domenica 31 agosto 2008

The Blog Day 2008





Oggi 31 Agosto si celebra il BlogDay 2008 e lo si fa per la quarta volta. Sono state codificate delle regole di comportamento per partecipare all'iniziativa.

“Il BlogDay è iniziato con la convinzione che i blogger dovrebbero avere un giorno da dedicare a conoscere altri blogger, di altri paesi o aree di interesse. Quel giorno i blogger li raccomanderanno ai loro visitatori. Durante il BlogDay ogni blogger posterà una raccomandazione di 5 nuovi blog. Quel giorno tutti i lettori di blog si troveranno a navigare e scoprire nuovi, sconosciuti blog”.

Quello che bisogna fare è
• Trovare 5 nuovi blog che giudichiamo interessanti
• Informare i 5 blogger di averli raccomandati in occasione del BlogDay 2008
• Scrivere una breve descrizione dei blog ed inserire il collegamento ai blog raccomandati
• Il 31 Agosto scrivere il Blog Day Post, aggiungere la tag del Blog Day attraverso questo collegamento http://technorati.com/tag/blogday2008 ed inserire un link al sito del Blog Day 2008 blog day.org

Essendo stato simpaticamente nominato da Parsifal (http://parsifal32.blogspot.com/2008/08/oggi-31-agosto-la-giornata-mondiale-dei.html) e da Franca Corradini (http://semperamicus.blogspot.com/2008/08/la-pi-grande-rivoluzione-della-storia.html?showComment=1220170080000#c1993234249234725409), sono in dovere di nominare a mia volta 5 blog.

Mi piace segnalare i seguenti blog:


1. Pcdazero (http://www.pcdazero.it) Perché è un grande esperto del mondo web, nel quale invece io mi ci perdo. Inoltre è molto attento alle problematiche più profonde dell’uomo. Insomma… anche i blogger hanno un’anima.

2. Laconoscenza (http://laconoscenzarendeliberiblog.wordpress.com) Per la passione nella ricerca della verità, per la serietà e chiarezza nelle argomentazioni, per la schiettezza nel linguaggio. Con una giusta dose di simpatico humor, specie nei commenti.


3. Mstatus (http://mstatus.splinder.com) Per le problematiche religiose ed etiche che propone, per il coraggio nel denunciare le cose che non vanno, per il modo franco nel dire le proprie opinioni. E anche per il modo corretto nel confrontarsi con opinioni diverse.


4. Figli del vento (Saamaya) (http://saamaya.blogspot.com) Per la varietà dei temi che affronta, per il desiderio di serenità e di libertà che anima il blog nel suo complesso (mi piace molto, alla fine di ogni post: ‘liberato nel vento’), per la correttezza del linguaggio (non solo grammaticale!).


5. Logicokaos (Audrey) (http://logicokaos.blogspot.com). Per il pathos che anima ogni argomento proposto, per la capacità di unire forza espressiva e fine ironia, per i molteplici spunti culturali, che offrono l’occasione per commenti interessanti.


Auguri a tutti!

sabato 30 agosto 2008

La più grande rivoluzione della storia


Benedetto Croce è stata la personalità di cultura più influente della prima metà del XX secolo in Italia. Tutti i maggiori studiosi di storia e di filosofia non cattolici, di destra e di sinistra (compreso Gramsci), lo riconoscono come maestro di pensiero.
Croce vede nella storia solo l’agire dell’uomo; ed anche quello che può sembrare trascendente deve essere riportato nell’ambito della razionalità umana. Aveva insomma una visione del tutto laica della realtà.
Aveva anche una grande onestà intellettuale, che lo portò a opporsi al fascismo, alle leggi razziali e al nazismo. Durante gli orrori della guerra (1942) compose un opuscolo, che ha avuto una grande fortuna:

“Perché non possiamo non dirci cristiani”.

Contro l'ideologia fascista e nazista, che predica e pratica la violenza bruta, gli appare in tutta la sua grandezza il messaggio cristiano.

Ecco uno dei passi centrali del libro:

«Il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l'umanità abbia mai compiuta: così grande [...] che non meraviglia che sia apparso o possa ancora apparire un miracolo, una rivelazione dall'alto, un diretto intervento di Dio nelle cose umane che da lui hanno ricevuto legge e indirizzo nuovo. Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate. Tutte, non escluse quelle che la Grecia fece della poesia, dell'arte, della filosofia, della libertà politica, e Roma del diritto: per non parlare delle più remote della scrittura, della matematica, della scienza astronomica, della medicina, e di quanto altro si deve all'oriente e all'Egitto.

E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni, in quanto non furono particolari e limitate al modo delle loro, ma investirono tutto l'uomo, l'anima stessa dell'uomo, non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana... perché l'impulso originario fu e perdura il suo. La ragione di ciò è che la rivoluzione cristiana operò nel centro dell'anima, nella coscienza morale, e conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all'umanità.

Gli uomini, gli eroi, i geni, che furono innanzi al Cristianesimo, compirono azioni stupende, opere bellissime, e ci trasmisero un ricchissimo tesoro di forme, di pensiero, di esperienze; ma in tutti essi si desidera quel proprio accento che noi accomuna e affastella, e che il Cristianesimo ha dato esso solo alla vita umana».


In un mondo che si sta di nuovo imbarbarendo, il richiamo del laico Benedetto Croce mi pare molto appropriato.
E forse per qualcuno sarà una vera scoperta…



Foto in alto: "Deposizione di Cristo" (1602), Caravaggio (Pinacoteca Musei Vaticani)

giovedì 28 agosto 2008

Il nostro cuore inquieto...


