venerdì 25 gennaio 2008

Una vittoria di Pirro (come avevo previsto)





“Un’altra vittoria come questa e siamo spacciati!”
È la celebre frase di Pirro, il quale, pur vincendo le sue battaglie contro i Romani, ogni volta subiva perdite disastrose. Insomma, ‘una vittoria di Pirro’.

Un gruppo di 67 docenti ‘laici’ della Sapienza è riuscito a impedire che papa Benedetto XVI, il prof. Ratzinger, benché invitato dal rettore dell’ateneo, tenesse una lectio magistralis, o un qualsiasi altro intervento, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico.
Si deve ricordare che gli ultimi pontefici sono stati invitati ed hanno partecipato alla Sapienza a simili eventi senza alcun problema.

Il motivo che hanno addotto i docenti contestatori, a cui poi si sono aggregati comitati studenteschi, stampa laica e altri movimenti, è ben noto: una frase del card. Ratzinger del 1990, che avrebbe giustificato la condanna di Galileo. In realtà il prof. Ratzinger riferiva il pensiero di un filosofo laico della scienza, prendendone le distanze e criticandolo.

Dopo la clamorosa gaffe, da copia (male) e incolla, si è cercato di trovare altre giustificazioni per impedire l’accesso al pontefice; accuse di carattere più generale, che però riguardano il mondo cattolico, e non solo la figura di questo papa.
Benedetto XVI, preso atto di questo clima di aspre e montanti polemiche, ha preferito saggiamente rinunciare all’invito del rettore.

Una chiara vittoria dei contestori laici; dei 67 paladini del ‘libero pensiero’ e di tutti quelli che li hanno sostenuti nella battaglia antipapalina.

Però una vittoria di Pirro. Infatti l’esercito laico ha subito perdite incresciose.

All’inizio ha dimostrato di avere sbagliato bersaglio. Invece di colpire il papa ha colpito proprio gli esponenti del pensiero laico (E. Bloch, Feyerabend, e quasi tutta l’attuale epistemologia). Praticamente un autogol.
Nel corso della battaglia ha dovuto cambiare strategia, e attaccare un ‘nemico’ invisibile, ma troppo numeroso, come lo sono i cattolici in Italia e nel mondo.

I risultati non si sono fatti attendere.
Giovedì: standing ovation dei docenti della Sapienza al discorso del papa, letto da uno di loro.
Diffusione del discorso del papa attraverso tutti i mass media.
Oggi: almeno 200.000 persone, soprattutto giovani, in Piazza S. Pietro ad ascoltare il papa in diretta, che ha invitato tutti alla tolleranza e al rispetto.

Quasi un Voltaire alla rovescia…


Foto in alto: Pirro, (Ercolano, I sec. d. C.), Museo Archeologico di Napoli

Un'altra vittoria come questa e siamo spacciati!





È la celebre frase di Pirro, il quale, pur vincendo le sue battaglie contro i Romani, ogni volta subiva perdite disastrose. Insomma, ‘una vittoria di Pirro’.

Un gruppo di docenti ‘laici’ della Sapienza (67 su 4500 circa) è riuscito a impedire che papa Benedetto XVI, il prof. Ratzinger, benché invitato dal rettore dell’ateneo, tenesse una lectio magistralis, o un qualsiasi altro intervento, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico.
Si deve ricordare che gli ultimi pontefici sono stati invitati ed hanno partecipato alla Sapienza a simili eventi senza alcun problema.

Il motivo che hanno addotto i docenti contestatori, a cui poi si sono aggregati comitati studenteschi, stampa laica e altri movimenti, è ben noto: una frase del card. Ratzinger del 1990, che avrebbe giustificato la condanna di Galileo. In realtà il prof. Ratzinger riferiva il pensiero di un filosofo laico della scienza, Feyerabend, prendendone le distanze e criticandola.

Dopo la clamorosa gaffe, da copia (male) e incolla, si è cercato di trovare altre giustificazioni per impedire l’accesso al pontefice; accuse di carattere più generale, che però riguardano il mondo cattolico, e non solo la figura di questo papa.
Benedetto XVI, preso atto di questo clima di aspre e montanti polemiche, ha preferito saggiamente rinunciare all’invito del rettore.

