

La musica di Debussy è l’ideale per esprimere queste impressioni: Claire de lune, Arabesque, Rêverie

Non potendo postare tutte queste composizioni, lasciamo vagare i nostri sogni con le note di Rêverie. Un “sogno” scritto nel 1890.

Che continua a farci sognare...

giovedì 4 giugno 2009

Racconto surreale: La scomparsa di Oknotizie! (dedicato a Vipom)










Oggi, 4 giugno 2209, l’utente Mstatus, karma 2 milioni e 4 stelle, ha postato nel social network OKNOnews un lungo articolo di Vipom, karma 900 mila, 1 stella e due asteroidi, che cerca di spiegare il motivo per cui un vecchio social network chiamato OKnotizie, attivo ancora nel 2009, scomparve improvvisamente dal cyberspazio senza dare più notizie di sé.

Dei suoi trentamila utenti se ne salvarono solo una venticinquina, quelli che stavano sempre attaccati alla Home. Gli altri sparirono insieme alle 287 pagine del sito, come foglie al vento, al pari di un post di Saamaya...

Secondo Vipom la scomparsa è dovuta a degli utenti alieni, che hanno sabotato il cosiddetto algoritmo, centro direzionale dell’aggregatore. Infatti Vipom ha individuato i seguenti nick sospetti: Straniero_del_mondo, Cladestino_della_vita, Solo_ipocrisia, Silvecolpisce, Wilma_dammi_la_clava, Plutone, Saturninox, Guerriglia_radio e Fiammifero. Certamente dei sabotatori alieni.

Tuttavia, come è sua abitudine, insieme alla prima ipotesi, egli ne ha formulate altre tre, tutte plausibili, per cui non rimane che l'imbarazzo della scelta.

Ecco dunque le altre ipotesi.

1) Fu una manovra del centro destra di Berlusconi: avrebbe fatto così sparire l’ultima roccaforte del comunismo italico. Niente più comunisti: né nel mondo reale, né in quello virtuale.

2) Fu una manovra del centro sinistra di Franceschini: eliminare un gruppo di estremisti, per obbligarli al voto utile nelle elezioni europee di quel giugno 2009. Tutti sappiamo come andò a finire, per cui non c’è bisogno di dirlo.

3) Fu un sabotaggio da parte degli stessi utenti di Oknotizie. In pratica un suicidio collettivo.
Il sistema sembra (ma non è del tutto sicuro) fosse governato dal già detto algoritmo, una serie di meccanismi automatici che regolavano flussi e deflussi delle notizie.
Poiché le notizie erano migliaia, ma, chissà perché, riuscivano a passare quasi sempre le medesime utenze, allora i peones, i proletari, i cosiddetti karma zero, o anche un paio di zeri, si sarebbero ribellati in massa e avrebbero cominciato a votare No a raffica a tutte le notizie, mandando in confusione il cervello dell’aggregatore.

Questa potrebbe essere un’ipotesi molto verosimile. Infatti, un attimo prima che Oknotizie sparisse come una meteora dal web, si sarebbero visti in Home Page notizie di Carlo_favagrossa, Buzzino, Ricchiuti, Dimmi_ di_ no, e perfino di Pupazza_bannata, quella che non posta mai.

mercoledì 3 giugno 2009

Per gli inguaribili romantici del web: Chanson triste (Tchaikovskij)



La Chanson Triste, in sol minore, di Tchaikovskij è il secondo dei dodici brani per pianoforte dell’opera 40, pubblicata nel 1878.

È un piccolo brano, ma splendido come un brillante solitario.

La Chanson Triste esprime tutto l’animo poetico e raffinato di questo grande musicista russo, che ci ha lasciato pagine indimenticabili.

E anche questa non è da meno. L'esecuzione è quella che passa il convento di you tube...

La dedico agli inguaribili romantici del web. Spero che il cyberspazio non abbia distrutto completamente i sentimenti…

Piccola curiosità. Il movimento segnato da Tchaikovskij per questa “canzone triste” è “Allegretto”.


martedì 2 giugno 2009

La Maddalena, Piero e l'Italia










La Maddalena di Piero della Francesca. Uno dei capolavori assoluti del pittore biturgense, un manifesto dell'arte rinascimentale.

È un affresco del 1460 e si trova nella Cattedrale di Arezzo.

Perché riportare questa immagine nella festa della Repubblica Italiana?

Nessun legame ovviamente; tranne uno, del tutto esteriore, ma significativo: i colori usati da Piero per questa maestosa figura sono il verde, il bianco e il rosso, i colori della bandiera italiana.

È ovvio che il pittore ha distribuito i suoi colori con altri intenti.

Ma quando ci fermiamo ad ammirare questo capolavoro, non possiamo non pensare anche alla nostra cara Italia.