Oggi, 28 agosto, si ricorda S. Agostino, l’appassionato e infaticabile ricercatore della verità.

Dopo aver militato in tutte le scuole filosofiche del suo tempo (dal materialismo, al manicheismo, all’aristotelismo, allo scetticismo, al platonismo), trovò piena risposta al suo cuore inquieto nella fede cristiana, di cui divenne uno dei più grandi Padri.

Il modo migliore per ricordarlo è riportare due sue riflessioni.

La prima è un invito a rientrare in noi stessi, perché la verità è anzitutto dentro di noi:

“Non uscire fuori. Rientra in te stesso. Nell’intimo dell’uomo abita la verità. E se ti trovi mutevole, trascendi te stesso!”

In altre parole, poiché in noi troviamo con certezza delle verità (i principi della logica, le verità matematiche, le verità morali…), queste non possono derivare dal nostro io mutevole ed anzi mortale. Occorre perciò trascendere noi stessi, e ricercarne la causa in un Maestro interiore che è la verità assoluta ed eterna: Dio.

La seconda riflessione è un invito a non sottovalutare la nostra inquietudine, che è desiderio di vera pace interiore:

“O Signore, ci hai creati per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te!”



Foto in alto: "S. Agostino nel suo studio" (1480), Sandro Botticelli (Chiesa di Ognissanti, Firenze)

lunedì 25 agosto 2008

In questa scuola, tutti promossi!...


La Scuola di Atene è un celebre affresco di Raffaello che si trova nelle Stanze Vaticane. Sono raffigurati tutti i più celebri filosofi e scienziati del mondo classico.

Al centro dell'affresco si stagliano le figure di Platone e Aristotele, i due più grandi filosofi dell'antichità. Stanno discutendo.
Platone, raffigurato col volto di Leonardo da Vinci, ha l'indice destro rivolto verso l'alto, per significare che la vera realtà va ricercata in un mondo ideale.
Aristotele, con il volto più giovane, stende la mano verso il basso, per indicare che la verità è presente nel mondo concreto.

Aristotele fu discepolo di Platone, ma proprio per il contrasto sulle idee, se ne distaccò, pronunziando la frase: Amico è Platone, ma più amica è la verita. (Amicus Plato, sed magis amica veritas).
Questa frase è contenuta nel libro che Aristotele tiene nella mano sinistra (Etica), e ci insegna l'amore e il coraggio per la verità.
Io ho scelto l'inizio di questa frase di Aristotele come nick, e i due filosofi che discutono come avatar.

Raffaello riesce, con pochi e magistrali tratti pittorici, a illustrare profonde riflessioni filosofiche.

Al centro della pittura, in basso, seduto ad un tavolo con una matita in mano, c'è Eraclito, colui che disse "tutto scorre" (panta rei), con le fattezze e il volto di Michelangelo.
Raffaello si è ritratto al limite destro dell'affresco: il suo volto giovanile guarda lo spettatore.

Davanti ad un simile capolavoro, trionfo di linee, di colori e di significati, la persona rimane affascinata e arricchita interiormente.

Ammirando questa Scuola, facciamo gli auguri a quella attuale...

domenica 24 agosto 2008

Quando rimetterci la pelle non è solo un modo di dire...



Il 24 agosto si ricorda nel mondo cristiano l’apostolo S. Bartolomeo che predicò il vangelo nelle zone della Persia e alla fine, secondo la tradizione, subì il martirio mediante scorticamento, cioè venne spellato vivo.

Michelangelo ha reso celebre nella storia dell’arte questo apostolo perché lo ha rappresentato con grande evidenza nel Giudizio Universale della Cappella Sistina. Il santo tiene nelle mani i segni del martirio: con la destra il coltello e con la sinistra la sua stessa pelle. In essa Michelangelo ha voluto firmare il grandioso affresco, raffigurandosi con un autoritratto. Mi piace anche segnalare che, nel volto di S. Bartolomeo, Michelangelo ha raffigurato Pietro l'Aretino.

Un altro celebre personaggio che ‘ci rimise la pelle’ fu il generale veneziano Marcantonio Bragadin, il quale, dopo aver patteggiato una onorevole resa con i Turchi per l’isola di Cipro, contro ogni patto stabilito venne ucciso insieme a tutta la guarnigione. La sorte peggiore però toccò proprio a lui, che fu spellato vivo; la sua pelle, impagliata come quella di un coniglio e issata nel pennone di una nave, fu portata come trofeo di guerra a Istanbul, dove venne trafugata e recata a Venezia.
Il raccapricciante episodio fece mobilitare l’Europa, che armò una flotta e sconfisse i Turchi nella Battaglia di Lepanto (1571).

Proprio questa grande vittoria, che fermò l’espansionismo turco in occidente e dette vigore al mondo cattolico, fu uno dei motivi che portò alla ‘notte di S. Bartolomeo’ del 1572, nella quale i cattolici francesi massacrarono a Parigi e in altre città della Francia alcune migliaia di ugonotti (calvinisti). La ‘strage di S. Bartolomeo’ è una delle pagine più buie nella storia della chiesa.
Le lotte religiose tra cattolici e ugonotti si conclusero quando Enrico IV, ugonotto, e una delle cause principali della rivolta cattolica, si convertì pronunziando la celebre frase: “Parigi val bene una Messa”.
Chi avrà suggerito questa conversione? ma il Granduca di Toscana, ovviamente, la patria di Machiavelli.
Enrico IV si dimostrò poi un grande sovrano ed emanò l’Edittto di Nantes (1598) col quale, primo nella storia europea moderna, proclamò la libertà religiosa nel regno di Francia.