Una chiara vittoria dei contestori laici; dei 67 paladini del ‘libero pensiero’ e di tutti quelli che li hanno sostenuti nella battaglia antipapalina.
Però una vittoria di Pirro. Infatti l’esercito laico ha subito perdite incresciose.
All’inizio ha dimostrato di avere sbagliato bersaglio. Invece di colpire il papa ha colpito proprio gli esponenti del pensiero laico (E. Bloch, Feyerabend, e quasi tutta l’attuale epistemologia). Praticamente un autogol.
Nel corso della battaglia ha dovuto cambiare strategia, e attaccare un ‘nemico’ invisibile, ma troppo numeroso, come lo sono i cattolici in Italia e nel mondo.
Al termine della guerra vinta, sul campo è rimasto ferito mortalmente proprio il pensiero libertario e laico, quello che fu già di Voltaire, e ora purtroppo dei 67 liberi pensatori della Sapienza. Un vero harakiri.
Infatti come faranno ora a difendere la laica libertà di espressione e di giudizio, e ad accusare il papa di intolleranza, loro che si sono comportati da intolleranti e hanno emesso la sentenza di condanna senza nemmeno ascoltare l’imputato?
Ai posteri l’ardua sentenza….


Foto in alto: Chiesa di S. Ivo alla Sapienza (1643-1660), Francesco Borromini, Roma

domenica 13 gennaio 2008

Natale: nasce un'umanità nuova
























“Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Paolo ai Galati, 3, 28).

Non è il programma politico di un moderno partito, né lo slogan di qualche movimento girotondino.È la nuova realtà che si cominciava a respirare con la venuta di Cristo.
Cominciano a cadere i muri delle divisioni tra popoli: i giudei si consideravano il popolo eletto, i greci il popolo sapiente. La nascita di Cristo rende tutti i popoli eletti e sapienti.

Iniziano a cedere le barriere dei ceti sociali: liberi e schiavi, da sempre divisi, sono ormai accomunati dalla coscienza di essere figli dell’unico Padre celeste. E questa coscienza porterà a radicali e inarrestabili trasformazioni nella condizione giuridica e sociale delle persone.
Inizia il cammino di liberazione della donna, una volta sottomessa all’uomo, ma ora a lui equiparata in dignità, come nel disegno originale di Dio, che creò l’uomo, maschio e femmina, a sua immagine e somiglianza. Cristo riporta al progetto divino originario, perdutosi nel corso dei secoli precedenti.

Nel Natale nasce la nostra umanità, quella di cui siamo eredi, consapevoli o no.



Foto in alto: "Adorazione dei Magi", Nicolas Poussin (1633), Gemaldegalerie, Dresda

cristiani e atei: ragioni a confronto











Nei vari siti si leggono molti post fortemente critici nei confronti di chi crede in Dio o in Cristo e nella Chiesa. I credenti sono qualificati spesso come visionari, sciocchi, sorpassati… Al contrario degli atei e dei non credenti, che rappresentano il futuro dell’umanità: intelligenti, liberi, ancorati alla scienza e ai suoi inarrestabili successi.

La critica alla fede cristiana in tutti i suoi aspetti non è però solo di oggi, come qualcuno potrebbe pensare. È roba vecchia, anzi antica. Ha attraversato tutti i 2007 anni di storia della Chiesa.

Quello che molti non sanno è che già nel II secolo l’intellettuale greco Celso, nel suo ‘blog’ (Discorso Vero), aveva postato molte di quelle accuse che oggi si leggono qui.
Ritiene falsa la risurrezione di Gesù, frutto di sciocca superstizione. Qualifica i cristiani come gente ignorante e stolta. Essi rappresentano una minaccia per lo stato, perché introducono divisioni ideologiche al suo interno e ne indeboliscono la tenuta. Egli poi li accusa di rivolgersi soprattutto ai vecchi, alle donne, ai bambini, agli schiavi, in definitiva a gente insignificante.