Il giorno (e la notte) di S. Bartolomeo è tutto questo.

giovedì 21 agosto 2008

Il post perfetto!


Vorrei scrivere un post perfetto!
Senza alcun errore e di grande interesse, che lasci un segno in chi lo legge. Qualcosa di vero, di utile, di bello.

Vediamo. Parlerò di politica.
È possibile parlare di vero, in politica? Quello che dice un politico un mese prima di essere eletto è lo stesso vero di un mese dopo? Qualcuno dice sì, qualcuno dice no. C’è troppa disparità di vedute.
E poi, la politica è bella? Forse qualche politica (donna) è bella… ma la politica in sé non ha bisogno di qualche restauro, prima di presentarsi di nuovo in pubblico?
Utile poi… utile a chi? A chi la fa, certamente; ma anche a chi la riceve?
Non parlerò di politica. Mi mancano le basi.

Parlerò di religione. Mi ha sempre affascinato. Sono credente. Ma subito qualcuno comincerà a dire che il vero non esiste, che ognuno ha la sua verità, che di Dio non ci sono prove certe dell’esistenza, che tutte le religioni sono uguali…. E dovrei mettermi a discutere per ore con Webboy, con Corvacci, Slasch, Mstatus, Fiammifero, Saamaya… e la cosa andrebbe per le lunghe e alla fine tutto rimarrebbe più o meno come prima. Lasciamo stare la religione, in questo post.

Parlerò di sport. Mi piace; l’ho praticato molto, da giovane, come calciatore dilettante. Mi piace tutto lo sport. È certamente utile, fa bene alla salute; ed è anche bello in sé stesso: mens sana in corpore sano. Nessuno può essere un nemico dello sport…
Come no? molti diranno che i calciatori prendono troppo, che il ciclismo è dopato, che lo sport deve e non deve fare politica, che le Olimpiadi devono e non devono essere boicottate, che i ragazzi frequentano troppo o troppo poco palestre, piscine, campi da calcio, da rugby, da pallavolo…

Niente sport, allora. Farò del gossip. È di gran moda… Ma qui si ribella il mio io.
Non riesco a vedere l’importanza di chi vincerà il concorso per nuove veline, e se la Ciccone si è rifatta anche le natiche, se Paris Hilton porta il 43 di scarpe e un doppio slip, se Kate Moss invece non lo porta affatto…

Che cosa rimane di argomenti? praticamente nulla; se non si può parlare né di Berlusconi, né di Benedetto XVI, né di Ronaldinho, né di Paris Hilton, né di veline, allora si può stare zitti del tutto.

Ecco: il silenzio; un po’ di silenzio.
Un post totalmente bianco. Il post perfetto!


Foto in alto: "Fanciulla con lo stilo" (cd. Saffo), I sec. d. C., affresco pompeiano (Museo Archeologico di Napoli)

martedì 19 agosto 2008

Elogio della grammatica



C’è chi ha scritto l’elogio della pazzia…
Scrivere oggi l’elogio della grammatica è un po’ la stessa cosa.

Chi scrive grammaticalmente corretto è un pericolo per la libertà di espressione, un nemico della scrittura creativa, un attentatore alla salute pubblica, un pericoloso conservatore con istinti autoritari, un potenziale serial killer, un fascista…

Quando si è detto fascista, può bastare. Offesa più grave non si trova. E allora, fermiamoci qui.

Ma tutta questa storia non mi convince.

Vedo che Gramsci è un maestro di stile nei suoi scritti, forti e vigorosi; D. Milani dice che possedere l’uso delle parole e della scrittura significa avere in mano il potere; la Rivoluzione francese fu preparata da celebri opere letterarie di Voltaire e di Rousseau; e S. Agostino, uno dei padri della cultura occidentale, considerava un errore di grammatica più grave di un peccato mortale…

Allora, rianimato da questi e altri infiniti esempi, continuo a pensare che mettere gli accenti e gli apostrofi nel modo giusto, non tralasciare la mutina e riconoscere un congiuntivo, non sia né di destra né di sinistra, né un pericolo per la libertà di espressione né un attentato al libero pensiero.

Più semplicemente è il mezzo per farsi capire in modo chiaro e distinto, senza troppa fatica e in maniera piacevole. È come viaggiare in autostrada con un’auto comoda e bella, rispettando il codice, per arrivare alla fine del viaggio tranquilli, riposati, e senza multe.


Foto in alto: "Ritratto di Erasmo da Rotterdam" (1523), Hans Holbein il Giovane (Louvre, Parigi)

sabato 16 agosto 2008

L'uomo è...



Ognuno ha in mente la sua definizione di uomo. Sarebbe interessante conoscerla; ne verrebbero fuori delle belle!...

Io riporterò quelle di alcuni grandi pensatori, e dunque le più famose. Mi permetto però di fare un rapido riferimento alla realtà attuale.

Aristotele definisce l’uomo “animale politico” (zòon politikòn).
Se in questa definizione si vuol vedere un riferimento alla politica attuale, e più precisamente a Berlusconi, i suoi sostenitori diranno che Berlusconi ha il fiuto (= animale) per la politica; i suoi oppositori diranno invece che egli è proprio un animale (= senza scrupoli).

Cartesio definisce l’uomo “realtà che pensa e realtà estesa” (res cogitans et res extensa).
Qualcuno vi vede un riferimento esplicito a Giuliano Ferrara. Ma ci sono di quelli che limiterebbero il riferimento solo alla seconda parte della definizione.