La risposta di Origene alle argomentazioni di Celso sono esemplari anche per l’epoca attuale.
La risurrezione di Cristo è testimoniata da persone credibili, che si sono fatte uccidere per confermarla. Ma il cristianesimo non si basa solo su argomenti dialettici. La prova principale è una vita che cambia. Donne, vecchi, bambini, schiavi, queste nullità per il mondo antico, sono diventati un popolo nuovo, una comunità. Ciò che prima era impensabile, ora è reale, e questa è la prova che Cristo è risorto e che lo Spirito Santo agisce nella storia. “Molti si sono convertiti al cristianesimo, per così dire, contro la propria volontà. Uno spirito nuovo aveva improvvisamente trasformato le loro anime. Esso li toglieva dall’avversione che provavano contro questa dottrina, disponendoli a morire in sua difesa” (Contro Celso,I, 46).

Come si vede il cristianesimo aveva stima di gente considerata miserabile; anche allora disturbava i manovratori dello stato, che era il bellicoso impero romano; e confermava la risurrezione di Cristo sul fondamento della testimonianza apostolica e nell’esperienza della propria vita cambiata.

Forse molti, anche laici, oggi non si accorgono di essere in gran parte d’accordo con Origene, contro Celso.



Foro in alto: "S. Paolo all'Areopago di Atene", arazzo di Pietro Lefebvre (sec. XVII), su cartone di Raffaello, del 1515 (Palazzo Ducale di Urbino)

Religione: oppio dei popoli, o cura disintossicante?







In qualche situazione storica anche il cristianesimo ha avuto i suoi momenti di sballo o di depressione. La chiesa è fatta di persone, e queste sono soggette a ogni genere di debolezza che contraddistingue l’essere umano.

Si deve stabilire però se si tratta di momenti transitori, o se la sua costituzione è irrimediabilmente danneggiata dall’abuso di sostanze dopanti.

Parliamo di due droghe che oggi vanno per la maggiore.

Il potere politico. Drogato mentalmente è chi si prostra al signore di turno. La chiesa, per prima nella storia, ha invitato a distinguere la legittima autorità, da chi pretende di essere considerato ‘signore e dio’ (dominus ac deus). Quando tutti i popoli adoravano come divinità assoluta il loro sovrano, i cristiani dicevano: “Davanti all’imperatore io sono un uomo come lui” (Tertulliano, Apologeticon).
La prima terapia disintossicante dal potere politico è stata messa in atto proprio dalla chiesa, sulle parole di Cristo: “Dai a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Ha smitizzato il potere. Lo ha ridotto entro i confini del buon governo. Per questo quando la chiesa parla, oggi, come ai tempi dell’impero romano, dà fastidio. Perché prima di tutto si rivolge alle coscienze, senza lasciarsi intimidire dalle minacce, da qualunque parte provengano. “Temiamo Dio, non il proconsole” (Tertulliano, Apologeticon).

La droga degli abusi sessuali. Oggi si vive spesso una sorta di bulimia sessuale; un insaziabile desiderio di sesso.Una vera rivoluzione è avvenuta in questi ultimi anni. Con tutti i risvolti, anche gravemente negativi o criminali, come prostituzione, stupro, pedofilia, furia omicida…
La chiesa ha qualche titolo per parlare di queste cose e fare delle proposte? Io credo di sì. È vero che anch’essa, in tanti casi (parliamo dei suoi ministri), si è resa colpevole di gravi abusi, dei quali il più odioso è la pedofilia.
Ma andiamo alla radice del problema. Nella chiesa chi si comporta così, sa di andare contro i suoi stessi insegnamenti e il Vangelo: “Chi avrà dato scandalo a uno solo di questi piccoli, meglio che sia gettato in mare con una macina da mulino al collo”. Per questo gli abusi possono (e devono) essere eliminati, o quanto meno ridotti ai minimi termini.
Ma chi insegna che il sesso deve essere libero da ogni vincolo, tranne (per ora) quello della minore età, e che l’unico problema è di indossare il preservativo, allora siamo in piena trance da oppio.

Anche in questa sorta di bulimia sessuale, la chiesa, nonostante i suoi limiti umani, alzerà la sua voce per ricordare che ‘non di solo sesso vive l’uomo’.