Feuerbach (il ‘maestro’ di Marx) dà una definizione materialista: “l’uomo è ciò che mangia”. Con questo intendeva dire che ogni essere umano è caratterizzato e determinato dai suoi bisogni biologici, primo fra tutti, il cibo; la sua cultura ne sarebbe una diretta conseguenza.
Per i sostenitori del centro-destra la definizione è una chiara bocciatura di Fassino; per il centro-sinistra e sinistra antagonista un’impietosa critica alle idee di Brunetta.

La Bibbia dice che l’uomo è “immagine e somiglianza di Dio”.
In questi giorni al mare, in montagna, alle olimpiadi… di varia umanità se ne vede. Tutto si potrà dire; ma certo, l’uomo (maschio e femmina) è veramente un essere straordinario.
Mi immagino il suo autore…



Foto in alto: "L'uomo vitruviano" (1490), Leonardo da Vinci (Galleria dell'Accademia, Venezia)

giovedì 14 agosto 2008

2008: Odissea nel blog-spazio (in versi)



Navigare nel web è come viaggiare in autostrada (oggi è l’esodo di ferragosto). Le stazioni di servizio, più o meno affollate, più meno accoglienti, permettono una sosta ristoratrice e rendono più piacevole il percorso.
Questa composizione vuol essere un omaggio a tutti i socialblog, come quello che ci ospita, i quali permettono agli internauti di incontrarsi, di scambiare due parole, di prendere insieme… un caffè virtuale e di non pagare il conto. Magari qualche cliente viene pure rimborsato...



2008: ODISSEA NEL BLOG-SPAZIO (in versi)


O internauta, che vai per blogosfera,
guarda quante stazioni di servizio
tu trovi aperte, di mattina e sera,
per soddisfar ogni capriccio e vizio!

C’è Oknotizie, superaffollata;
a Diggita son molti a diggitare;
ZicZac con la sua veste assai curata
attrae gli utenti e , Zic! li fa restare.

Ma trovi anche Kipapa, assai importante,
e il nome te lo dice (è Benedetto?);
Ed una goccia verde assai brillante
è il segno che ad Upnews tu sei diretto.

Se vedi Wikio, ferma i tuoi motori,
il sito è molto vasto e rinomato!
Di social network o altri aggregatori
conosco questi, perché vi ho sostato.

Il primo amore non si scorda mai,
e Oknotizie fu il mio primo amore;
molte soddisfazioni vi trovai
e tanti amici e amiche che ho nel cuore.

Violaine, Audrey, Rossaura, Linda, Mtmura,
Nonsolopan’, Fiammifero, Uyulala…
Mstatus, Primlug, Webboy (con lui fu dura!)
Parsifal, Gianni, Cab, Geromarsala…

La serie è lunga e fermo qui il mio dire.
Un bel giorno ho lasciato questo ambiente
perché vedevo in HP salire
molti post meritevoli di niente.

Sono emigrato altrove, ed ho trovato
ZicZac, e le sue forbici taglienti.
Ma il luogo era carino e ben curato
ed ho aggregato un post tra quegli utenti.

Le forbici non hanno taglieggiato
e il post è giunto a sua destinazione;
così sono rimasto, e ho continuato
a frequentare con soddisfazione.

E ci son vecchi amici, una decina:
Parsifal, Mstatus, Tisbe, Quandoposso,
Weblogin con la sua biciclettina,
Audrey, Larassa (e foto-paradosso!)

Lineagotica, Slasch… La nuova utenza
ha simpatici nick; udite, udite:
Poison, Spammami, El Cap, Laconoscenza,
Saamaya, Turbo, Speedy, Horse, Polite...

Visto il buon vento, ho quindi anche postato
a Diggita, che è un rullo compressore;
ma ho visto che quel rullo mi ha portato
fino alla cima dell’aggregatore…

Anche a Kipapa non m’è andata male,
sono perciò fedel kipapalino.
A Wikio, immenso come un arsenale,
per ritrovarmi occorre il lanternino…

La simpatica goccia verde oliva
mi ha portato in Upnews direttamente.
Ci si sta bene, è giusto che lo scriva,
un socialblog sereno ed accogliente.

A OKnotizie non voleo tornare;
ma intanto Gero uno scherzetto fece:
di notte, quando il gallo va a cantare,
mi postava gli articoli in mia vece.

Così ho rivisto OK, un po’ cambiato;
molti amici hanno fatto gran carriera,
di altri il caro nick non ho notato,
e nuova gente assalta la corriera.

C’è chi commenta a raffica e a mitraglia,
chi scrive in goto e in segni sibillini;
i no pesano quanto un fil di paglia
e Swa è tutto bacetti e cuoricini.

Ma ormai la navicella del mio ingegno
la sua Odissea nel web ha terminato.
Lascio il post a ogni sito, come segno
di grande stima per chi l’ha ideato.

Okno e ZicZac e Diggita e Kipapa
e Wikio e Upnews, e ogni altra aggregazione,
sono strumenti per chi ha un po’ di capa
e bisogna adoprare la ragione.

Si deve dare spazio a discussioni,
al confronto di idee, sinistre o destre,
a chi vota Berluska oppur Veltroni,
se non vuoi diventar extraterrestre.

Qui mi fermo e non voglio andar più in là.
Amicus vi saluta e se ne va.

lunedì 11 agosto 2008

La notte di S. Lorenzo, la sera dopo (semiserio!)
















Per prolungare la festa di S. Lorenzo e nominare altri utenti, ho creduto opportuno scrivere questo piccolo dialogo. Mi scuso per coloro che non ho ricordato. Lo farò in altre occasioni…



Il dialogo avviene tra Kurosbannato e Swa


- Chiacchierandotraamici ho saputo che ieri sera a Okno avete guardato le stelle…
- Ma, tu non Legginotizie! Mancava Lorenzo, la festa c’è stasera, e sarà una serata allegra, arriva Morticia.
- Ehi, Swa, hai preso quel vinello Doc 63 per brindare?
- Certo, così vedremo meglio gli astri: Saturninox, Pianetajuventus, Antares… Ma lo sai che Antares è una stella gigante?
- Lo so, ma a me interessano soprattutto TetteGiganti… Piuttosto (a bassa voce) l’hai presa un po’ d’erba?
- E perché dovrei prenderla? Ma non andiamo Fuorilemura in mezzo ai campi, tra l’Erbettafresca!
- Ah, ecco perché ti chiami Talentosprecato
- Guarda, guarda, una stella che cade! Si accende come Fiammifero, segue Il Tratto luminoso nel cielo e poi, Slasch, si spegne facendo Harakiri. E guarda la costellazione dei gemelli: vedo Pepes-Pepes, Spike-Spike
- Ma a donne stiamo maluccio; a parte Morticia, non se ne vede una; è una serata Loska
- Così vediamo meglio le stelle, no?

(Improvvisamente una serie di scie luminose attraversa il cielo da ogni parte)

- Ma che succede, Swa! guerre stellari?
- No, guerre terrestri!
- Allora sarà meglio tornare a casa. Non vorrei che queste Lacrimedipioggia stellare ci cadessero sulla testa; diventeremmo Utenti Rimossi.
- A casa a casa! E magari in Home...


Foto in alto: "Notte stellata" (1889), Vincent Van Gogh (Museo d'arte Moderna, New York)

domenica 10 agosto 2008

La notte di S. Lorenzo. Desideri che si avverano (scherzoso!)








La notte di S. Lorenzo! La notte dei desideri che si avverano per ogni stella che vediamo cadere.
Ecco alcuni desideri (scherzosi) che mi vengono in mente per Oknotizie



Per Prepuzio, una bella circoncisione.

Per Fiammifero, un accendino a gas. Ormai sarà stata ‘fregata’, qualche volta!

Per Kitascima una tastiera nuova fatta solo di C e Q (e senza K)

Per Casadelpopolo, finalmente un bel superattico in zona Parioli.

Per Mtmura, che odia le altezze e le danno vertigini, una piscina con piattaforma da dieci metri (e anche un trampolino con mollone, da 50 cm). La piattaforma è per gli amici.

Per Swa un periodo di intensa preghiera (per la caduta del governo Berlusconi).

Per Mstatus, un posto nella Guardia Nobile di Sua Santità Benedetto XVI (o in alternativa un posto da Grande Inquisitore nel S. Uffizio).

Per Nonsolopane, amante della lettura, l’opera omnia di Dostoevskij, Tolstoj e Solgenitzin.

Per Kurosbannato, che ora porta la stelletta dello sceriffo, bannare finalmente chi l’ha bannato.

Per Geromarsala, che posta al mio posto, uno scambio di karma.

Per Comicomix, uno scarabocchio vero, cioè scritto male (impossibile?)

Per Abagnomaria, un salto fuori dall’acqua e una passeggiata sulla spiaggia. You and Me (chiedo troppo?)

Per Carina, sapere se il nick corisponde alla realtà (ma certo che sì…)

Per SammyB, che fuma le Marlboro, se vuole smettere, provi a masticare Morosita.

Per Prostata un piccolo intervento indolore a eliminare il fastidio del nick.

Per Cab64 un viaggio (pagato) Pechino-Lhasa-Tbilisi. Poi ci racconta.

Per Oxigen84 un po’ di H1dR0GeNO. Così insieme fanno Aguafresca.

Per Rossaura un bel periodo di ferie al mare (ma lei è di Venezia; sarà andata a Chioggia)

Per Audrey la lettura delle opere di Marx e di Hegel. Gli autori cattolici li ha letti tutti.

Per TetteGiganti, che troverà qualche difficoltà nella misura del reggiseno, due coperture ultramorbide studiate appositamente dalla Michelin (ma nel bagnato, le Bridgestone vanno meglio).




Foto in alto: "La grande famiglia" (1963), René Magritte (Collezione privata)

10 agosto: San Lorenzo martire, e pure spiritoso


10 agosto, festa di S. Lorenzo, martire a Roma nella persecuzione di Valeriano.
Venne condannato ad essere bruciato sopra una graticola ardente.
La passio narra che mentre veniva arrostito vivo, il santo disse: “Giratemi, che di qua sono cotto!”

Persone di spirito, anche nel momento cruciale della vita, non sono mancate nel corso della storia.
Ne ricordiamo alcune, perché di fronte alle difficoltà non ci manchi mai un po’ di presenza di spirito.

Socrate, ad esempio.
Mentre il carceriere, consapevole della ingiusta condanna del filosofo, gli porgeva piangendo la coppa di cicuta che lo avrebbe ucciso, Socrate si mise a consolarlo...

Non fu da meno S. Tommaso Moro, condannato a morte da Enrico VIII, di cui era stato fino allo scisma leale cancelliere. Prima di essere decapitato, sul luogo del patibolo pregò pubblicamente il Signore per la buona salute del re.

Gioacchino Murat, cognato di Napoleone e famoso generale, era di bell’aspetto e ci teneva. Quando fu condannato a morte dai Borboni, si vestì in alta uniforme e diresse personalmente la sua fucilazione, dando quest’ordine finale: “Mirate al petto - Risparmiate il viso - Fuoco!”