Foto in alto: "Giuditta e Oloferne" (1804), Pietro Benvenuti (Cappella della Madonna del Conforto, Cattedrale di Arezzo)

Ciò che chiedo a Babbo Natale


1. Che non mi porti un calendario di vip, di veline o di casalinghe disperate; ma un’agendina tascabile, possibilmente con un lapis.
2. Che questo post finisca in home page e ci rimanga almeno per un nanosecondo (se poi sono due è meglio).
3. Che quelli dell’UAAR (Unione Atei e Agnostici Razionalisti) non se la prendano troppo se ancora credo a Babbo Natale (e anche alla Befana).
4. Che il mio blog non diventi un blob.
5. Che sappia ridere, oltre che per l’ultima barzelletta sui Carabinieri, su Totti e su Berlusconi (Prodi non fa ridere), anche sulle mie quotidiane cavolate.
6. Che possa scrivere i miei post senza errori di grammatica; ma che io non li consideri “più gravi dei peccati mortali”, come pensava S. Agostino prima di diventare cristiano.
7. Che a pranzo di Natale non mi manchi nulla: antipasti, tortellini in brodo, pollo lesso, panettone e panforte (in Toscana fa tanto Natale…), spumante, dolci, frutta, caffè e ammazzacaffè; il tutto gratis alla mensa della Caritas della mia città.

Si scrive 2008, ma siamo nel 2007


Forse alcuni non lo sanno, ma l’anno che è iniziato non è il 2008 ma il 2007.

Non è una battuta; non è un’astuzia di Berlusconi per riportarci a votare, né di Padoa Schioppa per avere un extragettito fiscale; non è neppure una manovra del Vaticano, per riportare indietro la storia …

Il fatto è questo. La nascita di Gesù Cristo ha determinato anche un nuovo modo di contare gli anni.
Fu Dionigi il Piccolo (Dionysius Exiguus), un dotto monaco scita del VI secolo, abate a Roma, a proporre di sostituire i precedenti e molteplici sistemi di computo del tempo, ponendo la nascita di Cristo come punto di riferimento fondamentale.

Il tempo venne perciò diviso in avanti e dopo Cristo, fino ad oggi (il mondo musulmano inizia il computo dall’Egira di Maometto, avvenuta nel 622 d. C.).

Ma al tempo di Dionigi non esisteva il numero zero, né veniva rappresentato con una lettera, come per gli altri numeri, sia latini che greci.
Per questo motivo, l’anno zero dopo Cristo non è mai esistito, a differenza di quello che spesso si sente dire (“Cristo è nato nell’anno zero”), e come si dovrebbe dire, in effetti.
La nascita di Cristo, e con essa l’inizio del conto degli anni secondo la nostra era, comincia dall’anno 1 dopo Cristo. Seguitando così è evidente che, non essendo partiti da zero, siamo avanti di un anno. Dunque il 2008 è in realtà l’anno 2007.

Non abbiamo però un anno in meno (peccato!). Anche la nostra data di nascita infatti andrebbe spostata indietro di un anno.



Foto in alto: Papiro Ryland, il più antico codice evangelico (Gv 18, 31-33; 37-38), datato 120 d. C. (Ryland Library, Manchester)

Calendario 2008. Una proposta (indecente?)

In questo calendario non metterò fotografie. Sono tutte persone conosciute e non sempre fotogeniche. Metterò invece qualche didascalico commento. È un calendario democratico, ognuno può sostituire la persona indicata con un’altra più adatta. De gustibus… Purtroppo ci sono poche donne (una sola), le altre sono in quello Pirelli.


GENNAIO Giano bifronte. L’uomo dai due volti, i piedi in due staffe, il sedere in due poltrone. MASTELLA


FEBBRAIO Il mese della dea Febbre, che allontana le malattie, ma talvolta le fa anche venire. La buona e la mala sanità. LIVIA TURCO

MARZO Il dio guerriero, l’uomo padano, i lombardi alla prima crociata. BOSSI

APRILE Il mese delle aperture primaverili, ma anche delle gelate notturne. Il natale di Roma, ma anche di un nuovo partito. VELTRONI

MAGGIO Il mese di Maia, cui era sacro il maiale, dal quale si ottiene la migliore mortadella. Per altri “il maggio odoroso” di leopardiana memoria. Nel passato, il mese in cui iniziavano le guerre: “Ben venga maggio e il gonfalon selvaggio!”, oppure: “Avanti miei prodi!” PRODI