Voglio concludere il post con una celebre preghiera di S. Tommaso Moro, grande politico, grande letterato e vero inglese con il senso dell’humor:


Preghiera per il buon umore

Dammi, o Signore, una buona digestione e anche qualcosa da digerire.
Dammi la salute del corpo, col buon umore necessario per mantenerla.
Dammi, o Signore, un'anima santa, che faccia tesoro di quello che è buono.
Dammi un'anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri e i lamenti, e non permettere che io mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo invadente che si chiama "Io".
Dammi, o Signore, il senso dell'umorismo. Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo, affinché conosca nella vita un po' di gioia e possa farne parte anche ad altri.

Tommaso Moro

Foto in alto: "Martirio di S. Lorenzo", Tintoretto (1570 ca), Oxford (Christ Church Picture Gallery)

venerdì 8 agosto 2008

08 - 08 - 08. L'infinito



Le date curiose, specialmente quelle palindrome (identiche sia lette da sinistra che da destra) e quelle che hanno gli stessi numeri per indicare il giorno, il mese e l’anno, come quella di oggi, colpiscono l’attenzione e accendono la fantasia.

Nella data di oggi colpisce ovviamente la ripetizione del numero 8.

Per gli antichi i numeri avevano un significato simbolico. Il 3 è il numero perfetto (ogni trio è perfetto), così come il 5, il 7 e il 10, che indicano tutti completezza. E la tradizione li ha conservati.

Il numero 8 è stato assunto come indice dell’infinito. Un 8 disteso ha nella matematica moderna questo significato.

In realtà il numero 8 indica inizio, apertura verso la novità, e quindi in questo senso apertura verso l’infinito.
La motivazione è la seguente. Per il mondo ebraico la settimana si concludeva (e si conclude) con lo shabbath (il sabato). Il giorno seguente (la nostra domenica) era (è) il primo giorno della settimana.

Poiché Dio, secondo la Genesi, ha iniziato la sua opera il primo giorno della settimana, per i cristiani l’inizio della creazione è rappresentato dalla domenica.
Inoltre Gesù Cristo è risuscitato ‘il primo giorno della settimana’ ebraica, cioè la domenica, dando inizio alla nuova creazione dell’umanità.

Pertanto, l’inizio della creazione e della redenzione è avvenuto di domenica, che dai Padri della Chiesa venne detta anche l’ottavo giorno (dopo i sette della settimana ebraica); un giorno aperto verso la novità e l’infinito.
Per questo i battisteri antichi sono a forma ottagonale: il battesimo è il sacramento che ricorda la creazione divina e la redenzione dell’uomo operata da Cristo, nell’ottavo giorno della settimana, cioè la domenica.

Per questo il numero 8 ha assunto il significato di novità, e di apertura verso l’ infinito.

(In alto il Battistero ottagonale di Parma, opera di Benedetto Antelami, sec. XII-XIII)

Pensieri morali (8). Commiato




"Guernica" (1937), Pablo Picasso (Museo Reina Sofia, Madrid)


Si conclude con questo ottavo post la serie di ‘pensieri morali per li huomini d’oggi’ che ho voluto proporre in lingua antica proprio agli utenti del web, abituati ai nuovi linguaggi informatici.
In pratica ho composto un piccolo manuale di etica, certamente meno impegnativo della ‘Critica della Ragion Pratica’ di Kant, ma spero interessante e utile.


Sunt lacrimae rerum
(È il pianto della natura)


Fallace costume dell’umana natura è laudare i tempi trascorsi e vituperare il presente, reo di ogni male; ma in vero, colpevole solo di averci carcato di anni.
Nondimanco mi sembra che in questi novissimi tempi i tramutamenti in peggio siano cotanti e cotali, che non pare più trattarsi del solito inganno, ma di verità demonstrata.

Ti ricorderai per certo, lettore non più giovine, come da fanciulli si bevesse l’acqua scorrevole dei fossi senza tema veruna, tanto era limpida e fresca.
Guarda però come quelle acque si son fatte putride e sozze; e il rivo si è ridotto a macchia spinosa e non sai più se acqua pende nel suo letto di melma; dei pesci si è persa anche la specie, né la rana più canta la fine del verno.

Chi vede oggimai nel cielo il volo del passero, della rondine e delle altre avicule? Non senti più nemmanco lo sgraziato raglio dell’asino, che si spegneva alfine dentro il sacco di fieno. E intanto i buoi impazziscono nelle stalle perché non conoscono più il sapore dell’erba medica e del trifoglio, né più i loro grandi occhi si aprono sulle distese dei campi.

Scioglietevi, ghiacci perenni dei monti; dissolvetevi, nevi eterne dell’ultima Tule; dispogliati, foresta delle vergini Amazzoni; e tu, deserto, divora la terra fruttifera con la tua insaziabile ingordigia!
Perché l’uomo ha trasmesso la sua pazzia al bue mansueto e ha sentenziato la morte del pacifico asino, incapace di dolo.
Ha inaridito le sorgenti dei fiumi e ha reso venefiche come cicuta le erbe dei campi.

E doppo aver distrutto ogni cosa, inanimata o vivente, si è rivolto contro se medesmo; ha fatto svanire la sapienza dei suoi vecchi che languiscono nella solitudine, e ha principiato a divorare la sua prole ancora nel guscio.
Financo il sole si è velato di mestizia e fa piovere i suoi raggi violacei, apportatori di morte.

***

Ausculta, homo sapiente del terzio millennio, le voci et i lamenti delle creature, e ti affretta a portare reparo al danno dato, pria che il guasto addivenga insanabile e perisca la casa e i suoi abitatori, come Sansone con li Filistei tutti.
Non ti difettano mezzi, né ingegno, poscia che hai già conosciuto tutto il vasto sfero della terra, e financo la volubile faccia della luna, e i mediastini spazi.