GIUGNO La falce in pugno. Se poi aggiungiamo anche il martello… Ora però sono in restyling. BERTINOTTI-DILIBERTO

LUGLIO Il mese del divino Giulio (Julius). Credevano di averlo fatto fuori in una congiura di palazzo, alle Idi di Marzo. Ma invece è ancora vivo e vegeto, e siede in parlamento (Senatus PopulusQue Romanus), senatore a vita. ANDREOTTI

AGOSTO L’imperatore Augusto, l’uomo che ha inventato le ferie, e ha fatto il triumvirato. CGIL-CISL-UIL

SETTEMBRE Il mese dei flussi migratori. Quelli degli uccelli sono inarrestabili perché volanti, quelli degli uomini sono ugualmente inarrestabili… AMATO

OTTOBRE Oktoberfest, Monaco di Baviera. Ma anche il mese del Rosario e della Madonna, aiuto dei Cristiani (Auxilium Christianorum). Unendo il sacro con il profano PAPA RATZINGER (BENEDETTO XVI)

NOVEMBRE Il mese della memoria e della vittoria, Vittorio Veneto e orgoglio di patria. Un mese anche di giorni nebbiosi. FINI

DICEMBRE Dulcis in fundo, o in cauda venenum (nella coda il veleno), secondo i punti di vista. Il mese dei bilanci aziendali, dei regali, degli acquisti, dei pacchi-dono; il mese delle finanziarie, snelle o pesanti. Il mese di Babbo Natale. BERLUSCONI

Davanti al presepe




Davanti al presepe



Non voglio fare discorsi dotti, davanti alla capanna di un falegname.
Non voglio cercare immagini artistiche, per nascondere lo squallore di una mangiatoia.
Non voglio pronunziare inutili parole, davanti a Colui che ha dato senso a tutta la mia vita.


Mi voglio solo inginocchiare.






Amicusplato

Due cose mi riempiono di stupore. Anzi, tre








Due cose hanno colpito la mia attenzione in questi giorni.

Il desiderio da parte di tutti di fare gli auguri natalizi; anche da parte di ‘estremisti laici’.
In questo desiderio di sentirsi parte di una comunità, al di là di ogni barriera ideologica, avvertiamo (magari inconsciamente) di dover qualcosa a Colui che per primo ha proclamato la dignità di ogni essere umano.

La conversione di Tony Blair al cattolicesimo. È l’ultima di una lunga serie, in Inghilterra, che ormai ha un numero di cattolici praticanti superiore a quello degli anglicani. Il Natale è stato il momento di altre famose conversioni. Basterà ricordare quella di Paul Claudel, che ritornò alla fede ascoltando in Nôtre Dame di Parigi il canto del Magnificat. E per Natale iniziò il cammino di conversione S. Agostino, dopo un travaglio culturale che sembra quello che caratterizza i frequentatori di Oknotizie. Agostino infatti fu materialista ateo, gnostico, manicheo, seguace delle dottrine misteriche, sessualmente vivace… Quando nel Duomo di Milano ascoltò le parole di S. Ambrogio sulla nascita di Cristo, sentì che la sua appassionata ricerca era giunta a conclusione.

Ognuno ha la sua storia. Ciascuno di noi potrebbe indicare il perché delle sue scelte di fondo. Magari possono sembrare motivi occasionali, insignificanti per altri, ma decisivi per ognuno. Io voglio accennare al mio. Un giorno l’insegnante di filosofia, parlando di Dio, lo chiamò l’Assoluto. Ero allora in una fase di incertezza (la fede tradizionale mi stava ormai stretta…). Quella parola mi colpì nel profondo. Mi fece improvvisamente capire che in effetti, nel mondo, tutto è relativo, e che solo l’Assoluto può dare pieno significato alla inquieta ricerca dell’uomo.
Non era però Natale, era un giorno scolastico qualunque di molti anni fa…


Foto in alto: "Natività" (1528), Correggio (Gemaldegalerie, Dresda)

L'uomo e la sua ombra


“Non bisogna dar retta a coloro che consigliano all’uomo, poiché è uomo e mortale, di limitarsi a pensare cose umane e mortali; anzi, al contrario, per quanto è possibile, bisogna comportarsi da immortali e far di tutto per vivere secondo la parte più nobile che è in noi” (Aristotele, Etica Nicomachea).