Conosci poco te stesso, troppo hai trascurato te medesmo; non dico la parte esteriore, verbigrazia il tuo corpo, al quale prodighi infinite attenzioni et cure, ma ciò che più dentro vi alberga, cioè la tua anima etterna, capace di Dio.

Voglio dubitare che alla fine di questa lettura qualche ammonimento di antica sapienza ti rimanga fisso nel cuore; imperocché li huomini mutano favella e millesimo, ma in ciò che di proprio loro appartiene, rimangono stabili e fermi.



Amicusplato
Dal loco suo, li 8 di Agosto 2008; con moderna imbreviatura 08/08/08

mercoledì 6 agosto 2008

Pensieri morali (7)


L’esistenza di Dio! Un argomento che accompagna l’umanità dai suoi inizi. Può sembrare una questione oggi fuori moda, oppure un argomento OT (off topic) per usare il linguaggio della blogosfera; ma forse si cerca di evitare una domanda, dalla quale dipende non il bilancio dello Stato, ma quello della nostra vita. Qualunque sia la risposta che uno dà.
Buona ricerca, dunque.



Dio


Niuna persona, di comune intelletto o di acerrimo ingegno, potrà giammai sottrarsi a disputare questo argomento, il più nobile e profittevole per il genere umano, ancorché difficile et arduo.
Invero nulla può esservi di più elevato che investigare sul principio stesso e causa dell’intiero universo, e niente di più utile conoscere se questa infinita estensione di esseri è governata da mano sapiente o da cieco potere.

Chi è seguace del gregge di Epicuro truoverà nella natura delle cose solo materia sensibile, e niuno spazio e loco per la divinità.
Se invece sei discepolo della Schola sarai persuaso che ogni essere, anche menomo, porta il sigillo dell’artefice sommo.
Vi sono poi di coloro, specie nell’evo attuale, che ritengono impossibile per la nostra ragione penetrare in un mistero sì spesso, e sospendendo ogni giudizio ritraggono le antenne dell’intelletto dentro il nicchio angusto e ritorto della propria natura fisica.

Apprestiamoci dunque a disputare la questione; ma di fronte ad un argomento sì eccelso, il nostro dire e i nostri sillogismi saranno ancora più scarsi e difettivi.
Principiamo da quello scoglio che incontriamo sùbboto appena si sente nominare il nome di Dio, e che oppone: “Se Dio ci fosse si dovrebbe vedere, in qualche modo; dicono infatti che sta in cielo, in terra e in ogni loco; ma non si riesce a trovarlo da nissuna parte; dunque Dio non c’è”.

Se l’huomo fusse un bue e di questo avesse li occhi tanto grandi e la mente tanto piccola certo si contenterebbe di sì materiale discorso, e poserebbe satisfatto davanti alle cose, come il bue davanti a un campo interminato di trifoglio.

Ma l’huomo non si quieta nel vedere con li occhi dei sensi, et invece il lume esteriore accende quello interiore dell’intelletto, che non trova requie né pace finché non trova la cagione di ogni cosa.
Anche l’ingegno più comune, già dalla puerizia, si diletta nel ricercare il perché di questo e di quello, infino ad accorgersi che ciascun essere di questo mondo mutevole abbisogna di un’opportuna causa, e dunque l’intiero universo.
Perocché [poiché] non è moltiplicando gli esseri mutevoli ad infinito che la nostra mente si placa, ma solo nel trovare un essere stabile e fermo in sé medesmo, senza mutamento alcuno e dunque etterno, principio e causa di quanti si voglia esseri mutabili. E questo noi diciamo Dio.

Se poi ritieni che sia una volontà cieca a reggere e governare l’universo, non daresti ragione alcuna a ciò che di ordine, di regola e fine si scopre dappertutto.
Et anco il male, che fa sì orrore, mostra per converso che siamo fatti per il bene e veniamo dal bene; così come la ripulsione per il falso ci convince che siamo fatti per il vero e veniamo dal vero.
Il male è arrendevolezza dell’essere e attiene alle cose mutevoli, non al volere di Dio immutabile; adunque è penetrato nel mondo per arbitrio degli esseri mutevoli, contro a la volontà divina.

Ritorna, o uomo, alla retta ragione; riconosci il tuo creatore che in te ha impresso la sua effigie di libertà e sapienzia. Segui il bene che vedi e approvi; smetti il male, che non vuoi. Varca le colonne d’ Ercole della tua indecisione e spingiti nel mare aperto dell’essere divino!
Allora il tuo cuore inquieto troverà finalmente ristoro e il tuo intelletto la verità intiera.


Foto in alto: "La Sagrada Familia" (1882, opera incompiuta), Antoni Gaudì (Barcellona)

lunedì 4 agosto 2008

Pensieri morali (6)

















Tra i ‘pensieri morali’ non può mancare una riflessione sulla morte. Il titolo ‘Memento homo’ (lo dico per coloro che conoscono il latino come io conosco l’inglese) significa ‘Ricordati uomo’, e come si sa, dovremmo ricordare di essere in fin dei conti della polvere.

Per rendere questa riflessione più presentabile (qualcuno toccherà l’hardware del suo pc…), ci aiuta molto il linguaggio italiano antico, che, con il suo frasario lontano dal nostro, dà un tono distaccato, e con un sottile filo di humor, a tutto l’argomento; si tratta in fondo di ‘fermare per un atomo di tempo’ la nostra riflessione su questo tema… Senza sconti, però.
Buona lettura!