La politica fa pena, la TV fa schifo, la società è allo sbando… Ce la prendiamo - secondo i punti di vista - con Prodi, con Berlusconi, col Vaticano e perfino con Dio, che per qualcuno non dovrebbe esistere, ma che altri si ostinano a dire invece che è dappertutto.
La rabbia che spesso coviamo dentro la proiettiamo su coloro che, per qualche motivo, risvegliano in noi sentimenti negativi, delusioni, pensieri o fatti rimossi.
La verità di fondo è che non vogliamo anzitutto confrontarci con noi stessi. Abbiamo paura di chi siamo, di chi si nasconde dentro di noi.
Abbiamo paura di liberare le nostre capacità interiori, che si aprono in ogni parte verso l’infinito. Mente e cuore non si accontentano di poco, ma vogliono comprendere e abbracciare tutto.
Dobbiamo fare leva sulla limpida forza della ragione e sulla vigorosa spinta dell’amore, che ci aprono verso gli altri e fanno saltare il bunker interiore di paura, nel quale si vive asserragliati in attesa del nemico da colpire.


Foto in alto: "Al riparo" (1937), Paul Klee (Kunstmuseum, Berna)

Cinque motivi per credere in Dio





















Molti pensano che credere in Dio sia un fatto di pura fede. L’esistenza di Dio invece è anche una scoperta della ragione. Non a caso all’esistenza di Dio ci sono giunti filosofi prima di Cristo, come Socrate, Platone, Aristotele…
Non si tratta infatti di spiegare Dio, ma di spiegare il mondo. È il mondo, così come ci appare, che ha bisogno di una spiegazione esauriente. Coloro che negano Dio e ammettono il caso, introducono surrettiziamente un’altra divinità suprema (il caso appunto).
Ho brevemente riassunto cinque argomenti di varie epoche. Vogliono essere solo uno stimolo per un confronto sulla base della ragione.

1. Il mondo è in continuo divenire. Ma per dare origine al movimento occorre una causa iniziale che non sia mossa da nessuno. Occorre un primo principio, un ‘motore immobile’, cioè Dio. (Aristotele).

2. Il mondo così come lo conosciamo è relativo. Gli esseri infatti nascono, scompaiono, si modificano.
Ma ciò che prima non esisteva (o non era in quel dato modo) non ha in sé la ragione del suo essere; deriva da altro. Per esistere, un simile mondo (che sia eterno o no) ha bisogno di un essere che lo trascenda, un essere totalmente Altro, l’Assoluto, Dio. (Avicenna, S. Tommaso d’Aquino).

3. Scopriamo in noi dei primi principi certamente veri. Ad es., il principio di identità (‘una cosa è sé stessa’); il principio di non contraddizione (‘non si può affermare che qualcosa sia e non sia nello stesso modo ed allo stesso tempo’; per esempio, non si può affermare che Dio esista e non esista contemporaneamente); così i fondamenti della deduzione logica, ed altri ancora. Ma poiché l’uomo è mutevole, relativo, legato al qui ed ora, di dove gli derivano queste verità eterne? Solo da una verità assoluta ed eterna, che è Dio. (Platone, S. Agostino, Cartesio).

4. Il male nel mondo è una realtà drammaticamente evidente: male fisico e male morale. Pur esistendo intrecciate queste due realtà, l’uomo desidera per sé il bene e cerca di fuggire il male, che considera una menomazione di essere.
Questo desiderio insopprimibile di bene, che ognuno di noi avverte, ci fa concludere che, nonostante il male, il fondamento dell’essere è il bene. E il fondamento dell’essere è Dio.
“Ci hai creati per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”. (S. Agostino).

5. Se Dio non esistesse, non ci sarebbe più nessun fondamento oggettivo alla verità e alla giustizia. Tutto sarebbe affidato all’arbitrio umano; il bene e il male sarebbero del tutto soggettivi e ognuno agirebbe in totale assenza di principi morali. Se Dio non esiste, tutto per l’uomo diventa possibile. (Dostoevskij).


Foto in alto: "Polinesia. Il mare" (1945), Henri Matisse (Museo Nazionale d'Arte Moderna, Parigi)