Memento homo


Niuno argomento appare tanto duro all’intendimento dell’uomo e tanto poco gradito ai suoi orecchi, quanto il favellar della morte; nondimanco non vi è per certo altro fatto sì indubitabile e fermo, che si debba morire. Non abbisognano quivi doti di profezia o d’altra specie divinatoria, imperocché qualsivoglia persona capace d’intendimento sa per certo che, chi poscia chi pria, chi senescente e chi in giovane etade, chi homo dabbene o invece reo e meschino, ciascuno tuttavia andrà al suo fine.

Bene ha espresso questo fatale approssimarsi all’ultimo istante Seneca morale col dire: Ogni giorno moriamo. Non l’ultima goccia svuota la clessidra, ma tutta l’acqua scorsa dapprima.

Per ciò, o uomini, sia lecito fermare per un atomo di tempo la riflessione su una cosa siffatta, che interessa tutti, che toccherà a ciascheduno e niuno risparmierà.
Non maravigliarti, benevolo lettore, della crudezza di questo mio dire, poiché l’asperità delle parole consegue alla severità dell’argomento.

Osserva piuttosto l’agire sciocco del volgo che, nascondendo a sé medesmo la propria condizione di mortale, si trastulla nei diletti o si affatica nell’accumulare ricchezze, senza il menomo pensiero a ciò che l’attende doppo questa fuggevole vita, se il nulla etterno o un Dio irato, giusta la pensata di Pascal giansenista.

Apprestiamoci invece ad un’opera degna della nostra umana sapienza che, pur difettosa e inferma, nondimanco sa pervenire a mirabili conquiste, come ammonisce il Filosofo: Non dovete dare ascolto a coloro che consigliano all’uomo, perché mortale, di limitarsi a pensare cose umane e mortali; al contrario, per quanto si puote, bisogna comportarsi da immortali, secondo la parte divina che è in noi.

Decidiamoci dunque a seguire con virtuosa fermezza ciò che il lume della ragione asserisce nell’animo nostro: esservi un Dio eterno e giusto, con il quale avremo da ultimo a fare i conti.
E poiché l’umana pigrizia nelle faccende spirituali è assai grande, sarà bene svegliarsi da questo sonno accidioso in tempo, piuttosto che destarsi in luogo di pena e di tormento nell’etternità.


Nella foto in alto: "Il trionfo della morte" (1562), Bruegel il Vecchio (Museo del Prado, Madrid)

sabato 2 agosto 2008

Pensieri morali (5)


























La peste è una parola tristemente legata ai secoli passati. In realtà oggi si presenta in altre forme più subdole, ma non meno pericolose.


La peste


Li nostri avi, nella loro crassa ignoranza delle cose della scienza, aveano trovato cagione dei pestiferi morbi in avversi congiungimenti astrali o nelle potenze demoniache inimiche del genere umano, oppure anche nell’ira divina accesa dalle nostre nequizie.

Chi avrebbe potuto cogitare che invece dei grandi corpi celesti, fossero piuttosto minutissimi corpiccioli, ovverossia bacilli, la causa di infinite malattie? E chi avrebbe potuto pensare che i sozzi bubboni della nera peste fossero opera di ridicoli topi, anziché artifizio infernale? E chi mai ancora avrebbe dubitato che fusse l’ira divina a scuotere con terribili tremuoti l’orbe terracqueo, piuttosto che l’opera naturale di Pangea?

Niuno avarebbe potuto immaginare che l’infruttifero salcio [salice], anziché utile per legare il fieno degli armenti, fusse più atto a curare i molteplici dolori e raffreddamenti umani; né l’avaro contadino avrebbe creduto che il penicillo del suo formaggio piuttosto che venire riguardato come dannosa e spregevole muffa, sarebbe addivenuto la panacea di ogni male. Financo l’astuto Mitridate si maraviglierebbe nel sapere che il suo esempio periglioso vien seguitato da tutti l’òmini d’oggi, li quali per resistere a’ morbi crudeli si propinano una porziuncola dei mali medesmi, cognominata vaccino.

Che dire poi de li moderni cerusici, i quali aprono e chiudono il corpore umano come un armario, e tolgono e mettono organi vitali qualmente si pota o si innesta una vite salvatica o un ulivo cureggiolo?
Ippocrate, Galeno, e lo stesso divo Esculapio rimarrebbero mutoli davanti ai numerosi artifizi meccanici partoriti dall’arguta mente dell’uomo. Vedi lì un istrumento per osservare le ossa e le interiora senza effusione di sanguine; e più avanti un ordigno che rimette in funzione il cuore di un corpo strappato alle Parche!

Contra tali uomini e mezzi parrebbe che morbo veruno possa menomamente oggimai resistere, e nel presente terzio millennio della salutifera Incarnazione di Nostro Signore Gesù Christo non vi sia più loco per alcun genere d’infermità e malattia.

Et invece, di quanto li uomini si sono ingegnati e hanno afinato le armi dell’intelletto e dei medicamenti, nell’istesso modo li invisibili nemici si sono parati in nuove schiere, come trebbie munitissime, e si sono insinuati in ogni umano pertugio.
Così hanno sparso i loro pestiferi veleni nelle corporali membra, e in specie dove più l’umana gente truova per solito piacere e sollazzo, verbigrazia [cioè] negli amplessi amorosi e nei diletti della carne, li quali sono diventati perigliosi al pari di una guerra; laonde li uomini danno talora battaglia con il brando dentro a un fodero, infruttuosamente, con poca satisfazione et pericolo molto.

Ritornate, figli dell’uomo, alle virtuose condotte dei padri; non abbandonate il talamo nuziale per adulterini e perniciosi traviamenti; difendete la giovanile continenza, per quanto umanamente si puote, fino al nuziale connubio.

E li pestiferi morbi rimarranno fuora delle nostre case.


Foto in alto: "La peste di Ashdod", Nicolas Poussin (1631), Louvre